23 marzo 2012

Frullo d'ali

Come te la racconterai, la tua storia? Ci penserai un giorno o magari ci pensi già ora, mentre la confondi tra cinema e sogno, col lampeggio della tivù a lambirti le palpebre chiuse. Quali saranno stati i momenti in cui il fato ti ha teso la mano? Quali quelli in cui avrai obliato di esistere, esistendo allora per davvero? E come mi racconterai la mia? ...se farò in tempo ad ascoltarla; altrimenti: Come ti racconterai la mia, se te la racconterai?

22 marzo 2012

Autofagia

Ti mangi le unghie, le pellicine, perfino i polpastrelli. Ti stacchi minuscoli brandelli di epidermide coi denti. Ti mordi per sbaglio l'interno della guancia e prosegui addentando la carne viva, allargando la ferita. Ti mangi il fegato per un'incomprensione o per un'ingiustizia patita. Ti mangi le palle per una decisione mal presa, l'errore, o per una decisione mai presa, l'ignavia. Ti mangi lo stipendio buttandolo in gettoni o schedine, in gratta e perdi, frustranti pantomime. Ti mangi le mani e non le digerisci. Ti mangi la parola, il respiro e forse l'anima.

Lascia che le cellule ricrescano, le carni si rimarginino, che si ricompongano le lacerazioni. Lascia che la pazienza ti porti a riscoprire quanto c'è in più da assaporare, lascia che l'audacia suggerisca che puoi tu farti assaggiare. Lascia che il sapere qualifichi i sapori, che la veglia nutra il sopore, che la voglia lenisca il dolore col colore di una nuova soglia. Un passo, due passi e sei già là fuori, mille passi poi saranno facili e godibili.

21 marzo 2012

Erba

Voglio sentire le parole "Ray Charles" pronunciate da Al Pacino, o anche dal suo doppiatore italiano; non voglio avvertire il mancamento sensoriale da doppio gin tonic al ricordo di certe sue canzoni in notturna. Voglio vedere il segno di una pennellata d'autore, su tela o su campo da calcio, ma dal vivo; non voglio addormentarmi sulla noia di una telecronaca fintamente entusiastica. Voglio una carezza inattesa durante un abbraccio imprevisto; non voglio morire di voglia insoddisfatta. Voglio i sorrisi tra sillabe contente di esserci; non voglio il peccato mortale delle insofferenze rassegnate. Voglio ballare sapendolo fare, voglio poterti guidare. Insomma, voglio il giardino del re; e giura, voglio giocarci con te.

20 marzo 2012

Je voudrais

In un pezzo dei Louise Attaque che mi piace molto, tratto dal loro primo album uscito nel 1997, gioca su un'omofonia il cambio di senso tra il verso chiave della canzone e la sua chiusa:
et je voudrais que tu te rappelles
notre amour est éternel
et pas artificiel


Vorrei ti ricordassi: il nostro amore è eterno e non artificiale

et je voudrais que tu te rappelles,
notre amourette éternelle,
artificielle...


Vorrei ti ricordassi il nostro amoretto eterno, artificiale
Sembra uno di quei giochi ottici grazie ai quali osservando un'immagine se ne possono cogliere due interpretazioni completamente diverse, ma senza la possibilità di captarle contemporaneamente.
In tutto questo c'è sicuramente una profonda morale, che però al momento mi sfugge.*

Comunque, godiamoci il pezzo:



J't'emmène au vent

Allez viens, j't'emmène au vent,
je t'emmène au dessus des gens,
et je voudrais que tu te rappelles,
notre amour est éternel
et pas artificiel
je voudrais que tu te ramènes devant,
que tu sois là de temps en temps
et je voudrais que tu te rappelles
notre amour est éternel
et pas artificiel
je voudrais que tu m'appelles plus souvent,
que tu prennes parfois les devants
et je voudrais que tu te rappelles
notre amour est éternel
et pas artificiel
je voudrais que tu sois celle que j'entends
allez viens j't'emmène au dessus des gens,
et je voudrais que tu te rappelles,
notre amourette éternelle,
artificielle...

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*l'espressione è una semicitazione omaggiante il drago bloggatore Gaspar Torriero.

19 marzo 2012

Pa-ra-papà

Con allegria ho fatto fuori la stanchezza, sgarbugliato gli impegni, incastrato gli orari e sono riuscito a pranzare coi miei figli e a cenare coi miei genitori, così ho potuto trasmettere a papà mio un abbraccio augurale, dopo avere accolto quelli dei cuccioli (passata l'epoca dei lavoretti, per fortuna non s'è estinta quella delle espressioni di affettuosità).

18 marzo 2012

H2O

L'acqua è vita non è solo slogan da Giornata mondiale. L'acqua segna davvero, simbolicamente e di fatto, passaggi essenziali dell'esistenza: dal parto alle partenze, dal lavacro al lavarsi, dalla sete alla suzione; che sia saliva, linfa o sale lacrimale, ogniqualvolta la fine coincide con un nuovo inizio, la parte liquida si mette in mostra, e mentre imponendosi finge di opporsi, in realtà aiuta a fluidificare sciogliendo nodi, a nutrire la purezza esplorativa riaprendo vie di navigazione, a sciacquare agile l'anima come la pioggia fa col cielo di marzo.

17 marzo 2012

Punto com e punto it

"Sul blog non si parla di blog", diceva la Pizia, però il fatto che Blogger mi abbia cambiato l'URL senza preavviso (da giuliozu.blogspot.com a giuliozu.blogspot.it) mi infastidisce assai, soprattutto perché sballa il collegamento ai commenti (ex Haloscan, ora Echoqualcosa) e ora dovrò trovare il tempo per smanettare nel tentativo di recuperarli (giova ricordare che per un blogger i commenti sono una bella gratificazione, spesso un gradevole scambio e talvolta una pregiata miniera di contenuti).

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Aggiornamento: grazie a una segnalazione di mirumir su friendfeed, ho provveduto a disinnescare il reindirizzamento automatico e tutto dovrebbe essere come prima.

16 marzo 2012

Primizie

Tutto l'improvviso sbocciare, quei filari dal finestrino e questi rami dal balconcino per me sono solo colori, ché i nomi dei fiori non li so, ma ne godo da ignorante e con gli occhi me ne beo. Se me li insegnassi bacio per bacio, però, forse li imparerei e di sicuro ci vorrei provare.

15 marzo 2012

Sono pieno di bontà...

...perché ho fatto un salto a Seregno e mi sono abbuffettato a laTaste, un bistrot con tante delizie enogastronomiche, in occasione del primo compleanno del locale.

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(grazie a boccolidoro per la tempestiva segnalazione)

14 marzo 2012

Le trote e una dote

In questo periodo ho sottomano I 49 racconti di Hemingway (purtroppo in una traduzione opinabile, d'altronde si tratta di un'edizione euroclub scovata a casa dei miei). Nei giorni scorsi ne ho letto uno di quelli con Nick protagonista, Il gran fiume dai due cuori. La sua avventura in solitaria è una bella boccata di freschezza e un susseguirsi di sensazioni fisiche derivate da una serie di gesti, di azioni, di scelte. Semplicità e autenticità sono gli attributi di un ritorno a sé attraverso il mondo vissuto in solitudine, con una diretta interazione tra uomo e natura che presuppone abilità tecniche e capacità di adattamento, ma soprattutto la grande dote di stare bene con sé stessi.

È questa una dote che talvolta ci si riconosce a vanvera: io, per esempio, sostengo automaticamente di star bene con me, però poi mi accorgo di trovarmi troppo spesso proiettato all'esterno e di non volere far sempre i conti con la mia "anima" (questo mi ricorda la volta in cui sentenziarono: sei estroverso con gli altri, ma introverso con te stesso). Non che intenda forzare eccessivamente le mie predisposizioni, che pure tante gioie mi portano, ma non volendo smettere di imparare, osservo e accarezzo anche quel raccoglimento, riconoscibile in alcuni personaggi e nelle persone un po' selvadeghe.

13 marzo 2012

Ci sono cose

Ci sono cose che una volta che ti sono capitate cambiano tutto quel che viene dopo e queste cose sono più o meno tutte le cose, se solo ci fai caso.

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bonus: Morphine, Buena

12 marzo 2012

Al muro

Incredibile come vola il tempo: ho schiattato * la prima zanzara dell'anno. Volava senza lancette.

11 marzo 2012

La fara fa da faro

Per un momento, poc'anzi, il patatino e la cajuina stavano studiando in contemporanea i Longobardi (rispettivamente sul libro delle medie e delle superiori). Passando da una stanza all'altra, l'intreccio delle voci che ripetevano la lezione mi ha soleggiato il sorriso.

10 marzo 2012

Paramnesie

Se immagini quel che non puoi sapere è perché nella tua testa o forse nella tua anima tu sai. Clic. Sai quel che sentiresti o potresti sentire anche prima di sentirlo, conosci quel che non dovresti ancora conoscere, intrecci quel che non s'è mai davvero intrecciato, sorvoli su ali di nulla un ignoto déjà-vu. Sfidi con fiducia il divenire, muovi i tuoi passi con l'inconcludente perentorietà di un amague su ciascuno dei sette colori celesti colti nel loro trasmutare. Clic. Però sai anche quanto il lasciarsi incantare dallo sguardo del cielo, con gli occhietti rilucenti dei due pianeti protagonisti di queste serate, non possa sostituire degnamente altre illuminazioni. Clic.

09 marzo 2012

Vado a fabbricare le Z

Se aspettassi ancora un poco senza spegnere, anziché scrivere un post potrei casualmente realizzare un'opera di ascii art non figurativa, perché la faccia mi cadrebbe sulla tastiera. Buonanotte.

08 marzo 2012

Donna fanciulla preziosa

Oggi anziché mimose ho portato parole. Dopo averla letta in classe insieme ai ragazzi di "4a elettrici", ho lasciato in segreteria e in aula professori una fotocopia della poesia di Pablo Neruda Niña morena y ágil.
Mi sembra una celebrazione degna della magia femminile, magia che va riconosciuta ogni giorno e non solo l'8 marzo con un fiore reciso e un pochino puzzolente (ma in fondo anche una mimosa è meglio che niente, via). Ovviamente, colori e forme non sono vincolanti.

Eccone il testo originale e la traduzione di Roberto Paoli:
Niña morena y ágil, el sol que hace las frutas,
el que cuaja los trigos, el que tuerce las algas,
hizo tu cuerpo alegre, tus luminosos ojos
y tu boca que tiene la sonrisa del agua.

Un sol negro y ansioso se te arrolla en las hebras
de la negra melena, cuando estiras los brazos.
Tú juegas con el sol como con un estero
y él te deja en los ojos dos oscuros remansos.

Niña morena y ágil, nada hacia ti me acerca.
Todo de ti me aleja, como del medio día.
Eres la delirante juventud de la abeja,
la embriaguez de la ola, la fuerza de la espiga.

Mi corazón sombrío te busca, sin embargo,
y amo tu cuerpo alegre, tu voz suelta y delgada.
Mariposa morena dulce y definitiva
como el trigal y el sol, la amapola y el agua.


--

Fanciulla snella e bruna, il sole che crea la frutta,
quello che incurva le alghe e fa granire i grani,
creò il tuo corpo gaio, i tuoi occhi di luce
e la tua bocca che sorride col sorriso dell’acqua.

Un sole nero e ansioso ti si avvolge a ogni filo
dei tuoi neri capelli, quando stiri le braccia.
Tu giochi con il sole come con un ruscello
e due oscuri ristagni lui ti lascia negli occhi.

Fanciulla snella e bruna, niente a te mi avvicina.
Tutto da te mi scosta come dal mezzogiorno.
Tu sei la gioventù frenetica dell’ape,
l’ubriachezza dell’onda, la forza della spiga.

Eppure, tenebroso, il mio cuore ti cerca:
amo il tuo corpo gaio, la tua voce svelta e lieve.
Farfalla bruna, dolce e definitiva,
come il frumento e il sole, il papavero e l’acqua.
--
Se vuoi ascoltarla dalla voce del poeta che l'ha scritta, clicca qui.

07 marzo 2012

La volta

Giove e Venere che lo punteggiavano fino a poco fa, prima che la luna prendesse per sé il centro della scena, sembravano ricordare che non è il sole, ma tutto il cielo che tramonta a ovest. Poi però fa tutto il giro, non ti preoccupare, fa tutto il giro e torna.

06 marzo 2012

Come quando

Come quando guardo il cielo e lo vorrei addentare mentre attendo di esser fuoco e di esser mare, neve planante sulla lingua che uscirà a leccare, mentre attendo che sia tu la terra che risponde al cielo scuro e al suo pulsare, e che il segreto tuo si voglia scappucciare. Come quando il tempo ingoia crono e meteo risputando insieme tutte quante le stagioni, quando insieme sprizzano e un po' urlano babeliche le varie sensazioni, mentre fami e seti ataviche riaffiorano potenti quanto le eruzioni. Come se potesse dirsi quanto è pieno e quanto è vuoto il fuori e il dentro in tutto, come se mangiare l'albero equivalesse ad assorbirne il frutto, a misurare il passo che t'appaghi in pieno l'animo tra i viveri e ogni lutto. Come quando, poi, lo sguardo sale fin dove il respiro spinge, e intanto il cielo guarda qui e si ridipinge, piano piano o anche di botto, ma in un modo che di come fa non te ne accorgi mai, neanche se sei lì.

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bonus musicale: Wishlist dei Pearl Jam
bonus di parole: Presto di Livefast

05 marzo 2012

Prima-verapioggia

L'odore della pioggia sono andato ad annusarlo alla finestra. Voglio registrarne il rumore per farmici obnubilare, in assenza di cornetti della coop in confezione da sei, in mancanza di poterti istigare smielando a richiesta un Rock me baby per attraversar la notte cullandoci e pulsando di pulsioni.

04 marzo 2012

Magmi

Una volta un'animadorata mi chiese: "ma io vorrei sapere tra il parlare e lo scrivere c'è qualcosa di te che non dici? qualcosa di segreto?"
Ebbene sì, non tutto viene esternato, ma non parlerei di segreti, ché quelli prima o poi vengono fuori, piuttosto di esercizi di autocontenimento, attuati perlopiù onde evitare inforcate troppo frequenti nello slalom dei sentimenti, sebbene sia ogni volta durissimo rassegnarsi alla chiusura degli impianti di risalita.

Esercizi utili però anche a lasciarsi lambire dalle ondate senza confonderle con le maree, utili a imparare a esser Vesuvio anziché Etna, ossia a non lasciar sgorgare immediatamente ogni accenno di eruzione, ma almeno di tanto in tanto lasciar riposare le sensazioni o le pensate, attendendo che il vaglio del tempo sospeso trattenga solo ciò che ha dignità di durata oltre l'attimo, ciò che sedimentando lascia traccia fossile anziché semplicemente svaporare. Tanto, dall'essenziale non ci si distacca.

In certi casi, però, è impossibile non dire. Anzi, no, non impossibile, piuttosto insopportabile. E allora, se sei una meraviglia, te lo dico.

03 marzo 2012

Essere in ballo

Tra le altre risposte alle cose per cui vale la pena vivere ne ricorre una alquanto paradossale, e cioè "vivere". In realtà, non è poi così assurda né tautologica, se interpretata nelle sue articolazioni e oltretutto non potrei essere io a contestarla, visti i precedenti.
La sua bellezza deriva dal sovrappiù di energia che se ne ricava, una scorta sufficiente quantomeno a far invertire il senso di marcia sulla spirale evolutiva, avviandosi a procedere verso l'apertura e innescando le reazioni positive che invece l'involuzione, il rovello e il nichilismo della pseudolucidità negano e distruggono.
E dai, su: comunque tu la veda, cogli l'occasione di questo brulicare! Sei in ballo, balla. Balla perché nessuno potrà poi togliertelo, balla per inseguire una farfalla, balla perché ti ci invita anche la radio.

02 marzo 2012

Una, due, tre

E poi ci sono le coincidenze: una, due, tre coincidenze che fanno un indizio, tre indizi che fanno una prova, tre prove che invece non fanno niente, perché se hai bisogno di prove per convincerti, allora non vale, allora non funziona. Non è come i tre corner che fanno un rigore, anche perché il rigore lo devi abbandonare per abbandonarti. Così come devi scoprirti per scoprire, esplorarti mentre esplori, aprirti per aprire nuove porte e portoni, per percorrere le viuzze della taumaturgia. Ricrederti per darti credito e per credere, in te e alle coincidenze. Anche solo per accarezzarle nel breve fluire, anche solo per ancheggiare all'impasto del vivere, e golosamente condividerne il gusto.

01 marzo 2012

Magia al forno

Da piccolo guardavo spesso Pippi Calzelunghe. Di quella bambina non mi sbalordivano i vestiti bizzarri, il fatto che vivesse da sola in una casa enorme con una scimmietta e un cavallo bianco a pallini neri, il baule di monete d'oro ereditato dal padre pirata nei Mari del Sud e nemmeno la smisurata forza fisica che le permetteva di sollevare agevolmente il cavallo portandoselo fin sopra la testa con un'impertinenza derisoria. Quello che mi faceva urlare interiormente al miracolo era la sua capacità di fare i biscotti cuocendoli nel forno di casa.
Con un rapido cambio di vocale, associo il mio atteggiamento a quello di Pippo nell'episodio in cui la strega Amelia era entrata in possesso di un cappello magico che aveva la possibilità di materializzare qualsiasi cosa fosse elencata nell'enciclopedia fornitale da un altro personaggio (non so chi, scusa, ma non ricordo proprio tutto tutto tutto*). Ebbene: in quell'enciclopedia, per errore, avevano tralasciato la voce "coniglio". Quando la sera dell'esibizione lei è pronta a strabiliare tutti quanti, Pippo, con la sua ingenuità, le chiede di estrarre dal cilindro un coniglio. Proprio la cosa più banale per qualsiasi prestigiatore diventa impresa impossibile per la fattucchiera, che prova a stupirlo cavando fuori di tutto e di più dal nero cappello, senza però scalfire l'ostinato scetticismo del goffo cane umanizzato, il quale per convincersi della magia pretende solo ed esclusivamente un coniglio dal cilindro.
Finisce che Amelia si mangia il cappello (stile Rockerduck) o forse lo distrugge, non so più. Io invece preferisco mangiarmi i biscotti, se me li inforni, grazie.

* comunque ipotizzo: Archimede o Pico della Mirandola.

29 febbraio 2012

Cotillon

Eccola dunque questa giornata regalata: effimero per eccellenza, il 29 febbraio, quasi fosse lì a ricordare la preziosità unica di ciascun giorno.

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* (un giorno in più)
** (precedenti)
*** (un giorno speciale, in fondo)

28 febbraio 2012

Arco diurno

L'aurora oggi ha la testa tra le nuvole, nuvole di cui l'alba farà carta dorata. Poi uno scintillio di panna si muterà in lattiginoso mare dietro al quale sguscerà la luce dell'astro più acceso. È allora che i cirrocumuli vivacizzeranno il ton sur ton, ben prima che chiazze di calore troppo schermato preannuncino obliquamente un timido roseggiare. Infine, in un ultimo cromatico sussulto, il sole andrà sontuoso a deporsi, distante freccia, in attesa dell'altrui disporsi, stasera.

È stato un post in progress: 06:42 - 13:30 - 15:09 - 17:00 - 18:23.

27 febbraio 2012

Goccia

L'acqua ossigenata sa sciogliere le macchie di sangue su un lenzuolo affinché dopo il lavaggio non ne resti traccia. La memoria invece brucia l'ossigeno e staglia le immagini cavandole dalla penombra. Con un sorriso proietta di nuovo quella goccia di sangue scuro sulla coscia, con un sorriso e senza paura alcuna. Vista che funziona con poca luce, tatto di seta e olfatto d'ebbrezza, stupore udito anima e gusto gli altri sensi, tra memoria ultratemporale e onde di presente. Senza paura di quel sangue proibito e non mescolabile, temibile e bello per la sua provenienza. Amore temerario e fiducioso oltremisura, protettivo e proiettivo, amore di conoscenza e superamento di sé, amore esploratore, fino al centro della terra, fino allo specchio della guarigione. L'acqua ossigenata che friccica quando rimargina le escoriazioni brucia ma aiuta a cicatrizzare meglio, con bellissime indelebili tracce.

26 febbraio 2012

Solo sole e vento

Oh, ma il sole, eh? E il vento? No, dico, sole da scaldare la pelle nuda delle braccia, eh. Vento, dico, spazzanubi da intonso nitore, non so se, oh. E guarda il cielo: cielo da sguardo perso in su, cielo da azzurro terso e più, da foglie danzerecce nello scintillare, da voglie che, ecco, che non ti dico perché non voglio usare i verbi al condizionale, non oggi, no. Uno splendore di giornata, qui, e io ho lavato il balcone. Uno splendore di giornata e io ho buttato, anzi forse donato, un vecchio giaccone. Uno splendore di giornata e mi sono allungato in un giro a vuoto e a scintillare era il mio immotivato sorriso, lo sentivo come se lo vedessi da fuori: dal sagrato coi sassolini sbuffati via, dalle strade semideserte, dal giardino senza più il salice piangente di quattro anni fa, dallo spiazzo del mercato del venerdì, dal ricordo delle parole "saranno sole e vento a dirci dove andare", dalla cancellata dei giardinetti, da una telefonata urgente fatta da lì due primavere fa, dalle stelle filanti variopinte che riposano sull'erba dopo i festeggiamenti di ieri, dalle badanti ucraine che sorridono a loro volta dalla panchina riparandosi i capelli nel cappuccio, dall'incrocio percosso dal vento che s'incanala tra le palazzine, da una scia d'aereo che pare una chioma chiara e da una chioma scura che m'è passata accanto e che riguardo da dietro. Poi torno, sapendo che questo è solo un anticipo, di primavera e musica imminenti.

25 febbraio 2012

24 febbraio 2012

23 febbraio 2012

Quando la banda passò

L'ho sentita e sono subito andato ad aprire la finestra meglio orientata per udirla meglio. Forse sta suonando nel piazzale antistante alla chiesa, forse in una delle vie limitrofe, non so perché non la vedo. Ho però ascoltato una marcetta e un'altra poco dopo, niente di che in realtà, eppure irresistibile richiamo.
Più o meno come succedeva alla mia bisnonna romagnola, stando ai racconti di sua figlia Teresita: la Iacmèina (Giacomina), quando non era occupata a partorire, faceva la contadina; ogni volta che la banda suonava, lei si spostava dal lato del campo più vicino, contenta di quel godimento. A casa sua non c'erano la radio né altri apparecchi di riproduzione sonora, e comunque la musica sarebbe stata bandita dalla rigorosa severità dell'ottocentesco capofamiglia. Era dunque, il suo, un assaporare impreziosito dalla fame, la quale è notoriamente il miglior condimento di qualunque pietanza.

E oggi? Non è certo la penuria a indurmi il fanciullesco entusiasmo, quando basterebbero un paio di clic per avere a disposizione quasi qualunque brano di qualsivoglia genere. Sarà allora il fascino dell'esecuzione dal vivo, preziosa in quanto irripetibile; sarà la nostalgia di un passato vissuto indirettamente, come la tv attraverso la radio*; sarà il desiderio di ali che servano a volare ma che sappiano anche proteggere o accudire.
Nel frattempo, là fuori le arie più leggere sono state rimpiazzate da una marcia funebre e capisco che si è trattato di un funerale come si deve: accompagnato dalla musica e da qualche parola di apprezzamento. Un funerale quasi come quello del Marieuz (Mariuccia, la sorella maggiore di mia nonna), che ebbe l'accompagnamento della banda di Galeata che suonava la sua preferita: Romagna mia.

* questa versione è stata trasmessa l'altra sera da Ratka Piratka.

22 febbraio 2012

Giudizio universale

Ai ragazzi di due diverse classi a scuola ho fatto fare un gioco, riesumando quello che il settimanale satirico Cuore portò avanti per circa tre anni quasi un ventennio fa.
Scrivere "Le 5 cose per cui vale la pena vivere" è un buon esercizio di per sé, lo sarebbe per tutti. Nel caso specifico è servito come punto d'avvio per stimolare discussioni e qualche accenno di approfondimenti: differenze tra sesso e amore, tra strumenti e fini, tra soggettività e oggettività. Interessante anche notare come, accanto a ovvie esplosioni goliardiche e qualche scartamento provocatorio, i valori più gettonati siano stati quelli tradizionali e più rassicuranti, ossia famiglia e amici.
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La classifica finale della rubrica di Cuore, con i dieci valori più votati dai lettori, fu pubblicata come Top ten per l'eternità sul n. 140 del "Settimanale di resistenza umana", uscito il 4 ottobre 1993.

21 febbraio 2012

Sassi

Oggi ho letto un commento bellissimo in calce all'ennesimo bel post di Sphera. È firmato Bandini, uno che aveva un blog notevole, ingoiato dalla dissoluzione di Splinder. Dopo averlo riportato su CuT'n'PaStE, lo cito anche qui. Dice:
Io a dieci anni sapevo tutti i sassi della strada davanti casa mia.
C'è da rimanere lì, imbacaliti dall'incanto riverberante l'epoca in cui "fare" e "essere" coincidevano in ogni istante. C'è da risognare, c'è da reimparare, c'è da ammirare e imitare chi più di qualche volta ci riesce ancora. Ricordati di esserne capace, animadorata, e ogni volta un raggio misterioso si anniderà tra i tuoi capelli.

20 febbraio 2012

Fino al pentagramma e oltre

Ci sono casi in cui la comunicazione patisce oltremodo le limitazioni. Tipo se ti dico una cosa al telefono e non è esattamente quello che intendo, perché quello che intendo non sono parole e quindi posso solo descriverti più o meno vagamente, per esempio, un'azione. Peggio ancora se quello che intendo non è nemmeno un'azione, ma un sentimento, forse-ma-forse parzialmente trasmissibile come onda carezzevole, di certo non in un involucro di sillabe dette e non dette. Massima frustrazione, poi, se il contenuto da comunicare è un coacervo di sensazioni e sentimenti e intenzioni e patimenti, slanci irrefrenabili e coscienza dei limiti, propri e imposti da divisori altrui. E allora? Perché mai rinunciare? Ci sono pur sempre altri linguaggi capaci a modo loro di portare una carezza come un'onda, un'onda come una carezza.

19 febbraio 2012

Ride il telefono

Il mio amico Cesare (Cece), che oggi ha compiuto gli anni (auguri anche da qui!), da piccolo aveva anche un soprannome: Cisca, come lo chiamavano soprattutto i compagni di squadra di calcio. Lui, di una pigrizia leggendaria, in campo si è sempre trasformato in cursore infaticabile e grintosissimo.
Al di fuori del terreno di gioco, però, l'indolenza prevaleva, potente fino al contagio, soprattutto nell'ambito scolastico. Così talvolta, nei primi anni di liceo, anziché sui libri passavamo i pomeriggi a fare scherzi telefonici, con giochi di parole stupidotti e voci e vocine varie, in quell'epoca di apparecchi con combinatore a disco.
Non mi stupii troppo, perciò, quando rispondendo una sera al telefono sentii la sua imitazione di una vecchietta che cercava del "signor Pianesi", deformando la desinenza del mio cognome in puro stile brianzolo.
Dopo aver ridacchiato, urlai nel ricevitore: "Cisca, pirla!"
Un momento di silenzio e poi, dall'altra parte, la stessa voce ancor più tremula: "Scuuusi, devo aver sbagliato numero."
Richiamò poco dopo e lasciai rispondere mio padre: era un'anziana e affezionata cliente del suo bancolotto che intendeva chiedergli consiglio per una giocata.

18 febbraio 2012

Bau

Ha detto semplicemente così, ma l'ha detto in tono molto contento, Samba, la femmina husky che siamo andati a trovare oggi al canile di Milano. Non so se abbia avuto cuccioli nella sua lunga vita, ho visto però come son contenti i miei di averla adottata a distanza (con l'aiuto di Licia).
Puoi farlo anche tu: il Parco canile ospita e aiuta molti quadrupedi bisognosi di attenzioni e di qualche euro.

17 febbraio 2012

A lume di naso

Forse è realmente il trait d'union tra corporeo e invisibile, ma non è vero che un odore lo si può ricordare solo dopo averlo risentito. Altrimenti non mi spiegherei, per esempio, l'improvvisa madeleine tardopomeridiana da inchiostro di calamaio, l'occasionale effluvio d'incenso pur in assenza del braciere, né le volte in cui l'olfatto si lascia ingannare dai balzi temporali del cuore dei sensi, quel palpito incontrollabile che si muove da sé quando vuole, come vuole, perfino se non vuoi, perdurando a scrutare a modo suo nel buio delle distanze di troppo.

16 febbraio 2012

Un popolo di toticutugni

La prima volta che ci feci caso, fu perché la udii dalla voce della moglie del presidente del consorzio del Centro archeologico della città di Grenoble. Se la godeva tutta, cantando a piena gola in un sorriso solare: "Lasiatemi k-hant-are / con la citàra in mano". Di quella canzone, non sgradevole da sentire una tantum, c'era da incensare un verso cui forse all'epoca non davamo adeguata importanza, quello di "un partigiano come Presidente" (eh, già, era proprio così)*.

Oggi, dopo ben oltre un quarto di secolo, la stessa melodia viene impiegata per uno spot pubblicitario che istiga a scommettere denaro sull'estrazione di alcuni numeri. Il testo è stato adeguato alla bisogna, per cui l'esigenza primaria passa dal canto al sogno. In effetti, si tratta di un comportamento talmente diffuso che non è difficile riconoscersi in quel "Lasciatemi sognare / sono un Italiano": capita anche a me, le volte in cui decido di buttare un euro tentando la sorte contro ogni ragionevole probabilità. Il sogno, chiaramente, è quello di risolvere ogni cosa in un istante e senza fatica.

Come antidoto alla doppia fallacia, mi ci vuole una voce ancora più antica, quella coi capelli bianchi di mia nonna, che ridendo ammoniva: "Chi dal lotto aspetta soccorso / mette il pelo come l'orso".

* Nota marginale: i mondiali di calcio si vincono quando in carica c'è un uomo proveniente dai partiti di sinistra (vedi Pertini per il 1982, vedi Napolitano per il 2006... quanto alla doppietta 1934-1938, beh, in fondo il puzzone era un ex socialista).

15 febbraio 2012

Due etti e mezzo di sillabe

L'erba e la terra dei giardinetti si erano già bevute quasi tutta la neve, il sole titillava la pelle invitando a scoprirla in spregio a ogni prudenza. Già lo sguardo saliva trasognato nell'improvviso azzurro. Trasvolami il tuo dire raggio dopo raggio, dis-astro lucente.
Pane fette biscottate marmellata uova biscotti, ma che lista è questa, riformulala. Non vale aggiungere al momento altra marmellata formaggio e cioccolato fondente con nocciole perché possa dirsi completa. Fa freddo, dice l'omino lì fuori che patisce più di te, nonostante i tuoi debiti. Svuotati le tasche degli spicci e la bocca di un saluto prima di ripartire con la spesa.
Il sole scintillava sui residui di neve sporca, invitando a scoprire il pregio dell'impudenza. Passi obliqui sui margini di ghiaccio croccante, immotivatamente ottimista, questione di accordi. Non credere però che la primavera arrivi in quattro e quattr'otto. Ci vorranno... beh, ci vorranno settimane, perché arrivi. Intere settimane, sì.

14 febbraio 2012

Sanvalentineggiandoti

Il cioccolato dovrebbe fungere da surrogato e non da materia prima in certe occasioni. Lo stesso dicasi, in un certo senso, di tutti i gesti e gli oggettini in qualche modo marchiati e macchiati dal festeggiamento coatto. Insomma: se ti viene voglia di festeggiarla quasi ogni giorno, allora festeggiala anche oggi, la cosa degli innamorati, altrimenti lascia perdere. Tutto ciò, naturalmente, se ti trovi nella compagnia giusta. Se no, fai altro, qualcosa che ti piaccia davvero. Per esempio, esci e prova ad accostarti alla musica per importare un pizzico della sua magia nei tuoi passi, almeno in parte, almeno un po'.

12 febbraio 2012

11 febbraio 2012

Prendersi il tempo

Il linguaggio aiuta a capire meglio la realtà, non solo a fissarne qualche punto. Le altre lingue aiutano a capire meglio alcuni meccanismi, non solo a segnare qualche punto.
Così, per esempio, sapere che in inglese per "trovare il tempo" lo si deve "prendere" (infatti si dice "to take the time") è utile per rifornirsi della determinazione necessaria a dettare i comportamenti giusti, quelli che ti evitano di rimandare i contatti affettivi a momenti migliori che non arriveranno mai da sé.
Pensa a quel che conta davvero e agisci subito. Vai a trovare i tuoi figli o i tuoi genitori o i tuoi amici o i tuoi amori, attuali o futuri. Poi, certo, dovrai recuperare il da farsi in orari imprevisti, ma avrai spazzato via per sempre le nubi del rimpianto.

10 febbraio 2012

Lampo senza flash

All'improvviso vedere in una parete il vuoto, dove invece andrebbe un quadro, un'immagine o una foto. Spazio bianco di solitudine da un divano poco comodo, subitanea coscienza di manchevolezze, negligenze, trascuratezze, deficienze nelle attenzioni da prestare al proprio nido. Finestre comunicative sempre aperte su mondi e spazi fino ad annullar distanze, ma limitata cura della tana. Caro mio orso inconsapevole, ponivi rimedio, dice il grillo un istante prima di sottrarsi alla martellata. Ho lavato il pavimento per ballarci meglio, dal mocio all'ocho, risponde garrulo il fessacchiotto. Garrulo te lo potevi risparmiare. Sì, in effetti, sì. Comunque, dacci dentro.

09 febbraio 2012

Carnevali ardenti

Tira in aria una manciata di coriandoli. Sono colorati, ma non a tinta unita: ciascuno di essi riporta un brano intero, scritto in caratteri microscopici, recante il destino di un desiderio. Guardali salire, indugiare nell'intervallo infinitesimo tra moto ascensionale e richiamo gravitazionale, leggili tutti insieme in un lampo d'intuizione comprensiva, soffia e ridi, solleva i muscoli e apri il fiato, ridi col viso e con gli occhi, ridi di ebbrezza. Poi lascia che ricadano, pioggia lievissima di carta variopinta. Carta carica, tu segretamente lo sai, di mille e mille e mille parole, parole di tutti e anche tue, parole di auspici e capricci, aneliti e concupiscenze, volontà di cupidi Cupidi. Non ripararti, non scansarti, non importa se al momento ti sembra che quei coriandoli non ti riguardino. Lascia che ti solletichino e poi lanciane un'altra manciata.

08 febbraio 2012

E poi dormire

A paralizzarti può essere la pigrizia, può essere il clima o qualche altra scusa, oppure può essere la congestione di quanto vorresti fare: troppe cose insieme nel tuo collo di bottiglia spaziotemporale, un qui e ora troppo obliato e poco obliterato. Se succede, è innanzitutto perché hai dimenticato di respirare come si deve, è perché vai in apnea trascurando di prendere fiato o di emetterlo fino in fondo. Poi, magari, è a causa dell'impazienza, del pensiero che s'aggancia alle pulsioni proiettandosi più avanti delle reali possibilità di attuazione (è l'altra faccia della medaglia di un atteggiamento fiduciosamente ottimista). Beh, non è che ci siano ricette pronte, se non affrontare le incombenze come diceva Churchill: "One by one", una alla volta. Compreso il dormire. Nighty-night, sleep tight.

07 febbraio 2012

Sgelami, grazie

Nel suo blog, Leah Dieterich scrive ogni giorno un bigliettino di ringraziamento. A qualsiasi cosa, perché c'è sempre qualcosa a cui essere grati: dalle canzoni che ti imbarazzi di apprezzare, alle palpebre pesanti che ti dicono quando hai bisogno di dormire; dalla compagnia aerea che ti permette di intrecciare una relazione a distanza, alla stazione radio che trasmettendo jazz ti fa sentire come in un film di Woody Allen; dagli amici agli amori, dalle felicità alle tristezze, Leah trova in ogni dove un motivo sufficiente a svolgere il suo quotidiano esercizio di gratitudine.
Ritengo sia un bell'esercizio e che serva a non dare niente per scontato.
Per esempio, hai pensato alla fortuna di tornare la sera in una casa riscaldata? Ringrazia la caldaia, se funziona. Comunque, battute a parte, il gelo fa gelare il cuore se si pensa a chi questa fortuna non ce l'ha.

06 febbraio 2012

D'un tratto

Lascerò il corrimano mentre salirò e scenderò le scale a quattro a quattro, attraverserò di corsa il cortile scavalcando la rete per uscire sul retro e solcherò rapido i campi sbucando in nuovi sentieri costeggianti le molli zolle. Per fuggire lo farò, per sfuggire, per saltare, per evolvere. Per lanciarmi e per sganciarmi lo farò, per salvarmi. Schiverò i colpi saettanti, morderò il respiro accelerato, l'adrenalina si sarà mangiata la paura, sarò tutto vivo finché lo sarò, sarò tutto io, tutto lì e in quel mentre, tutto vivo veramente. Sarò un proietto più veloce dei proiettili, arriverò prima di me, perfino. Sarà tutto di colpo e tutto eterno come un infinito schiudersi in avanti. Sarà tutto quasi così nel futuro da saper davvero che cos'è il presente.

05 febbraio 2012

Se ti avvicini te lo racconto per bene

Il messaggero onirico sostiene che se ti sogno due volte è perché ho bisogno di te, è così che dice in caso di bis. Eppure non l'avrei detto, manco ci pensavo. Se due persone si sognassero a vicenda nella stessa notte, mi sono sempre chiesto, non è un po' come se si incontrassero davvero. E se, scoprendo tale porta, ritrovassero eden perduti, avrebbero la forza di volontà di tornare indietro, varcandola a ritroso. Non ci sono punti di domanda e nemmeno risposte, ma probabilmente non importa.

Mi torna in mente una vecchia canzone scritta per i Fragole e sangue. Non la incidemmo mai, ma ne ricordo almeno un'esecuzione dal vivo, credo fosse alla facoltà di architettura occupata, a Milano sul finire degli anni ottanta:
Sognami, io ci sarò
Ad assaporare te
Per aver gli umori tuoi
Addosso
Lete di magia

Guardami, ti penserò
A compenetrarmi in te
Perso negli amori ma
Indosso
Luci di magia

04 febbraio 2012

Tapparelle giù

Annusata dal balcone, oggi l'aria qui fuori, bianca di neve, sapeva di montagna.
Stanotte, bianca di luna ma umida e viola, è tutta intrisa di città.
È tutto troppo elettrico, meglio spegnere e immergersi tra le coltri.
Fino a domani e alla nuova luce riavvolgibile.

03 febbraio 2012

(s)Tralci di vite

Con la scusa di san Biagio mi sono scofanato mezzo panettone semiartigianale. Che poi di Biagio, in vita mia, a parte l'amico vagabondo di Lilli, ho conosciuto superficialmente solo un signore, qualche decennio fa. Di lui non ricordo granché; molto, invece, della sua famiglia, anche perché per qualche anno abitammo nello stesso condominio: dei quattro figli, tutti belli, i due maschi furono scolari di mia mamma e una delle femmine fu compagna di classe di mia sorella. L'altra, pochi anni più grande di me, era un mito per noi fanciulli non ancora ragazzini e tale rimase anche in seguito, perfino quando la conobbi un po' più da vicino scoprendo tra l'altro qualche affinità negli ascolti musicali.
È che se qualcosa o qualcuno ti pare inarrivabile, puoi star certo che non ci arriverai, a meno che non sia la montagna stessa a venirti incontro. E tuttavia, nel momento in cui il fenomeno dovesse verificarsi, se starai lì a badare di non farti travolgere non riuscirai comunque a salire al volo sull'incredibile convoglio. Oppure, per ironia, talvolta di convogli ce ne saranno due nello stesso istante: nessun indugio sarà ammesso, ma non è improbabile che la scelta comporterà un successivo rimpianto.
È quanto successe, in tale vendemmia di vite sfiorate, quella domenica pomeriggio al cinema in cui, adolescemo, mi sedetti accanto a un nuovo batticuore destinato a durare tre settimane, anziché accondiscendere all'invito ansioso di una mano ancor più giovane di me che graziosamente mi stringeva il braccio salendo gli scalini.
Basta, altrimenti finirò per scofanarmi anche l'altra metà del panettone, tra un sorriso goloso e un pensiero leggiadro alla seconda figlia del santo del giorno.

02 febbraio 2012

Tre, due e dieci

Di mamma ce n'è una sola, ma io ne ho avute tre. Colei che patì per farmi nascere (grazie!), sua sorella mia zia mia omonima, e la mia nonnina. Tre perché tutte e tre mi hanno badato da piccolo. Anzi, fosse stato per loro, non avrebbero mai smesso (e in un certo senso, davvero non hanno smesso mai).

Oggi, scivolando su una lastra di marmo nascosta sotto un immacolato strato di neve, ho ruzzolato cavandomela senza danni: mi son girato come fossi un gatto e ho messo giù le mani ridendo, tutto in un istante, senza quasi nemmeno il tempo di spaventarmi. Oggi, due febbraio, fanno dieci anni che quella coi capelli bianchi non c'è più.

Stasera ho ripensato a quella volta che da piccolo caddi sul ghiaccio trascinandomela e a come per tanti anni, nonostante le mie rassicurazioni, continuò a sentirsi in colpa per il mio sopracciglio rotto nell'impatto. Stasera ho riso di nuovo pensando che magari c'era anche lei lì oggi, quando me la sono cavata senza danni e ridendoci su.

01 febbraio 2012

Giùperstizioni

In tempi di pezzi di web che svaniscono (tipo splinter che va in schegge), annoto che la memoria di noi unità al carbonio rimane sfiziosa per capacità di permanere, perlomeno finché alzheimer non ci separi.
La cosuccia portafortuna di pronunciare le parole "rabbit rabbit" appena svegli il primo del mese me la ricordavo da un vecchio blog della primissima ora, ocurréncia (di Valentina "bellachioma" Tampellini). Solo in seguito ne cercai e trovai una spiegazione più ampia su Wikipedia, spiegazione comprendente la formula "rabbit, rabbit, white rabbit". Stamane mi è venuta in mente e alle labbra; di lì alla canzone, il passo è breve come un blip. Feed your head (and your blog).

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Nota: qui sopra non ho inserito i link al blog menzionato perché fanno scattare una segnalazione di malware. In verità, visitandoli non mi è successo alcunché (ho antivirus e firewall AVG), ma ci ho tenuto ad avvisare.
Sono questi: 1° luglio 2002 (Rabbit! Rabbit!) e ocurréncia (home page, aggiornata al febbraio 2007).

31 gennaio 2012

La tavolata

Ecco il nuovo indirizzo del blog collettivo Zu-ppa-zu-ppa–ppa (in rete dal gennaio 2003), recuperato in extremis grazie all'intervento di occhivispi prima della definitiva chiusura di Splinder.

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Grazie mille anche a chi ha offerto aiuto e disponibilità rispondendo all'appello nei commenti o in privato.

30 gennaio 2012

Nostalgia del futuro

Certe volte verrebbe da pensare quanto possa essere utile e bello disporre di un backup della nostra vita. Una copia di riserva per essere sicuri di saperne ripercorrere tutti i momenti e gli intrecci. Poi però ci si rende conto che non sarebbe comunque l'originale e che non ha senso fermarsi ai miraggi. Meglio cercare un'oasi, ove ombra d'ambra sia a dissetare i sensi.

29 gennaio 2012

Anish Kapoor

Apprezzamento estetico, esperienza sensoriale, escursione metafisica, segmento di tragitto nella conoscenza di sé e nella reinterpretazione della realtà: tutto questo, che idealmente potrebbe contraddistinguere un capolavoro artistico, si trova, anzi si vive nell'opera di Anish Kapoor.

Visto che la mostra è stata prorogata fino al 31 gennaio 2012, la sua installazione Dirty Corner rimarrà esposta alla Fabbrica del vapore di via Procaccini 4 a Milano ancora per qualche giorno.
Puoi guardarla, entrarci, ascoltarne i riverberi sonori, che comprenderanno i tuoi. L'ho fatto ieri sera, lasciandomi suggestionare senza filtri, senza approfondimenti preventivi né informazioni precise e ha funzionato.

Poi sono entrato nella saletta di proiezione, dove ho seguito il video di 22 minuti realizzato da Christina Clausen, in cui è l'artista stesso a presentarsi, illustrando le sue sperimentazioni e i risultati materiali e immateriali che ne derivano ("il conoscere passa attraverso il fare").
La sua è arte vera, con valore estetico e cognitivo, arte connessa alla sua fruizione sociale, prodotto concettuale che s'innesta nella realtà generando godimento e sapere aggiunto, mistero e intuizione.

Alla fine ho ripercorso il tunnel e arrivato in fondo ho canticchiato una canzone rivolto a quel grembo buio. Ho sorriso ascoltando la mia voce rimbalzare e pervadere tutto quanto. Si sentiva da tutte le parti, mi hanno detto.

28 gennaio 2012

Dimmi di sci

Non è certo un tormento
sciar nella tormenta
sebbene sia veloce
la pista che era lenta

Mi beo di questo spasso
sciando a più non posso
e al Passo della Croce
non mi spaventa il rosso

La neve intanto cade
ma dove vuoi che vada
ammanta tutto quanto
è quella la sua strada

Sulla vallata affaccio
coi fiocchi sulla faccia
e ne respiro il canto
che tanto mondo abbraccia

La cima è una pagoda
la vista mia ne gode
una magia soffusa
e la risata esplode

Però mi manca il sole
stanotte dormo solo
e senza le tue fusa
è come stare al polo

27 gennaio 2012

La memoria non sfuma

Maus di Art Spiegelman è un romanzo a fumetti molto particolare: racconta l'Olocausto attraverso la biografia del padre dell'artista, ebreo polacco sopravvissuto ad Auschwitz, da lui intervistato.

Gli ebrei sono raffigurati come topi umanizzati, i nazisti sono gatti (disumani), i (kapò) polacchi maiali, gli americani cani. La storia è molto efficace, pregnante, bella nella sua drammaticità, autentica nell'evitare edulcorazioni: capace di mostrare, accanto all'assurdità dell'orrore complessivo, le piccole meschinità presenti in tutti gli esseri umani in difficoltà, dunque anche nelle vittime.


Fino al 5 febbraio 2012, l'opera è presentata in 26 pannelli esposti alla mostra "I Fumetti della Memoria: Maus e Giorgio Perlasca", aperta allo Wow Spazio Fumetto in viale Campania 12 a Milano, infoline 02-49.52.47.44, ingresso gratuito.

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Ah, siccome certi deficienti credono di lavarsi la coscienza ascrivendo ogni atrocità "agli altri", non trascuriamo in guardare la sozzura in casa nostra, ricordando i campi di concentramento italiani: quelli di Fossoli, Bolzano, Trieste (Risiera di San Sabba) e tutti gli altri.

Senza dimenticare la vergogna delle leggi razziali, emanate da Mussolini nel 1938 e accettate o comunque non abbastanza contrastate da noi "Italiani-brava-gente", forse perché nessuno aveva ancora meditato su parole come queste:

Als die Nazis die Kommunisten holten, / habe ich geschwiegen; / ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, / habe ich geschwiegen; / ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, / habe ich nicht protestiert; / ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, / habe ich nicht protestiert; / ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten, / gab es keinen mehr, / der protestieren konnte.


Martin Niemöller (1892 – 1984)

Quando i nazisti vennero per i comunisti,
io restai in silenzio;
non ero comunista.

Quando rinchiusero i socialdemocratici,
rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.

Quando vennero per i sindacalisti,
io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.

Quando vennero per gli ebrei,
rimasi in silenzio;
non ero un ebreo.

Quando vennero per me,
non era più rimasto nessuno
che potesse far sentire la mia voce.

26 gennaio 2012

Più che un post, un appello

Tra pochi giorni, il 31 gennaio, Splinder chiuderà. Su quella piattaforma, aperta sul finire del 2002, sbarcai a gennaio 2003 su loro richiesta. Era gestita da un manipolo di giovanotti in gamba: riuscirono a creare l'alternativa italiana a blogspot e furono di fatto corresponsabili dell'incremento numerico di bloggatori nel nostro paese. Siccome avevo già un blog personale (dal 5 luglio 2002), pensai di aprirne colà uno collettivo e nacque Zu-ppa-zu-ppa--ppa (La tavolata), che annunciai così.
Ora, è pur vero che tutto passa, ma mi dispiacerebbe che tutto quanto andasse perduto, anche perché, soprattutto nei primi anni di vita, quel convivio telematico registrò una notevole vivacità, con tanto di insigni partecipazioni nell'ambito dell'italica blogselva. Quindi, se sai come fare e ti va di aiutarmi a salvare il tutto trasmigrando (su wordpress o su blogspot, come ti viene meglio), fammi un fischio via e-mail, grazie.

25 gennaio 2012

Vals di baci

Ballare il tango vals senza esserne capaci è particolarmente frustrante: il 3/4 innesca automaticamente la voglia di far girare la dama; tuttavia, non sapendo come fare, il principiante si limita ad abbozzare i soliti passi, adeguandoli al tempo ma senza riuscire a interpretare la musica in modo degno o almeno sufficiente.
Un po' come quando, ai tempi delle elementari, giocando a nascondino in cortile ci si rifugiava nelle cantine del palazzo, sia per non essere visti da chi "stava sotto", sia per approfittare dell'intimità e baciarsi sulla bocca con la bambina di turno. Sulla bocca come vedevamo nei film, incuriositi e un po' emozionati. Solo che dopo un po', non sapendo il fatto della lingua, ci si scocciava del pur gradevole contatto labiale e si tornava a giocare, magari con un "liberi tutti" quasi fuori tempo massimo.
È consolatorio il pensiero che se abbiamo imparato a baciare, potremo imparare anche a muovere i passi giusti. O no?
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Sintesi musicale: Edgardo Donato, Con tus besos
("coi tuoi baci la vita è più bella", dice)

24 gennaio 2012

Impara l'arte e imparane un'altra

Tutto quello che impari ti potrà servire. Quando insegno, ripeto questa frase agli studenti scettici o recalcitranti. Lo faccio perché ci credo: la vita è lunga e se non è lunga è larga e comunque non puoi prevedere cosa ti succederà e che cosa ti troverai a fare, né con esattezza se una capacità ti sarà meno utile di un'altra.
Per esempio, quando alla scuola interpreti ci obbligarono a imparare a battere a macchina, consideravo con una certa sufficienza la dattilografia; invece, scrivere usando 10 dita si sarebbe poi rivelato essenziale per il mio lavoro (traduzioni, revisioni, scrittura a comando), non tanto per la velocità (c'è chi si vanta di battere velocissimo usando due o quattro o sei dita), ma perché solo in questo modo è possibile farlo senza guardare la tastiera.
L'altro punto è che considero un valore la voglia di imparare qualcosa di nuovo e trovo che riuscire a trasmettere a qualcuno un briciolo di curiosità in più per il mondo sia il primo indispensabile successo didattico.

23 gennaio 2012

Good-bye, David

Tanti anni fa, a proposito dei colleghi traduttori appartenenti alla mailing list Langit (da me frequentata per parecchi anni in passato), scrivevo di un'allegra brigata che nell'ubiquità si fa fulgido esempio di commistione, coabitazione di differenze negli atteggiamenti e nell'essere, nella comunicazione con l'altro e nella percezione del mondo. Dei veri meticci culturali, della cui amicizia sono orgoglioso.

Oggi ho saputo che uno di loro, David Henderson, non c'è più. Nel tentativo di contrastare il gelo che mi ha pervaso nell'apprendere la notizia della sua morte, ho scritto dopo tanto tempo un messaggio in lista:
David è stato una persona preziosa: impeccabile a livello professionale (ho avuto la fortuna di collaborare con lui in diverse occasioni), propositivo nelle interrelazioni (uno dei migliori esempi di partecipazione utile nelle varie liste), simpaticissimo nei momenti conviviali (ripercorro con la memoria i primissimi raduni di Langit e sono ricchi di risate e discorsi, nonché di ottimi brindisi), capace in ogni occasione di mettere la sua intelligenza e l'acume analitico al servizio di ogni conversazione (anche una telefonata amichevole si arricchiva delle sue analisi socio-economico-culturali sull'ambito professionale e cittadino, di cui aveva colto in anticipo l'effervescenza). Per come l'ho conosciuto, David è uno che ha saputo vivere con gusto l'esistenza e la parola.
Condividere il dolore è servito a sgelarmi, ma ravvivando il ricordo è subentrata l'incredulità.


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Ne scrivono anche:
- Gianni Davico, David Henderson, in memoriam e David, il commiato
- Maria Cristina Caimotto, Un ricordo di David Henderson

22 gennaio 2012

Qualcuno si può vergognare

Esiste un termine tedesco, fremdschämen, che significa "sentirsi in imbarazzo per qualcun altro" (lo scoprii grazie a Urri). Un sentimento che in alcune persone è talmente amplificato da manifestarsi in modalità esorbitante anche alla visione di un film: per esempio, assale mio figlio quando assiste alle figuracce di Coliandro e devasta la mia (ex)cognata davanti ad alcuni personaggi interpretati da Peter Sellers (Clouseau e Hrundi V. Bakshi).
In questi casi, vedere insieme una commedia sarà doppiamente piacevole non solo per il noto effetto della condivisione, ma perché le reazioni di tali spettatori innescheranno un ulteriore divertimento (ignoro se sia già stato coniato un nuovo termine tedesco per definirlo). Così è stato ieri sera guardando in dvd lo spassoso Nessuno mi può giudicare, di Massimiliano Bruno. Se non l'hai visto, mi sento di consigliartelo, perché nell'evoluzione delle vicende c'è una miscela riuscita di satira, verità e buoni sentimenti. Verità come quella delle fiabe, nel senso inteso da Italo Calvino.
Su youtube si trova l'inizio del film, una decina di minuti che oltre a comprendere una delle scene cult con Rocco Papaleo, definiscono immediatamente toni e situazione.

21 gennaio 2012

Neve

Ho visto l'alba e ho visto il tramonto. In mezzo, una bellissima giornata sugli sci. Tre anni che non li mettevo ai piedi e sono tornato sano e salvo!
Mentre i pargoli saettavano in alto insieme al loro prof-allenatore, mi avventuravo con il dovuto timore sulla pista blu (roba facile, in quel di Foppolo, ma nient'affatto banale per me), contento di riuscire a cavarmela senza danni. Poi un'ora di lezione con il maestro Eugenio e hop, su a Montebello e giù per la pista rossa (dalla parte abbordabile, quella della canalina). Indi, chiacchierata sulla seggiovia con la sconosciuta Elena e via libera mentale anche alla parte più ripida della rossa, alla quale poi ho preso gusto per il resto del pomeriggio. Infine, sciata conclusiva con Lorenzo e una sua compagna dal nome d'astro (che roba pensare a come si ribaltano i ruoli in pochi anni, con lui, il patatino, a preoccuparsi ora che io me la cavassi nella discesa anziché il contrario).
Bellissima giornata grazie anche alla rifulgente accoglienza di cielo e sole, scatenatisi dopo il saluto mattutino della falce di Luna. Domani i muscoli si lamenteranno, ma la dolenzia non mi toglierà il compiacimento.

20 gennaio 2012

Un lento con un suo perché

Mentre lavoro, tranne che nelle fasi più delicate in cui necessito della massima concentrazione, ascolto sempre musica in sottofondo. Uno dei modi più comodi e vari per farlo è seguire blip.fm, una sorta di trasmissione musicale perpetua a cura degli stessi utenti, in cui scegli tu chi e come ascoltare: il flusso di quel che stanno proponendo tutti gli altri blipper o i tuoi dj preferiti, oppure la tua selezione personale.
Ieri mi ha lambito l'orecchio una melodia che ho poi rilanciato, chiedendomi come mai mi suonasse tanto familiare: ho pensato a vecchie trasmissioni radiofoniche, alle colonne sonore dei film, senza però riuscire a identificare un legame specifico. Poi mi è venuto in mente: quella canzone da piccolo la sentivo e la vedevo canticchiare, fischiettare e ballare dai miei genitori. Ora so che è un brano scritto nel 1939 da Alberto Domínguez e lanciato dall'orchestra di Xavier Cugat l'anno seguente. S'intitola Perfidia: trova qualcuno con cui ballarlo guancia a guancia lasciandosi accarezzare dal sorriso.

19 gennaio 2012

Radio web

In rete ce ne sono tantissime, grandi e piccole, a coprire praticamente tutti i gusti. Il giovedì dalle 20 alle 22 (tipo adesso), però, l'appuntamento che ti consiglio è quello con radio 2.0, l'unica che trasmette dalla Val Brembana, l'unica che ha al microfono Mikel (alias lo Sghembo, già Pallone d'Achille). Alterna musica, letture, cazzate, poesia, momenti cult, goduriosi brani da film... Insomma, non perdertelo il suo On The Mike (e se te lo perdi, ascoltalo in replica il venerdì dalle 16 alle 18).

18 gennaio 2012

Come ti vuoi

In giornate come queste, tra freddo e galaverna, tra smog e neve chimica(*), in cui ti svegli al buio e non vai oltre la semiluce prima che il buio di nuovo torni, in giornate come queste che sembrano condensarsi in un lungo crepuscolo poco respirabile, magari tenderesti a gettare la spugna e inchiocciolarti lungo la cupa spirale che gira a chiudersi; eppure, se ci pensi, quasi di sicuro puoi individuare qualche momento rilucente, dalle piccole soddisfazioni impreviste ai caldi contatti amichevoli, dal piacere di un pasto gustoso al tepore ritrovato, dal godimento prospettato alle risate condivise, dal discorrere affettuoso alle letture avvincenti, sì, puoi ripercorrere la sfilata degli istanti fino a riaccenderti incontrando in posti improbabili uno di quei sorrisi perfetti, capaci di bucare la nebbia; e raccontarlo, poi, a chi la nebbia la perfora anche solo attraversandola con la voce. Musica, un po', e buonanotte.

17 gennaio 2012

Link a voce e poi baci

Certe volte parlo a link. Intendo: non solo in rete. Me ne sono accorto anche oggi, chiacchierando a fine seduta con la logopedista, da cui sto andando per accelerare il completamento del recupero vocale e predisporre l'auspicato riavvio canoro, anche se quest'ultimo è un orizzonte che continua a spostarsi.
Mentre parlavamo del senso di impotenza che si patisce nei confronti della situazione generale e delle distorsioni del sistema finanziario globale, a voce le ho "linkato", descrivendolo, un grafico di xkcd: Money, che rende con precisione l'idea e la realtà degli scarti dimensionali tra i dollari e le migliaia, i milioni, i miliardi e i trilioni di dollari (se clicchi sull'immagine che si aprirà la potrai ingrandire a piacimento, percorrerne l'enormità e poi dirmi che effetto ti fa).
Poi però, siccome non mi voglio dar per vinto nemmeno di fronte all'ineluttabile, ho scoccato una scintilla di speranza con un altro link, quello al post di Sphera che parla dei cantieri e delle vie misteriose al fare.
Fare, nel nostro piccolo e nella nostra quotidianità, è quel che possiamo e che dovremmo. Pur senza dimenticarsi di essere.
Ah, la mia logopedista mi è stata simpatica fin dalla prima visita, quando la convinsi a prescrivermi dei baci sul suo ricettario ufficiale, baci terapeutici che erano stati promessi e che attendo di riscuotere ;-)

16 gennaio 2012

È così che va

A specchio a specchio a specchio a specchio, da lì a qua e di qui a là, è così che va il rimbalzo degli sguardi e delle identità tra due pupille che rimiran lo stupore da fusione dentro l'estasi dell'effusione, se questa è intera e vera. Specchio nero di pupilla, nero in campo variopinto, che s'abbevera d'effluvi e sensi che rimpiattano il mistero, di pelle in ghiandola tra ormoni e cuore. Ebbrezza, scintilla il vento di raggi rapiti e ti mi vedo, io/te, nuvola di palpiti. Buio. L'intreccio d'una caviglia e la mano che annulla i timori. Sarò nittalope, testimone di bellezza ritrosa. Musica. Parole di note, a specchio (a specchio).

15 gennaio 2012

È pur sempre gennaio

Stamattina all'alba, accompagnando a Cernusco sul Naviglio la Caju all'appuntamento con la sua squadra di rugby che oggi pesterà il fango in Emilia, abbiamo visto la galaverna e mi è tornato in mente un racconto (so che l'avevo già menzionato anni fa, ma non sono stato in grado di ritrovare il post).
Siccome il blog di urlandofuriosa in cui era apparso in origine sembra in dismissione o in transizione, l'ho recuperato e copiato sul tumblr: s'intitola Gelicidio.

14 gennaio 2012

Come un ventaglio

Ho già scritto che la mia visione del mondo è un "boh" entusiasta, ma di recente, addirittura, e senza un motivo particolare, percepisco il mondo come un ventaglio che si sta aprendo. Senza vederlo lo immagino come se sbocciasse, visualizzandolo sento come se crescesse la superficie dell'esistenza. Manto che respira, diaframma ispirato, costato che espande l'inspirazione, finché un giorno con la G maiuscola suonerà l'accordo giusto illuminando il Sol dell'avvenire. Quel giorno saprai che tutto era lì già da prima, nulla è mai sparito: solo, stava piegato e ripiegato, pronto come il mantice a soffiare sulle braci antiche, toccante come l'ampia fisarmonica, portata ad accompagnarne il ravvivarsi. Una spanna dopo l'altra si distende la visione di quel che è stato, è, sarà, non ora, non ieri, non ieri l'altro; non settimane né mesi né anni, ma fuori dal tempo.

* ...in time, over time, beyond Time

13 gennaio 2012

:-)

Dal sardonico umorismo di Mastroianni & Hart:
- Un regalo dal mio agente!
"Alcuni scrittori vengono apprezzati ancora di più dopo che hanno lasciato questo mondo."
- Carino. Cosa c'è nella scatola?
- Un cappio.
...alla levità della "micidiale logica stringente dei bambini" proposta da Frasistoriche:
Ilaria, guardando le iscrizioni sui morti in una chiesa dell’Alto Adige:
“Ma moriamo tutti vero?”
Mamma: “Certo, Ilaria”
Lei scrolla le spalle: “Be', non oggi!”, e se ne va.

"Non oggi": quello scrollare di spalle si tramuta qui in un respiro di sollievo per chi oggi è uscito indenne dall'anestesia chirurgica, l'ennesima nei suoi 80 anni.

12 gennaio 2012

Goduta basica

Come dice Giulia Blasi, contrariamente a quanto insegna il porno, per il buon sesso occorre innanzitutto l'ascolto, per capire come, cosa, quando e quanto.
In questo senso è davvero simile al tango, ballo in cui non puoi andare per conto tuo, perché o lo fai insieme o non esiste.
Certo che, in entrambi i casi, un minimo sindacale ci deve pur essere. E in entrambi i casi, la pratica condivisa è meglio, in tutti i sensi, di quella solitaria.

11 gennaio 2012

Storie di cuore

Chissà se era già tutto scritto, ogni battito e ciascuna tachicardia, respiro per respiro fino all'aritmia, un cuore jazzato che per diecimila volte al dì secondo l'holter si esibiva con l'Arte di Blakey o al Massimo di Roach. Troppo poco sonno e troppe birre scure, eccola spiegata la sincope cardiaca tardoadolescenziale. Lì per lì però, lì per lì non te n'accorgevi mica, non l'avresti mai saputo fino all'ultimo respiro se non fosse stato per quel dottorone antipatico che una volta all'anno si sbafava i tuoi cappelletti fatti in casa. Tutta colpa d'un certificato obbligatorio, per il nuoto o la palestra, e dall'auscultazione furon pletore di esami e visite, riesami e indagini e di nuovo visite, ma poi via, tutto cancellato in pochi anni, tutto azzerato: grazie al cordarone in dose minima e a quel dottorino dalle mani sudate, si tornò a battere in quattro regolare, niente balcanismi in petto. Questo, finché non tornò a bussar l'amor.

10 gennaio 2012

La forma delle nostre storie

Quel geniaccio di Kurt Vonnegut aveva tra gli altri il dono di saper essere sintetico fino alla brutalità (vedi le sue regole sulla scrittura). Grazie a una segnalazione di Mafe, lo ritrovo intento a illustrare la forma delle storie, stilizzando con grafici semplici e immediati alcuni modelli narrativi generali (l'originale in inglese, con la trascrizione della lezione che tenne alla lavagna nel 2005, si trova qui).

Saper vedere la forma delle cose è indispensabile in fase di creazione strutturata, ma risulta utile anche per una fruizione consapevole. Si tratta dunque di una qualità valida per la scrittura come per la lettura.
Se poi la lettura si estendesse alla realtà non alfabetica, tale capacità potrebbe servire da potente ausilio per la comprensione degli accadimenti e auspicabilmente per la loro progettazione. In altre parole, potrebbe esserci d'aiuto nel delineare un senso allorquando le campate del vivere si fanno più ampie rispetto al nostro passo quotidiano, come le pagine o i capitoli rispetto alle righe o ai singoli paragrafi.
Quante volte, per esempio, rimettere le cose in prospettiva contribuirebbe a lenire un dolore, a non scoraggiarsi per un'avversità, ad abbandonare stupide abitudini, a ritrovare il senso della misura e di quel che conta davvero?

Oh, bene, allora è tutto risolto! Eh, no: è sempre un po' più complicato di come sembra. Per averne conferma, basta seguire la lezione fino in fondo, con l'analisi dell'Amleto di Shakespeare a esemplificare la difficoltà di capirci qualcosa in questa vita, in cui non si sa nemmeno se considerare fortunato o sfortunato un dato evento. Tuttavia, direi, vale la pena provare a plasmarsela la propria storia, senza arrendersi alla rassegnazione di un finale mal scritto.
Come twitta Adamo Lanna: "se cominci a credere che nella tua vita non ci sia posto per il lieto fine hai di fatto abbandonato la sala". Riprendendone la metafora cinematografica, mi e ti dico: non rassegnarti mai, fino alla fine, anzi oltre, perché contano anche i titoli di coda.

09 gennaio 2012

Quel birichino di Chevalier

Qui di seguito, l'audio, il testo e la mia traduzione di una divertente canzone francese, assai godibile nell'interpretazione di Maurice Chevalier, attore e cantante negli anni trenta, ma abbastanza longevo da prestare la voce, qualche decennio più tardi, alla sigla degli Aristogatti.
Il brano, che ho sempre molto gradito, di recente mi aveva riattivato le sinapsi in seguito a un'analogia semantica tra un termine dialettale vicentino e un verbo francese qui impiegato.

L'ascolto mi ha permesso di correggere alcune imprecisioni delle versioni testuali che si trovano in rete:

Ah ! Si vous connaissiez ma poule (di Albert Willemetz - René Toche / Charles Borel-Clerc, 1938)

De Rochechouart jusqu'à Ménilmuche
De la rue de Lap' à la rue de la Gaité
Il y a pas une môme dans tout Pantruche
Qui avec la mienne puisse lutter
De tous les cotés quand on l'épluche
On ne trouve rien à lui reprocher
C'est un oiseau rare
Que Roi des veinards
J'ai eu le bonheur de dénicher

Ah ! Si vous connaissiez ma poule,
Vous en perdriez tous la boule
Marlène et Darrieux
N'arrivent qu'en deux
La Greta Garbo
Peut aller retirer son chapeau !
Ils n'en n'ont pas à Liverpoole
À New-York, à Honolulu,
De mieux foutu
Si vous la voyiez,
Vous en rêveriez !
Ah ! Si vous connaissiez ma poule

Ah ! Si vous connaissiez ma poule,
Vous en perdriez tous la boule
Ses petits seins pervers
Qui pointent au travers
De son pull-over
Vous mettent la tête à l'envers !
Elle a les jambes faites au moule
Des cheveux fous, frisés partout
Et tout et tout...
Si vous la voyiez,
Vous en rêveriez !
Ah ! Si vous connaissiez ma poule

Marguerite de Bourgogne auprès d'elle
N'avait que nib comme tempérament
Il faut l'entendre quand elle appelle
Son petit Momo au grand moment
Son corps frissonne d'une façon telle
Que la maison en tremble également
Et ça vous explique
Les secousses sismiques
Dont les journaux parlaient récemment

Ah ! Si vous connaissiez ma poule,
Vous en perdriez tous la boule
Ses baisers moelleux
Font dresser les cheveux
Ses baisers profonds
Vous font sauter jusqu'au plafond !
Il faut la voir quand elle roucoule
Et qu'on l'entend du fond de Passy
Crier: "Chéri!"
Ah, si vous la voyiez
Vous me la chiperiez !
Mais... vous ne connaîtrez pas ma poule


Ah, se conosceste la mia pollastrella

Da Rochechouart a Ménilmontant
dalla rue de la Paix fino alla rue de la Gaité
non c’è una sola fanciulla in tutta Parigi
che possa competere con la mia
Comunque la si prenda, anche a volerle fare le pulci
è impeccabile
È un uccello raro
che io, re dei fortunelli,
ho avuto la buona sorte di snidare

Ah, se conosceste la mia pollastrella
vi farebbe perdere la testa
Marlène Dietrich e la Darrieux
le cedono il passo
Greta Garbo
deve farle tanto di cappello
Roba del genere
non ce l’hanno a Liverpool
a New York, a Honolulu
Se la vedeste
ve la sognereste!
Ah, se conosceste la mia pollastrella

Ah, se conosceste la mia pollastrella
vi farebbe perdere la testa
I suoi piccoli seni perversi
che puntano attraverso
il pullover
fanno girare la capoccia!
Ha le gambe tornite alla perfezione
i capelli selvaggi, tutti arricciati
proprio dappertutto…
Se la vedeste
ve la sognereste!
Ah, se conosceste la mia pollastrella

Margherita di Borgogna al suo confronto
non aveva neanche un po’ di carattere
Bisogna sentirla quando al culmine
chiama il suo passerottino
Il suo corpo freme in maniera tale
da far tremare anche la casa
il che spiega
le scosse sismiche
di cui parlavano di recente i giornali

Ah, se conosceste la mia pollastrella
vi farebbe perdere la testa
I suoi baci vellutati
fanno rizzare i capelli
i suoi baci profondi
fanno zompare fino al soffitto!
Bisogna vederla quando tuba
e quando la si sente fin da Passy
gridare: “Tesoro!”
Ah, se la vedeste
me la soffiereste!
Ma... voi non conoscerete la mia pollastrella

08 gennaio 2012

Come lucine colorate

Saper godere del bello è un modo per onorare l'universo, una sorta di preghiera vivente. Un po' come gustarsi fino in fondo un bel piatto di tagliatelle fatte in casa e rivolgere un gaudente complimento a chi le ha preparate. "Preghiera", dunque, intesa nel senso di rendere grazie, anche quando non si sa bene a chi. Un'emissione di piccoli bagliori di gioia che si accendono qua e là nel mondo, rilucendo per poco e a momenti alterni dal buio, ma senza smettere di farlo finché ogni cosa è illuminata.

07 gennaio 2012

Quesiti al volo

E chissà, dimmelo se lo sai, chi lo può sapere, chi, se mentre battevo il sopracciglio sul ghiaccio già ti pensavo. Chissà, e se lo sai dimmelo, ora puoi, dai, chissà se era già tutto scritto, ogni battito e ciascuna tachicardia, respiro per respiro fino all'aritmia e alla sua successiva scomparsa. E anche tutto il resto, tutto quanto, ma tutto quanto trasvola in un fiato, come cieli mutanti in visione accelerata e il playback si vede solo da lontano, stando quassù. No che non ho paura, se non mi molli; volare è bello nei sogni e anche nella realtà... Come sarebbe a dire, quale realtà? Beh, non posso esserne certo se tu metti in dubbio ogni cosa, ma non approfittarti del mio umano smarrimento e piuttosto rispondi ai quesiti, è una vita che cercano risposte! Non fare anche tu come quell'altro tuo compare alato, che ti raccoglie dal tunnel blu con mano grande e calda, ma t'impalma nel paradosso chiedendoti: Tra destino e libero arbitrio, cosa scegli? per poi scagliarti di nuovo, senza attendere replica né scioglierti il dubbio, tra i flutti del quotidiano annaspare. No, non mi sto lamentando, sono comunque lieto di essermi fatto dei giri nell'incredibile; è che, lo ammetto, mi ci ero affezionato, al sublime, lasciandovi ogni volta brandelli di me oltre al desiderio. Va be', ho capito, sono pronto a rituffarmi, anzi, lo voglio: Decido che sia come sia.

06 gennaio 2012

Sapore di sapere

Il gelato che si scioglie è l'immagine del mondo per la persona ansiosa, per chi pensa di dover cogliere al volo quell'unica occasione, talmente straordinaria da essere per forza, di sicuro, indubbiamente irripetibile.
La sedimentazione è il contrario del gelato che si scioglie. I fenomeni geologici richiedono tempo, anzi, se lo prendono direttamente: succedono perché è così che vanno le cose, ciclicamente, ma sempre diverse a ogni ciclo.
In effetti, quello che davvero conta non sparisce per un po' di attesa, inoltre si sa che le cose belle sono lente*. Tuttavia, se rimarcare tutto ciò denota certamente saggezza, è un fatto che il sapore del gelato rimanga migliore di quello delle rocce, anche di quelle metamorfiche.

(*)

05 gennaio 2012

La kalza?!

Se vuoi coltivare l'illusione magica nei bambini, la calza la devi far appendere vuota la sera prima. Dev'essere di lana e la dovranno trovare piena il mattino seguente. Preferibilmente, piena non solo di dolciumi preconfezionati, ma anche di quelli sfusi, oltre a qualche agrume e a un po' di noci, in modo da conferire una certa varietà all'insieme, ma soprattutto per concretizzare un contrasto cromatico e tattile, per mischiare e avvicinare i mondi natura e cultura o almeno i loro simulacri. Evita per favore le pseudocalze già pronte, non hanno senso: per la festa dell'apparizione, o giochi il gioco fino in fondo, o è meglio lasciar perdere. Se non hai un camino, andrà benissimo la cappa. Quella della cucina, però, non quella dell'alfabeto!

04 gennaio 2012

Silenzio, si gira!

Un bel tacer non fu mai scritto, diceva quello, e invece sì: sui cartelli di un film muto, per esempio. Specialmente se muto lo è per scelta, come succede a The Artist di Michel Hazanavicius, produzione del 2011 che ambienta il suo bianco e nero a cavallo tra gli anni venti e trenta del secolo scorso, quelli che videro l'avvento del sonoro sul grande schermo.
L'intreccio è metanarrativo, visto che s'impernia sulle alterne fortune di un divo del muto che rifiuta di conformarsi al nuovo mezzo espressivo. Non mancano i risvolti drammatici né quelli amorosi, ma colpisce la capacità di coinvolgimento esercitata da vicende che sfiorano l'ingenuità, quasi stilizzate, raccontate con nettezza e garbo intransigenti.
In questo, oltre alla bravura degli interpreti, un ruolo essenziale è svolto dalla colonna sonora: quella dei pochissimi rumori sapientemente utilizzati e quella delle musiche composte da Ludovic Bource, perfette nel sottolineare l'azione e gli umori o addirittura nel creare il pathos, rafforzando il patto di credulità tra autore e spettatore, di cui catturano la condiscendenza amplificando splendidamente l'efficacia della rappresentazione.

03 gennaio 2012

Golussuria

In settimane tradizionalmente cariche di sovracibarie, una domanda si fa preghiera si fa richiesta si fa imperativo doppio per erotici golosi: cibaciamoci! (nuovo lemma su Lessico da amare)

02 gennaio 2012

Fuori i secondi

Il Capodanno ce l'avrà un Vice? Se così fosse, giustificherei più facilmente questa difficoltà a riprendere il ritmo, a rituffarsi nelle cose da fare, da fare per sopravvivere nell'immediato e per guadagnarsi più avanti i tuffi nel blusalato che mancano da troppo.
Dopotutto, mi dico, quest'anno c'è o non c'è un giorno in più? Sì, vero, però bruciarselo subito non è saggio, e il giorno in più a regola sarebbe il ventinove del secondo mese. Allora dacci dentro, o dacci sotto, o dacci con la preposizione che preferisci, ma dacci senza pensare che è lunedì e che per quanto tu la prenda alla Leggera, il lunedì la testa ti vacilla...

01 gennaio 2012

Duemilaedodici!

per giorni meravigliosi a venire
per giorni trascorsi da
comprendere ed amare


Sarà pure importante come inizia, d'accordo, ma lo è altrettanto come continua: fa' dunque in modo che l'anno sia bello giorno per giorno. E se un giorno sembra non andar bene, ricordati qualche parola saggia, vedrai che ripercorrerla ti aiuterà.
Poi c'è sempre lo sfizio di sapere come andrà a finire (sfizio molto popolare, per chi ricorda il Giudizio Universale di Cuore), anche se in verità non ci credo alla storia della fine del mondo.
Insomma: comunque la mettiamo, anche stavolta vale la pena andare avanti e mettere insieme le voci, squadrarsi gli sguardi, lambire i ricordi condivisi, esplorare i desideri e gli auspici, respirare il respiro, godersi il sorriso.

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Le parole lassù me le aveva dedicate Ale D'Agostino firmandomi il suo libro Giorni.

31 dicembre 2011

Serie semiserie

Tre due uno zero sembra un conto alla rovescia, ma son solo le cifre che servono e che bastano a comporre la data odierna. Domani ne avanzerà una.
Zero uno uno due tre cinque otto eccetera è una serie seria che va all'insù formando spirali e un sacco di cose che non saprei, non ricordo, non capisco, ma ammiro come parte dello spirito, aurea sezione che sta tra la mente e l'anima.
Uno due sei nove va anch'essa all'insù, ma si ferma lì, o meglio parte in uno slego grezzo datato settantotto, divertente se non devi prendere un treno.

Invece stasera, si sa, a un certo punto capiterà a moltissimi di incappare nell'eterno tormentone a e i o u (ipsilon). Per quanto mi riguarda, spero di evitare per una volta Disco Samba, anche perché #aeiouy l'ho già incontrato nella sua versione più interessante grazie a Year In Hashtag, di cui prestissimo sarà pubblicata in rete la versione in inglese.

Nel frattempo, da qualche parte, è già domani. Auguri!

27 dicembre 2011

Albero digitale

Poco prima che iniziassero le festività, laVale mi ha chiesto: "Che cosa vorresti trovare sotto l’albero digitale per il futuro tecnologico dei tuoi figli?"
La mia risposta, insieme a quelle di altri genitori presenti in rete, è pubblicata nel vodafone lab.

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Precedenti: un'intervista di qualche mese fa.

25 dicembre 2011

Natale

Dopo una lunga e bella giornata conviviale (nel senso affettivo e in quello alimentare), tornando a casa insieme ai cuccioli (uno di quei privilegi di cui t'accorgi quando ti manca) ascoltavo su Radio Popolare una trasmissione che tramite la musica parla anche di carceri.
Dal contrasto mi è tornato in mente (anche questo tra parentesi) un pezzo comparso un anno fa nella raccolta Post sotto l’albero 2010 e lo voglio riportare qui sotto. Auguri a tutti.
Sorvegliato speciale di wild

In molti luoghi, ai quali difficilmente pensiamo se non perché direttamente coinvolti, il Natale è un sorvegliato speciale. Durante tutte le feste ma soprattutto durante il Natale nelle comunità, nelle carceri, nelle case di cura esplodono le crisi più grandi, più difficili e dagli esiti, a volte, irreparabili e fatali. Lo sanno bene gli operatori del settore che durante i periodi festivi affinano i sensi e la vista, pronti a captare anche il più piccolo mutamento di umore. Ma quale sortilegio racchiude in sé questa ricorrenza, quale turbamento scatena e quali fantasmi evoca? Certo la gente fuori si circonda di persone care, prepara ricchi pasti e preziosi doni, accende luci e addobba la casa, tutto per esorcizzare lo spirito del Natale, ma chi è solo si trova inevitabilmente faccia a faccia con il sorvegliato speciale, e di conseguenza costretto ad affrontarne tutta l’essenza, confrontandosi con la sua anima, con la propria anima. Buon Natale anima mia.
Auguri anche in musica, con la sigla da cui la trasmissione prende il nome: Jailhouse Rock (nell'interpretazione dei Blues Brothers).

21 dicembre 2011

Zappa che ti passa

Nella sterminata produzione zappiana, sono pochissimi ad avere ascoltato (quasi) tutto. E anche tra i brani più noti si scopre sempre qualche lacuna. C'è un pezzo, per esempio, che credo di avere sentito per la prima volta non su vinile o altro supporto, ma eseguito su un palco... dalla mia band.
Con i Blubaluba (genere soul, funky, R&B) stavamo suonando a una festa e qualcuno del pubblico ardì chiedere "qualcosa in tre quarti". Ivan (il trombettista) impose un 3/4 che s'intitola "benedetto sollievo". Poi ricominciammo con il nostro consueto repertorio.

Blessed Relief (Frank Zappa), da The Grand Wazoo, 1972

17 dicembre 2011

Ieri alla coop

Alle elementari avevamo fatto un lavoretto, in gesso: tra i calchi disponibili avevo scelto una scoiattolina, poi l'avevo dipinta con le tempere (marrone per il pelo, azzurro intenso per gli occhi, nero per le pupille, giallo per il fiorellino che le ornava il ciuffo). Non riuscendo a disegnarle la bocca, chiesi aiuto alla maestra, che dipinse delle labbra rosse bellissime.
Belle come quelle di una signora vista ieri mentre facevo la spesa. Così ho pensato di avvicinarmi e raccontarglielo. "Che storia, grazie!" è stata la sorridente reazione. Poi sono andato in cassa a pagare.

16 dicembre 2011

Tanda

Fare le cose senza pensare è dannoso se significa superficialità: a prevalere è il bambino egoista e maldestro, in cui goffaggine e ignoranza fanno a gara; le conseguenze sono negative per sé e per gli altri, talvolta nell'immediato e quasi sempre a medio o lungo termine. I danni sono materiali, morali, psicologici e sociali.

Fare le cose senza pensare è virtuoso se significa leggerezza: a prevalere è il bambino dallo sguardo limpido, con la luce nei gesti e il sapere naturale; le conseguenze sono benefiche per sé e spesso graziose per gli altri, sicuramente nell'immediato, e in qualche rara combinazione, sotterraneamente, anche a lungo termine. In tal caso, il bagliore rischiarerà più o meno vagamente memorie lontane e il mondo si arricchirà di qualche sorriso.

Fare le cose senza pensare è prezioso se la leggerezza è conquistata dopo un apprendimento: a prevalere è l'adulto entusiasta, che senza impigrirsi si è rimesso in gioco, pronto ad approfondire o addirittura a ripartire da zero in pratiche nuove o inusitate. Così accade, per esempio, nella musica: l'esecuzione va dimenticata per poter giungere all'interpretazione ed è in quel momento che se ne gode e se ne fa godere. Lo so, l'ho saputo. E così, spero, accadrà anche per il tango, prima o poi.

08 dicembre 2011

Dieci cose

Qualche giorno fa lo Splendido mi ha chiesto di scrivere le dieci cose importanti per me. Ho subito messo giù degli appunti così come mi venivano, poi quando ho riaperto il file gliel'ho mandato senza modifiche sostanziali. Ora che le hanno pubblicate, rileggendole mi ci riconosco, per cui posso ribadire che è bene nonché efficace esprimere le proprie preferenze a bruciapelo.

Eccoti dunque Le dieci cose importanti per Zu.

P.S.: ci sono già diversi contributi, identificati dall'etichetta le dieci cose.

Aggiornamento

In seguito a una conversazione telefonica, mi sono accorto che il link qui sopra non funziona più e che non mi ricordavo quali fossero le "10 cose".
Poi mi son reso conto che da qualche parte doveva esserci l'e-mail mandata allo Splendido e così le ho recuperate. Eccole, qui sotto, nell'ordine sparso in cui le avevo scritte allora:

Non perdere la speranza e saperla trasmettere.

Essere vivo nel ricordo altrui e saper ricordare.

I miei figli.

La musica: da ascoltare, da sentire, se possibile anche da cantare.

Avere sempre voglia di spassarsela e di condividere esperienze e divertimento.

Continuare a intessere reti relazionali, nutrire le vie vecchie e nuove della comunicazione.

Scrivere, almeno ogni tanto, almeno un po’, per fissare in parole il divenire e magari anche per evolvere.

Non smettere di imparare: considerare la curiosità un valore e chiedersi di quando in quando Quand’è l’ultima volta che hai fatto una cosa per la prima volta?

Leggere, per perdersi e per ritrovarsi.

Gli affetti e gli amori, le gioie e perfino i dolori.

30 novembre 2011

NavigAbilità

La genialata di Tom Sawyer con la staccionata da ridipingere, omaggiata dall'odierno disegnino di Google che celebra il compleanno di Mark Twain*, è perfetta metafora dell'opera di sfruttamento del contenuto prodotto dagli utenti da parte delle varie piattaforme liberamente fruibili on-line. Noi, comunque, ci siamo divertiti e ci divertiamo a ridisporre i pixel, finché dura il mondo elettrico.

--
* lo pseudonimo, secondo Samuel Langhorne Clemens, derivava da una convenzione marinaresca per segnalare la profondità di sicurezza per i battelli a vapore nelle acque fluviali.

17 novembre 2011

Senza rete

Credo di sapere quando fu che mi spiacque scoprire che le cose finiscono. Dev'essere stato da bambino, con la tivù ancora in bianco e nero, senza telecomando e con soli quattro canali (primo, secondo, svizzera e capodistria). La triste scoperta dev'essere avvenuta proprio tramite la programmazione televisiva, o perlomeno questo è quanto la memoria emotiva ha archiviato e conservato, in quel modo vago e incisivo delle immagini sincretiche in grado nei sogni di comunicarci fulminee l'esatta istantanea del nostro stato d'animo, o d'anima, lampo intraducibile in parole se non a prezzo di lunghissimi e circonvoluti racconti, frustrati dall'assenza di simultaneità nel dire.

Dev'essere andata così: c'era un ciclo di trasmissioni, tipo forse Senza rete, che scandiva rassicurante l'apparente incuranza dei riti scontati. Le seguivo, magari con modesto coinvolgimento, probabilmente con un certo piacere. Poi un giorno, o piuttosto una sera, mi fu annunciato che la consuetudine settimanale si sarebbe interrotta, perché quella era l'ultima puntata. Che fosse l'ultima in assoluto o che si trattasse dell'interruzione stagionale, nulla cambia, giacché immutato fu per me allora il colpo, uno choc che evidentemente travalicava il fatto in sé, per avviluppare invece nel suo manto nebuloso l'intero tessuto del vivere.

Il punto era, è: le cose finiscono. Le situazioni non durano per sempre. Le esperienze non sono riavvolgibili. Bellezza, piacevolezza e tranquillità non sono sicure né controllabili. Sì, d'accordo, lo so, lo sai, poi c'è un'altra stagione, oppure ci sono altre cose, e pure nuovi inizi, ma. Il chiodino del piccolo lutto un buchino lo lascia comunque, il chiodo grande potrebbe addirittura martoriare. E allora? Beh, almeno aver cura di non lasciarli arrugginire: non rimanere mai, mai sulla croce, specialmente se sotto la pioggia. Ah, e fischiettare.

--
P.S.: la canzone l'avevo già linkata (e sorrido).

01 novembre 2011

Spaziotempo

Sfrecciando nel tempo i luccichii si moltiplicano e via passano velocissimi, troppo, nell'apnea della meraviglia, gli occhi spalancati quanto la bocca, sguardo d'emozione sgranata, la pelle del viso slabbrata con impeto dal vento spaziale. Nemmeno gli occhi della mente riescono a farsi capienti abbastanza da cogliere ognissantacosa, lambiscono appena ciuffi inattesi, accenni e sensazioni, riflessi di semiobliati rimasugli, eppure atti a scuotere elettricamente la linfa tutta.

Sfrecciando avanti e indietro nel tempo ti cerco e dimentico di cercarmi, come Silver Surfer ma senza superpoteri, tra i ghiacci siderali delle enormi distanze e il cuore di magma dei doni affettivi, incandescente riserva che brucia e carbura. Ognora. Allora riscocca la freccia del tempo, da lì a qui e ora. Nell'ambra la scia che riporta il passato al futuro, carezza al sorriso di un'ombra, nostalgia dell'essere petalo, e schiudersi a una luce che sfiora.


a cura di Giulio Pianese

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