24 febbraio 2021

22 febbraio 2021

Vigilie perenni

La vigilia per eccellenza era quella in cui si aspettava la befana. Si piazzavano le calze appendendole, in mancanza del camino, alla cappa in cucina (all'operazione si dedicava in genere nonna Teresita, esibendo ai nostri occhietti una sorta di fiduciosa competenza). Le calze erano lunghe e di lana, specificamente assegnate di anno in anno al medesimo scopo: accogliere e magicamente riempirsi di dolciumi e frutta. Tipicamente, le trovavamo il mattino dopo colme e appesantite con due arance, una in punta e una al tallone, diverse noci, noccioline e arachidi, qualche pezzo di carbone di zucchero e molte caramelle di varia foggia, dalle onnipresenti e apprezzate Rossana alle preferite e raramente disponibili mou (al caramello o alla menta-liquerizia), oltre a numerosi cioccolatini e a qualche leccornia di livello superiore, quale il marzapane a forma di frutta (solo molti anni dopo lo sentii denominare "frutta martorana"). 

Era l'Epifania un momento perfino più suggestivo del Natale, perché nonostante il tono minore, portava un carico di magia decisamente misterioso, con quel miscuglio di indiscutibile bruttezza e inscrutabile bontà che contraddistingueva la figura della Befana. 

Una vigilia densa di aspettativa, ma segnata da grande spensieratezza. 

Tante diverse vigilie costellarono poi la vita: molte condite dalla gradevole quanto effimera sensazione da sabato del villaggio, dove l'illusorietà esperita non inficiava l'attesa successiva. Altre, tese o addirittura drammatiche, in grado di arrestare il respiro fino alla risoluzione, bella o brutta che fosse. 

Altre ancora, la maggior parte, vigilie personalizzate, forse finte, forse più interruzioni di un flusso di vita che preludio di evoluzioni o rivoluzioni. Vigilie perenni, tipo quelle lunghe e recentissime del lockdown, vigilie da confinamento, attese buzzatiane o addirittura beckettiane, in cui però il personaggio che non arriva siamo noi stessi. 

Da qualche parte ho letto che "Il momento migliore per piantare un albero era venti anni fa. Il secondo momento migliore è oggi." 

Dunque, meglio regolarsi, meglio ricentrarsi, meglio sapere, pur senza rinunciare all'attesa. Meglio scriversi un promemoria, un intento, un motto: in ogni vigilia, l'importante è non dimenticare il presente. 

19 febbraio 2021

Giro e giravolta

Quasi un intero giro intorno al sole e siamo ancora sotto le nuvole di un confinamento più lungo di quanto avevamo immaginato all'inizio. 

Per andare oltre continueremo a fare tesoro di ogni situazione, anche quelle più difficili da gestire. Le mancanze saranno temporaneamente tamponate da interessi contingenti, ma l'impossibilità di usare liberamente il tempo futuro dei verbi, ossia di progettare, pesa tuttora, e comincia a pesare un po' troppo. 

Per venire oltre, come si dice in romagnolo, dovrai aspettare che tolgano i divieti, ma per questo ai tamponi dovranno essersi affiancati numerosi i vaccini. Aspettare è diventato il verbo, il Verbo, e la pazienza necessità più che virtù. 

Per trovarsi oltre continueremo a scrutare il blu, a incantarci di tenui o intensi brillii, a ricercare stelle buone, pur sapendo che di noi quegli astri se ne fottono beatamente. 

Quasi un intero giro intorno al sole e il sole non si vede per via delle nuvole. Quasi un'intera giravolta e nemmeno le stelle si vedono da qui. Ci resta però la musica, a tutte le ore. 

--bonus musicale: Cristina Donà, Stelle buone (1997)



a cura di Giulio Pianese

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