28 aprile 2011

Come siamo Messi?

Da circa un decennio seguo il calcio solo saltuariamente, cosa che provoca tuttora sconcerto in chi mi conosceva prima, quando ero tifoso accanito.

Ciò detto, vi sono gioielli degni di ammirazione anche da parte degli agnostici ed è bene sottolineare comportamenti che rendono onore alla lealtà sportiva: nel filmato che s'intitola "Messi non si tuffa mai" si vede come il piccolo grande Lionel sdegni la possibilità di farsi fischiare sacrosanti falli a favore, cercando di continuare l'azione in qualsiasi condizione.

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Tra l'altro, ieri sera ha segnato un gol strepitoso, come già sottolineava lucah.

24 aprile 2011

Attraverso

Risorgere si risorge, certo, come è certo che i buchi lasciati dai chiodi continuano a vedersi e si vedono perché ci sono, perché rimangono. Non crucciartene: nonostante tutto, lo sai, è meglio, molto meglio così che non cancellare tutto appiattendo la fisarmonica dei ricordi.

Dove inizi o finisca un uovo non è dato saperlo (le risposte "culo" e "bocca" non valgono), è un'altra versione dell'ouroboros, ma intuisci che se l'eterno ritorno esiste, la ciclicità ha luogo su una spirale e non su un cerchio, per cui ogni passaggio non sarà, non potrà mai essere identico al precedente. E meno male, altrimenti dimmi tu che sfizio ci sarebbe.

Mentre ti senti e sei padre e figlio con lo spirito giusto, lascia scorrere il laser sul disco fino alle tracce invisibili, è lì che troverai le sorprese pasquali.
Che le acque si aprano a permettere un buon passaggio oggi, che un mare rosso di fazzoletti al collo si richiuda sulle malvagità domani, per dar vita a nuovi respiri fino a innescare caldi sorrisi. Buona Pasqua e buon 25 aprile.

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Gli Easter egg li trovi, per esempio, nei DVD per l'intrattenimento domestico.
L'ouroboros (detto anche: uroboro, oroborus, uroboros o uroborus) era menzionato in un romanzo di Vázquez Montalbán.
Bonus musicale: Paul Weller, You Do Something To Me

08 aprile 2011

La vita mi piace un mondo

Insieme alla tessera del cineforum mi avevano dato un libricino di presentazioni, che leggo sempre dopo aver visto il film. Stamane ho avuto la bella sorpresa di vedervi citato un post di Elena Chesta a proposito di Julia Child, alla quale sul grande schermo dà vita l'immensa Meryl Streep.
Sarà un po' infantile, ma è stato bello l'effetto di veder proiettato nel quotidiano vivere uno spicchio di vita sul web (ché il mondo delle reti relazionali come lo intendiamo qui, dicemmo e ribadiamo, non è virtuale -- e questo non è plurale maiestatico, ma sentire condiviso).

Sull'onda del sorriso scivola il ricordo e riemerge un aneddoto: un paio d'anni fa un mio amico e vecchio compagno di palco, preparando il suo matrimonio, chiese al suo attuale cantante di consigliargli un dj da ingaggiare per la festa. Lui gli indicò un certo Manlio e cercando conforto al parere rovistò su internet per qualche notizia, trovò una recensione e gliela spedì via mail. Era un mio vecchio post e la sera in cui ci presentarono ci ridemmo su tutti insieme, brindando alle coincidenze, ai cerchi, alle cerchie, ai cerchioni, e naturalmente al rock!
Il fatto è che il mondo è piccolo e la rete è grande.

A quel matrimonio, poi, fui casualmente catalizzatore di una specie di carrambata, presentando mio fratello a Elena Petulia: momenti di commossa ilarità quando venne fuori che Beppe e il padre di lei si conoscevano bene...
Gli è che il frantumarsi dei gradi di separazione mi diverte e mi fa gioire, quasi fosse una proiezione di quei lacci bianchi illuminati.

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...finché mi risucchia una galassia a spirale dritto dritto nel dna dell'universo e risbucherò fuori nel mattino del tunnel blu senza ricordare nulla tranne una fragranza di buono e bello e uno sventolio di lacci bianchi a collegare il sempreora e il tuttovoglio con un bacio dal cuore del sole di notte, attraverso l’inverno a dar calore al nuovo chiarore.

04 aprile 2011

Oggi e sempre

Non c'è foto che tenga, figlio mio. Non c'è macchina da immagini abbastanza capiente, non grandangolo sufficientemente ampio, non esiste diaframma tanto sagace né obiettivo davvero capace di catturare tutto quel che smuovi tu e che il grandanimo effonde guardagodendoti nel naturale essere.
Il cielo, il caldo, la campagna a cinque passi dal solito ristare, una passeggiata tante volte esperita e sempre diversa, stavolta di più perché, ci rendiamo conto dai colori, per la prima volta è in primavera. Si dice che il mare sia blu e invece ne conosciamo le innumerevoli sfumature: lo stesso è per il verde del prato, lo vedi, lo vediamo. Poi, poco prima di dov'era quella volta il riccio, ecco i fiori viola delle ortiche, ben frequentati da bombi golosi. L'aratura marrone del granturco e poi di nuovo l'erba, morbida, giustaccogliente per sdraiarsi in un po' d'oblio.
Una fioritura bianca da andare a veder da vicino, nuovo spettacolo in ogni singolo fiore, rami da accarezzare, boccioli da incoraggiare e la magia del guardarli da sotto in su, spillone emotivo a trafiggere in unica estasi cuore occhio e cielo. La condivisione raddoppia il piacere, ne conveniamo. E poi ti vedo partire di corsa e tuffarti nell'erbetta alta, e percepisco l'enormità di un lievitare, dietro lo sterno e fino in gola, da cuorpompante che parola non cattura, per la felicità dell'essere, effimera ed eterna per ciascun istante. Non ho di che fissare in oggetto quel momento, ma non c'è foto che tenga, figlio mio, gioia grande. Sii.

01 aprile 2011



a cura di Giulio Pianese

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