26 agosto 2010

Zonker's (pan)Zone

Commemorare significa ricordare insieme: nella mailing list della Zonker's Zone lo si fa il 26 agosto, perché in quel giorno sei anni fa si ebbe notizia della morte di Enzo.
Per ventiquattr'ore la list riapre i battenti (quella per gli scambi quotidiani è migrata, si chiama G_Zone) e ciascuno scrive quel che gli viene.
A me ieri notte è venuto questo:

La morte la si sfiora comunque vivendo, l'importante è non rischiare di sfiorare la vita anziché viverla.

Preziosa vita, come il tempo e gli spazi nei quali si inscrive. Preziosa vita, quella dell'istante presente di chi è presente a sé stesso.
Presente da vivere anche quando si vorrebbe sgusciarne via verso qualche illusione. Da vivere perché è il qui e ora che c'è ed è sul qui e ora che cresce il foraggio più nutriente per l'altrove spaziotemporale.

Come se fosse facile. Non lo è, coi tempi e lo spazio che annichiliscono. Tempi in disorganica sovrapposizione, tra memoria, visioni, speranze. Spazio grande, fin troppo, a pensarci sull'orlo dell'abisso blu scuro, troppo poco invece quando si cerca là quello che va trovato qui.

Non è facile, ma è bello. Vivere, rievocare, sperare. Tenere vivo lo sguardo della memoria, fino a moltiplicarne il luccichio blu nella condivisione di ricordi e sensazioni.

Ho detto a una persona: "Ti penso tanto, nel tempo e nello spazio."
Come a volerne abbracciare la vita intera.

Come se fosse facile. Non lo è, perché l'energia infraumana che scalda e scotta, elettrizza e carbonizza, rinfresca e gela, esalta e abbatte, è capacissima di far dimenticare il presente, di annientare il qui e ora, di mutare lo sguardo sul mondo offuscandone il luccichio bambino.

Non è facile, ma è bello. Esserci, sporgersi. Riaccendere quel luccichio, e lo sguardo, fino a moltiplicarlo nel riflesso di un altro sguardo, dal cuore dei sogni.

E magari, un giorno, posarlo insieme sul mondo, che mondo non è senza la nostra purezza.

ciao
Zu

17 agosto 2010

Solo un po' di batticroma

Il cuore ha una mielina, come i nervi, che a momenti si assottiglia o si dirada lasciandolo scoperto, esposto in nudità. Allora qualsiasi intemperie sembra infinita e impossibile da sopportare, come se il futuro fosse irrimediabilmente bloccato dietro una porta chiusa dalla parte sbagliata. Sono i momenti in cui occorre fare molta attenzione a quali pezzi ascoltare e quali evitare, ché la musica sa scardinare e può devastare, già sai. Sst, senti il respiro del sangue, accarezzalo finché non si scalda di nuovo e. Soffia. Pulsa. Vivi. Dammi miele lieve in gola, dammi rock a fior di pelle, dammi ritmo ritmo in vena, dammi un bacio di promesse. Non voglio conoscer lo spartito, ma ho voglia di suonarlo insieme.

15 agosto 2010

Ogni giorno dopo ogni giorno

Citando DFW:
"It is unimaginably hard to do this, to stay conscious and alive, day in and day out."
(È inconcepibilmente difficile riuscire, giorno dopo giorno, a rimanere consapevoli e vivi.)

Elena (quella di Londra) chiede:
Voi ci riuscite, ogni giorno?
Voi ci provate ogni giorno?
David Foster Wallace si è suicidato.

Rispondo:

Suicidarsi è comunque un segno d'impazienza.
Per il resto, dipende forse dalla capacità* di raggiungere e più o meno mantenere un equilibrio tra la lucidità della consapevolezza e l'ebbrezza del godimento**.

* Una capacità necessaria anche per leggere Le correzioni di Jonathan Franzen, mi pare (ho appena superato la metà, è un libro bello e terribile).
** "Ebbro lucido" lo cantavo in una canzone dei Fragole e Sangue due dozzine d'anni fa.

10 agosto 2010

Sentiero 541

A stare a ridosso del Catinaccio e sotto le Torri del Vajolet le vertigini mi funzionano al contrario. Guardando in su. Forse perché m'inebrio di tanta bellezza. Quelle rocce mi sono piaciute quanto... o quasi. Tanto, comunque.

05 agosto 2010

Rifulgenti Nuove Albe

Avevo il laringoscopio su per il naso e giù fino in gola (e ogni volta l'effetto mi fa ripensare con ammirato stupore a certe prestazioni graziosamente elargitemi), una dottoressa con mascherina (poi se l'è tolta, che carina) e un dottore (uno serio, anche se alla prima visita ridemmo un sacco), ero occupato a non tossire e mentre li sentivo discorrere sulla detersione del glottide capto alcune parole lasciate scivolare con nonchalance: la neoplasia non c'è più. Così, quasi fossero scontate. Estraggono la fibra ottica dalle mie cavità, appena il tempo di riprendermi e chiedo se ho capito bene. Alla fine, chiedo di nuovo conferma e se posso divulgare la notizia.
Poi esco nel corridoio e la prima persona alla quale lo comunico è una sconosciuta con cui avevo chiacchierato in sala d'aspetto, incoraggiandola sulla risoluzione del suo problema. Ci abbracciamo. È vero che sono affettuoso ed espansivo, sprimacciatore mi chiamarono e strafugno, però in quell'istante capisco che al di là delle considerazioni razionali che mi facevano attendere l'esito del controllo come si attende il responso del meccanico al momento della revisione biennale, c'era in me un carico emotivo stivato sottocoperta, lo stesso che all'uscita, mentre iniziavo a comunicare la rassicurante notizia ad alcune persone care, mi faceva avvertire un nodo di commozione tendente a sciogliersi proprio lì, in gola, dove deve tornare a vorticare per bene il chakra blu, quello dei 16 petali.
E quello sarà il prossimo passo, per tornare a parlare senza fatica e, auspicabilmente, a cantare* (questo l'ho promesso e in qualche modo, non so ancora come e quando, lo farò).
Intanto, grazie per i bei pensieri e i sorrisi, per le dita incrociate e i sogni portafortuna, per le onde positive e il bene diffuso, per gli abbracci e per i baci, per la felicità.
E naturalmente, grazie ai medici del San Pio X che a marzo scoprirono il carcinoma alla corda vocale destra e ai radioterapisti di Niguarda che, a quanto pare, l'hanno debellato.

* in più, conterò sullo speciale incoraggiamento ricevuto giorni fa poco dopo l'alba a Col Margherita (2560 m slm) da Moni Ovadia.


a cura di Giulio Pianese

scrivimi