21 gennaio 2016

Luci come baci

Dev'esser stato un trucco per convincere dell'opportunità di alzarsi presto, molto presto: in ora antelucana, nel cielo verso sud appariva una teoria di pianeti, ieratico corteo, sfilza di perle luminose, catalogo completo di quelli visibili a occhio nudo. In verità, dal mio balcone il catalogo era limitato, forse perché non ho l'abbonamento a sky, o più logicamente a causa dell'inquinamento luminoso, a quattro su cinque, ma lo spettacolo era comunque niente male.

Poi va be', sarà pure vero che un'occhiata al cielo non basta da sola a illuminare una giornata, però lo sguardo puntato sul bello rappresenta sempre un buon allenamento per chi intenda approfittare di ogni possibile istante favorevole, di ogni sia pur fuggevole gioia o godimento, della polvere dorata di ogni favoloso sfavillio. Della musica che suonerà, del concerto che risuonerà per chi saprà ascoltare le frequenze giuste, cogliendo e accogliendo tra i boati i trilli.

--
bonus: che l'entusiasmo si carichi d'energia (The Flaming Lips, Everything's Explodin').

08 gennaio 2016

Forse non tutti sanno che...

Guardo gli asini che volano nel ciel, ovvero la canzone dal testo assurdo e bellissimo ballata e cantata rispettivamente da Stanlio e Ollio nella versione italiana del film "I diavoli volanti" non riproduce affatto l'originale.
Nel film The Flying Deuces, Oliver Hardy riprendeva Shine On, Harvest Moon, una canzone romantica dal testo normale, solo lievemente strano dato il contesto (menziona la neve* mentre loro si trovano nei pressi del deserto).
Molto probabilmente, dice Wikipedia, il surreale testo della versione italiana fu creato da Alberto Sordi, doppiatore di Ollio.
Una curiosità per chi non avesse mai ascoltato in versione originale la più classica delle coppie comiche cinematografiche: la voce più grave era quella di Stan, mentre Oliver aveva un timbro tenorile.

Edit: (*) in verità, probabilmente fa un gioco di parole, dato che "Snow time", "Tempo da neve", suona più o meno come "(there')s no time", ossia: "Non c'è tempo".



03 gennaio 2016

A piedi per il piede

C'erano ciuffi di neve tra l'erba, al parco.

Ho rimesso le scarpette, indossato la maglia termica sotto la tuta e sono uscito al freddo. L'aria era umida, ma dava almeno l'illusione di essere pulita. Non ho corso, ma ho camminato velocemente per poco più di un'ora. Un'ora e dieci comprese l'andata e il ritorno da casa, percorso urbano ma con scarso traffico. Percorso suburbano considerando il tunnel delle vomitate, quello che passa sotto la tangenziale. A parte quello, però, il giro è stato piacevole anche per lo sguardo, specialmente girando per il parco Nord, che non delude mai. Quasi mai: a un certo punto, da dietro la collina si sente un rumore di fondo, come lo scorrere d'un fiume; invece è una semplice salita, verso un ponte pedonale che passa sopra un flusso quasi regolare di automobili. Comunque, dopo la curva gli occhi ritrovano alberi e piante, erba e terra, rimasugli di foglie e rami e tronchi scuri e chiari.

Il piede ha reagito bene. Il corpo è fatto per muoversi. Per muoversi tutto quanto, il su-e-giù non basta. Il piede ha reagito bene dopo un po', ché all'inizio doleva alquanto. Dentro le scarpe, però, c'erano i plantari.
Per ballare invece non li indosso, nelle scarpe da tango non entrano, e sarà per questo che l'altra sera ho patito non poco durante quasi tutte le tande, inficiando in parte quel che mi sembrava ormai di saper fare con disinvoltura.

Ora, siccome ci tengo, ci tengo al tango e al benessere quotidiano, ho deciso di intervenire come posso. Le buone intenzioni rimangono tali se non diventano propositi, ma i buoni propositi buoni sono solo quelli verificabili, meglio ancora se di immediata applicazione.
Dunque, al mattino ho seguito la piccola serie di esercizi per i piedi già consigliata o condivisa su fb dalle mie amiche tanguere bolzanine Tania e Laura:



P.S.: altri esercizi: per il rafforzamento dei piedi.

01 gennaio 2016

366

I rituali: a pranzo i passatelli in brodo, lo spumante, il concerto di Capodanno alla tele; rare telefonate o messaggi per condividere un momento di benessere, il tutto con un indugiare rilassante, incline a un gradevole torpore.
Poi, qua e là, qualche capitolo di Fred Vargas da lettore goloso (Vargas si pronuncia VaRgàs, te lo confermo, bibliotecario scettico), in attesa che la cuoca provetta termini di riposare e si ritrasformi in tanguera, prima della milonga di stasera.
E nel frattempo, una sorpresa: non ricordavo che il 2016 fosse bisestile. Che bello, un giorno in più per godersela!


a cura di Giulio Pianese

scrivimi