16 febbraio 2012

Un popolo di toticutugni

La prima volta che ci feci caso, fu perché la udii dalla voce della moglie del presidente del consorzio del Centro archeologico della città di Grenoble. Se la godeva tutta, cantando a piena gola in un sorriso solare: "Lasiatemi k-hant-are / con la citàra in mano". Di quella canzone, non sgradevole da sentire una tantum, c'era da incensare un verso cui forse all'epoca non davamo adeguata importanza, quello di "un partigiano come Presidente" (eh, già, era proprio così)*.

Oggi, dopo ben oltre un quarto di secolo, la stessa melodia viene impiegata per uno spot pubblicitario che istiga a scommettere denaro sull'estrazione di alcuni numeri. Il testo è stato adeguato alla bisogna, per cui l'esigenza primaria passa dal canto al sogno. In effetti, si tratta di un comportamento talmente diffuso che non è difficile riconoscersi in quel "Lasciatemi sognare / sono un Italiano": capita anche a me, le volte in cui decido di buttare un euro tentando la sorte contro ogni ragionevole probabilità. Il sogno, chiaramente, è quello di risolvere ogni cosa in un istante e senza fatica.

Come antidoto alla doppia fallacia, mi ci vuole una voce ancora più antica, quella coi capelli bianchi di mia nonna, che ridendo ammoniva: "Chi dal lotto aspetta soccorso / mette il pelo come l'orso".

* Nota marginale: i mondiali di calcio si vincono quando in carica c'è un uomo proveniente dai partiti di sinistra (vedi Pertini per il 1982, vedi Napolitano per il 2006... quanto alla doppietta 1934-1938, beh, in fondo il puzzone era un ex socialista).

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a cura di Giulio Pianese

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