31 ottobre 2012

Un po' di arancione

Alla fine, scavata la zucca, ci sono rimasto dentro. Diciamo che quando a mezzanotte si trasformerà in carrozza, voglio assistere al mutamento da una posizione privilegiata, ancorché solitaria. Buona vigilia a tutti quanti, buona festa d'ognissanti.

30 ottobre 2012

Station to station

C'è aria da neve.

Si erano coricati ciascuno nel proprio giaciglio. L'intento era di addormentarsi prima di patire, prima che il freddo bucasse gli strati consunti e sporchi dei voluminosi indumenti. La promessa era di sognarsi, la speranza di risvegliarsi il mattino dopo.

Già, che stagione bislacca!

Sotto i cartoni, le giaculatorie della vecchia pazza giungevano all'orecchio come il gracchiare di una stazione radiofonica mal sintonizzata. I viaggiatori invece le subivano insieme agli improvvisi improperi, rivolti a caso ma con sputacchiante veemenza.

Le dirò, non mi dispiace quest'anticipo d'inverno, ha in sé come un'aria di festa.

L'alcol in corpo dava l'illusione di aiutare a scaldarsi, ma incrementava soltanto l'intensità e la varietà dei cattivi odori. Era il naso in quei momenti l'organo più offeso, mortificato nel senso dell'olfatto e ibernato dall'esposizione alla temperatura esterna. Il resto dei corpi se ne stava occultato anche nelle forme, nemmeno l'animo d'immaginarsele, dentro quei fagottoni dai colori incerti.

Guardi, non mi ci faccia pensare, altrimenti entro nel panico dei regali natalizi.

Chiacchiere, chiacchiere inutili. Ma cos'era utile, ormai? Quello era un mondo lontano, era il mondo di quelli che avevano una casa in cui tornare, anche se non ci pensavano. Una casa e una vasca da bagno con l'acqua calda. Forse a Natale, ecco, ad arrivarci; c'erano quelle robe, quelle giornate dell'accoglienza. Ad arrivarci, a Natale.

Che esagerazione! Per quelli c'è tempo, eccome. Piuttosto: che cosa farà per àllouin?

Sentirsi una catasta abbandonata, un sacco di carne trita, una zucca vuota con l'unico pensiero fisso di conservare il calore, di accucciarsi per passare al di là della notte. Sentire senza sentirsi veramente, sentire come percezione aliena, al limitare della galassia sociale.

Niente, niente, quelle americanate lì non le considero mica. Al massimo intaglieremo due o tre zucche e faremo un po' di dolcetto-scherzetto; sa, per i bambini.

Eppure, un tempo passato ci furono infanzia e fanciullezza e lenzuola pulite sotto le coperte. Un tempo passato e forse anche tra poco, se le palpebre sapranno farsi un po' più pesanti dei neon. Forse anche tra poco, con la promessa di sognarsi e la speranza di risvegliarsi, poi, con il sole.

Ma sti taxi? Crisi crisi, intanto c'è sempre da aspettare! Ah, ecco, tocca a me. Arrivederci e buone cose.

--
Title track: ***

29 ottobre 2012

Capriccio di luna

Stasera ho accarezzato un riccio. Era lì, sotto casa dei miei, accanto all'aiuola vicino alla quale ho posteggiato. Veramente, timido o impaurito che fosse, si era andato a nascondere dall'altra parte mentre chiudevo la portiera, ma l'ho sgamato e mi ci sono avvicinato. Ho rinunciato all'idea di prenderlo su, temendo di spaventarlo e un pochino anche per evitare eventuali morsi, sebbene nessun riccio mi abbia mai morsicato finora.
In ambito urbano, l'ultima volta ne avevo visto uno in un giardino condominiale zona Gratosoglio, prima ancora chissà, i ricordi sfumano, ma se risalgo alla preadolescenza rivedo quelli che a Castello di Fiemme avevamo fatto nuotare nella fontana antistante l'edicola (di allora), ma senza maltrattarli né danneggiarli, almeno credo.
Del riccio di stasera ho rispettato appieno la timidezza, limitandomi ad accarezzarne gli aculei. Ho potuto notare che tale comportamento è stato apprezzato, se così posso interpretare i suoi movimenti: dapprima ha accennato a chiudersi, poi si è un po' rilasciato, sebbene non abbastanza da mostrare il musetto. "Bello che sei", gli ho detto.
Nel frattempo, il plenilunio furoreggiava, ma quella è un'altra storia.

28 ottobre 2012

Mai e poi my

Puoi riprometterti tutti i "mai" che vuoi, ma sai bene che alcuni nascono già bugiardi, non per colpa loro, ma per l'impossibilità di mantenerli. Puoi autoimporti le intransigenze come armature, come rigidi vagoni su misura e su binari, ma sai bene che al primo scambio salteranno come pezzi di latta caduti da un carretto. Puoi irrigidirti illudendoti di resistere a quel che in realtà ti muove e smuove, ma sai bene che sarà soltanto una paralisi momentanea e che non ti porterà alcun giovamento. Oppure... no, nessun oppure, qua non trovi ricette, al massimo l'esempio di una serie di "mai" inoffensivi, dei "mai" che si scrivono così: My my, hey hey (Out of the blue) e Hey Hey, My My (Into The Black).

P.S.: oppure, come commenta LilaLaMarea su friendfeed: Mai e poi m'hai.

27 ottobre 2012

Ora più ora meno

Quasi quasi punto la sveglia alle tre per spostarle proprio al momento preciso, le lancette (che poi, lancette, quali lancette, qua son tutti numerini, tra radiosveglia, cordless e cellulare). Sì sì, la punto alle tre e sposto l'orario. Anzi, quasi quasi la punto alle due, mi sveglio per vedere come sono le due dell'ora legale per poi, dopo un'ora, confrontarle con quelle del tempo standard, la cosiddetta ora solare.
Ora solare, ora solare, ora solare sarà mica un sinonimo di happy hour, ora solare, o la prima parte di un'altalena ciclotimica da posta dei lettori di un giornalino da bimbiminkia (ora solare, ora triste, ma sempre sotto il segno della pazzia, amo l'amicizia e lo shopping, odio l'ipocrisia e la scuola).
Quasi quasi punto la sveglia, quasi quasi la miro proprio, quasi quasi le sparo e mi compro un gallo al suo posto, purché canti all'ora giusta, purché non mi faccia brutti scherzi che gli tiro il collo e mi ricompro una radiosveglia mettendoci pure le batterie che in questa mancano, eccome se mancano, te ne accorgi quando salta la corrente e allora puoi puntare e spostare tutti gli orari che vuoi, l'orologio andrà sempre sullo zerozero:zerozero.
Quasi quasi sposto l'orario avanti e indietro di parecchie ore, ripetutamente, per andare avanti e indietro nel tempo, o nello spaziotempo, come in questo filmato sull'universo che conosciamo, presentato in scala reale (che è molto più di un poker).

26 ottobre 2012

Epistolario

Buongiorno,
non ho potuto fare a meno di notarLa l'altro giorno in quell'ufficio. Gioviale e bel sorriso.
ArriverLa

Salve,
sono contento che si ricordi di me, in effetti avevo captato una simpatia ed è bello sia reciproca.

Ciao,
mi hanno fatto piacere i tuoi auguri, grazie ancora!

Come te la passi? Che sorpresa gradevole il tuo messaggio, lieto che la vita ti sorrida e che tu abbia voglia di comunicarmelo. Non so quando tornerò da quelle parti, dipende da tanti fattori, comunque un salto lo farò e ci vedremo.

Ehi! È stato molto carino da parte tua ricordarti di chiedermi com'era andata, mi ha fatto un bell'effetto, forse anche perché non avevo mai pensato di tenere in tasca un pezzo di cielo. A presto.

Sentire la tua voce è stato avvolgente, e sì, anch'io ho ripensato a quel che ci siamo concessi di dirci: è strano ma bello.

Un effetto così, a distanza e senza riferimenti concreti, è più che raro, è quasi incredibile! Dobbiamo vederci!

- Ciao.
- Ciao.
- Mmmmhhh
- Mmmmhhh

Fine (o inizio, dipende)

25 ottobre 2012

Con-tatto

Parlando di servizio clienti, Seth Godin afferma: "the facts of the case are irrelevant. The feelings are all that matter, and changing feelings takes humanity and connection, not cash." (i fatti in questione sono irrilevanti. Tutto ciò che conta sono le sensazioni, e cambiare le sensazioni richiede umanità e interrelazione, non moneta contante.)

Sensazioni, sentimenti, impressioni ed emozioni: quel che resta è quel che non si può toccare.
Alla lunga, anche quando si passa attraverso il tatto, quel che davvero ti tange è l'intangibile.
E però tanto ti permea che non vedi l'ora di poterlo di nuovo tastare con mano.

Da ieri

Due cose di ieri: una, che è bello esserci per le persone cui vuoi bene, anche a distanza o per telefono se non è possibile altrimenti.
L'altra: this is laughter yoga! Lo yoga della risata, descritto in questo sintetico e divertente documentario di John Cleese (sì, quello dei Monty Python), si basa sul semplice assunto "fake it, fake it, until you make it" e se non ci credi provaci: fai finta di ridere e poi vedrai se non ti verrà da ridere davvero (funziona anche partendo dal sorriso).

22 ottobre 2012

Unicità in doppio senso

Se ti vuoi scatenare devi prima scatenarti, liberare dai ceppi il cuore, o forse solo l'anulare. Se non vuoi abbandonare devi abbandonarti a quel che sei o vuoi. E se vuoi puoi, sai, puoi affrancarti senza spedirti all'altro mondo: purché "ammaliamoci" non porti alla malattia ma all'incanto ammaliante, purché aver letto significhi talamo e non capezzale. Quanto a me, ti rapirei, come tu mi rapisci.

21 ottobre 2012

Raggi

Quando stai in compagnia di un certo numero di amici ti rendi conto di come il bene sia un'irradiazione diffusa e non un raggio laser. Questo per dire che l'esclusività non è sempre e comunque benefica: in effetti, sviluppando la metafora, un raggio puntuale e puntato sempre nello stesso punto risulterebbe distruttivo.
D'altro canto, un sole che non torni a splendere tutti i giorni non sarà davvero una stella, ma al massimo una cometa: bellissima ed emozionante, ma non in grado di riscaldare la vita.
Comunque, anche nel caso di orbite lunghissime, evviva le presenze raggianti e reciprocamente vivificanti!

20 ottobre 2012

Scambi

Ritornando alla domanda dell'altro giorno ("E tu, dimmi, per cosa vivi esattamente?"), su friendfeed Zoe ha commentato così:
ci ho pensato un po', perché non mi venivano le parole giuste, e "godermela" non mi tornava del tutto: poi ho capito che io vivo per imparare cose nuove, ed emozionarmici su, nel mentre. :)

Ho risposto:
imparare è bello, ma se imparo senza godermela non è la stessa cosa (le emozioni arrivano anche, ogni tanto, ma non posso dire di vivere per quelle).

E soggiunto:
poi, tanto per capirsi: godermela è quella cosa che mi tira i muscoli facciali al sorriso illuminante e mi fa sentire pieno il torace e l'apparato motorio; le emozioni sono quelle che mi fanno il vuoto tra stomaco e ombelico, talvolta variando il ritmo cardiaco. Se le due cose capitano insieme, è un fuoco d'artificio interiore che trabocca fino all'aura.

Il bello di questi scambi, come osservava in altro ambito la tanguera Donatella, è che "scrivere i pensieri li chiarisce".

19 ottobre 2012

Però non so se lo passa la mutua

Oggi a un tg illustravano i benefici della tangoterapia. Se funziona davvero, nei prossimi giorni starò benissimo, perché questa settimana ne sto facendo scorpacciate, mentre cerco di imparare e migliorare.

18 ottobre 2012

Non ci basta una canzone

Stamane ho preparato una specie di gioco didattico per le lezioni d'inglese di lunedì mattina alla ASP Mazzini. Ho selezionato il testo di una canzone (non dico quale altrimenti le piccole pesti se la vanno già a cercare) e l'ho traforato, lasciando dei buchi nei quali i ragazzi dovranno inserire le parole che capteranno all'ascolto.
Più tardi, grazie a una segnalazione nella pagina facebook del British Council di Milano, ho scoperto un sito dove quel giochino è realizzato molto bene: scegli un brano, selezioni il livello (principiante, intermedio, avanzato) e ne completi il testo mentre lo senti.
Unica pecca, il ventaglio musicale non mi pare abbastanza ampio. Per dire, il pezzo che avevo scelto io non c'è.

17 ottobre 2012

Profumo di stelle

Vorrei potessi sentire l'odore della sera, certe sere, come lo sento io, o per meglio dire, vorrei che sentirlo ti facesse percepire come e cosa mi suscita, quali evocazioni richiama e vivifica. Quali e quanti sensi smuove, di sicuro più di cinque, e su che percorsi conduce la mente, come in un cinema d'essai lustro di ricordi imprescindibili. Allora vedresti dove sono i lacci bianchi che collegano tutto ciò che è illuminato, sapresti ciò che è vivo fuori dal tempo e capiresti come e quanto anche tu sia presente, ancora, nel mio sentire e nel vorrei.

16 ottobre 2012

Evvirgole

L'altro giorno Rillo (su facebook) chiedeva: "E tu, dimmi, per cosa vivi esattamente?"
Ho risposto, al volo: "Per essere felice, o almeno contento, e per godermela, meglio se serenamente e in armonia con il resto del mondo."
Per godersela, aggiungo ora, è indispensabile riconoscere che i momenti belli esistono anche nelle nicchie tra un affanno e l'altro o perfino tra un sospiro e un respiro; è utile voler guardare e saper vedere, essere disposti ad aprirsi e accogliere senza lasciarsi sopraffare dalle aspettative; ed è senz'altro d'uopo non avere il culo troppo pesante.
È altresì necessario, in caso di condivisione (opportuna perché, come sappiamo, raddoppia il piacere), che questa avvenga con persone in grado a loro volta di riconoscere, di guardare, di sorridere e di sorridersi.

15 ottobre 2012

Appunti

- Con la volontà tutto è possibile.
- No. Tutti possono tutto ciò che ricade sotto il loro controllo; il resto è miracolo.

14 ottobre 2012

Dolce dormire

Una delle prime espressioni che volli imparare andando in vacanza in Grecia fu "diplò crevàti" (vado a memoria, né sto a controllare la traslitterazione), ossia "letto matrimoniale", perché dormire insieme era importante, essenziale. Non ho mai capito le coppie da letti separati, a me davano fastidio perfino i materassi indipendenti. Ho sempre trovato irrinunciabili i contatti semincoscienti del sonno condiviso.
"Certo, facile per te che non hai difficoltà a riaddormentarti a ogni sveglia imprevista, ma pensa cosa dev'essere per gli insonni cronici o per chi ha il sonno delicato assuefarsi all'involontaria invadenza altrui, alle differenze di temperatura, alla colonna sonora dei respiri più o meno pesanti, ai sogni, agli incubi, alle apnee, ai desideri improvvisi o ai momenti rubasonno di una buonanotte interminabile o ancora alle abitudini più diverse."
Boh, sarà, però già se stai a fare tante storie, se non entri in risonanza come con le fusa di un gatto, significa che quella comunanza non fa per te. E in effetti, pure per me che amo la vicinanza fino all'intreccio degli arti, dormire insieme è cosa intima assai, cui anelare solo in casi rari. Peraltro anche stanotte, come tantissime altre notti, dormo da solo (e forse, come già fu detto, qualcuno dorme nel posto sbagliato).

Porco qui e porco lì

Se pensi che tutti i treni da Cadorna fermino alla Bovisa, sappi che non è così: ce n'è almeno uno che fa tutta una tirata fino a Malpensa e se ci sali pensando di guadagnare un quarto d'ora di sonno e farlo guadagnare al patatino stanco che è con te reduce da una bella festa, ti spari invece un giro da ore piccole avanti e indietro dal Terminal. Per fortuna, tra una partita a briscola e un sonnellino, il giovanotto la prende con filosofia e ora già riposa sereno. Tu invece... pure, perché alla fine, malgrado le inevitabili imprecazioni iniziali, sai che non sono queste le cose per cui prendersela a male. Buonanotte e sogni d'oro.

12 ottobre 2012

Zero zero settete

Ahahahahahah, che ridere, ma che bello, essere svegliati da una che si presenta così: "Mi chiamo Pussy Galore." No, non avevo mai visto Goldfinger. E anche ora, quel pezzetto basta e avanza. Pussy Galore, ahahhahahah.

11 ottobre 2012

12 ottobre

Con soli sei pennarelli prova a disegnar tre caravelle e inventati un miscuglio giusto per il colore del Mar dei Sargassi, che chissà che verso fanno quando ci passi sopra. Il disegno trasuda oltre il foglio e allora capisci che servivano dei pastelli, te li procuri e sono ben dodici, c'è pure il rosa per colorar le facce dei marinai, perché mica lo sai quanto siano sempre abbronzate.
Aspetti qualche tempo e ti regalano i Caran d'Ache, sono acquerelli, ma soprattutto sono quaranta. Il giorno delle caravelle è passato da un pezzo e tu passi a disegnare campagne e colline e campi e boschi e sullo sfondo qualche montagna, finché non hai usato tutti i verdi e tutti i marroni, compresi ocra e terra di Siena. Ma tutto ciò è di là da venire, intanto disegna le tre caravelle e qualche onda del mare, tra il verde e il blu, e il nulla all'orizzonte, un nulla che però si riempirà come i forzieri.

10 ottobre 2012

La miru e il gnocco

Dal vivo non l'ho mai vista, ma sospetto che mirumir, blogger da una decina d'anni, sia una gnocca. Di sicuro lo è quando scrive, come ad esempio in questo racconto, in cui guarda caso si parla di gnocchi: La provvisoria adozione dell'infinito.

09 ottobre 2012

A ciascuno il suo

C'è una coccinella che fa paracadutismo sulle piastrelle del bagno.
Nel frattempo io mi rado e poi vado a tango.

08 ottobre 2012

Anniversari

Ottottobre è, come tanti altri, anzi, come tutti gli altri, un giorno di compleanni. Ci sono auguri che fa piacere fare e altri che non si possono trasmettere, non al diretto interessato, quantomeno, perché quello gli anni ha smesso di compierli, mannaggia. Però un ricordo ci sta bene, un ricordo condiviso fa star bene, e un ricordo moltiplicato per tante piccole tessere crea un mosaico, si sa.

Il mio di oggi è quello di una zonkerata che si concluse a un concerto ai tempi in cui c'ero anch'io sul palco, in quell'occasione con la Black Sound Machine. Come spesso in altre occasioni e sulla mailing list, Enzo faceva contemporaneamente da collante e catalizzatore, poi tutti quanti ci mettevano un pizzico di magia propria e il risultato era qualcosa in più della semplice somma delle parti.



07 ottobre 2012

Occhi prensili

Il modo di posare lo sguardo sul mondo è importante perché poi il mondo se lo ricorderà, vedrai, quando poserà su di te le sue mani.

--
Meglio ancora se al mondo ti va di cantare, magari quella canzone che inizia chiedendo una carezza.

06 ottobre 2012

Rame

Il rame non va in lavastoviglie, così quel coperchio lo passo a mano e dopo averlo pulito mi viene da lucidarne un pezzetto, giusto per mostrare come può rilucere. Lo faccio in modo semplice, con la spugna e il detersivo, senza scomodarmi a tirar fuori aceto e sale grosso.

Aceto e sale grosso sono ingredienti efficaci, lo so perché li usammo un'estate, io e l'altro lavapiatti, al Prà del Gal, un albergo che oggi non esiste nemmeno più, per tirare a lucido un paiolo che era completamente annerito. Ogni giorno, una volta terminato il servizio, dedicavamo qualche minuto all'opera, che nessuno ci aveva richiesto, ma che, non so come, avevamo deciso di intraprendere. Sembrava senza speranza e invece, in capo a poche settimane, il paiolo sembrava nuovo, anzi meglio che nuovo: era lucente e vissuto al tempo stesso.

Il coperchio, comunque, lo passo solo con la spugnetta e il detersivo per piatti, ma intanto che ripenso al vecchio episodio e alla scrittura di questo post, lo passo tutto, non solo un pezzetto. Anche in questo caso, nessuno me l'aveva chiesto, ma è bella la gratuità nel far rilucere le cose, anche quando non si sa se altri occhi se ne accorgeranno.

Non è difficile, basta applicarsi per qualche minuto, meglio se per qualche minuto ogni giorno. Nei casi più ostinati, aceto e sale grosso sono assai efficaci, ma l'ingrediente imprescindibile è la voglia, la capacità di dedicarcisi un pochino tutti i giorni.

Se la vuoi prendere come metafora, non posso darti torto.

05 ottobre 2012

Prospettive

Cambiano le prospettive, cambiano, perché sono le cose a fartele cambiare. Riconosci, mentre ti escono dalla bocca, alcune delle raccomandazioni che ti sentivi propinare da piccolo o da ragazzino; osservi, sogghignando per l'ironia, il ribaltamento di ruoli negli orari da rispettare e far rispettare; ascolti, tra un non detto e un non sentito, i silenziosi sbuffi di noia e le scappatoie di momentaneo obnubilamento; respiri, un po' immaginandole un po' comprendendole, le aspirazioni forse illusorie ma forse no; abbracci con dolcezza anche gli entusiasmi ingenui; consideri con tenerezza, ma forzandoti alla fermezza dei principii, gli sgattaiolamenti illeciti e in ciascuno di quei momenti sei nello stesso momento tu come sei e com'eri, genitore e figlio, guardia e ladro, e nell'essere tu ora sei, insieme, occhio esterno da astrazione serena e pulsione circolatoria da preoccupato coinvolgimento.

--

Se invece non sono le cose a cambiartele, cambiale tu, le prospettive, anche solo per provare. Magari senza proprio esagerare, altrimenti (e questa l'avrà pur detta qualche saggio e se no, la dico io) altrimenti fai come chi volendo scavare dentro di sé creò un terribile vuoto interiore.

Poi vedi tu: volendo puoi anche mettere il mondo a testa in giù, purché poi la paura non ti rovini la visione e la visuale.



In questa striscia di xkcd si dice:
- Che cosa stai facendo?
- Mi aggrappo al soffitto di un abisso senza fondo.
- Sei ben strano.
...
- Che c'è?
- Ho guardato giù.
E al passaggio del mouse sul disegno originale, si legge:
"I dropped a bird and I didn't hear it hit bottom."
Ho lasciato cadere un uccello e non l'ho sentito toccare il fondo.

04 ottobre 2012

I cuori squassa

Ho da fare e avrò sonno da recuperare: non so se domani m'addormenterò durante la laringoscopia o mentre il dentista mi starà sistemando un paio di colletti.
Eh, ma se c'è da fare tocca farlo, tocca crescere, a ogni età. Solo, dico, alla vita:
svezzami / e però vezzeggiami

(sull'aria del ritornello di Creola)

03 ottobre 2012

Tripla dedica musicale

A chi partirebbe per un viaggio se potesse montare su una topolino vestita d'amar tanto, ricordando che t'avesse accise non si riferisce alla benzina.

01 ottobre 2012

Del fare e della vita

La salvezza è nel fare, non nel proporsi di fare. Questo vale per tutto, certo, e non vale dire che fare comprende "fare buoni propositi".
Quello suggerisce di non crogiolarsi nella nostalgia del passato. Ha ragione di sicuro, anche se d'altro canto di sicuro l'oblio impoverirebbe la vita, erodendole spessore. Assottigliarla, la vita, sarebbe cosa buona solo sulla bilancia.
Dare la vita ha il doppio senso del sacrificio e della procreazione; fare la vita è un paradosso, per ogni alienante istante in cui l'io abbandona il sé. Farsi la vita, invece, tornando al salvifico fare, è un impastare che richiede non solo il qui e ora, unico ingrediente a portata di mano, ma anche la pasta madre di ciò che è stato e il lievito di ciò che verrà. Solo che non esistono ricette precise.


a cura di Giulio Pianese

scrivimi