31 luglio 2020

In un modo o nell'altro

Se i pensieri turbinano creando piccoli uragani inafferabili quasi in ogni istante quotidiano fino ad accompagnare e oscurare anche i singoli gesti, tu prendi quei singoli gesti e metti ciascuno di essi sotto il riflettore della tua attenzione. Riporta lo sguardo mentale lì dove stanno i sensi, percepisci e osserva, guarda e senti e ritrova il tuo sé più semplice senza doverti imbrigliare, ma sbrogliandoti dalle ansie di ciò che non c'è ancora e dalle angosce di quel che fu o che non è stato. Un eterno presente brillante, ecco la tua ghirlanda: sperimentala sotto la doccia, rimanendo con le gocce e gli scrosci d'acqua e il bagnoschiuma e la tua pelle, anziché permettere al pilota automatico di portarti via di lì e via da te. Fai questo per riancorarti al qui e ora ogniqualvolta ti accorgerai che il cervello punta altrove nel tempo e nello spazio.

Ove mai ti scoprissi invece schiavo d'un'alienante routine, lascia che i pensieri turbinino creando piccoli uragani inafferrabili quasi in ogni istante quotidiano, sciogli le briglie al cervello affinché possa puntare altrove nel tempo e nello spazio, permettendo ai sogni del futuro e del passato di mescolarsi nella tua visione finché il sorriso non tornerà ad avvilupparti l'essere per intero.

30 luglio 2020

Vedi che mi ricordo?

Oggi nel 1911 nasceva Teresita. Figlia di contadini, le piaceva andare a scuola ed era brava in matematica, ma dovette lasciarla dopo la seconda elementare. Da allora in poi i suoi studi riguardarono in particolare la mucca e il mattarello. Quest'ultimo imparò a usarlo quando ancora non arrivava al tavolo e per fare la sfoglia doveva salire su uno sgabellino. Intorno ai dodici anni si diede il primo timido bacio con Giulio, che dopo un paio di lustri sarebbe diventato suo marito. Ebbero due figlie, nel '34 e nel '36, ma la seconda non fece in tempo a vedere il suo babbo, stroncato da una polmonite verosimilmente insorta in seguito a un incidente di lavoro, per via di un giogo non bloccato correttamente e di buoi troppo impetuosi. Teresita si ritrovò dunque vedova, povera e sola, giacché la casa patriarcale si era smembrata (a quanto pare, Giulio era l'unico davvero animato dalla passione per il lavoro nei campi: "Lo vedi questo podere? Me lo farei tutto da solo."), tuttavia non si perse d'animo e con molti sacrifici, molto lavoro e pochissimo denaro riuscì comunque a far studiare le figlie, entrambe diplomate alla scuola magistrale. Per farlo, questa giovane contadina ignorante dovette anche lottare contro i pregiudizi e i moniti alla rassegnazione che le pervenivano dal circondario. Finalmente, con le figlie sistemate, si accingeva a una tranquilla vita di paese, con il suo negozietto di frutta e verdura (ma anche caramelle, giocattoli, statuine del presepe...), ma a un certo punto divenne nonna e si trasferì dalla Romagna alla Brianza per aiutare la figlia maggiore con quel primo nipote che portava lo stesso nome del nonno. Temporaneamente, certo... invece arrivarono altri bambini, uno dietro l'altro, e lei si fermò a Seregno fino alla fine, nel 2002. Due soli crucci aveva, pensando alla morte: che ci scordassimo di lei e di non essere tumulata accanto al marito. Invece, nonna, su questo puoi stare tranquilla: da diciott'anni sei lì accanto al tuo Giulio, e quest'altro Giulio non ti dimenticherà mai.

29 luglio 2020

In poche parole

A proposito di chi pensa che per imparare qualsiasi cosa basti seguire dei tutorial in rete, o di chi ritiene che una laurea in medicina valga meno di mezz'ora passata a consultare Google:
Experts aren’t always right. But I’d rather live in a building built by an expert, fly in a plane designed by an expert and yes, have surgery done by an expert.
Seth Godin
"Gli esperti non hanno sempre ragione, ma preferirei vivere in un edificio costruito da un esperto, volare su un aereo progettato da un esperto ed essere operato da un chirurgo esperto."

Ragioni e sentimenti

Se per farti notare scegli sempre la via più breve, tenderai a collezionare figuracce. Poi peggiorerai la situazione inventandoti argomentazioni per sostenere le tue posizioni, per quanto assurde. Assurdità si assommeranno ad assurdità e, quel che è peggio, avrai contribuito a diffonderle.

Impara che non c'è niente di male ad assumere un atteggiamento ragionevole dinanzi alla realtà, che è sempre più complessa di quanto immaginiamo a un'occhiata superficiale e frettolosa. L'atteggiamento ragionevole comporta la necessità di porsi dei dubbi, di cercare risposte attraverso approfondimenti e di essere pronti ad aggiustare il tiro una volta che sbocceranno nuovi elementi a confermare o smentire le ipotesi precedenti.

Mi rendo conto che tale atteggiamento assomiglia molto al metodo scientifico, però non temere: lo si può adottare anche senza inaridirsi. Una volta stabiliti dei punti fermi, per quanto provvisori, ci sarà comunque l'opportunità di assaporare un po' di bella vaghezza, lasciandosi accarezzare dalle immagini che lo sguardo ci restituirà, dai suoni che le onde canteranno, dalle sensazioni che la mente ricostruirà, dai vertiginosi brividi che l'indicibile avrà sempre in serbo per chi vorrà cedere agli sgrisoli.

27 luglio 2020

Un prof che studia

Un tuffo dove il web è più blu... Già, perché anziché il mare, l'orizzonte cromatico me lo disegna il sito del MIUR, al quale ormai ho imparato ad accedere con una certa disinvoltura, avvalendomi dello SPID. In verità, anche in questo caso di mare si tratta: quello della burocrazia, che però, bisogna dirlo, on-line è meno da incubo rispetto a quella che immagino abbia angosciato le generazioni precedenti.

Giusto un momento di pausa dopo aver conseguito i 24 CFU e poi vedrò il da farsi per la preparazione ai concorsi (straordinario e ordinario) che affronterò per ottenere l'abilitazione all'insegnamento. Forse ne varrebbe la pena anche solo per poter rispondere con giustificato orgoglio alla fatidica domanda: "Quand'è l'ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta?", invece lo stimolo viene da altre direzioni, e cioè la voglia di svolgere stabilmente e senza patemi economici un lavoro che mi piace talmente da farmi dimenticare, spesso, che di lavoro si tratta: insegnare.

Ci sono arrivato dopo lustri di altre esperienze e sono queste ad arricchire quel che posso trasmettere agli alunni, in gran parte entusiasti quanto me.

26 luglio 2020

Quasi fuori tempo massimo

"No, stasera non posso: devo studiare." "Rimandiamo a dopo l'esame." "Ho i 24 CFU, non posso." "Andate voi in gita, io resto a casa a studiare." "Mi spiace, devo prepararmi all'esame, ci rifaremo."
Roba da non credersi, ma a 57 anni suonati mi sono ritrovato a pronunciare più o meno letteralmente e più volte queste frasi. Tutto perché ho finalmente deciso di puntare all'abilitazione all'insegnamento e per il concorso sono obbligatori quei crediti formativi, che all'epoca della mia laurea (1988) non esistevano e che in tutti questi anni non mi erano mai serviti.
Dopo aver studiato un po' di corsa, ma coscienziosamente: Psicologia dell'educazione, Pedagogia generale sociale, Metodologie e tecnologie didattiche, Antropologia culturale, domani sosterrò l'esame: si tratta di quiz a scelta multipla cui rispondere oralmente.
Poi megagelato, per festeggiare (spero) o per consolarmi.

10 luglio 2020

Il salmì non c'entra

Un leprottino, anzi: due. L'ho visto, li ho visti a Villa Ghirlanda, dov'ero andato a fare una corsetta. Corsetta faticosa a causa dei chili superflui vilmente attribuiti al periodo del lockdown, ma che in realtà afferiscono alla mia golosità. Il tempo necessario me lo sono preso come pausa dallo studio nel quale sono immerso per prepararmi agli esami per i 24 CFU, che dovrò sostenere entro fine luglio. Ne è valsa la pena, anche grazie ai graziosi leprottini.


a cura di Giulio Pianese

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