Pur con tutti i trabiccoli telematici a disposizione, quando devo segnarmi degli impegni, li annoto a matita sul calendario cartaceo che sta sulla parete accanto alla mia scrivania. Orari delle lezioni a scuola o altrove, appuntamenti e scadenze, impegni vari. Ieri o ieri l'altro l'ho riempito di "T" e "t": sono le serate in cui imparerò o ripasserò tango, seguendo il 5° corso e prestandomi come cavaliere per i precedenti. Spero di farcela a incastrare tutto, e che il tutto sia utile e bello al tempo stesso.
30 settembre 2013
28 settembre 2013
Mettersi in pausa
"Il mio miracolo è che se ho fame mangio, e se ho sete bevo". Così diceva Bankei e così mi sono detto in questi due giorni, estrapolando il discorso fino a toccare un altro bisogno primario, quello del riposo. Mi sono dovuto un po' forzare, ma ho ascoltato quel che l'organismo mi diceva attraverso la stanchezza e un leggero raffreddore: "Férmati". Mi sono dovuto forzare perché non mi viene facile rinunciare a piacevoli occasioni che riuniscono musica e socialità, ma so che mi rifarò molto presto.
27 settembre 2013
Glifi
Linguaggi diversi possono trovarsi e incontrandosi lasciar scaturire una forma di comprensione reciproca. Parole di lingue sconosciute pronunciate col tono giusto, gestualità dai codici ignoti prodotte al momento opportuno, soffi di energie scambiati a livello sottile appena sotto la soglia del consapevole: coincidenze generatrici d'intese, per un momento almeno nel multiforme vivere. Un po' come quando si riesce a ballare insieme pur partendo da due stili diversi: movenze generatrici d'intese, per un momento almeno nel segno della musica.
26 settembre 2013
Ciàinatàun
"Prego?"
"Niente, stiamo curiosando. Sono con mio figlio e facciamo i turisti. Possiamo entrare nel cortile?"
"Sì, certo: di dove siete?"
"Di Milano, però abbiamo un'ora di tempo e ci facciamo un giro. Quando uno va in altre città, ammira tutto qua e là e su e giù, poi nella propria non visita mai niente."
"Ah sì, guardi, anch'io sono di Milano ma ci sono tante parti della città che non conosco per niente."
Questo minidialogo, che dal vivo era intriso di cordialità e sorrisi, è stato il più lungo tra quelli intercorsi nella mattinata di oggi con le portinaie e i portinai di via Paolo Sarpi. Dopo una visita oculistica di controllo al Buzzi e prima dell'ora di pranzo, ce la siamo percorsa con calma e curiosità, deviando e spaziando e notando come l'area pedonale influisca positivamente sull'atteggiamento delle persone e su tutte le interrelazioni, che si creano in modo più naturale e con frequenza decisamente maggiore rispetto alla media urbana. Niente di trascendentale, ma molto di immanente.
La gradevolezza dell'escursione è stata coronata da un pranzetto ottimo ed economico presso la trattoria cinese Long Chang. Non è il solito ristorante cinese cui siamo mestamente abituati e non mancherai di accorgertene se ordinerai dalle prime pagine del menu, quelle dei "piatti tipici". Mi ha fatto ricordare una battuta pronunciata da Bruno Ganz in Pane e tulipani, quando il suo pittoresco e colto personaggio asserisce che i Cinesi sono i migliori ristoratori del mondo.
"Niente, stiamo curiosando. Sono con mio figlio e facciamo i turisti. Possiamo entrare nel cortile?"
"Sì, certo: di dove siete?"
"Di Milano, però abbiamo un'ora di tempo e ci facciamo un giro. Quando uno va in altre città, ammira tutto qua e là e su e giù, poi nella propria non visita mai niente."
"Ah sì, guardi, anch'io sono di Milano ma ci sono tante parti della città che non conosco per niente."
Questo minidialogo, che dal vivo era intriso di cordialità e sorrisi, è stato il più lungo tra quelli intercorsi nella mattinata di oggi con le portinaie e i portinai di via Paolo Sarpi. Dopo una visita oculistica di controllo al Buzzi e prima dell'ora di pranzo, ce la siamo percorsa con calma e curiosità, deviando e spaziando e notando come l'area pedonale influisca positivamente sull'atteggiamento delle persone e su tutte le interrelazioni, che si creano in modo più naturale e con frequenza decisamente maggiore rispetto alla media urbana. Niente di trascendentale, ma molto di immanente.
La gradevolezza dell'escursione è stata coronata da un pranzetto ottimo ed economico presso la trattoria cinese Long Chang. Non è il solito ristorante cinese cui siamo mestamente abituati e non mancherai di accorgertene se ordinerai dalle prime pagine del menu, quelle dei "piatti tipici". Mi ha fatto ricordare una battuta pronunciata da Bruno Ganz in Pane e tulipani, quando il suo pittoresco e colto personaggio asserisce che i Cinesi sono i migliori ristoratori del mondo.
25 settembre 2013
Seduta visiva
Devo avere qualche problema con la percezione visiva. Ci sono tante cose che noto, che cerco con gli occhi e che guardo, però probabilmente altrettante, anzi molte di più, mi sfuggono pur standomi lì davanti a lungo e con ostentazione.
Non sto mica parlando in linea teorica: prendi le piastrelle del bagno della casa in cui abito da oltre sei anni: intuivo riportassero qualche vaga decorazione, ma solo ieri mi sono accorto della presenza di alcune conchiglie. Al primo momento, primo momento di ieri, dico, m'è sembrato di scorgere una cornucopia e solo dopo un po' l'ho battezzata conchiglia, notando quasi subito dopo la presenza di altri elementi da fondo marino in quella stessa piastrella. Me ne sono rallegrato, ma la sensazione s'è mutata in puro stupore quando, orientando gli organi visivi qualche grado più a sinistra, mi sono reso conto che un intero gruppo di cinque o sei piastrelle raffigura un intricato complesso di coralli, conchiglie e ricci marini. Quelle figure erano lì, il mio occhio le vedeva, ma la mente non le ha mai registrate, scegliendo di sdegnarle, evidentemente. E allora, come mai stavolta le ho notate? Sarà che non m'ero portato niente da leggere.
Se poi tutto ciò lo volessi considerare una metafora di quanto spesso non ci si accorga della realtà e della bellezza immediatamente attorno a noi, fai pure. Magari è così, ma t'assicuro che l'aneddoto autoriferito è autentico.
Non sto mica parlando in linea teorica: prendi le piastrelle del bagno della casa in cui abito da oltre sei anni: intuivo riportassero qualche vaga decorazione, ma solo ieri mi sono accorto della presenza di alcune conchiglie. Al primo momento, primo momento di ieri, dico, m'è sembrato di scorgere una cornucopia e solo dopo un po' l'ho battezzata conchiglia, notando quasi subito dopo la presenza di altri elementi da fondo marino in quella stessa piastrella. Me ne sono rallegrato, ma la sensazione s'è mutata in puro stupore quando, orientando gli organi visivi qualche grado più a sinistra, mi sono reso conto che un intero gruppo di cinque o sei piastrelle raffigura un intricato complesso di coralli, conchiglie e ricci marini. Quelle figure erano lì, il mio occhio le vedeva, ma la mente non le ha mai registrate, scegliendo di sdegnarle, evidentemente. E allora, come mai stavolta le ho notate? Sarà che non m'ero portato niente da leggere.
Se poi tutto ciò lo volessi considerare una metafora di quanto spesso non ci si accorga della realtà e della bellezza immediatamente attorno a noi, fai pure. Magari è così, ma t'assicuro che l'aneddoto autoriferito è autentico.
24 settembre 2013
Circolo virtuoso
Il circolo virtuoso non è un club esclusivo né una cerchia per eroi. Al circolo virtuoso non si accede per tesseramento né per un grande gesto. Il circolo virtuoso è un vortice lieve e delicato che si crea passo passo, una piccola azione dopo l'altra. Basta iniziare a fare qualcosa di buono, e per buono intendo qualcosa che ti serva o di cui tu senta il bisogno, basta iniziare a farlo a piccole dosi, perché un pochino è meglio di niente. Poi non sarà impossibile, anzi, forse sarà addirittura facile ampliarne la portata e i benefici. Questo, per esempio, vale per: abitudini alimentari, esercizio fisico, pulizia della casa, riordino degli scaffali, incombenze, doveri, riequilibratura mentale, esplorazioni, atteggiamenti e predisposizioni, lettura, scrittura, arti varie. Lo scrivo per te che leggi, ma anche per ridirmelo e convincermene nel fare oltre che nel dire.
23 settembre 2013
Anche il naso vuole la sua buona parte
"Ne vous lavez pas": erano di questo tenore le parole con le quali, secondo la leggenda, Napoleone* chiedeva all'amata di evitare le abluzioni nella relativa imminenza del suo ritorno. Visto che si trattava perlomeno di alcuni giorni, l'idea può farci orrore, ma "Non lavarti", più che a una perversione, corrisponde alla richiesta, in verità un po' estrema, dell'amante in preda alla golosità polisensoriale.
"Pif-au-métrique": in francese questo aggettivo spiritoso denota qualcosa di approssimativo, misurato "a naso". "A naso" però non indica solo imprecisione, bensì istinto, fiuto. Laddove, poi, l'ambito sensoriale confina con la sensualità, quando il fiuto si fa olfatto e se l'olfatto si eleva alla natura più sottile, piacersi "a naso" può significare molto più di una semplice intuizione.
Annusarsi è conoscenza: pur senza toccare le esasperazioni pseudonapoleoniche, poter percepire l'autentica emanazione odorosa della pelle e delle carni cui vogliamo avvicinarci è discrimine fondamentale per capire se tale avvicinamento potrà piacerci davvero. La realtà, per fortuna, non è una superficie patinata: la vista conta molto, ma non è tutto, proprio no.
* altri sostiene invece si trattasse di Enrico IV.
"Pif-au-métrique": in francese questo aggettivo spiritoso denota qualcosa di approssimativo, misurato "a naso". "A naso" però non indica solo imprecisione, bensì istinto, fiuto. Laddove, poi, l'ambito sensoriale confina con la sensualità, quando il fiuto si fa olfatto e se l'olfatto si eleva alla natura più sottile, piacersi "a naso" può significare molto più di una semplice intuizione.
Annusarsi è conoscenza: pur senza toccare le esasperazioni pseudonapoleoniche, poter percepire l'autentica emanazione odorosa della pelle e delle carni cui vogliamo avvicinarci è discrimine fondamentale per capire se tale avvicinamento potrà piacerci davvero. La realtà, per fortuna, non è una superficie patinata: la vista conta molto, ma non è tutto, proprio no.
* altri sostiene invece si trattasse di Enrico IV.
22 settembre 2013
Scopare non basta
Quando il marasma t'attanaglia, quando attorno a te è la giungla, quando la massa d'incoerenze s'ispessisce, scopare non basta. Bisogna svuotare la stanza, ogni stanza, e stanza per stanza passare l'aspirapolvere e poi lo straccio oppure il mocio. Bisogna spostare e riordinare tutto quanto per far spazio al lindore, che non sarà più solo nelle cose, ma si trasferirà allo sguardo e da lì donerà alle cose una nuova anima. Bisogna, tutto ciò, farlo con il sorriso, ché la pazienza non basta, la determinazione è solo un fattore: sarà la buona disposizione d'animo a fare la differenza, insieme al respiro. Respirare a fondo e con calma, ricordandosi di non procedere in apnea amplificando inutilmente le fatiche fisiche, è essenziale. Vedi bene, dunque, che per restituire l'anima a quel che ti sta intorno, scopare non è abbastanza.
20 settembre 2013
Di scarpe
In inglese, l'espressione "mettersi nei panni di qualcuno" si focalizza sulle calzature: "Se fossi in te..." diventa "If I were in your shoes..." e in effetti è piuttosto azzeccata, perché l'importanza delle scarpe non è solo di custodire i preziosi e mai abbastanza lodati piedi, ma anche quella di aiutarci a intraprendere un cammino, lungo o breve che sia, che splenda il sole o che piova (Come rain or come shine).
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A proposito di calzature, pioggia e tutto il resto, leggi il post "Scarpe", di Sabina.
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A proposito di calzature, pioggia e tutto il resto, leggi il post "Scarpe", di Sabina.
16 settembre 2013
Compitamente
Fare da consulente per un paio di temi scolastici su argomenti giganteschi e per questo troppo vaghi non è facile; meno ancora se lo fai per tua figlia, dovendo badare a non innescarne la suscettibilità adolescenziale; meno ancora se lo fai guidando in autostrada durante e dopo una coda quasi snervante; meno ancora se la stanchezza di un weekend troppo breve per non essere faticoso si fa sentire. Non è facile, ma ne vale la pena quando percepisci la soddisfatta gratitudine del sangue del tuo sangue. La vicinanza ha molte forme da esplorare, ricordandosi di gustarne finché ce n'è.
13 settembre 2013
Sintesi
Sintesi sentimental-gastronomica per il fine settimana incipiente:
Romagna mia, fatti capanna.
11 settembre 2013
10 settembre 2013
Il respiro della pelle
Se senti un senso d'oppressione che t'impedisce di fare quel che con urgenza devi, prima di tutto allenta la cintura, poi magari togliti la maglietta, rimani a torso nudo e lascia respirare la pelle. La brezza ti lambisce dalla finestra, solleticandoti come ad anticipare altre più soavi tattilità. Soprattutto, abbi cura di non ascoltare canzoni istigatrici di eccessive dosi malinconiche. Poi fai il punto, verbalizzando in una conversazione con persone fidate quello che concretamente andrai a compiere. Qualche battuta, qualche risata, ed ecco che l'equilibrio si lascia nuovamente indossare, permettendoti, un passo dopo l'altro, di riprendere a camminare, correre, ballare, ristare. Ora puoi anche riaccendere la musica e le sue onde transiteranno dal passato al futuro toccandoti lieve all'attraversamento d'un'attenzione dal sorrisino benevolmente ironico e immunizzante nei confronti di tutti i condizionamenti, di tutti i condizionali, a favore del presente allargato, da vivere come unico vero dono.
09 settembre 2013
Navigare con meno falle possibili
Nella presentazione di Gaspar Torriero che puoi scorrere qui sotto, trovi tra l'altro un po' di indirizzi utili a migliorare la sicurezza della tua navigazione in rete.
Per il momento, sono tornato a installare AdBlock, che ti elimina la pubblicità indesiderata da qualsiasi pagina visitata (anche quelle prima dei video di YouTube!). Un'estensione per il tuo programma di navigazione (o browser) che paghi quanto vuoi, anche zero dollari, secondo quello che puoi permetterti: così ha deciso il tizio che l'ha inventata (e in questo mi ricorda Amanda Palmer e l'arte di chiedere).
Aggiornamento: le spiegazioni delle diapositive, dal blog di Gaspar Torriero:
diapositiva 1 - Ovvero: come mia madre scoprì che sapevo leggere
diapositive 2-3 - Ovvero: l’indottrinamento
diapositive da 4 a 8 - Ovvero: le mie ossessioni
diapositive da 9 a 11 - Ovvero: la grande delusione
diapositive da 12 a 18 - Ovvero: strumenti di difesa, e la questione morale
diapositive 19-20 - Ovvero: quelli che pagano per stare nelle ricerche dove non c’entrano
diapositive 21-22 - Ovvero: il tracker nelle mutande
diapositive 23-24 - Ovvero: Facebook senza spam sembra FriendFeed
diapositive da 25 a 30 - Ovvero: che futuro ci aspetta?
diapositiva 31 - Ovvero: conclusione
diapositive da 32 a 36 - Ovvero: i necessari riferimenti
Per il momento, sono tornato a installare AdBlock, che ti elimina la pubblicità indesiderata da qualsiasi pagina visitata (anche quelle prima dei video di YouTube!). Un'estensione per il tuo programma di navigazione (o browser) che paghi quanto vuoi, anche zero dollari, secondo quello che puoi permetterti: così ha deciso il tizio che l'ha inventata (e in questo mi ricorda Amanda Palmer e l'arte di chiedere).
Aggiornamento: le spiegazioni delle diapositive, dal blog di Gaspar Torriero:
diapositiva 1 - Ovvero: come mia madre scoprì che sapevo leggere
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diapositive da 25 a 30 - Ovvero: che futuro ci aspetta?
diapositiva 31 - Ovvero: conclusione
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08 settembre 2013
Adiposa die
I genitori di bambini grassi mi scendono immediatamente di un paio di pioli nella precaria scala d'un'ipotetica stima.
Sì, perché, disfunzioni escluse, significa che non li stanno educando bene.
Bada: non c'entra solo l'alimentazione. Magari sono di quelli che non li incoraggiano a muoversi, o addirittura che non permettono loro di farlo. Quelli che alla richiesta: "Posso andare a giocare a pallone?" rispondono, come nelle barzellette: "Sì, ma non sudare." Quelli che non li portano mai al parco o, se lo fanno, lasciano loro in mano qualche aggeggino succhiamente, dal gameboy alla piessepì, dallo smartphone al tablet, potenzialmente utilissimi, questi, ma dannosi laddove schermano dalla realtà fisica, soprattutto quando questa è a portata di mano, di gioco e di corsa. Quelli che li fanno uscire dall'acqua, senza alcun motivo logico apparente, dopo pochissimi minuti di sguazzamento. Quelli che fanno prevalere le proprie paure sulla voglia esplorativa che ogni bambino ha nei confronti dei propri limiti e del mondo.
Certo, permettendo invece il movimento e la scoperta toccherebbe loro prestare attenzione a cosa combinano i pargoli, perlomeno quando sono piccoli, e questo costa un po' più di sforzo rispetto al ricorso alle babysitter elettroniche, nuova versione della babysitter formato schermo televisivo. Prestare attenzione, peraltro, perderebbe quasi ogni connotazione di fatica se anche gli adulti si mettessero a giocare giochi di movimento fisico. Più spesso di quanto non si creda, però, la non interferenza vigile è insieme l'atteggiamento più efficace in termini di sicurezza e più produttivo per l'evoluzione personale dei piccoli. Bisogna imparare dal giovane Holden e dal suo sogno di essere il catcher in the rye, pronto ad afferrare i bambini prima che cadessero dal bordo del campo di segale in cui giocavano liberamente.
Oltre al giocare liberamente e al benefico movimento fisico che quasi sempre ne consegue, conta anche l'alimentazione, ovvio. E qui, ancor più che in altri ambiti, l'esempio è importante. Mangiare sempre le solite schifezze non aiuta né piccoli né grandi e allora bisogna porre rimedio seguendo qualche regola, che secondo i casi può essere quella di ristabilire un qualche riferimento orario per il cibarsi, quella di rendere obbligatorio l'assaggio di nuove pietanze (obbligare ad assaggiare, non a mangiare, mi raccomando), quella di riscoprire i sapori immediati, come la verdura cruda da sgranocchiare (carote e finocchi possono essere sfiziosi come spuntino, dico sul serio) e l'acqua naturale da bere se vuoi davvero dissetarti.
Sì, perché, disfunzioni escluse, significa che non li stanno educando bene.
Bada: non c'entra solo l'alimentazione. Magari sono di quelli che non li incoraggiano a muoversi, o addirittura che non permettono loro di farlo. Quelli che alla richiesta: "Posso andare a giocare a pallone?" rispondono, come nelle barzellette: "Sì, ma non sudare." Quelli che non li portano mai al parco o, se lo fanno, lasciano loro in mano qualche aggeggino succhiamente, dal gameboy alla piessepì, dallo smartphone al tablet, potenzialmente utilissimi, questi, ma dannosi laddove schermano dalla realtà fisica, soprattutto quando questa è a portata di mano, di gioco e di corsa. Quelli che li fanno uscire dall'acqua, senza alcun motivo logico apparente, dopo pochissimi minuti di sguazzamento. Quelli che fanno prevalere le proprie paure sulla voglia esplorativa che ogni bambino ha nei confronti dei propri limiti e del mondo.
Certo, permettendo invece il movimento e la scoperta toccherebbe loro prestare attenzione a cosa combinano i pargoli, perlomeno quando sono piccoli, e questo costa un po' più di sforzo rispetto al ricorso alle babysitter elettroniche, nuova versione della babysitter formato schermo televisivo. Prestare attenzione, peraltro, perderebbe quasi ogni connotazione di fatica se anche gli adulti si mettessero a giocare giochi di movimento fisico. Più spesso di quanto non si creda, però, la non interferenza vigile è insieme l'atteggiamento più efficace in termini di sicurezza e più produttivo per l'evoluzione personale dei piccoli. Bisogna imparare dal giovane Holden e dal suo sogno di essere il catcher in the rye, pronto ad afferrare i bambini prima che cadessero dal bordo del campo di segale in cui giocavano liberamente.
Oltre al giocare liberamente e al benefico movimento fisico che quasi sempre ne consegue, conta anche l'alimentazione, ovvio. E qui, ancor più che in altri ambiti, l'esempio è importante. Mangiare sempre le solite schifezze non aiuta né piccoli né grandi e allora bisogna porre rimedio seguendo qualche regola, che secondo i casi può essere quella di ristabilire un qualche riferimento orario per il cibarsi, quella di rendere obbligatorio l'assaggio di nuove pietanze (obbligare ad assaggiare, non a mangiare, mi raccomando), quella di riscoprire i sapori immediati, come la verdura cruda da sgranocchiare (carote e finocchi possono essere sfiziosi come spuntino, dico sul serio) e l'acqua naturale da bere se vuoi davvero dissetarti.
06 settembre 2013
Prima e dopo
Al tempo dei balocchi e dell'amore
che bello, m'abbagliava ad ogni incontro
cecando gli occhi e illuminando il cuore.
Ma poi, tra acciacchi e liti varie
perbacco, m'abbaiava sempre contro
con sguardi fiacchi e senza luminarie.
che bello, m'abbagliava ad ogni incontro
cecando gli occhi e illuminando il cuore.
Ma poi, tra acciacchi e liti varie
perbacco, m'abbaiava sempre contro
con sguardi fiacchi e senza luminarie.
05 settembre 2013
Autodisciplina
Me lo devo segnare, che son stato bravo stasera a rinunciare a una cena e un paio di milonghe per continuare a lavorare su dei testi per il web.
Poi una volta o l'altra dovrei parlare più diffusamente di questo aspetto del mio lavoro, che mi piace per la stimolante sfida di scrivere con un occhio al lettore e uno all'indicizzazione telematica, mirando a coniugare scorrevolezza dei contenuti ed efficacia in chiave SEO, ovvero ottimizzazione per i motori di ricerca.
Però adesso metto su un disco, a mo' di consolazione per le delizie rimandate.
--
* La canzone Have I Told You Lately, qui interpretata da Rod Stewart, è di Van Morrison. Da qualche parte in rete ho visto un video in cui, prima di eseguirla, ringraziava il simpatico scozzese di averne realizzato la cover.
Poi una volta o l'altra dovrei parlare più diffusamente di questo aspetto del mio lavoro, che mi piace per la stimolante sfida di scrivere con un occhio al lettore e uno all'indicizzazione telematica, mirando a coniugare scorrevolezza dei contenuti ed efficacia in chiave SEO, ovvero ottimizzazione per i motori di ricerca.
Però adesso metto su un disco, a mo' di consolazione per le delizie rimandate.
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* La canzone Have I Told You Lately, qui interpretata da Rod Stewart, è di Van Morrison. Da qualche parte in rete ho visto un video in cui, prima di eseguirla, ringraziava il simpatico scozzese di averne realizzato la cover.
04 settembre 2013
Le droghe del sentire
Delle droghe naturali, la più bella è far l'amore, poi c'è il dolce dormire, quindi le euforie da cuorecaldo per le amicizie e le condivisioni intense e allegre. Tutto questo, senza dimenticare i respiri colma-torace da troppopieno di bellezza, in genere percepiti nel bel mezzo della natura, quando si coglie l'immensità di micro- e macrocosmo, quando senza capire, perché non c'è capienza, si sente. E quel sentire, in fondo in fondo, è lo stesso delle altre "droghe naturali", il cui effetto raddoppia, come già sostenuto, con la condivisione.
03 settembre 2013
Di nuovo tango
Quando si tratta di malinconie io sono fortemente a rischio, figuriamoci cosa potrebbe succedere ad ascoltare un tango come questo, con una musica così e parole così. Parole e musica da strappacuore, all'ascolto. Ballandole, invece, le malinconie si esorcizzano e ad avvolgerti rimane l'abbraccio. Inoltre, siccome la pratica val più della grammatica, vado, ciao.
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* il pezzo che puoi ascoltare cliccando sul link è Fueron tres años (1956), di Juan Pablo Marín, eseguito dall'orchestra di Héctor Varela e cantato da Argentino Ledesma.
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* il pezzo che puoi ascoltare cliccando sul link è Fueron tres años (1956), di Juan Pablo Marín, eseguito dall'orchestra di Héctor Varela e cantato da Argentino Ledesma.
02 settembre 2013
Svegliatevi!
Devo essere di buon umore: alla Testimone di Geova che mi ha appena citofonato un po' impacciata, impappinandosi mentre mi recitava il discorsetto mirato a convincermi, ho riservato tutta la pazienza necessaria a lasciargliene completare l'introduzione; inoltre, ho condito il mio diniego con un sorriso e con l'augurio di una buona giornata. Eppure i pensieri stressanti non mi mancano, soprattutto quello di dover applicare una doppia dose di volontà per l'autodisciplina indispensabile ai fini di una maggiore produttività lavorativa; specialmente ora che, grazie alla Testimone, so che prima o poi si muore. A proposito: quel che mi sembra di non essere riuscito a fare è stato mandarla via senza un eccessivo gravame di preoccupazione per la mia Salvezza, ma al citofono è più difficile trasmettere benessere. Forse dovrei invitarla a tornare una domenica mattina di buon'ora, presentandosi direttamente alla porta...
01 settembre 2013
Ad anello
Di persone che considerano il primo settembre il vero capodanno conosco almeno due esempi, entrambi blogger (Mitì e Squonk). Per pura coincidenza, proprio oggi mi sono trovato, come per tradizione si fa a Capodanno e come io invece non faccio, a elencare qualche proposito chiacchierando con mio figlio Lorenzo (la conclusione è stata che per riuscire a realizzarli basterebbero giornate da 42 ore). Lo spunto per tale conversazione era stato il dolore alle ginocchia che provavo camminando in discesa nei ripidi pendii dolomitici: sostenevo di dover perdere qualche chilo per lenire lo sgradevole effetto, al di là della necessità di essere un po' più allenato. Oggi il dolore articolare premeva nonostante il declivio fosse addolcito dall'erbetta più tenera, tra le mucche al pascolo e con lo stomaco ancora memore del pranzetto alla Baita Caserina, ma erano le fatiche di ieri a gravare. Fatiche nate e cresciute sulle salite, ma soprattutto nelle discese, delle cinque ore di camminata (tra andata e ritorno) che ci aveva portato dal passo Feudo al Torre di Pisa e di lì, attraversando per intero l'ampio anfiteatro del Latemar, alla forcella dei Campanili. Il nome è meritato per le guglie che l'adornano da entrambi i lati, la cui bellezza rende già meritevole il tragitto, ma il premio per chi vi si affaccia è grandioso quanto il paesaggio che si apre alla vista. In basso, quella gemma azzurrata che è ancora il lago di Carezza, nonostante le vicissitudini climatiche capaci di portarlo quasi al prosciugamento qualche anno fa. In alto, le vette coi ghiacciai perenni, Marmolada e Piz Boè, entrambe sopra i tremila. Sullo sfondo, altre cime, già in Veneto, di cui non ricordo i nomi che seppi forse da piccolo. In primo piano, proprio di fronte a noi, un versante del Catinaccio, quello con la Roda di Vael, con il rifugio Paolina e con il canalone attraverso il quale giungemmo a valicare il passo Vaiolon. Quello da cui ci eravamo trovati, tre settimane fa, a guardare ammirare e rimirare proprio questo spettacolare punto del massiccio del Latemar. Morale: per arrivare a immedesimarsi davvero in un punto di vista opposto ci vogliono un po' di tempo, un bel po' di fatica, un pizzico di fortuna come quello di una giornata splendida, una buona dose di buona volontà.
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