Esiste un termine tedesco, fremdschämen, che significa "sentirsi in imbarazzo per qualcun altro" (lo scoprii grazie a Urri). Un sentimento che in alcune persone è talmente amplificato da manifestarsi in modalità esorbitante anche alla visione di un film: per esempio, assale mio figlio quando assiste alle figuracce di Coliandro e devasta la mia (ex)cognata davanti ad alcuni personaggi interpretati da Peter Sellers (Clouseau e Hrundi V. Bakshi).
In questi casi, vedere insieme una commedia sarà doppiamente piacevole non solo per il noto effetto della condivisione, ma perché le reazioni di tali spettatori innescheranno un ulteriore divertimento (ignoro se sia già stato coniato un nuovo termine tedesco per definirlo). Così è stato ieri sera guardando in dvd lo spassoso Nessuno mi può giudicare, di Massimiliano Bruno. Se non l'hai visto, mi sento di consigliartelo, perché nell'evoluzione delle vicende c'è una miscela riuscita di satira, verità e buoni sentimenti. Verità come quella delle fiabe, nel senso inteso da Italo Calvino.
Su youtube si trova l'inizio del film, una decina di minuti che oltre a comprendere una delle scene cult con Rocco Papaleo, definiscono immediatamente toni e situazione.
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