31 dicembre 2015

Buon 2016

Stavolta, niente tango per l'ultima notte dell'anno. Meglio una cenetta come si deve e senza obblighi.
A ballare ci andrò domani sera, a quanto pare in ottima compagnia.
Buon divertimento, buon passaggio, buona musica, sorrisi. Ciao.

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bonus: Postmodern Jukebox, All About That Bass

30 dicembre 2015

Nidiata e involo

Se hai figli piccoli e li trovi impegnativi, hai ragione. La stanchezza è comprensibile perché le cose da fare per loro o in funzione loro in aggiunta al tuo vivere sono tante e incalzanti. Però tu sai quanto sia bello che loro esistano, sai che non ricordi più com'era prima che ci fossero, sai che non potresti mai farne a meno. Tutto questo basta e avanza a compensare stanchezza e dedizione, però sappi che all'elenco puoi aggiungere almeno un altro elemento: non saranno piccoli per sempre.

L'altro giorno ho letto (con l'aiuto di un traduttore automatico e di un po' d'intuizione) un post della cara Esther Gons che parla di un passaggio importante: quello in cui i figli cominciano a fare da sé, lasciandoti i tuoi spazi e i tuoi momenti e una serie di sensazioni contrastanti.

Vivo anch'io un periodo analogo, con i miei adolescenti (femmina e maschio, rispettivamente classe 1996 e 2000) alle prese con uno dei periodi cruciali per la loro evoluzione. Da un lato, il distacco suscita varie striature melanconiche, ma dall'altro scoppietta di bollicine di gioia per loro, belle e agili frecce del nostro arco genitoriale. Inoltre adesso ogni momento condiviso, ogni cosa fatta insieme sembra avere ancora più valore perché sappiamo che non è scontata, ma frutto di decisioni concordate quasi alla pari.

Riguardo ai tuoi spazi e ai tuoi momenti, ricordati di non annullarti mai, nemmeno quando ti senti alle strette per le innumerevoli incombenze improrogabili e le ululanti urgenze, affinché allorquando ti verrà restituito il tuo tempo tu non debba temere il vuoto estremo della ritrovata libertà di autodeterminazione.

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bonus: Jefferson Airplane, Good Shepherd

29 dicembre 2015

Traffici illeciti

La passeggiatina di oggi tra mezzogiorno e l'una è stata doppiamente piacevole. M'ero dimenticato del blocco delle auto e così, dirigendomi verso la biblioteca dopo aver fatto la spesa, è stata una piccola sorpresa poter constatare ancora una volta che l'assenza pressoché totale delle quattroruote dalle vie cittadine regala ai viandanti una maggiore, sia pur prudente, rilassatezza. Prudente per diffidenza, giacché al pedone non par vero di disporre dello spazio urbano, solitamente usurpato dai mezzi inquinanti e pericolosamente ingombranti. Dico usurpato a ragion veduta, perché non è bene dare per scontato che lo spazio in città debba essere occupato dalle automobili in via prioritaria, sebbene io stesso mi ponga troppo spesso come usurpatore, al volante di un veicolo.

Nell'hinterland milanese, un ostacolo all'idea di fare a meno dell'auto è la carenza di collegamenti tra le periferie. Eppure un mio ex vicino di casa (Antonio) osservava che basterebbero pochi e mirati investimenti per chiudere l'anello ferroviario che circonda per tre quarti la metropoli, permettendo così di raggiungere rapidamente tutti i punti tangenziali alla circonvallazione esterna senza dover passare necessariamente dal centro.

Al momento, come si sa, ci troviamo per l'ennesima volta nell'emergenza riguardo all'inquinamento dell'aria e i tentativi fatti per porvi rimedio vengono criticati per svariati e spesso opposti motivi.
Il primo punto da tenere presente è l'assurdità del chiedere opinioni su fatti accertati: l'inquinamento dell'aria è misurabile, quindi non ci interessa se un pincopallo qualsiasi tende a minimizzarlo (lo stesso discorso vale più in generale per il cambiamento climatico*).
Di conseguenza, è incontestabile la necessità di fare qualcosa e di farlo subito. In tal senso, qualsiasi provvedimento immediato va salutato con favore e pazienza, in attesa di interventi strutturali che lascino meno potere all'improvvisazione e dunque alle ricorrenti emergenze (discorso che dovrebbe valere in senso più ampio per la cura del territorio).

Sappiamo per esperienza che un blocco del traffico breve o parziale non risolve la situazione, ma almeno un po' di respiro ce lo concede. Mi chiedo allora perché - in verità, me lo chiedevo pubblicamente già nel 2002, su un blog collettivo ormai scomparso dal web - mi chiedo perché non si adotti sistematicamente tale misura, e in modo drastico.
Per esempio, un blocco totale del traffico privato inquinante di 12 ore ogni otto giorni, per tutto l'anno, indipendentemente dalle condizioni meteo e dai livelli di inquinamento. In tal modo, si conoscerebbe in anticipo il calendario dei giorni "proibiti" (il giorno della settimana varierebbe ogni volta) e ci si potrebbe organizzare di conseguenza. Come? Rimandando o anticipando quel che si può, trovando soluzioni alternative di trasporto o di soggiorno per gli impegni inderogabili.
Sarebbero ammessi tutti i mezzi pubblici e quelli privati non inquinanti a livello locale (come i veicoli ad alimentazione elettrica) o poco inquinanti (come quelli alimentati a metano), oltre ovviamente ai mezzi a locomozione umana. Con l'andare del tempo, le soluzioni alternative si moltiplicherebbero e concorrerebbero ad arricchire il parco degli interventi strutturali che nel frattempo andrebbero sviluppati (potenziamento del trasporto pubblico, adeguamento degli impianti di riscaldamento e delle classi energetiche edilizie, incentivazione del trasporto privato non inquinante, del telelavoro, dell'economia locale...).

Intanto mi contenterò d'un'altra passeggiatina in tranquillità, domani.


(*) se capisci l'inglese, segui questo video divertente riguardo alle discussioni sul cambiamento climatico (climate change debate), in particolare dal minuto 3:30.

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bonus: Jimi Hendrix, Crosstown Traffic

28 dicembre 2015

Il nuovo Nuovo Testamento

Dio esiste e vive a Bruxelles è un film divertentissimo. Partendo da un grottescamente plausibile ribaltamento sulla figura di Dio, ne fa conseguire una serie di trovate che suscitano grande ilarità e del pensiero, considerando vari aspetti della condizione umana.
Se guardi l'anteprima, scommetto ti verrà voglia di vederlo tutto. Sbrigati però, perché tende a sparire dalle sale, il che mi innesca indignazione (se penso alle scelte dei distributori) o scoramento (se penso alle preferenze del grande pubblico).
Per mia fortuna, me lo sono goduto appena è uscito. Già sapevo che mi sarebbe piaciuto: Jaco Van Dormael è il regista che all'inizio degli anni novanta aveva diretto uno dei miei film preferiti in assoluto (Toto le héros: un eroe di fine millennio).
Per mia doppia fortuna, l'ho visto in compagnia di mio figlio quindicenne, che a sua volta ha molto apprezzato e assai gradito.

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bonus: Charles Trenet, La Mer

23 dicembre 2015

Felici stordimenti

Ero lì che stavo parcheggiando e sebbene in ritardo me la stavo prendendo abbastanza comoda, quasi obnubilato dall'ascolto di un CD degli Stones sparato a palla. L'abitacolo era pieno dell'energia di Sympathy for the devil, le mie orecchie captavano tutti gli intrecci, mai abbastanza stranoti, cogliendo il prorompente equilibrio tra la potenza ritmica di tutto l'insieme, dal basso alle percussioni, dal piano ai cori in falsetto, e l'assolo della chitarra in acido.
Beandomi, d'un tratto resto sorpreso da uno strano inserto melodico in sottofondo: doppie voci mai sentite, com'è possibile?, in tanti anni di ascolti; roba da farmi dubitare della razionalità, a favore delle molteplici leggende diffuse su questo brano "maledetto". Pochi secondi, poi il lampo: era la suoneria del telefonino che urlava dalla tasca del cappotto.
"Dove sei?" "Sto parcheggiando." "Ah, bene." E sorridendo al mio stordimento, sono entrato alla festa dalla scuola di tango.

P.S.: dopo tanti giorni senza connessione, do libero sfogo ai bonus musicali qui sotto.

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bonus: The Rolling Stones, Sympathy For The Devil (il brano in questione)
secondo bonus: Ritchie Valens, Come On, Let's Go! (la suoneria del mio cellulare)
terzo bonus: Carlos Gardel, Volver (un tango)


a cura di Giulio Pianese

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