31 gennaio 2013

Solo per un momento

Del proverbiale gelo di questi giorni sa qualcosa la leggendaria merla, che trovò soluzione d'emergenza rifugiandosi in un comignolo. A noi che abbiamo sciarpe, guanti e cappelli non tocca sporcarci di fuliggine, però se come oggi pomeriggio per un momento viene freddo al cuore senza motivo, non sarà qualche accessorio d'abbigliamento a salvare la situazione. Occorrerà tener duro mantenendosi teneri, ossia continuare a fare quel che s'ha da fare e nel contempo arrendersi lasciandosi attraversare dalla sensazione, perché solo così questa fluirà trascinandosi via il dolore. Autoriscaldarsi poi verrà automatico e senza nemmeno dover cambiare livrea.

Fissazioni

In qualche film ho visto con raccapriccio gente che senza pensarci due volte appoggiava la valigia zozza sul letto, che si coricava con le scarpe, che proveniendo da fuori si sedeva vestita sul cuscino. Tutte cose che sopporto ancor meno delle briciole tra le lenzuola.
Poi mi piace lavarmi le mani ogni volta che rientro in casa, oltre che prima di mangiare e, se possibile, prima di far l'amore.
Se mi rammenterò di altre fissazioni, mi riprometto di scriverle qui.

30 gennaio 2013

Un semplice interrogativo

Tanto per soddisfare una curiosità e soprattutto per dissipare eventuali equivoci, rispondo anche pubblicamente a una domanda che di recente mi viene spesso rivolta da chi legge questo blog: "Ma chi è Stella?"
Risposta: boh. Non conosco né dal vivo né in rete la persona che da qualche tempo commenta con una certa assiduità i miei post firmandosi "Stella*", a meno che non si tratti di qualcuno che sotto mentite spoglie si prende gioco del sottoscritto.
Buona lettura e buoni commenti, grazie.

Ausiliari

La questione non è scegliere tra avere o essere, ma capire che in realtà nulla si può avere per davvero, perché "avere" è un concetto illusorio che esiste solo come convenzione.
Tutt'al più, si potrà avere qualcosa a disposizione per un po': un possesso temporalmente limitato dalla fruizione, dunque meravigliosamente legato all'essere.

27 gennaio 2013

Proprio lì accanto a te

Parlare a scolari adolescenti del Giorno della Memoria rischia troppo spesso d'incontrare disinteresse se non fastidio. Quel che cercherò di fare è sottolineare l'individualità delle persone che subirono la deportazione e ne patirono le funeste conseguenze.

I nazisti e i fascisti perseguitarono persone normali, proprio come quelle che conosci tu e che magari ti sono vicine di casa o di banco. Persone come te, o magari proprio tu. Una vita che sta scorrendo e che - puf - viene bruscamente interrotta senza alcuna ragione. Un'ingiustizia pari all'assurdità. A questo devi pensare prima di dire "non m'interessa".
Il numero totale di deportati, nati o residenti al momento dell’arresto a Cinisello Balsamo, è di cinquantuno persone: cinque donne e quarantasei uomini.
Ventidue lavoravano alla Breda, undici alla Falck, nove alla Pirelli, tre alla Ercole Marelli, uno alla Magneti Marelli, uno all’Argenteria Broggi, uno era parrucchiere e di tre non si conosce il dato.
Diciotto deportati non fecero ritorno dai Lager e due morirono poco tempo dopo il ritorno in Italia, a causa degli stenti e delle violenze subite, per un totale di venti deportati deceduti e trentuno sopravvissuti.
Due morirono nel Lager di Mauthausen (Austria), uno nel Lager di Ebensee (Austria), due nel Castello di Hartheim (Austria), dieci nel Lager di Gusen (Austria), uno nel campo di Wien Schwechat (Austria) (tutti sottocampi di Mauthausen), uno morì nel campo di Kahla (Germania) e uno durante i combattimenti per la conquista di Berlino (Germania).

26 gennaio 2013

Bibliomondo

Con mezza stagione di ritardo, ho finalmente visitato Il Pertini. Quando l'anno scorso annunciarono il trasferimento della sede della biblioteca civica di Cinisello Balsamo, non avrei immaginato di entusiasmarmi così.

Girando per il nuovo Centro culturale di piazza Confalonieri 3 (quasi di fronte all'entrata di Villa Ghirlanda), due cose mi sono venute in mente: un vecchio articolo ("De Bibliotheca", in Sette anni di desiderio) in cui Umberto Eco parlava della reale fruibilità di una biblioteca come luogo in cui poter addirittura passare un'intera giornata; la bibliotecaria mastrangelina e la faccia contenta che m'immagino farebbe pennellando di occhiate scintillanti l'intera struttura.

Un luogo arioso e funzionale, moderno e accogliente, vivo e invitante, dove non solo si può leggere o studiare, ma incontrare persone, parlare, rilassarsi, perfino fare cyclette. Gli spazi sono tali da permettere la fruizione del silenzio o del dialogo, dell'ascolto e della visione, dell'accesso a spazi attrezzati e aree dedicate. Divani, pouf, poltrone avvolgenti, oltre a classiche postazioni, aggiungono comodità e invogliano a restare, a esplorare i saperi e le vie per continuare a trasmetterli.
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Bonus: da Il Concerto di Radu Mihaileanu, scena finale.

25 gennaio 2013

Au clair de la lune

Shht, spegni in fretta che i cuccioli (cresciuti) hanno bisogno di dormire. Notte e sogni d'oro!

23 gennaio 2013

Sottosoprassuolo

Pedoni a sinistra, ma non è che se ti giri trovi l'alfiere o la regina: sono solo i lavori in corso. Sono eterni, sappilo: non finiscono, al massimo si spostano un po'. Pronti a sterzare con la mossa del cavallo, dunque, su questa stramba scacchiera mobile e instabile.

22 gennaio 2013

Senti che bello: overwhelm

C'è molto più di quel che serve. Di tutto. E c'è un verbo inglese, overwhelm (sommergere, sopraffare), capace di trasmettere il senso anche col suono, con quella massa fluida fatta di onde benefiche o di fango soffocante a seconda dei casi, che travolge nel bene e nel male con il di tutto e di più dell'umano vivere.

Ci sono momenti in cui quel "molto più di quel che serve" è fatto di sentire e sono istanti in cui il bene è talmente intenso da riempire fino a far male; l'avrai provato qualche volta per un(')amante, per qualche amicizia euforizzante o per il sangue del tuo sangue.

Naturalmente, ci sono circostanze in cui di quel molto di più faresti a meno, perché spiacevole, gravoso e foriero d'apnee insopportabili. Momenti o periodi in cui scegliere se rimboccarsi le maniche per spostare macerie o soccombere.

Tuttavia, se anche in quelle circostanze terrai a mente la natura sinusoidale delle vicende nonché gli insegnamenti del tempo nel tempo capace di farti mutare le prospettive e la visuale e se ti ricorderai di respirare anche in assenza di virgole promemoria, scollinerai più agilmente di quanto pensi.

21 gennaio 2013

Ancora qualche nota

Una giornata lunga (4 ore a scuola, 3 ore di coda in ambulatorio, 1 ora di inglese con mia figlia, 1 ora di ripetizioni a un ragazzino che sta piano piano superando le difficoltà, 2 ore di lezione di tango, più ovviamente tutti i vari spostamenti da un capo all'altro dell'area nord milanese), ma la stanchezza che dovrebbe palesarsi è invece occultata dall'energia della musica, quella gioiosamente ballata e quella ascoltata (nell'ultimo scorcio odierno, un meraviglioso pot-pourri balcanico su Lifegate con Goran Bregovic ospite, poi un po' di pezzi vari su blip e ora, per chiudere in morbida intensità, un collage dedicato a Joss Stone). Il da farsi è tanto e la ragione suggerirebbe di andarsi a riposare al più presto, ma credo ascolterò ancora qualcosa prima di acclimatarmi sulla nuvoletta in cui Morfeo ruba la coscienza.

20 gennaio 2013

Chiòve

Non è una considerazione meteorologica, benché la pioggia stia effettivamente innaffiando Milano e hinterland. Si tratta del titolo di una rappresentazione cui ho avuto la fortuna di assistere oggi al Piccolo Teatro Studio.
Il testo originale del catalano Pau Mirò (Plou a Barcelona) viene fatto traslocare nel centro storico di Napoli grazie alla traduzione di Enrico Ianniello, uno dei tre bravi ed efficaci attori, in scena insieme a Chiara Baffi e a Carmine Paternoster (il coscienzioso Roberto in Gomorra), per la regia di Francesco Saponaro (produzione Teatri Uniti).

La vicenda illustra la vita di una giovane prostituta, Lali, e del suo convivente, Carlo, con l'intrusione di un cliente "preferito", un libraio, che stimola l'anelito di riscatto della ragazza, la cui sensibilità è tarpata dai limiti dell'ignoranza e della povertà, ma non per questo meno vera: bellissima la scena in cui descrive, a modo suo, una vera e propria sindrome di Stendhal che la fa fuggire in lacrime dal museo, dove era andata per rimediare qualche marchetta in più.
Sul piano linguistico, napoletano e italiano si alternano a connotare anche socialmente le differenze culturali tra i personaggi e i mondi di cui fanno parte. La scelta, spiega Ianniello, è stata benedetta dall'autore, che nel progetto originario avrebbe voluto far parlare i due "popolani" in spagnolo sudamericano e il cliente in catalano (la produzione spagnola invece si è appiattita sul catalano).
Il suono, curato da Daghi Rondanini, comprende una colonna sonora fatta di neomelodici nella quale spicca Ragione e sentimento di Maria Nazionale, che mi fa sempre schiattare.

Una volta sceso nei camerini a esprimere i meritati complimenti a tutti quanti, mi sono dimenticato di togliermi una curiosità: avrei voluto chiedere se l'ispirazione per il particolare del rasoio sempre a portata di mano di Carlo fosse stata attinta dall'irritante quanto incisivo Gang Bang di Chuck Palahniuk.

Comunque questo spettacolo pluripremiato me lo sono proprio goduto ed è stato doppiamente bello perché non me l'aspettavo, come non m'aspettavo il gustosissimo babà che ho assaggiato poco prima di accomodarmi in platea.

19 gennaio 2013

Rifiutarsi di credere

Per far calare la fiducia nell'umanità, è sufficiente guardare dentro i bidoni condominiali della raccolta differenziata.
Il che mi fa tornare in mente alcune sagge parole del mio ex suocero: "Quando si parla di intelligenza media, si compie un errore, esagerando in ottimismo. Il livello generale è mooolto più basso di quel che si pensa."

18 gennaio 2013

Sonno

Sonno sonno sonno, giornata nazionale, no, provinciale, no, comunale, beh, diciamo domiciliare, del sonno. Dormo, che forse non ho ben digerito il vegliare.

17 gennaio 2013

Stacca 'a lignaaa!

Sono d'accordo col contadino, ogni tanto bisognerebbe sconnettersi per fare qualcos'altro in tranquillità anziché "saltare da una cosa all'altra nel ritmo di 20 secondi".

16 gennaio 2013

L'essenza del tango

Ieri Martina ha detto una cosa bellissima. Martina è del primo corso, ma è una seguidora nata: me ne accorsi nel momento in cui, azzardando passi che lei non conosceva, la sentii cavarsela nonostante la sua perplessità. Non aveva capito bene cosa fosse successo, ma aveva ascoltato i segnali e aveva risposto di conseguenza. Lo dissi al maestro, che confermò la mia impressione dopo averla "provata" all'istante (uso volutamente quel verbo, perché - rido - la scena ricordava le volte in cui si prova una moto facendo un giretto con qualche accelerata e magari un'impennata).
La cosa bellissima di ieri, Martina l'ha detta dopo che ci eravamo un po' ingarbugliati in una combinazione tra ocho atras e ocho adelante (combinazione che aveva funzionato bene prima e che ha continuato a funzionare poi).
Non volendo distrarmi dalla musica (Anna in qualità di musicalizadora stava piazzando una serie di tanghi uno più bello dell'altro), avevo liquidato rapidamente il suo interrogativo ("Cos'è successo?" "Il piede."), ma lei mi ha incalzato: "Quale piede? Ne abbiamo quattro."
Ne abbiamo quattro. In tre parole, l'essenza del tango, che o si fa insieme o non esiste.

15 gennaio 2013

L'albero dei verbi

Secondo Alejandro Jodorowsky (di cui ho letto poco, ma che ho visto e ascoltato dal vivo) noi siamo il nostro albero genealogico. In effetti la genealogia rappresenta non solo sul piano simbolico, ma anche su quello concreto il nostro albero della vita.
Ora mi vien da pensare che se di mio padre e mia madre cerco di prendere il meglio e rifuggire il peggio, devo prima riconoscerli, in loro e in me. Il miscuglio è doppiamente complicato, ma potendo pescherei di lui la semplicità e la capacità di fischiettare da cuor contento anche alla normalità del quotidiano vivere, di lei l'affettuosa accoglienza e l'infinita buona fede, mentre mi scrollerei volentieri l'iracondia e l'ansia, che rispettivamente li connotano impelagandoli troppo di frequente in inutili sofferenze.
Cuorcontento e affettuoso lo sono molto spesso, altrettanto spesso però mi sale una vena malinconica da mancanza indefinita. Volto al presente ci so stare, ma mai abbastanza, per via d'una nostalgia che pur mutando forma, di tanto in tanto mi piglia e mi scompiglia. Tempo fa scrissi di sintassi d'amore, ma in verità vorrei veder risbocciare i momenti e moltiplicare le occasioni in cui i verbi si coniugano all'indicativo presente senza bisogno di parlare.

14 gennaio 2013

Modalità svacco

Intendiamoci, sono contento di essermi messo a disposizione del maestro come cavaliere ai nuovi corsi di tango e stasera avevo anche voglia di ballare, però quando la mia ex compagna di corso che sta ripetendo il secondo mi ha detto che stasera non ci sarebbe stata, non ho faticato a mettermi in modalità svacco.
Ogni tanto la vita va presa come un film d'intrattenimento, ogni tanto va bene passare un po' di tempo senza pretese e senza costrutto, indugiando al disimpegno e indulgendo al torrone alle mandorle. Poi certo verrà voglia di recuperare l'attività e la forma fisica, ma vivere il presente può e deve comprendere un po' di gentile inerzia.
Nota per le persone care: son sereno e mi si dipingono lievi sorrisi.

13 gennaio 2013

Gomme

Gomma da masticare masticata a lungo, finale di giornata come fase d'attesa, ascolto di musica usata, visione di film già visto, tempo da snocciolare lungo terrapieni fluviali, meteo misto pioggia con nebbiosità indecisa, nessuna danza in corpo dodici.
Gomma rimasticata rimasta appiccicata sotto un banco vuoto vandalizzato, fine quadrimestre sfasato da attese mannaie su prevedibili illusioni, sempre la stessa musica risuona e suona come ciclo déjà vu.
Gomma per cancellare che buca il foglio, macchia di calamaio, pennino rotto, mina spezzata, pennarello scarico e carta assorbente in frantumi, quaderno finito a metà dettato, grembiule scucito e fiocco sdrucito.
Gomma naturale, starnuto arboreo, ultrapaesaggi ascosi sotto il fogliame, acqua umida fin dentro la pelle, mondo immondo, mondo vero, sudore fuori dal tempo, mai occhi miei ancora ti stanarono, eppure.
Gomma e gomma, tutta una gamma, gomme di gomma, gomma e gommone.

12 gennaio 2013

Figli delle stelle Michelin

La verità è che ci sono due modi di mangiare tanto, o magari troppo: c'è quello in cui ne vale la pena, perché ci si trova di fronte a leccornie inenarrabili, prelibatezze irripetibili o rarissime, golosità irrinunciabili; poi c'è quello in cui con dei falsipieni esagerati e momentanei si cerca di colmare vuoti siderali o evidenti occultazioni dell'astronomia sentimentale. Siccome mi capita di mangiare troppo in entrambi i casi, sospetto sia ora di darmi una regolata, o di procurarmi un telescopio.

11 gennaio 2013

Le ultime parole famose

- Dimmi, figliolo.
- Sbiliguda venial... Con la supercazzola prematurata.
- Come, figliolo?
- Confesso, come foss'antani, con scappellamento... A destra e... Costantinato ammàniti.
- Quante volte, figliolo?
- Fifty-fifty per la fine... Come fosse mea culpa... Alla supercazz...
- Ed io ti assolvo, dai tuoi peccati. Nel nome del padre, del figliolo, dello spirito santo.

(Perozzi, da Amici miei)

10 gennaio 2013

Devi star bene per far star bene

Le istruzioni di emergenza degli aerei dicono che avendo accanto un bambino, in caso di necessità dev'essere l'adulto a indossare la maschera dell'ossigeno per primo. Una scelta che apparentemente cozza con le priorità che siamo soliti darci, ma che in realtà è l'unica a garantire una possibilità di sopravvivenza a entrambi. Infatti, se l'adulto desse la precedenza al bambino, rischierebbe di svenire: a quel punto nessuno potrebbe più occuparsi di lui e per di più il piccolo rimarrebbe a doversela cavare da solo. Due morti al prezzo di un'azione "altruista" stupida. Più saggio e funzionale, invece, assicurarsi di essere vivi e lucidi e poi occuparsi di chi sicuramente avrà bisogno di noi.
Per la serie: le istruzioni per la vita esistono, ma sono sparse qua e là in luoghi d'apprendimento casuale.

09 gennaio 2013

Luci nel neon-ato anno

Quand'è che si devono spegnere le lucine di Natale? Una volta accese, avendo optato per versioni non intermittenti e senza stramberie, ci si rende conto dell'atmosfera carina che creano, ma soprattutto di come aiutino ad attraversare il periodo più buio dell'anno (per ragioni astronomiche, non certo psicologiche).
Ora però che le giornate si allungano sempre più, con lo sguardo si può già trovare un ponte luminoso naturale verso le stagioni più miti, purché lo si faccia restando ben imbacuccati dietro sciarponi e copricapi. È a questo punto, coincidente con la fine delle feste (anche di quella ortodossa), che si possono spegnere.
Lo farò anch'io, censurando un'insana e impossibile voglia che mi verrebbe guardandone i colori sul muro. Quella di allestire qualcosa a imitazione delle opere di Dan Flavin.

08 gennaio 2013

In prosa e dal verso giusto

Leggere le storie a ritroso può essere assai spiazzante. Se si tratta del vivere, leggerlo a ritroso porterebbe comunque a una conclusione, a un per sempre, che però pare più definitivo, perché manca il finale in divenire. Il finale in divenire è una cosa che guardando in avanti sembra esserci sempre, come l'orizzonte. È l'incertezza su quel che succederà. Per questo, se la storia è in soggettiva, probabilmente è meglio non leggerla a ritroso, ma lasciare che lo sguardo ci si appoggi dal verso giusto.
Però è stato bello trovare questo spunto firmato Joseph Gordon-Levitt, da The Tiny Book of Tiny Stories:
If I read our story backwards, it’s about how I un-broke your heart, and then we were happy until one day, you forgot about me forever.

Se leggessi la nostra storia a ritroso, parla di come ti aggiustai il cuore e poi fummo felici finché, un giorno, ti dimenticasti di me per sempre.

07 gennaio 2013

Anche senza scopa

Ieri in effetti una befana di qui è passata: una cara amica è arrivata come un tornado e valicando ogni mio diniego mi ha risistemato casa: mentre stavo in sala a rimisurarmi la febbre mi ha lavato i piatti, mi ha rifatto il letto e si è portata via le lenzuola e delle camicie che oggi mi ha restituito lavate e stirate, mi ha portato la tachipirina che mi mancava (anche se finora non ho dovuto assumerla) e pure un regalino e un cioccolatino!
Niente carbone: si vede che ho fatto il bravo, o più probabilmente che sono fortunato. Specialmente perché ogni gesto è stato compiuto con un affetto bello bello. Grazie anche da qui :-)*

06 gennaio 2013

Ninna oh fino al mattino

Stamane ho provato una cosa nuova. Mi sono svegliato spontaneamente alle cinque, la temperatura ostinatamente attestata sui 38 gradi, la pesantezza frontale tale da farmi dolere le palpebre se le tenevo chiuse: mi sono risolto ad alzarmi e ho tirato su la tapparella. Logicamente fuori era ancora buio, la luna brillava un po' umida, qualche lucore qua e là intravisto senza l'ausilio degli occhiali mi diceva che il cielo non era avaro di stelle, sebbene non avesse più il nitore che l'aveva contraddistinto poche ore prima. Mi sono nuovamente sdraiato nel letto, rassegnato ad aspettare. Di lì a poco (non so quanto) l'aurora ha timidamente cominciato a farsi strada: l'ho vista accarezzare i vetri e piano piano, mentre la chiarità nel riquadro visibile s'accresceva, aumentava la sensazione di rilassamento. Poi sono apparsi nuovi colori pastello e io, lì, mi sono riaddormentato così, cullato dalla luce.

05 gennaio 2013

Basta non farsi influenzare

Facile fare gli splendidi quando si crede che tutto si risolverà in quattro e quattr'otto, già più difficile non scoraggiarsi quando gli ostacoli si moltiplicano rimandando l'arrivo alla meta. Nel caso di una banale influenza che si inasprisce nuovamente dopo un'illusoria via di guarigione, la scocciatura è quella di dover annullare gli impegni, procrastinare i piaceri e soprattutto non poter contare sulla propria efficienza. Comunque alla fine sono bazzecole e quasi quasi stasera appendo comunque la calza, in attesa dei dolci della befana.

04 gennaio 2013

Lo sguardo sul mondo

La stella filante rosata che solca il cielo non era l'effetto del delirio febbrile (anzi, la temperatura rispetto a ieri è scesa), ma il riflesso su una scia d'aereo della luce che lega tramonto e crepuscolo.
Ci sono cose belle intorno, ci sono anche quando te ne dimentichi. Bisogna però decidere di posarvici lo sguardo anziché chiudere le tapparelle anzitempo. E siccome non sempre si può sapere in anticipo dove saranno queste cose belle, bisogna decidere di posare lo sguardo sul mondo il più possibile.

03 gennaio 2013

Febbre

Trentotto e quattro è il corpo che suggerisce di fermarsi un pochino. Ubbidisco.

02 gennaio 2013

Il potere della diretta

È quello che ti fa interrompere ciò che stai facendo per non perderti un brano musicale. Sicuramente farà parte dell'atteggiamento "gelato che si scioglie", ma come avrei potuto riaccendere l'aspirapolvere mentre trasmettevano Disorder dei Joy Division?
Il potere della diretta prescinde dall'agevole reperibilità del brano su altri supporti fonografici o in rete, perché il lì e ora casuale affascina più della riproducibilità autoindotta, cosa che forse vale anche per i ricordi e gli elementi sensoriali più svariati ai quali si agganciano.
In apparenza più che mai legato all'istante presente, il potere della diretta paradossalmente aumenta in misura proporzionale alla sua forza evocativa, con il riecheggiare multiforme di un passato lontano. Glaciazione che si scioglie.

01 gennaio 2013

Primo di gennaio del nuovo anno

Razionalmente sarà anche un giorno come tutti gli altri, ma io la cesura la percepisco e mi fa il bell'effetto di quando cambi le lenzuola per averle fresche nel letto in cui ti coricherai, nella stanza che avrai riordinato, nella casa che almeno un pochino avevi rassettato.

L'augurio di un anno pieno di tango me l'avevano fatto (grazie!) e l'inizio è promettente, se è vero come è vero che ho ballato fino alle cinque allo Sveglione al Palatango e che stasera conto di replicare (stavolta fino all'una però).

Quest'anno, dunque, i valzer viennesi sono stati anticipati dal tango vals. A mio cognato che criticava il programma troppo ripetitivo e scontato del Concerto di Capodanno ho replicato che il meccanismo è quello delle fiabe ai bimbi: le si vogliono ascoltare e riascoltare, sempre uguali, come rassicurazione che il mondo sarà sempre lì anche dopo aver attraversato il buio. Così, i passatelli in brodo (stavolta della consistenza giusta) e il bel Danubio blu vanno a braccetto nel saper accarezzare l'atmosfera di una tavolata familiare, piacevolissima ancorché non completa.

Buon anno nuovo... come sempre.


a cura di Giulio Pianese

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