Ecco il nuovo indirizzo del blog collettivo Zu-ppa-zu-ppa–ppa (in rete dal gennaio 2003), recuperato in extremis grazie all'intervento di occhivispi prima della definitiva chiusura di Splinder.
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Grazie mille anche a chi ha offerto aiuto e disponibilità rispondendo all'appello nei commenti o in privato.
31 gennaio 2012
30 gennaio 2012
Nostalgia del futuro
Certe volte verrebbe da pensare quanto possa essere utile e bello disporre di un backup della nostra vita. Una copia di riserva per essere sicuri di saperne ripercorrere tutti i momenti e gli intrecci. Poi però ci si rende conto che non sarebbe comunque l'originale e che non ha senso fermarsi ai miraggi. Meglio cercare un'oasi, ove ombra d'ambra sia a dissetare i sensi.
29 gennaio 2012
Anish Kapoor
Apprezzamento estetico, esperienza sensoriale, escursione metafisica, segmento di tragitto nella conoscenza di sé e nella reinterpretazione della realtà: tutto questo, che idealmente potrebbe contraddistinguere un capolavoro artistico, si trova, anzi si vive nell'opera di Anish Kapoor.
Visto che la mostra è stata prorogata fino al 31 gennaio 2012, la sua installazione Dirty Corner rimarrà esposta alla Fabbrica del vapore di via Procaccini 4 a Milano ancora per qualche giorno.
Puoi guardarla, entrarci, ascoltarne i riverberi sonori, che comprenderanno i tuoi. L'ho fatto ieri sera, lasciandomi suggestionare senza filtri, senza approfondimenti preventivi né informazioni precise e ha funzionato.
Poi sono entrato nella saletta di proiezione, dove ho seguito il video di 22 minuti realizzato da Christina Clausen, in cui è l'artista stesso a presentarsi, illustrando le sue sperimentazioni e i risultati materiali e immateriali che ne derivano ("il conoscere passa attraverso il fare").
La sua è arte vera, con valore estetico e cognitivo, arte connessa alla sua fruizione sociale, prodotto concettuale che s'innesta nella realtà generando godimento e sapere aggiunto, mistero e intuizione.
Alla fine ho ripercorso il tunnel e arrivato in fondo ho canticchiato una canzone rivolto a quel grembo buio. Ho sorriso ascoltando la mia voce rimbalzare e pervadere tutto quanto. Si sentiva da tutte le parti, mi hanno detto.
Visto che la mostra è stata prorogata fino al 31 gennaio 2012, la sua installazione Dirty Corner rimarrà esposta alla Fabbrica del vapore di via Procaccini 4 a Milano ancora per qualche giorno.
Puoi guardarla, entrarci, ascoltarne i riverberi sonori, che comprenderanno i tuoi. L'ho fatto ieri sera, lasciandomi suggestionare senza filtri, senza approfondimenti preventivi né informazioni precise e ha funzionato.
Poi sono entrato nella saletta di proiezione, dove ho seguito il video di 22 minuti realizzato da Christina Clausen, in cui è l'artista stesso a presentarsi, illustrando le sue sperimentazioni e i risultati materiali e immateriali che ne derivano ("il conoscere passa attraverso il fare").
La sua è arte vera, con valore estetico e cognitivo, arte connessa alla sua fruizione sociale, prodotto concettuale che s'innesta nella realtà generando godimento e sapere aggiunto, mistero e intuizione.
Alla fine ho ripercorso il tunnel e arrivato in fondo ho canticchiato una canzone rivolto a quel grembo buio. Ho sorriso ascoltando la mia voce rimbalzare e pervadere tutto quanto. Si sentiva da tutte le parti, mi hanno detto.
28 gennaio 2012
Dimmi di sci
Non è certo un tormento
sciar nella tormenta
sebbene sia veloce
la pista che era lenta
Mi beo di questo spasso
sciando a più non posso
e al Passo della Croce
non mi spaventa il rosso
La neve intanto cade
ma dove vuoi che vada
ammanta tutto quanto
è quella la sua strada
Sulla vallata affaccio
coi fiocchi sulla faccia
e ne respiro il canto
che tanto mondo abbraccia
La cima è una pagoda
la vista mia ne gode
una magia soffusa
e la risata esplode
Però mi manca il sole
stanotte dormo solo
e senza le tue fusa
è come stare al polo
sciar nella tormenta
sebbene sia veloce
la pista che era lenta
Mi beo di questo spasso
sciando a più non posso
e al Passo della Croce
non mi spaventa il rosso
La neve intanto cade
ma dove vuoi che vada
ammanta tutto quanto
è quella la sua strada
Sulla vallata affaccio
coi fiocchi sulla faccia
e ne respiro il canto
che tanto mondo abbraccia
La cima è una pagoda
la vista mia ne gode
una magia soffusa
e la risata esplode
Però mi manca il sole
stanotte dormo solo
e senza le tue fusa
è come stare al polo
27 gennaio 2012
La memoria non sfuma
Maus di Art Spiegelman è un romanzo a fumetti molto particolare: racconta l'Olocausto attraverso la biografia del padre dell'artista, ebreo polacco sopravvissuto ad Auschwitz, da lui intervistato.
Gli ebrei sono raffigurati come topi umanizzati, i nazisti sono gatti (disumani), i (kapò) polacchi maiali, gli americani cani. La storia è molto efficace, pregnante, bella nella sua drammaticità, autentica nell'evitare edulcorazioni: capace di mostrare, accanto all'assurdità dell'orrore complessivo, le piccole meschinità presenti in tutti gli esseri umani in difficoltà, dunque anche nelle vittime.
Fino al 5 febbraio 2012, l'opera è presentata in 26 pannelli esposti alla mostra "I Fumetti della Memoria: Maus e Giorgio Perlasca", aperta allo Wow Spazio Fumetto in viale Campania 12 a Milano, infoline 02-49.52.47.44, ingresso gratuito.
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Ah, siccome certi deficienti credono di lavarsi la coscienza ascrivendo ogni atrocità "agli altri", non trascuriamo in guardare la sozzura in casa nostra, ricordando i campi di concentramento italiani: quelli di Fossoli, Bolzano, Trieste (Risiera di San Sabba) e tutti gli altri.
Senza dimenticare la vergogna delle leggi razziali, emanate da Mussolini nel 1938 e accettate o comunque non abbastanza contrastate da noi "Italiani-brava-gente", forse perché nessuno aveva ancora meditato su parole come queste:
Als die Nazis die Kommunisten holten, / habe ich geschwiegen; / ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, / habe ich geschwiegen; / ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, / habe ich nicht protestiert; / ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, / habe ich nicht protestiert; / ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten, / gab es keinen mehr, / der protestieren konnte.
Gli ebrei sono raffigurati come topi umanizzati, i nazisti sono gatti (disumani), i (kapò) polacchi maiali, gli americani cani. La storia è molto efficace, pregnante, bella nella sua drammaticità, autentica nell'evitare edulcorazioni: capace di mostrare, accanto all'assurdità dell'orrore complessivo, le piccole meschinità presenti in tutti gli esseri umani in difficoltà, dunque anche nelle vittime.
Fino al 5 febbraio 2012, l'opera è presentata in 26 pannelli esposti alla mostra "I Fumetti della Memoria: Maus e Giorgio Perlasca", aperta allo Wow Spazio Fumetto in viale Campania 12 a Milano, infoline 02-49.52.47.44, ingresso gratuito.
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Ah, siccome certi deficienti credono di lavarsi la coscienza ascrivendo ogni atrocità "agli altri", non trascuriamo in guardare la sozzura in casa nostra, ricordando i campi di concentramento italiani: quelli di Fossoli, Bolzano, Trieste (Risiera di San Sabba) e tutti gli altri.
Senza dimenticare la vergogna delle leggi razziali, emanate da Mussolini nel 1938 e accettate o comunque non abbastanza contrastate da noi "Italiani-brava-gente", forse perché nessuno aveva ancora meditato su parole come queste:
Als die Nazis die Kommunisten holten, / habe ich geschwiegen; / ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, / habe ich geschwiegen; / ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, / habe ich nicht protestiert; / ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, / habe ich nicht protestiert; / ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten, / gab es keinen mehr, / der protestieren konnte.
Martin Niemöller (1892 – 1984)
Quando i nazisti vennero per i comunisti,
io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici,
rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti,
io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei,
rimasi in silenzio;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me,
non era più rimasto nessuno
che potesse far sentire la mia voce.
26 gennaio 2012
Più che un post, un appello
Tra pochi giorni, il 31 gennaio, Splinder chiuderà. Su quella piattaforma, aperta sul finire del 2002, sbarcai a gennaio 2003 su loro richiesta. Era gestita da un manipolo di giovanotti in gamba: riuscirono a creare l'alternativa italiana a blogspot e furono di fatto corresponsabili dell'incremento numerico di bloggatori nel nostro paese. Siccome avevo già un blog personale (dal 5 luglio 2002), pensai di aprirne colà uno collettivo e nacque Zu-ppa-zu-ppa--ppa (La tavolata), che annunciai così.
Ora, è pur vero che tutto passa, ma mi dispiacerebbe che tutto quanto andasse perduto, anche perché, soprattutto nei primi anni di vita, quel convivio telematico registrò una notevole vivacità, con tanto di insigni partecipazioni nell'ambito dell'italica blogselva. Quindi, se sai come fare e ti va di aiutarmi a salvare il tutto trasmigrando (su wordpress o su blogspot, come ti viene meglio), fammi un fischio via e-mail, grazie.
Ora, è pur vero che tutto passa, ma mi dispiacerebbe che tutto quanto andasse perduto, anche perché, soprattutto nei primi anni di vita, quel convivio telematico registrò una notevole vivacità, con tanto di insigni partecipazioni nell'ambito dell'italica blogselva. Quindi, se sai come fare e ti va di aiutarmi a salvare il tutto trasmigrando (su wordpress o su blogspot, come ti viene meglio), fammi un fischio via e-mail, grazie.
25 gennaio 2012
Vals di baci
Ballare il tango vals senza esserne capaci è particolarmente frustrante: il 3/4 innesca automaticamente la voglia di far girare la dama; tuttavia, non sapendo come fare, il principiante si limita ad abbozzare i soliti passi, adeguandoli al tempo ma senza riuscire a interpretare la musica in modo degno o almeno sufficiente.
Un po' come quando, ai tempi delle elementari, giocando a nascondino in cortile ci si rifugiava nelle cantine del palazzo, sia per non essere visti da chi "stava sotto", sia per approfittare dell'intimità e baciarsi sulla bocca con la bambina di turno. Sulla bocca come vedevamo nei film, incuriositi e un po' emozionati. Solo che dopo un po', non sapendo il fatto della lingua, ci si scocciava del pur gradevole contatto labiale e si tornava a giocare, magari con un "liberi tutti" quasi fuori tempo massimo.
È consolatorio il pensiero che se abbiamo imparato a baciare, potremo imparare anche a muovere i passi giusti. O no?
--
Sintesi musicale: Edgardo Donato, Con tus besos
("coi tuoi baci la vita è più bella", dice)
Un po' come quando, ai tempi delle elementari, giocando a nascondino in cortile ci si rifugiava nelle cantine del palazzo, sia per non essere visti da chi "stava sotto", sia per approfittare dell'intimità e baciarsi sulla bocca con la bambina di turno. Sulla bocca come vedevamo nei film, incuriositi e un po' emozionati. Solo che dopo un po', non sapendo il fatto della lingua, ci si scocciava del pur gradevole contatto labiale e si tornava a giocare, magari con un "liberi tutti" quasi fuori tempo massimo.
È consolatorio il pensiero che se abbiamo imparato a baciare, potremo imparare anche a muovere i passi giusti. O no?
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Sintesi musicale: Edgardo Donato, Con tus besos
("coi tuoi baci la vita è più bella", dice)
24 gennaio 2012
Impara l'arte e imparane un'altra
Tutto quello che impari ti potrà servire. Quando insegno, ripeto questa frase agli studenti scettici o recalcitranti. Lo faccio perché ci credo: la vita è lunga e se non è lunga è larga e comunque non puoi prevedere cosa ti succederà e che cosa ti troverai a fare, né con esattezza se una capacità ti sarà meno utile di un'altra.
Per esempio, quando alla scuola interpreti ci obbligarono a imparare a battere a macchina, consideravo con una certa sufficienza la dattilografia; invece, scrivere usando 10 dita si sarebbe poi rivelato essenziale per il mio lavoro (traduzioni, revisioni, scrittura a comando), non tanto per la velocità (c'è chi si vanta di battere velocissimo usando due o quattro o sei dita), ma perché solo in questo modo è possibile farlo senza guardare la tastiera.
L'altro punto è che considero un valore la voglia di imparare qualcosa di nuovo e trovo che riuscire a trasmettere a qualcuno un briciolo di curiosità in più per il mondo sia il primo indispensabile successo didattico.
Per esempio, quando alla scuola interpreti ci obbligarono a imparare a battere a macchina, consideravo con una certa sufficienza la dattilografia; invece, scrivere usando 10 dita si sarebbe poi rivelato essenziale per il mio lavoro (traduzioni, revisioni, scrittura a comando), non tanto per la velocità (c'è chi si vanta di battere velocissimo usando due o quattro o sei dita), ma perché solo in questo modo è possibile farlo senza guardare la tastiera.
L'altro punto è che considero un valore la voglia di imparare qualcosa di nuovo e trovo che riuscire a trasmettere a qualcuno un briciolo di curiosità in più per il mondo sia il primo indispensabile successo didattico.
23 gennaio 2012
Good-bye, David
Tanti anni fa, a proposito dei colleghi traduttori appartenenti alla mailing list Langit (da me frequentata per parecchi anni in passato), scrivevo di un'allegra brigata che nell'ubiquità si fa fulgido esempio di commistione, coabitazione di differenze negli atteggiamenti e nell'essere, nella comunicazione con l'altro e nella percezione del mondo. Dei veri meticci culturali, della cui amicizia sono orgoglioso.
Oggi ho saputo che uno di loro, David Henderson, non c'è più. Nel tentativo di contrastare il gelo che mi ha pervaso nell'apprendere la notizia della sua morte, ho scritto dopo tanto tempo un messaggio in lista:
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Ne scrivono anche:
- Gianni Davico, David Henderson, in memoriam e David, il commiato
- Maria Cristina Caimotto, Un ricordo di David Henderson
Oggi ho saputo che uno di loro, David Henderson, non c'è più. Nel tentativo di contrastare il gelo che mi ha pervaso nell'apprendere la notizia della sua morte, ho scritto dopo tanto tempo un messaggio in lista:
David è stato una persona preziosa: impeccabile a livello professionale (ho avuto la fortuna di collaborare con lui in diverse occasioni), propositivo nelle interrelazioni (uno dei migliori esempi di partecipazione utile nelle varie liste), simpaticissimo nei momenti conviviali (ripercorro con la memoria i primissimi raduni di Langit e sono ricchi di risate e discorsi, nonché di ottimi brindisi), capace in ogni occasione di mettere la sua intelligenza e l'acume analitico al servizio di ogni conversazione (anche una telefonata amichevole si arricchiva delle sue analisi socio-economico-culturali sull'ambito professionale e cittadino, di cui aveva colto in anticipo l'effervescenza). Per come l'ho conosciuto, David è uno che ha saputo vivere con gusto l'esistenza e la parola.Condividere il dolore è servito a sgelarmi, ma ravvivando il ricordo è subentrata l'incredulità.
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Ne scrivono anche:
- Gianni Davico, David Henderson, in memoriam e David, il commiato
- Maria Cristina Caimotto, Un ricordo di David Henderson
22 gennaio 2012
Qualcuno si può vergognare
Esiste un termine tedesco, fremdschämen, che significa "sentirsi in imbarazzo per qualcun altro" (lo scoprii grazie a Urri). Un sentimento che in alcune persone è talmente amplificato da manifestarsi in modalità esorbitante anche alla visione di un film: per esempio, assale mio figlio quando assiste alle figuracce di Coliandro e devasta la mia (ex)cognata davanti ad alcuni personaggi interpretati da Peter Sellers (Clouseau e Hrundi V. Bakshi).
In questi casi, vedere insieme una commedia sarà doppiamente piacevole non solo per il noto effetto della condivisione, ma perché le reazioni di tali spettatori innescheranno un ulteriore divertimento (ignoro se sia già stato coniato un nuovo termine tedesco per definirlo). Così è stato ieri sera guardando in dvd lo spassoso Nessuno mi può giudicare, di Massimiliano Bruno. Se non l'hai visto, mi sento di consigliartelo, perché nell'evoluzione delle vicende c'è una miscela riuscita di satira, verità e buoni sentimenti. Verità come quella delle fiabe, nel senso inteso da Italo Calvino.
Su youtube si trova l'inizio del film, una decina di minuti che oltre a comprendere una delle scene cult con Rocco Papaleo, definiscono immediatamente toni e situazione.
In questi casi, vedere insieme una commedia sarà doppiamente piacevole non solo per il noto effetto della condivisione, ma perché le reazioni di tali spettatori innescheranno un ulteriore divertimento (ignoro se sia già stato coniato un nuovo termine tedesco per definirlo). Così è stato ieri sera guardando in dvd lo spassoso Nessuno mi può giudicare, di Massimiliano Bruno. Se non l'hai visto, mi sento di consigliartelo, perché nell'evoluzione delle vicende c'è una miscela riuscita di satira, verità e buoni sentimenti. Verità come quella delle fiabe, nel senso inteso da Italo Calvino.
Su youtube si trova l'inizio del film, una decina di minuti che oltre a comprendere una delle scene cult con Rocco Papaleo, definiscono immediatamente toni e situazione.
21 gennaio 2012
Neve
Ho visto l'alba e ho visto il tramonto. In mezzo, una bellissima giornata sugli sci. Tre anni che non li mettevo ai piedi e sono tornato sano e salvo!
Mentre i pargoli saettavano in alto insieme al loro prof-allenatore, mi avventuravo con il dovuto timore sulla pista blu (roba facile, in quel di Foppolo, ma nient'affatto banale per me), contento di riuscire a cavarmela senza danni. Poi un'ora di lezione con il maestro Eugenio e hop, su a Montebello e giù per la pista rossa (dalla parte abbordabile, quella della canalina). Indi, chiacchierata sulla seggiovia con la sconosciuta Elena e via libera mentale anche alla parte più ripida della rossa, alla quale poi ho preso gusto per il resto del pomeriggio. Infine, sciata conclusiva con Lorenzo e una sua compagna dal nome d'astro (che roba pensare a come si ribaltano i ruoli in pochi anni, con lui, il patatino, a preoccuparsi ora che io me la cavassi nella discesa anziché il contrario).
Bellissima giornata grazie anche alla rifulgente accoglienza di cielo e sole, scatenatisi dopo il saluto mattutino della falce di Luna. Domani i muscoli si lamenteranno, ma la dolenzia non mi toglierà il compiacimento.
Mentre i pargoli saettavano in alto insieme al loro prof-allenatore, mi avventuravo con il dovuto timore sulla pista blu (roba facile, in quel di Foppolo, ma nient'affatto banale per me), contento di riuscire a cavarmela senza danni. Poi un'ora di lezione con il maestro Eugenio e hop, su a Montebello e giù per la pista rossa (dalla parte abbordabile, quella della canalina). Indi, chiacchierata sulla seggiovia con la sconosciuta Elena e via libera mentale anche alla parte più ripida della rossa, alla quale poi ho preso gusto per il resto del pomeriggio. Infine, sciata conclusiva con Lorenzo e una sua compagna dal nome d'astro (che roba pensare a come si ribaltano i ruoli in pochi anni, con lui, il patatino, a preoccuparsi ora che io me la cavassi nella discesa anziché il contrario).
Bellissima giornata grazie anche alla rifulgente accoglienza di cielo e sole, scatenatisi dopo il saluto mattutino della falce di Luna. Domani i muscoli si lamenteranno, ma la dolenzia non mi toglierà il compiacimento.
20 gennaio 2012
Un lento con un suo perché
Mentre lavoro, tranne che nelle fasi più delicate in cui necessito della massima concentrazione, ascolto sempre musica in sottofondo. Uno dei modi più comodi e vari per farlo è seguire blip.fm, una sorta di trasmissione musicale perpetua a cura degli stessi utenti, in cui scegli tu chi e come ascoltare: il flusso di quel che stanno proponendo tutti gli altri blipper o i tuoi dj preferiti, oppure la tua selezione personale.
Ieri mi ha lambito l'orecchio una melodia che ho poi rilanciato, chiedendomi come mai mi suonasse tanto familiare: ho pensato a vecchie trasmissioni radiofoniche, alle colonne sonore dei film, senza però riuscire a identificare un legame specifico. Poi mi è venuto in mente: quella canzone da piccolo la sentivo e la vedevo canticchiare, fischiettare e ballare dai miei genitori. Ora so che è un brano scritto nel 1939 da Alberto Domínguez e lanciato dall'orchestra di Xavier Cugat l'anno seguente. S'intitola Perfidia: trova qualcuno con cui ballarlo guancia a guancia lasciandosi accarezzare dal sorriso.
Ieri mi ha lambito l'orecchio una melodia che ho poi rilanciato, chiedendomi come mai mi suonasse tanto familiare: ho pensato a vecchie trasmissioni radiofoniche, alle colonne sonore dei film, senza però riuscire a identificare un legame specifico. Poi mi è venuto in mente: quella canzone da piccolo la sentivo e la vedevo canticchiare, fischiettare e ballare dai miei genitori. Ora so che è un brano scritto nel 1939 da Alberto Domínguez e lanciato dall'orchestra di Xavier Cugat l'anno seguente. S'intitola Perfidia: trova qualcuno con cui ballarlo guancia a guancia lasciandosi accarezzare dal sorriso.
19 gennaio 2012
Radio web
In rete ce ne sono tantissime, grandi e piccole, a coprire praticamente tutti i gusti. Il giovedì dalle 20 alle 22 (tipo adesso), però, l'appuntamento che ti consiglio è quello con radio 2.0, l'unica che trasmette dalla Val Brembana, l'unica che ha al microfono Mikel (alias lo Sghembo, già Pallone d'Achille). Alterna musica, letture, cazzate, poesia, momenti cult, goduriosi brani da film... Insomma, non perdertelo il suo On The Mike (e se te lo perdi, ascoltalo in replica il venerdì dalle 16 alle 18).
18 gennaio 2012
Come ti vuoi
In giornate come queste, tra freddo e galaverna, tra smog e neve chimica(*), in cui ti svegli al buio e non vai oltre la semiluce prima che il buio di nuovo torni, in giornate come queste che sembrano condensarsi in un lungo crepuscolo poco respirabile, magari tenderesti a gettare la spugna e inchiocciolarti lungo la cupa spirale che gira a chiudersi; eppure, se ci pensi, quasi di sicuro puoi individuare qualche momento rilucente, dalle piccole soddisfazioni impreviste ai caldi contatti amichevoli, dal piacere di un pasto gustoso al tepore ritrovato, dal godimento prospettato alle risate condivise, dal discorrere affettuoso alle letture avvincenti, sì, puoi ripercorrere la sfilata degli istanti fino a riaccenderti incontrando in posti improbabili uno di quei sorrisi perfetti, capaci di bucare la nebbia; e raccontarlo, poi, a chi la nebbia la perfora anche solo attraversandola con la voce. Musica, un po', e buonanotte.
17 gennaio 2012
Link a voce e poi baci
Certe volte parlo a link. Intendo: non solo in rete. Me ne sono accorto anche oggi, chiacchierando a fine seduta con la logopedista, da cui sto andando per accelerare il completamento del recupero vocale e predisporre l'auspicato riavvio canoro, anche se quest'ultimo è un orizzonte che continua a spostarsi.
Mentre parlavamo del senso di impotenza che si patisce nei confronti della situazione generale e delle distorsioni del sistema finanziario globale, a voce le ho "linkato", descrivendolo, un grafico di xkcd: Money, che rende con precisione l'idea e la realtà degli scarti dimensionali tra i dollari e le migliaia, i milioni, i miliardi e i trilioni di dollari (se clicchi sull'immagine che si aprirà la potrai ingrandire a piacimento, percorrerne l'enormità e poi dirmi che effetto ti fa).
Poi però, siccome non mi voglio dar per vinto nemmeno di fronte all'ineluttabile, ho scoccato una scintilla di speranza con un altro link, quello al post di Sphera che parla dei cantieri e delle vie misteriose al fare.
Fare, nel nostro piccolo e nella nostra quotidianità, è quel che possiamo e che dovremmo. Pur senza dimenticarsi di essere.
Ah, la mia logopedista mi è stata simpatica fin dalla prima visita, quando la convinsi a prescrivermi dei baci sul suo ricettario ufficiale, baci terapeutici che erano stati promessi e che attendo di riscuotere ;-)
Mentre parlavamo del senso di impotenza che si patisce nei confronti della situazione generale e delle distorsioni del sistema finanziario globale, a voce le ho "linkato", descrivendolo, un grafico di xkcd: Money, che rende con precisione l'idea e la realtà degli scarti dimensionali tra i dollari e le migliaia, i milioni, i miliardi e i trilioni di dollari (se clicchi sull'immagine che si aprirà la potrai ingrandire a piacimento, percorrerne l'enormità e poi dirmi che effetto ti fa).
Poi però, siccome non mi voglio dar per vinto nemmeno di fronte all'ineluttabile, ho scoccato una scintilla di speranza con un altro link, quello al post di Sphera che parla dei cantieri e delle vie misteriose al fare.
Fare, nel nostro piccolo e nella nostra quotidianità, è quel che possiamo e che dovremmo. Pur senza dimenticarsi di essere.
Ah, la mia logopedista mi è stata simpatica fin dalla prima visita, quando la convinsi a prescrivermi dei baci sul suo ricettario ufficiale, baci terapeutici che erano stati promessi e che attendo di riscuotere ;-)
16 gennaio 2012
È così che va
A specchio a specchio a specchio a specchio, da lì a qua e di qui a là, è così che va il rimbalzo degli sguardi e delle identità tra due pupille che rimiran lo stupore da fusione dentro l'estasi dell'effusione, se questa è intera e vera. Specchio nero di pupilla, nero in campo variopinto, che s'abbevera d'effluvi e sensi che rimpiattano il mistero, di pelle in ghiandola tra ormoni e cuore. Ebbrezza, scintilla il vento di raggi rapiti e ti mi vedo, io/te, nuvola di palpiti. Buio. L'intreccio d'una caviglia e la mano che annulla i timori. Sarò nittalope, testimone di bellezza ritrosa. Musica. Parole di note, a specchio (a specchio).
15 gennaio 2012
È pur sempre gennaio
Stamattina all'alba, accompagnando a Cernusco sul Naviglio la Caju all'appuntamento con la sua squadra di rugby che oggi pesterà il fango in Emilia, abbiamo visto la galaverna e mi è tornato in mente un racconto (so che l'avevo già menzionato anni fa, ma non sono stato in grado di ritrovare il post).
Siccome il blog di urlandofuriosa in cui era apparso in origine sembra in dismissione o in transizione, l'ho recuperato e copiato sul tumblr: s'intitola Gelicidio.
Siccome il blog di urlandofuriosa in cui era apparso in origine sembra in dismissione o in transizione, l'ho recuperato e copiato sul tumblr: s'intitola Gelicidio.
14 gennaio 2012
Come un ventaglio
Ho già scritto che la mia visione del mondo è un "boh" entusiasta, ma di recente, addirittura, e senza un motivo particolare, percepisco il mondo come un ventaglio che si sta aprendo. Senza vederlo lo immagino come se sbocciasse, visualizzandolo sento come se crescesse la superficie dell'esistenza. Manto che respira, diaframma ispirato, costato che espande l'inspirazione, finché un giorno con la G maiuscola suonerà l'accordo giusto illuminando il Sol dell'avvenire. Quel giorno saprai che tutto era lì già da prima, nulla è mai sparito: solo, stava piegato e ripiegato, pronto come il mantice a soffiare sulle braci antiche, toccante come l'ampia fisarmonica, portata ad accompagnarne il ravvivarsi. Una spanna dopo l'altra si distende la visione di quel che è stato, è, sarà, non ora, non ieri, non ieri l'altro; non settimane né mesi né anni, ma fuori dal tempo.
* ...in time, over time, beyond Time
* ...in time, over time, beyond Time
13 gennaio 2012
:-)
Dal sardonico umorismo di Mastroianni & Hart:
"Non oggi": quello scrollare di spalle si tramuta qui in un respiro di sollievo per chi oggi è uscito indenne dall'anestesia chirurgica, l'ennesima nei suoi 80 anni.
- Un regalo dal mio agente!...alla levità della "micidiale logica stringente dei bambini" proposta da Frasistoriche:
"Alcuni scrittori vengono apprezzati ancora di più dopo che hanno lasciato questo mondo."
- Carino. Cosa c'è nella scatola?
- Un cappio.
Ilaria, guardando le iscrizioni sui morti in una chiesa dell’Alto Adige:
“Ma moriamo tutti vero?”
Mamma: “Certo, Ilaria”
Lei scrolla le spalle: “Be', non oggi!”, e se ne va.
"Non oggi": quello scrollare di spalle si tramuta qui in un respiro di sollievo per chi oggi è uscito indenne dall'anestesia chirurgica, l'ennesima nei suoi 80 anni.
12 gennaio 2012
Goduta basica
Come dice Giulia Blasi, contrariamente a quanto insegna il porno, per il buon sesso occorre innanzitutto l'ascolto, per capire come, cosa, quando e quanto.
In questo senso è davvero simile al tango, ballo in cui non puoi andare per conto tuo, perché o lo fai insieme o non esiste.
Certo che, in entrambi i casi, un minimo sindacale ci deve pur essere. E in entrambi i casi, la pratica condivisa è meglio, in tutti i sensi, di quella solitaria.
In questo senso è davvero simile al tango, ballo in cui non puoi andare per conto tuo, perché o lo fai insieme o non esiste.
Certo che, in entrambi i casi, un minimo sindacale ci deve pur essere. E in entrambi i casi, la pratica condivisa è meglio, in tutti i sensi, di quella solitaria.
11 gennaio 2012
Storie di cuore
Chissà se era già tutto scritto, ogni battito e ciascuna tachicardia, respiro per respiro fino all'aritmia, un cuore jazzato che per diecimila volte al dì secondo l'holter si esibiva con l'Arte di Blakey o al Massimo di Roach. Troppo poco sonno e troppe birre scure, eccola spiegata la sincope cardiaca tardoadolescenziale. Lì per lì però, lì per lì non te n'accorgevi mica, non l'avresti mai saputo fino all'ultimo respiro se non fosse stato per quel dottorone antipatico che una volta all'anno si sbafava i tuoi cappelletti fatti in casa. Tutta colpa d'un certificato obbligatorio, per il nuoto o la palestra, e dall'auscultazione furon pletore di esami e visite, riesami e indagini e di nuovo visite, ma poi via, tutto cancellato in pochi anni, tutto azzerato: grazie al cordarone in dose minima e a quel dottorino dalle mani sudate, si tornò a battere in quattro regolare, niente balcanismi in petto. Questo, finché non tornò a bussar l'amor.
10 gennaio 2012
La forma delle nostre storie
Quel geniaccio di Kurt Vonnegut aveva tra gli altri il dono di saper essere sintetico fino alla brutalità (vedi le sue regole sulla scrittura). Grazie a una segnalazione di Mafe, lo ritrovo intento a illustrare la forma delle storie, stilizzando con grafici semplici e immediati alcuni modelli narrativi generali (l'originale in inglese, con la trascrizione della lezione che tenne alla lavagna nel 2005, si trova qui).
Saper vedere la forma delle cose è indispensabile in fase di creazione strutturata, ma risulta utile anche per una fruizione consapevole. Si tratta dunque di una qualità valida per la scrittura come per la lettura.
Se poi la lettura si estendesse alla realtà non alfabetica, tale capacità potrebbe servire da potente ausilio per la comprensione degli accadimenti e auspicabilmente per la loro progettazione. In altre parole, potrebbe esserci d'aiuto nel delineare un senso allorquando le campate del vivere si fanno più ampie rispetto al nostro passo quotidiano, come le pagine o i capitoli rispetto alle righe o ai singoli paragrafi.
Quante volte, per esempio, rimettere le cose in prospettiva contribuirebbe a lenire un dolore, a non scoraggiarsi per un'avversità, ad abbandonare stupide abitudini, a ritrovare il senso della misura e di quel che conta davvero?
Oh, bene, allora è tutto risolto! Eh, no: è sempre un po' più complicato di come sembra. Per averne conferma, basta seguire la lezione fino in fondo, con l'analisi dell'Amleto di Shakespeare a esemplificare la difficoltà di capirci qualcosa in questa vita, in cui non si sa nemmeno se considerare fortunato o sfortunato un dato evento. Tuttavia, direi, vale la pena provare a plasmarsela la propria storia, senza arrendersi alla rassegnazione di un finale mal scritto.
Come twitta Adamo Lanna: "se cominci a credere che nella tua vita non ci sia posto per il lieto fine hai di fatto abbandonato la sala". Riprendendone la metafora cinematografica, mi e ti dico: non rassegnarti mai, fino alla fine, anzi oltre, perché contano anche i titoli di coda.
Saper vedere la forma delle cose è indispensabile in fase di creazione strutturata, ma risulta utile anche per una fruizione consapevole. Si tratta dunque di una qualità valida per la scrittura come per la lettura.
Se poi la lettura si estendesse alla realtà non alfabetica, tale capacità potrebbe servire da potente ausilio per la comprensione degli accadimenti e auspicabilmente per la loro progettazione. In altre parole, potrebbe esserci d'aiuto nel delineare un senso allorquando le campate del vivere si fanno più ampie rispetto al nostro passo quotidiano, come le pagine o i capitoli rispetto alle righe o ai singoli paragrafi.
Quante volte, per esempio, rimettere le cose in prospettiva contribuirebbe a lenire un dolore, a non scoraggiarsi per un'avversità, ad abbandonare stupide abitudini, a ritrovare il senso della misura e di quel che conta davvero?
Oh, bene, allora è tutto risolto! Eh, no: è sempre un po' più complicato di come sembra. Per averne conferma, basta seguire la lezione fino in fondo, con l'analisi dell'Amleto di Shakespeare a esemplificare la difficoltà di capirci qualcosa in questa vita, in cui non si sa nemmeno se considerare fortunato o sfortunato un dato evento. Tuttavia, direi, vale la pena provare a plasmarsela la propria storia, senza arrendersi alla rassegnazione di un finale mal scritto.
Come twitta Adamo Lanna: "se cominci a credere che nella tua vita non ci sia posto per il lieto fine hai di fatto abbandonato la sala". Riprendendone la metafora cinematografica, mi e ti dico: non rassegnarti mai, fino alla fine, anzi oltre, perché contano anche i titoli di coda.
09 gennaio 2012
Quel birichino di Chevalier
Qui di seguito, l'audio, il testo e la mia traduzione di una divertente canzone francese, assai godibile nell'interpretazione di Maurice Chevalier, attore e cantante negli anni trenta, ma abbastanza longevo da prestare la voce, qualche decennio più tardi, alla sigla degli Aristogatti.
Il brano, che ho sempre molto gradito, di recente mi aveva riattivato le sinapsi in seguito a un'analogia semantica tra un termine dialettale vicentino e un verbo francese qui impiegato.
L'ascolto mi ha permesso di correggere alcune imprecisioni delle versioni testuali che si trovano in rete:
Ah ! Si vous connaissiez ma poule (di Albert Willemetz - René Toche / Charles Borel-Clerc, 1938)
De Rochechouart jusqu'à Ménilmuche
De la rue de Lap' à la rue de la Gaité
Il y a pas une môme dans tout Pantruche
Qui avec la mienne puisse lutter
De tous les cotés quand on l'épluche
On ne trouve rien à lui reprocher
C'est un oiseau rare
Que Roi des veinards
J'ai eu le bonheur de dénicher
Ah ! Si vous connaissiez ma poule,
Vous en perdriez tous la boule
Marlène et Darrieux
N'arrivent qu'en deux
La Greta Garbo
Peut aller retirer son chapeau !
Ils n'en n'ont pas à Liverpoole
À New-York, à Honolulu,
De mieux foutu
Si vous la voyiez,
Vous en rêveriez !
Ah ! Si vous connaissiez ma poule
Ah ! Si vous connaissiez ma poule,
Vous en perdriez tous la boule
Ses petits seins pervers
Qui pointent au travers
De son pull-over
Vous mettent la tête à l'envers !
Elle a les jambes faites au moule
Des cheveux fous, frisés partout
Et tout et tout...
Si vous la voyiez,
Vous en rêveriez !
Ah ! Si vous connaissiez ma poule
Marguerite de Bourgogne auprès d'elle
N'avait que nib comme tempérament
Il faut l'entendre quand elle appelle
Son petit Momo au grand moment
Son corps frissonne d'une façon telle
Que la maison en tremble également
Et ça vous explique
Les secousses sismiques
Dont les journaux parlaient récemment
Ah ! Si vous connaissiez ma poule,
Vous en perdriez tous la boule
Ses baisers moelleux
Font dresser les cheveux
Ses baisers profonds
Vous font sauter jusqu'au plafond !
Il faut la voir quand elle roucoule
Et qu'on l'entend du fond de Passy
Crier: "Chéri!"
Ah, si vous la voyiez
Vous me la chiperiez !
Mais... vous ne connaîtrez pas ma poule
Ah, se conosceste la mia pollastrella
Da Rochechouart a Ménilmontant
dalla rue de la Paix fino alla rue de la Gaité
non c’è una sola fanciulla in tutta Parigi
che possa competere con la mia
Comunque la si prenda, anche a volerle fare le pulci
è impeccabile
È un uccello raro
che io, re dei fortunelli,
ho avuto la buona sorte di snidare
Ah, se conosceste la mia pollastrella
vi farebbe perdere la testa
Marlène Dietrich e la Darrieux
le cedono il passo
Greta Garbo
deve farle tanto di cappello
Roba del genere
non ce l’hanno a Liverpool
a New York, a Honolulu
Se la vedeste
ve la sognereste!
Ah, se conosceste la mia pollastrella
Ah, se conosceste la mia pollastrella
vi farebbe perdere la testa
I suoi piccoli seni perversi
che puntano attraverso
il pullover
fanno girare la capoccia!
Ha le gambe tornite alla perfezione
i capelli selvaggi, tutti arricciati
proprio dappertutto…
Se la vedeste
ve la sognereste!
Ah, se conosceste la mia pollastrella
Margherita di Borgogna al suo confronto
non aveva neanche un po’ di carattere
Bisogna sentirla quando al culmine
chiama il suo passerottino
Il suo corpo freme in maniera tale
da far tremare anche la casa
il che spiega
le scosse sismiche
di cui parlavano di recente i giornali
Ah, se conosceste la mia pollastrella
vi farebbe perdere la testa
I suoi baci vellutati
fanno rizzare i capelli
i suoi baci profondi
fanno zompare fino al soffitto!
Bisogna vederla quando tuba
e quando la si sente fin da Passy
gridare: “Tesoro!”
Ah, se la vedeste
me la soffiereste!
Ma... voi non conoscerete la mia pollastrella
Il brano, che ho sempre molto gradito, di recente mi aveva riattivato le sinapsi in seguito a un'analogia semantica tra un termine dialettale vicentino e un verbo francese qui impiegato.
L'ascolto mi ha permesso di correggere alcune imprecisioni delle versioni testuali che si trovano in rete:
Ah ! Si vous connaissiez ma poule (di Albert Willemetz - René Toche / Charles Borel-Clerc, 1938)
De Rochechouart jusqu'à Ménilmuche
De la rue de Lap' à la rue de la Gaité
Il y a pas une môme dans tout Pantruche
Qui avec la mienne puisse lutter
De tous les cotés quand on l'épluche
On ne trouve rien à lui reprocher
C'est un oiseau rare
Que Roi des veinards
J'ai eu le bonheur de dénicher
Ah ! Si vous connaissiez ma poule,
Vous en perdriez tous la boule
Marlène et Darrieux
N'arrivent qu'en deux
La Greta Garbo
Peut aller retirer son chapeau !
Ils n'en n'ont pas à Liverpoole
À New-York, à Honolulu,
De mieux foutu
Si vous la voyiez,
Vous en rêveriez !
Ah ! Si vous connaissiez ma poule
Ah ! Si vous connaissiez ma poule,
Vous en perdriez tous la boule
Ses petits seins pervers
Qui pointent au travers
De son pull-over
Vous mettent la tête à l'envers !
Elle a les jambes faites au moule
Des cheveux fous, frisés partout
Et tout et tout...
Si vous la voyiez,
Vous en rêveriez !
Ah ! Si vous connaissiez ma poule
Marguerite de Bourgogne auprès d'elle
N'avait que nib comme tempérament
Il faut l'entendre quand elle appelle
Son petit Momo au grand moment
Son corps frissonne d'une façon telle
Que la maison en tremble également
Et ça vous explique
Les secousses sismiques
Dont les journaux parlaient récemment
Ah ! Si vous connaissiez ma poule,
Vous en perdriez tous la boule
Ses baisers moelleux
Font dresser les cheveux
Ses baisers profonds
Vous font sauter jusqu'au plafond !
Il faut la voir quand elle roucoule
Et qu'on l'entend du fond de Passy
Crier: "Chéri!"
Ah, si vous la voyiez
Vous me la chiperiez !
Mais... vous ne connaîtrez pas ma poule
Ah, se conosceste la mia pollastrella
Da Rochechouart a Ménilmontant
dalla rue de la Paix fino alla rue de la Gaité
non c’è una sola fanciulla in tutta Parigi
che possa competere con la mia
Comunque la si prenda, anche a volerle fare le pulci
è impeccabile
È un uccello raro
che io, re dei fortunelli,
ho avuto la buona sorte di snidare
Ah, se conosceste la mia pollastrella
vi farebbe perdere la testa
Marlène Dietrich e la Darrieux
le cedono il passo
Greta Garbo
deve farle tanto di cappello
Roba del genere
non ce l’hanno a Liverpool
a New York, a Honolulu
Se la vedeste
ve la sognereste!
Ah, se conosceste la mia pollastrella
Ah, se conosceste la mia pollastrella
vi farebbe perdere la testa
I suoi piccoli seni perversi
che puntano attraverso
il pullover
fanno girare la capoccia!
Ha le gambe tornite alla perfezione
i capelli selvaggi, tutti arricciati
proprio dappertutto…
Se la vedeste
ve la sognereste!
Ah, se conosceste la mia pollastrella
Margherita di Borgogna al suo confronto
non aveva neanche un po’ di carattere
Bisogna sentirla quando al culmine
chiama il suo passerottino
Il suo corpo freme in maniera tale
da far tremare anche la casa
il che spiega
le scosse sismiche
di cui parlavano di recente i giornali
Ah, se conosceste la mia pollastrella
vi farebbe perdere la testa
I suoi baci vellutati
fanno rizzare i capelli
i suoi baci profondi
fanno zompare fino al soffitto!
Bisogna vederla quando tuba
e quando la si sente fin da Passy
gridare: “Tesoro!”
Ah, se la vedeste
me la soffiereste!
Ma... voi non conoscerete la mia pollastrella
08 gennaio 2012
Come lucine colorate
Saper godere del bello è un modo per onorare l'universo, una sorta di preghiera vivente. Un po' come gustarsi fino in fondo un bel piatto di tagliatelle fatte in casa e rivolgere un gaudente complimento a chi le ha preparate. "Preghiera", dunque, intesa nel senso di rendere grazie, anche quando non si sa bene a chi. Un'emissione di piccoli bagliori di gioia che si accendono qua e là nel mondo, rilucendo per poco e a momenti alterni dal buio, ma senza smettere di farlo finché ogni cosa è illuminata.
07 gennaio 2012
Quesiti al volo
E chissà, dimmelo se lo sai, chi lo può sapere, chi, se mentre battevo il sopracciglio sul ghiaccio già ti pensavo. Chissà, e se lo sai dimmelo, ora puoi, dai, chissà se era già tutto scritto, ogni battito e ciascuna tachicardia, respiro per respiro fino all'aritmia e alla sua successiva scomparsa. E anche tutto il resto, tutto quanto, ma tutto quanto trasvola in un fiato, come cieli mutanti in visione accelerata e il playback si vede solo da lontano, stando quassù. No che non ho paura, se non mi molli; volare è bello nei sogni e anche nella realtà... Come sarebbe a dire, quale realtà? Beh, non posso esserne certo se tu metti in dubbio ogni cosa, ma non approfittarti del mio umano smarrimento e piuttosto rispondi ai quesiti, è una vita che cercano risposte! Non fare anche tu come quell'altro tuo compare alato, che ti raccoglie dal tunnel blu con mano grande e calda, ma t'impalma nel paradosso chiedendoti: Tra destino e libero arbitrio, cosa scegli? per poi scagliarti di nuovo, senza attendere replica né scioglierti il dubbio, tra i flutti del quotidiano annaspare. No, non mi sto lamentando, sono comunque lieto di essermi fatto dei giri nell'incredibile; è che, lo ammetto, mi ci ero affezionato, al sublime, lasciandovi ogni volta brandelli di me oltre al desiderio. Va be', ho capito, sono pronto a rituffarmi, anzi, lo voglio: Decido che sia come sia.
06 gennaio 2012
Sapore di sapere
Il gelato che si scioglie è l'immagine del mondo per la persona ansiosa, per chi pensa di dover cogliere al volo quell'unica occasione, talmente straordinaria da essere per forza, di sicuro, indubbiamente irripetibile.
La sedimentazione è il contrario del gelato che si scioglie. I fenomeni geologici richiedono tempo, anzi, se lo prendono direttamente: succedono perché è così che vanno le cose, ciclicamente, ma sempre diverse a ogni ciclo.
In effetti, quello che davvero conta non sparisce per un po' di attesa, inoltre si sa che le cose belle sono lente*. Tuttavia, se rimarcare tutto ciò denota certamente saggezza, è un fatto che il sapore del gelato rimanga migliore di quello delle rocce, anche di quelle metamorfiche.
(*)
La sedimentazione è il contrario del gelato che si scioglie. I fenomeni geologici richiedono tempo, anzi, se lo prendono direttamente: succedono perché è così che vanno le cose, ciclicamente, ma sempre diverse a ogni ciclo.
In effetti, quello che davvero conta non sparisce per un po' di attesa, inoltre si sa che le cose belle sono lente*. Tuttavia, se rimarcare tutto ciò denota certamente saggezza, è un fatto che il sapore del gelato rimanga migliore di quello delle rocce, anche di quelle metamorfiche.
(*)
05 gennaio 2012
La kalza?!
Se vuoi coltivare l'illusione magica nei bambini, la calza la devi far appendere vuota la sera prima. Dev'essere di lana e la dovranno trovare piena il mattino seguente. Preferibilmente, piena non solo di dolciumi preconfezionati, ma anche di quelli sfusi, oltre a qualche agrume e a un po' di noci, in modo da conferire una certa varietà all'insieme, ma soprattutto per concretizzare un contrasto cromatico e tattile, per mischiare e avvicinare i mondi natura e cultura o almeno i loro simulacri. Evita per favore le pseudocalze già pronte, non hanno senso: per la festa dell'apparizione, o giochi il gioco fino in fondo, o è meglio lasciar perdere. Se non hai un camino, andrà benissimo la cappa. Quella della cucina, però, non quella dell'alfabeto!
04 gennaio 2012
Silenzio, si gira!
Un bel tacer non fu mai scritto, diceva quello, e invece sì: sui cartelli di un film muto, per esempio. Specialmente se muto lo è per scelta, come succede a The Artist di Michel Hazanavicius, produzione del 2011 che ambienta il suo bianco e nero a cavallo tra gli anni venti e trenta del secolo scorso, quelli che videro l'avvento del sonoro sul grande schermo.
L'intreccio è metanarrativo, visto che s'impernia sulle alterne fortune di un divo del muto che rifiuta di conformarsi al nuovo mezzo espressivo. Non mancano i risvolti drammatici né quelli amorosi, ma colpisce la capacità di coinvolgimento esercitata da vicende che sfiorano l'ingenuità, quasi stilizzate, raccontate con nettezza e garbo intransigenti.
In questo, oltre alla bravura degli interpreti, un ruolo essenziale è svolto dalla colonna sonora: quella dei pochissimi rumori sapientemente utilizzati e quella delle musiche composte da Ludovic Bource, perfette nel sottolineare l'azione e gli umori o addirittura nel creare il pathos, rafforzando il patto di credulità tra autore e spettatore, di cui catturano la condiscendenza amplificando splendidamente l'efficacia della rappresentazione.
L'intreccio è metanarrativo, visto che s'impernia sulle alterne fortune di un divo del muto che rifiuta di conformarsi al nuovo mezzo espressivo. Non mancano i risvolti drammatici né quelli amorosi, ma colpisce la capacità di coinvolgimento esercitata da vicende che sfiorano l'ingenuità, quasi stilizzate, raccontate con nettezza e garbo intransigenti.
In questo, oltre alla bravura degli interpreti, un ruolo essenziale è svolto dalla colonna sonora: quella dei pochissimi rumori sapientemente utilizzati e quella delle musiche composte da Ludovic Bource, perfette nel sottolineare l'azione e gli umori o addirittura nel creare il pathos, rafforzando il patto di credulità tra autore e spettatore, di cui catturano la condiscendenza amplificando splendidamente l'efficacia della rappresentazione.
03 gennaio 2012
Golussuria
In settimane tradizionalmente cariche di sovracibarie, una domanda si fa preghiera si fa richiesta si fa imperativo doppio per erotici golosi: cibaciamoci! (nuovo lemma su Lessico da amare)
02 gennaio 2012
Fuori i secondi
Il Capodanno ce l'avrà un Vice? Se così fosse, giustificherei più facilmente questa difficoltà a riprendere il ritmo, a rituffarsi nelle cose da fare, da fare per sopravvivere nell'immediato e per guadagnarsi più avanti i tuffi nel blusalato che mancano da troppo.
Dopotutto, mi dico, quest'anno c'è o non c'è un giorno in più? Sì, vero, però bruciarselo subito non è saggio, e il giorno in più a regola sarebbe il ventinove del secondo mese. Allora dacci dentro, o dacci sotto, o dacci con la preposizione che preferisci, ma dacci senza pensare che è lunedì e che per quanto tu la prenda alla Leggera, il lunedì la testa ti vacilla...
Dopotutto, mi dico, quest'anno c'è o non c'è un giorno in più? Sì, vero, però bruciarselo subito non è saggio, e il giorno in più a regola sarebbe il ventinove del secondo mese. Allora dacci dentro, o dacci sotto, o dacci con la preposizione che preferisci, ma dacci senza pensare che è lunedì e che per quanto tu la prenda alla Leggera, il lunedì la testa ti vacilla...
01 gennaio 2012
Duemilaedodici!
per giorni meravigliosi a venire
per giorni trascorsi da
comprendere ed amare
Sarà pure importante come inizia, d'accordo, ma lo è altrettanto come continua: fa' dunque in modo che l'anno sia bello giorno per giorno. E se un giorno sembra non andar bene, ricordati qualche parola saggia, vedrai che ripercorrerla ti aiuterà.
Poi c'è sempre lo sfizio di sapere come andrà a finire (sfizio molto popolare, per chi ricorda il Giudizio Universale di Cuore), anche se in verità non ci credo alla storia della fine del mondo.
Insomma: comunque la mettiamo, anche stavolta vale la pena andare avanti e mettere insieme le voci, squadrarsi gli sguardi, lambire i ricordi condivisi, esplorare i desideri e gli auspici, respirare il respiro, godersi il sorriso.
--
Le parole lassù me le aveva dedicate Ale D'Agostino firmandomi il suo libro Giorni.
per giorni trascorsi da
comprendere ed amare
Sarà pure importante come inizia, d'accordo, ma lo è altrettanto come continua: fa' dunque in modo che l'anno sia bello giorno per giorno. E se un giorno sembra non andar bene, ricordati qualche parola saggia, vedrai che ripercorrerla ti aiuterà.
Poi c'è sempre lo sfizio di sapere come andrà a finire (sfizio molto popolare, per chi ricorda il Giudizio Universale di Cuore), anche se in verità non ci credo alla storia della fine del mondo.
Insomma: comunque la mettiamo, anche stavolta vale la pena andare avanti e mettere insieme le voci, squadrarsi gli sguardi, lambire i ricordi condivisi, esplorare i desideri e gli auspici, respirare il respiro, godersi il sorriso.
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Le parole lassù me le aveva dedicate Ale D'Agostino firmandomi il suo libro Giorni.
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