03 marzo 2020

Sama significa cielo

For Sama (Alla mia piccola Sama) è un documentario sull'assedio di Aleppo. La cosa particolare è che è girato dal di dentro, da una giovane giornalista che ha deciso di rimanere, dopo le manifestazioni antiregime che avevano accomunato gran parte della popolazione.
Il racconto è crudo, ovviamente violento in molti momenti, ma il film ha una sua grazia, con il montaggio che fa scorrere il tempo avanti e indietro, a rimarcare le differenze tra il prima e il dopo. A far da discrimine, i bombardamenti russi sulla città assediata, bombardamenti che non risparmiano nemmeno l'ospedale. L'ospedale però viene rimesso in funzione, utilizzando un palazzo di uffici che viene alla bell'e meglio riadattato alla bisogna. Lì ci lavora Hamza, giovane medico che abbandona la sua vita per dedicarsi alla causa. I due si innamorano, si sposano e faranno due figlie. Alla prima, Sama, è dedicato il documentario, nell'intento di spiegarle quelle difficili scelte compiute dai suoi genitori.

L'ho visto in lingua originale, arabo, che sa essere dolcissimo, coi sottotitoli in italiano ardui da leggere a causa di un capoccione seduto nella fila davanti a me. Non c'erano ancora le ordinanze, il cinema Beltrade era strapieno, e ringrazio Debora che mi ci ha condotto dopo avermi indotto a incuriosirmene.

È un film duro, molto, e molto intenso. Aspro, doloroso; dolce, amoroso.

Il dolore era sapere che in quello stesso momento, in molte parti del mondo, stavano (stanno) consumandosi drammi analoghi: sofferenze inutili di persone che chiedono soltanto di vivere in questo mondo. Il pensiero rabbioso era sapere che da parecchi decenni ormai nelle guerre muoiono soprattutto i civili: uomini donne e bambini, persone che qualcuno da lontano condanna a smettere di vivere in questo mondo.
La consapevolezza di tali ingiustizie forse può servirci a ridimensionare un po' le nostre menate e a ricordarci che se può esistere l'amore in mezzo all'orrore, se permangono istanti di serenità tra uno sconvolgimento e l'altro, significa che la vita ha una forza enorme e che questa forza può essere anche nostra.

02 marzo 2020

Geografia che ti cattura

Non è il tempo, ma lo spazio a farla da padrone nel saggio di Tom Marshall, tradotto in italiano da Roberto Merlini col titolo Le 10 mappe che spiegano il mondo.
Innanzitutto, ti fa capire l'importanza della geografia e per questo l'ho segnalato ad alcune colleghe di quella materia. Della geografia fisica, e di come e quanto questa influenzi quella politica e, di conseguenza, la storia.
Da una sorta di determinismo geografico (l'originale s'intitola Prisoners of Geography) prendono le mosse una serie di quadri interconnessi che illuminano le vicende storiche e gli accadimenti contemporanei mettendoli in una prospettiva d'ampio respiro senza dare per scontata la situazione cui siamo abituati nella nostra parte di mondo privilegiato.
Punti di vista interessanti, deduzioni intelligenti e considerazioni che inquietano un po' sono ottimi motivi per iniziare a leggerlo: la stesura scorrevole e avvincente provvederà poi a non fartene staccare fino alla fine. Ci guadagnerai in consapevolezza, un tantino amara a dire il vero, pur senza perdere un barlume di speranza.

01 marzo 2020

Sabbie pastello

Sabbia sottile color pastello da lasciar scorrere durante l'infusione. Così funziona il "Perfect Tea Timer" che in una pasticceria molto carina di Seregno ti portano al tavolo insieme ai filtri del tè: tre piccole clessidre di tre colori diversi affinché si sappia regolare chi lo vuole light (3 minuti), medium (4 minuti) o strong (5 minuti di infusione).
Mia mamma ha apprezzato, sebbene le abbia dovuto spiegare il perché e il percome di quello strano aggeggio più volte, visto che si lasciava distrarre dalla bontà della minimeringa abbinata, che ha ripetutamente provato a offrirmi nonostante ne avessi già mangiate due ad accompagnare il mio caffè con panna, oltre che dalle immancabili chiacchiere con le sconosciute vicine di tavolino, figlia con mamma in là con gli anni ma sostenuta da un bel DNA.
Mi godevo ogni singola inquadratura della scena che mi comprendeva, e mi comprendevo nel sorriso di tenerezza che scaturiva dalla serenità del momento e in un momento m'avvolgeva.


a cura di Giulio Pianese

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