26 febbraio 2012

Solo sole e vento

Oh, ma il sole, eh? E il vento? No, dico, sole da scaldare la pelle nuda delle braccia, eh. Vento, dico, spazzanubi da intonso nitore, non so se, oh. E guarda il cielo: cielo da sguardo perso in su, cielo da azzurro terso e più, da foglie danzerecce nello scintillare, da voglie che, ecco, che non ti dico perché non voglio usare i verbi al condizionale, non oggi, no. Uno splendore di giornata, qui, e io ho lavato il balcone. Uno splendore di giornata e io ho buttato, anzi forse donato, un vecchio giaccone. Uno splendore di giornata e mi sono allungato in un giro a vuoto e a scintillare era il mio immotivato sorriso, lo sentivo come se lo vedessi da fuori: dal sagrato coi sassolini sbuffati via, dalle strade semideserte, dal giardino senza più il salice piangente di quattro anni fa, dallo spiazzo del mercato del venerdì, dal ricordo delle parole "saranno sole e vento a dirci dove andare", dalla cancellata dei giardinetti, da una telefonata urgente fatta da lì due primavere fa, dalle stelle filanti variopinte che riposano sull'erba dopo i festeggiamenti di ieri, dalle badanti ucraine che sorridono a loro volta dalla panchina riparandosi i capelli nel cappuccio, dall'incrocio percosso dal vento che s'incanala tra le palazzine, da una scia d'aereo che pare una chioma chiara e da una chioma scura che m'è passata accanto e che riguardo da dietro. Poi torno, sapendo che questo è solo un anticipo, di primavera e musica imminenti.

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a cura di Giulio Pianese

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