27 giugno 2010

Dalla terra alla luna (e ritorno)

Ho iniziato il viaggio senza pensare a portarmi un foglio e una matita. Ora che vorrei scrivere, non so come fare. Vorrei farlo per tener fede a una promessa, ma anche per me. Potendo, scriverei sulla tua pelle, lo sai, e invece la distanza materiale è molta, moltissima, troppa, la traiettoria è lunga quanto uno sguardo che si perde. Il mio però stasera non si perde, no, ché il plenilunio ha sempre la capacità d'attrarlo e attirarlo, dunque guardo dritto e anche dove vedo vuoto so che non cadrò.
Vado e vado e vado, sto andando non evado, procedo senza perdere il mio su e giù e qua e là, stavolta son io a dir non ho paura e lo dico perch'è vero, non è una fuga, è un viaggio senz'altra valigia che i ricordi futuri, quelli che si specchiano sul vetro quando fuori il blu scuro e l'azzurro chiaro si ribaltano, quando ringrazi la capsula e la buona stella per non esser già cenere e lapilli e sorridi al respiro che galleggia davanti al tuo stupore.
Lassù si troveranno tutti i folli descritti dagli affabulatori notturni e chiederanno tu vieni dalla Terra, io risponderò terra minuscolo, leggi bene, vengo dalla terra e alla terra tornerò, ma non senza un giro un respiro un sospiro e un altro, bonus, giro. Il bonus è importante, forse è il segreto di tutto: come quando una vacanza sta inesorabilmente terminando e t'inventi una deviazione, una sosta, un'ultima cena, qualsiasi gradevole iniziativa per sapere che non è mai finita, o che se finisce sarà un poco più in là, dopo quell'ennesimo godimento.
Le vertigini che potevano far capolino o addirittura esplodere paralizzanti sembrano un ricordo lontano, ma se ci penso capisco esattamente dove e quando si rifaranno vive. Tra stomaco e pancia, al momento del rientro. Al ritorno, quando si torna giù (per quanto siano il giù e il su, come pure il qua e il là, effimeri), c'è quello stacco, quell'inversione come sulla giostra più alta dalla quale non puoi più scegliere di scendere e da cui non avrebbe senso buttarsi per evitare la paura di cadere, è lì che il vuoto e il suo senso faranno sudare le mani e atrofizzare i gesti, ma forse questa volta ci sarà un antidoto, forse questa volta basterà ricordarsi che a destinazione c'è la vita, tutta. E che la vuoi riassaggiare e ancora respirare e di nuovo celebrare, tutta.

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15 giugno 2010

Come si fa a scegliere le 10 canzoni preferite?

Non è indolore, ma se Mistro chiama, si risponde.
Così ho fatto e il risultato è pubblicato su M&B MUSIC (lo si commenta anche su friendfeed).

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* Wooden Ships – Jefferson Airplane
* Electric Aunt Jemima – Frank Zappa
* Allison – Pixies
* There Is A Light That Never Goes Out – Smiths
* Tumbling Dice – Rolling Stones
* I’ll Be Your Mirror – Velvet Underground
* Blister In The Sun – Violent Femmes
* Bartali – Paolo Conte
* Is This Love – Bob Marley
* Laughing – David Crosby

04 giugno 2010

I debutti non finiscono mai

Stasera il Black Drop di Viale Monza 185 a Milano ospiterà il primo concerto assoluto degli Accauno, che alle ore 21.30 presenteranno i cinque brani del loro EP autoprodotto.

Alla batteria suona mio fratello Beppe, che torna a esprimersi in pubblico nel ruolo che già ricoprì con i Fragole e Sangue e i Pontebragas.

01 giugno 2010

Non sappiamo più quando stiamo andando

Dovessi dar retta alla percezione, dimenticando il foglio appeso al muro coi numeri e i nomi dei giorni e dei mesi, non troverei una collocazione spaziale al tempo, non saprei dire in quale anno e in quale periodo di quell'anno mi trovi. I ponti che riallacciano i giorni ai giorni saltano settimane, decadi o quindicine con la massima agevolezza, fulminei e rilucenti ammiccano e sorridono mentre falcidiano a mazzi intere piantagioni di momenti smarriti. L'incostanza climatica non è una ragione, non sufficiente quantomeno, per siffatta vaghezza. Forse è più un senso di sospensione, di cose da sistemare, di conti da riassestare, di fuoco in gola da spegnere, di corporeità da accudire, di voce perduta da ritrovare. Sapendo che essere vivi è già cosa bella, ma certe volte non basta.


a cura di Giulio Pianese

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