30 agosto 2022

Foto di parole

Il lago di Garda visto dall'alto per la prima volta, lungo l'ascesa a tratti rocciosa e scoscesa fino all'eremo di San Valentino, sopra Gargnano. 

La sorpresa di due castelli e un piccolo borgo antico intravisto di passaggio e poi visitato con piacere, nella placida e gentile provincia: Strassoldo, frazione di Cervignano del Friuli. 
Prima e dopo, la piazza piovosa e poi soleggiata e di nuovo piovosa, ma sotto i portici danzata al ritmo di swing, di una città-fortezza a nove punte, girata con curiosità da porta a porta e da bastione e bastione: Palmanova. 

Parco e fontane da un lato, il mare dall'altro, ricchissimo all'interno anche se non di mio gusto: il Castello di Miramare, e poco in là, Trieste. 
L'accoglienza affettuosa, l'aperitivo al Caffé degli Specchi nella piazza sontuosa e grandissima, la cena alle Rive, la passeggiata nelle vivaci vie pedonali. 
Il giorno dopo, una telefonata alla mia maestra delle elementari per dirle che la sua città mi piace moltissimo, e la salita a San Giusto. Poi, dopo esserci rifocillati da Pepi S'Ciavo, sosta golosa e letteraria al Caffé San Marco prima di ripartire. 

L'emozione di varcare una e due frontiere dopo tre anni di autarchia, ciao Slovenia, ciao Croazia. 
Un arcobaleno sulle verdeggianti strade interne dell'Istria, poi giù fino al mare, lungo carreggiate sempre più strette e curve. 
Un buongiorno di sole e d'azzurro dalla terrazza, a Drenje. 
Un campanile da fotografare e un altro da cui guardare il panorama, a Labin. 
Un anfiteatro romano e un tempio e un arco della stessa epoca, e il centro storico e la fortezza: Pola. 
Dopo le escursioni, torniamo alla base e passiamo un paio di giorni sulla nostra spiagga, non facilmente raggiungibile e sassosa, ma con il mare proprio bello: Jadrina. 
Un borgo storico colorato e spumeggiante condensato in un promontorio che fronteggia un piccolo arcipelago: Rovinij. 
Quando vieni via dal mare ma le vacanze non sono finite, la malinconia non ti assale, soprattutto se di passaggio t'imbatti in una trattoria semplice, ma che più tentatrice non si può: Gostilna Erna, a Podgrad, in Slovenia. 

Di nuovo Trieste e... tango! Ci limitiamo però a una pomeridiana nell'ambito del ricco festival di questi giorni, perché la sera la passiamo in giro per la città. 

Nell'ultimo giorno (per questa volta) a Trieste dedico qualche ora a visitare la Risiera di San Sabba, che tra i campi di concentramento nazifascisti in territorio italico è stato l'unico anche di sterminio. 
"Non è solo un’esigenza di giustizia, ma anche un problema educativo. Tutti devono sapere che delitti come questi non cadono sul fondo della memoria, non vengono prescritti. Chiunque pensasse ad un nuovo fascismo deve sapere che, alla fine, sarà sempre la giustizia a vincere. Anche se i mulini della giustizia macinano lentamente." (Simon Wiesenthal) 

Le celle, minuscole, opprimenti, asfissianti. Un lungo momento toccante che prosegue nei suoi effetti anche oltre l'uscita, quando a non uscire è la mia voce al telefono. Poi, ovviamente, si passa ad altro. Ma senza dimenticare. 

Quando la vacanza è davvero finita e ci si trova sulla via del ritorno, mi piace aggiungere una deviazione, un prolungamento, un extra, un piccolo bonus: in questo caso, il cadeau è stato il carinissimo borgo di Soave (VR), che meriterà una visita meno frettolosa una volta o l'altra. 

31 luglio 2022

Tutto questo è gioia

L'acqua dei torrenti è benefica già a bagnarcisi i piedi, ma immergendovisi completamente e a più riprese, la sensazione è quella di una rinascita, quasi una sorta di autobattesimo laico con la benedizione dell'energia della Natura, quella che sgorga e si esprime indipendentemente dalla nostra presenza, della quale, ricordiamoci, saprebbe fare benissimo a meno. 

Due volte in questo luglio ho goduto di tali privilegi: la prima in alta val Brembana, la seconda in val di Fiemme. Dalla Lombardia al Trentino, le premesse erano di esperienze a metà tra vacanza e fatica, ma come sempre mi accade, sono riuscito a godermi numerosi momenti di intenso benessere. Grazie alla Natura, certo, ma soprattutto grazie alle persone, delle quali è bellissimo non fare a meno. 

Della settimana a Mezzoldo, ad accompagnare un'ottantina di allievi di prima, seconda e terza media, conservo una montagna di ricordi derivati dalle molteplici attività svolte quasi incessantemente, con grande tripudio dei ragazzi che hanno potuto vivere esperienze interessanti e coinvolgenti. Rimane però soprattutto la contentezza dovuta a come sono stato bene coi colleghi e ancor più al segno lasciato fin nel profondo dagli abbracci finali spontanei, commossi e commoventi degli ormai ex allievi e allieve di terza media, pronti a volare verso il mondo dei più grandi. 

In Trentino, il bello -- e il difficile -- è stato portare in vacanza la mamma, facendola uscire dalla RSA per 15 giorni e permettendole di godersi gli amatissimi ambiti di Castello di Fiemme e dintorni, con varie puntate in alta montagna: passo Lavazè, passo Rolle, passo San Pellegrino, ovviamente in diverse giornate, condividendo il gusto per i paesaggi e l'aria, il sole e l'acqua, e dandole la possibilità di rivedere tante persone care, con alcune delle quali ha condiviso oltre mezzo secolo di villeggiature estive. Siamo riusciti a fare tutto ciò superando le paure del Covid e delle possibili fratture da caduta, due spettri che abbiamo disinnescato con un'attenzione continua e col sollievo finale di una soddisfazione condivisa. 

30 giugno 2022

Fine e inizio, come sempre

Fine semestre dell'anno solare, fin della fine dell'anno scolastico: sembrerebbe di poter segnare un punto fermo, un punto e a capo, ma in verità, come sempre, c'è sempre qualcosa in sospeso, punti da ridefinire e appunti da riordinare, bagagli da inventare e viaggi da organizzare. 

Soprattutto, però, ci sono volontà da reinnescare e sogni da accompagnare. Piccole azioni che devono ricominciare perché possano far da viatico al rinnovamento del percorso personale, e perché il viatico non prenda la maiuscola della rassegnazione. 

Passo dopo passo dopo passo, che siano in montagna o nella musica. 
Onda dopo onda dopo onda, che lambiscano gli scogli, la battigia o i confini dell'anima. 

31 maggio 2022

Il suono che ti sostiene

Belle canzoni da bei film: questa l'idea per "Soundtracks", piccola* e selezionata playlist sul mio profilo Spotify. 

Per ora ho attinto parsimoniosamente, non più di un pezzo per film, dalle colonne sonore di questi titoli cinematografici:

Reservoir Dogs (Le iene) - 1992
Good Morning, Vietnam - 1987
Fight Club - 1999
A Serious Man - 2009
O Brother, Where Art Thou? (Fratello, dove sei?) - 2000
Pulp Fiction - 1994
Arizona Dream - 1993
Forrest Gump - 1994
Magnolia - 1999
A Bronx Tale (Bronx) - 1993
Mujeres al borde de un ataque de nervios (Donne sull'orlo di una crisi di nervi) - 1988 
Dona Flor e seus dois maridos (Donna Flor e i suoi due mariti) - 1976
Pensavo fosse amore... invece era un calesse - 1991
Toto le héros (Toto le héros - Un eroe di fine millennio) - 1991
Strange days - 1995
This Must Be the Place - 2011

... e poi:
The Big Chill (Il grande freddo) - 1983
Il divo - 2008
Up in the Air (Tra le nuvole) - 2009
Radio Days - 1987
About Time (Questione di tempo) - 2013
Something Wild (Qualcosa di travolgente) - 1986
Trainspotting - 1996
Marrakech Express - 1989
The Purple Rose of Cairo (La rosa purpurea del Cairo) - 1985
La prima cosa bella - 2010
American Hustle - 2013
Paris, Texas - 1984
Querelle (Querelle de Brest) - 1982
Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Se mi lasci ti cancello) - 2004
Joker - 2019

(*)Piccola per ora; l'elenco è in aggiornamento, l'invito è semplice: trova o suggerisci l'abbinamento canzone-film che preferisci. 

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Apprezzamenti:
In the Death Car di Goran Bregović cantata da Iggy Pop in Arizona Dream (Sara)

Suggerimenti:
Last night sleep dei Can in Until the end of the world (Sara)
Imagine di John Lennon in The Killing Fields (Urla del Silenzio) (Marco)

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Registi finora coinvolti: 
Quentin Tarantino, Barry Levinson, David Fincher, Joel Coen e Ethan Coen, Emir Kusturica, Robert Zemeckis, Paul Thomas Anderson, Robert De Niro, Pedro Almodóvar, Massimo Troisi, Jaco Van Dormael, Kathryn Bigelow, Paolo Sorrentino, Lawrence Kasdan, Jason Reitman, Woody Allen, Richard Curtis, Jonathan Demme, Danny Boyle, Gabriele Salvatores, Paolo Virzì, David O. Russell, Wim Wenders, Rainer Werner Fassbinder, Michel Gondry, Todd Phillips

29 aprile 2022

Personal lockdown

Domani dovrei uscirne. Sono prudente, perché già una settimana fa mi ero illuso di uscirne, e dunque di poter di nuovo uscire. Tutto dipenderà dalla comparsa o meno di una striscetta rossa. 
Alla fine, per fortuna e grazie anche ai vaccini, si è trattato più che altro di una scocciatura, visto che come sintomi ho avuto solo qualche giorno di tosse e raffreddore, senza nemmeno una linea di febbre. 

È opportuno rammentarlo e ribadirselo, giacché troppo spesso ci si dimentica di ridimensionare, laddove è invece sano e giusto riportare alla giusta misura le piccole o grandi avversità che capita di dover attraversare. 
Ridimensionare per contrastare l'abbattimento, il provvisorio abbattimento, al quale reagire si deve e si può, trovando istante per istante antidoti che tenderanno a moltiplicarsi quanto più permetteremo loro di farlo, aprendoci alle possibilità proprio nel momento in cui ci tocca rinchiuderci, letteralmente.  

Leggere, risistemare, cucinare, fare le pulizie, poi a un certo punto mettersi a disposizione per collegarsi online e fare lezione: lavorare mentre si potrebbe poltrire è il contrario di quel che raccomando a chiunque, però insegnare è bello, e sapere di poter aiutare i propri alunni a superare delle difficoltà in vista della fine dell'anno scolastico è sufficiente a far saltare la barricata della pigrizia e della voglia di rimanere a dormire un po' più a lungo al mattino. 

Un motivo in più per sperare di uscirne è la necessità di riprendere la discesa ponderale, che ha avuto una pericolosa inversione in sole due settimane. Far urlare il corpo in movimento anziché la bilancia sarà salutare e potenzialmente assai piacevole. 

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bonus musicale: Depeche Mode e Johnny Cash

31 marzo 2022

Reset

Forse per via del cordone ombelicale che rischiò di strozzarmi proprio mentre mi accingevo a venire alla luce, il mio peggiore incubo a livello personale è il soffocamento. 
In questo momento, il naso tappato ne rappresenta una buona perfida approssimazione. Un fastidioso cocktail con parti variabili di banali allergie, setto deviato e sensibilità alla pessima qualità dell'aria di questa pianura industriosa e crudele fa sì che il mio sonno si interrompa più volte e che il risveglio sia spesso contraddistinto da fauci riarse. 
Difficile mantenere il buonumore in tali frangenti, ma fortunatamente tutto ciò non mi capita mentre mi delizio con passatempi e passioni. Tuttavia, dovrò decidermi a intervenire, perché non avrebbe senso lasciar perdere la qualità del vivere. A meno di improbabili intuizioni di altro genere, temo che dovrò farmi raddrizzare il setto nasale. Già dico ahia, ma alle volte ci vuole proprio un reset. 

28 febbraio 2022

Ti tocca approfondire in ogni caso

"It's more complicated than that!" è una frase che mi è sempre rimasta in mente dopo averla letta qualche lustro fa sul blog di Gaspar Torriero, dove campeggia tuttora. 
Purtroppo o per fortuna, è vera. Purtroppo, perché sarebbe meno faticoso se le cose fossero più semplici. Per fortuna, perché sarebbe noioso se fossero sempre banali e totalmente prevedibili. 

La realtà è sempre un po' più complicata di come appare a una considerazione fugace o pigra; per questo le discussioni "da scompartimento del treno" (quando gli scompartimenti c'erano ancora), superficiali quanto fulminee nel raggiungere conclusioni apodittiche, non giovano alla comprensione e tantomeno alla possibile risoluzione di problemi generali intrecciati a situazioni complesse. 

Praticamente per ogni questione, il manicheismo da tifosi non può funzionare come analisi seria e l'assenza di interrogativi prelude a una insopportabile schiera di stupidi punti esclamativi. 
Purtroppo o per fortuna, ti tocca approfondire: studiare le cause, le conseguenze, le interazioni, le possibili ripercussioni. Pensaci, prima di parlare a vanvera. 

Con questo, non intendo si debba evitare di schierarsi ove l'emergenza o l'urgenza lo richieda, però sarebbe bene ricordarsi che per quasi qualunque cosa: "È più complicato di così!"

31 gennaio 2022

Verità o auspici

Con il passare degli anni, il dentro e il fuori rischiano di assomigliarsi sempre meno, salvo che non si sorrida con gli occhi e dal cuore. Quello sarà di certo l'antidoto all'avvizzirsi dell'animo, talvolta perfino a quello dell'epidermide. 

Con il passare del tempo, il tempo stesso sembra scivolare più lesto, come un torrente in prossimità delle rapide. Eppure, se si imparano i segreti della rosa dagli infiniti petali, il suo schiudersi saprà eternizzare ogni istante, e se la vita non potrà allungarsi, sarà però più ampia. 

Che lo sguardo lungo sia come quello di un vals ballato in modo fluido, che il qui e ora sia come una milonga gioiosamente scandita, che gli abbracci siano come quelli di un tango gustato intensamente e fino in fondo. 

Che il vivere e il ballare possano imitarsi a vicenda, intersecandosi con soddisfazione e divertimento. 

31 dicembre 2021

Auguri a tutti

Non importa il colore delle mutande che indossi, ma il calore di chi te le toglie.

Negatività

Non ho tanta fame, non ho voglia di cotechino e lenticchie. No, tranquilli, i sapori li sento, è che ne sento tanti e spesso. Magari più tardi. 

Non andiamo a ballare, stasera. Tutto annullato, tutto chiuso, il tango se ci sarà sarà casalingo. 

Non sparerò i botti. Certo, ci sarebbero mille buoni motivi per non farlo, ma in realtà, a pensarci bene, non lo faccio per pigrizia. 

Non andremo nemmeno al cinema, stasera. Ci si sarebbe dovuti organizzare per tempo, ma è tutto un cincischiare, un mezzo ciancicare, tra falsi allarmi e un sentimento d'attesa, quasi di vita sospesa. 

Non esser così negativo, dai! E invece sì, voglio esser negativo... per questo mi sto facendo un test, così domani vado tranquillo a trovare la mamma, che è sempre più confusa ma sempre più felice di vederci. 

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N.B.: ho in corpo tre dosi di vaccino e altrettante ne auguro a voi.

30 novembre 2021

Stare per

Stiamo per tuffarci in un dicembre luminoso. 

Sempre di vigilie si parla? Beh, in un certo senso è logico, se si hanno aspettative riguardo a un possibile domani. E sempre inguaribilmente ottimista? Beh, luminoso lo sarà davvero e in ogni caso: regalandoci splendori di celesti gradazioni oppure ricorrendo agli artifizi delle colorate tradizioni, con le loro luci, lucine, candele e candeline. 

Stiamo per tuffarci in un qui e ora fuori dal tempo, una sospensione d'attesa che andrà però vissuta in ogni luccichio, facendo tintinnare uno alla volta tutti gli istanti. Prendi fiato e rilassa i pensieri: stiamo per tuffarci. 

23 ottobre 2021

Gl'incendi d'una luna d'argento

Altra perla aggiunta sulla bella e povera collana delle novità! 
Per la serie: "Quand'è l'ultima volta che hai fatto una cosa per la prima volta?", oggi ho spento tre princìpi d'incendio. Mi firmerò griZù. 
A parte la  faticosa sveglia all'alba di sabato, il corso antincendio è stato interessante e per l'ennesima volta, come ai tempi della naja, ho applicato l'antidoto perfetto contro ogni rischio di frustrazione e noia: cercare di far meglio possibile quel che tocca fare, per quanto in questa occasione fossi aiutato dalla piacevole compagnia dei colleghi e degli istruttori. 

Per il resto, una nota dolente e una gaudente: mi sono ritrovato a fare gli auguri (su facebook) a qualcuno che non c'è più e di cui ignoravo la dipartita. È la seconda volta che mi capita ed è triste. 

Motivo di gaudio, invece, l'imminente ritorno in milonga dopo un anno e mezzo di astinenza: stasera Mariposa. 
Si spengon gl'incendi, ma non il fuoco della passion tanguera!

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bonus musicale con una luna d'argento (Luna De Plata, Orquesta Miguel Caló con Raúl Iriarte, 1943)

16 ottobre 2021

Date e dati

Ci ha pensato facebook a ricordarmi che dodici anni fa nella data di oggi salii sul palco per il mio ultimo concerto. Che sarebbe stato l'ultimo, allora non lo sapevo: succede quasi sempre così in tutte le cose. 

Il basilico stavolta l'ho lasciato fiorire. So che non ne avrà per molto, quindi tanto vale lasciarlo sfogare, per una questione di bellezza e anche di inno alla fecondità. 

Se tornassi indietro, cercherei di stressare un po' meno mio padre riguardo alla necessità di moderarsi sul cibo e sul fumo: gli facevano male, è vero, ma li desiderava più di quanto il diabete e i polmoni potessero sconsigliarlo. 

Ieri sono stato al cinema*, a breve tornerò in milonga. I piaceri e le soddisfazioni piano piano ricominciano a potersi moltiplicare. Non dimentico che ciò** avviene grazie alle vaccinazioni. 

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(*) Al cinema Anteo in sala President alle 22:30 eravamo meno di dieci persone, ma Ariaferma è davvero un bel film: 117 minuti in cui non cala mai una tensione latente che ti tiene avvinto mentre durezza e umanità s'intrecciano. 

(**) Osserva i numeri dei ricoveri e delle terapie intensive, entrambi in calo laddove un anno fa erano in ripida ascesa. 

30 settembre 2021

Così è settembre

Un mese contraddittorio è quello che da un lato annuncia un inizio, con il "vero capodanno" nel suo primo giorno, perché in fondo le annate per la stragrande maggioranza delle persone non coincidono affatto con l'anno fiscale, bensì con l'anno scolastico, con il campionato di calcio, con i programmi che iniziano da quel "ne riparliamo a settembre" inteso a scavalcare un'estate che segna la fine dell'annata precedente. Il contrassegno è una data che richiede il trattino per abbracciare un pezzo di quest'anno e un'abbondante porzione di quello che verrà, così: 2021-2022. 

Da un lato, dunque, annuncia un inizio, dall'altro prefigura la stagione fredda, con giornate via via meno generose di luce e calore: mese contraddittorio è settembre anche per il meteo geograficamente variabilissimo, estate di là, mezzastagione da questa parte, freschetto prodromo di futuri inverni in qualche caso. 

Contraddittorio nel distribuire le energie o nel tenersele per sé, tra molle e mollezze elargite a giorni alterni, tanto che i progetti e le speranze appariranno ora irrealizzabili ora a portata di respiro. Espositore di antinomie come lo stress e il relax, egualmente presenti in diversi istanti di giornate scandite, per esempio, da un traffico ogni volta peggiore di prima e da un languore di mezzastagione che edulcora l'animo. 

Così è settembre o forse così siamo noi, sono io, in questo periodo. Le gioie e le fatiche si frammischiano, l'essenziale però si impone nel momento in cui si decide di scavalcare ogni piccolo impedimento. In questo periodo, si dice, ma in fondo è così tutta la vita.  

Nel frattempo abbiamo ricominciato con il tango, prudentemente e gioiosamente, seguendo belle lezioni per ricominciare a imparare godendosela. 

31 agosto 2021

Pomeriggio

Vacanza vera e propria è cosa rara assai: sempre affanni preoccupazioni angosce fanno capolino a inficiarne la spensieratezza.

Tuttavia si puote afferrarne l'essenza, a dosi effimere, occasionali e imprevedibili, a patto di sapersi predisporre ad accogliere la serenità delle piccole cose.

Così ti trovi a guardare in su, dal prato mezzo ingiallito di Villa Litta, alle navicelle ovattate in campo azzurro, al cielo che ritaglia chiome scure, e poi di lato, al rigoglioso fogliame degli enormi alberi cui enormemente sei grato, mentre alle orecchie giungono le urla giocose d'un branco di umpalumpa che si contendono il pallone, e il suono dell'ukulele che tua figlia strimpella, e sorridi al mondo che si sorride nonostante tutto. 

29 luglio 2021

Un criterio

Non è questione di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma di rendersi conto che non resterà così per sempre. Muoversi bisogna, evitando di farsi mangiare il tempo dalle piccole azioni non pienamente volute. Fare le cose gustandosele rimane un criterio vincente per allargare i petali dell'esserci. Che il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto, quel che importa è sapere se si ha davvero voglia di berlo. E in tal caso, capire come poterlo riempire di nuovo. 

08 giugno 2021

Che ne è di te?

Non viene facile rispondere al volo, né trovare le parole giuste per farlo. 

Innanzitutto, perché la domanda induce a porsene un'altra: quale "me"? Il "me" di qualche tempo fa, il "me" bambino... quale "me"? 

Se invece la si volesse intendere al pari di un finto interrogativo, un'interlocuzione convenzionale, che non è, occorrerebbe mettersi a fare un riassunto, cosa non bella e forse inutile, e comunque: un riassunto a partire da quando? 

"Che ne è di te?" bisognerebbe chiederselo di tanto in tanto, per non perdersi, per ritrovarsi, per riacciuffare il filo dei pensieri veri, la scia dei sogni che contano, il luccichio delle visioni d'antichi incanti, tra i cuscini di magiche filastrocche e i sofà delle favole conosciute a memoria, in compagnia d'onnipresenti melodie e d'arte inconsapevole ma bella. 

Che ne è di te tra un'amarezza e l'altra non sapresti sempre dirlo, ma tra un amaretto e l'altro ce n'è di dolcezza. 

Di te ci sono tracce nel mondo, parecchie e a diversi livelli di vicinanza e di profondità. Di te ci sono residui di memoria, in te e negli altri, fors'anche in oggetti, più o meno eterei. Di te c'è un segnale che ti precede e un nome che ti segue, un giudizio che forse t'attende e un presente impetuoso che tuttavia alle volte stenta a farsi strada tra tutti gli altri tempi. 

Vivere alla giornata con leggerezza è stata una benedizione e al contempo un errore, assaggiare il tempo nell'istante in cui concentra ogni dimensione una prelibatezza impagabile, ripensare un futuro malleando il passato, impossibile, ma il busillis è l'impalpabilità di tutto ciò che conta davvero, quel che c'è ma non si sa bene dove, un po' come la musica. 

A "Che ne è di te?" forse non saprò rispondere, però ci sono. 

Ci sono. Questo posso dirlo. 

08 maggio 2021

Di slancio

Lo slancio non manca, anzi, talvolta mi sembra di essere in un'eterna adolescenza, ma questa in verità è soltanto un'impressione, ché gli anni sul groppone un peso ce l'hanno. Lo vedi: guardi vecchie foto e noti le differenze cromatiche, tra l'ex chioma e il vecchio e nuovo pizzetto, che di tanto in tanto s'allarga in barba. Lo senti: qualche dolorino di troppo, e tempi di recupero che s'allungano sempre più. 

Per esempio, ieri all'intervallo ho accettato l'invito a qualche scambio di palleggi e bagher con le ragazzine di terza media, ma a un certo punto mi son lasciato coinvolgere troppo e non ho resistito all'istinto che dormiva da un ventennio d'inattività pallavolistica: mi sono tuffato per salvare un pallone e ce l'ho fatta, senza curarmi troppo di essermi dovuto rotolare sul terreno per addolcirne l'impatto. Pantaloni sporcati d'erba e terra, ma tutto bene. 
Solo che oggi mi sento addosso l'effetto d'immaginarie tumefazioni e abrasioni, manco m'avessero menato. So' gli anni, so'. Sul groppone, per l'appunto.

26 aprile 2021

Nel mio raccontare

Non ti devi preoccupare se sentirai lo strazio tra le parole del mio dire: è solo che m'immergo e nel raccontare m'intrido di quei momenti laceranti passati e ormai da tempo superati. 

Non ti devi ingelosire se sentirai la brama tra il mio dire e le parole: è solo che m'intrido nell'immersione del racconto di quei lucenti istanti lontani quanto il firmamento. 

Sappi però che ogni passato m'è presente sempre, più o meno intermittente, e a tasselli mi compone quasi quanto l'odierno esperire. 

Sono antico, contemplo moltitudini. 

23 aprile 2021

Per il soffio d'un soffione

Ha iniziato a prudermi il naso solo a guardarlo, quel tarassaco, o dente di leone, detto soffione nella sua veste bianca, quando i petali diventano piume pronte a diffondersi. Mi ha fatto prudere il naso solo a guardarlo disperdersi nella brezza, ed era solo un filmato. 

Penso sia l'effetto ritardato del lockdown duro dell'anno scorso, quando rintanati per mesi non abbiamo disturbato le proliferazioni naturali e queste si son moltiplicate esageratamente, per noi allergici, giungendo a molestarci in modo massiccio con una dozzina di mesi di ritardo. 

Non ho alcuna pezza d'appoggio per sostenere una tesi del genere, naturalmente, ma perché non sparare un'ipotesi a caso, tra un prurito e l'altro e poco prima di assumere un antistaminico, pratica che malgrado le sofferenze avevo totalmente sdegnato per anni, lustri, decenni. 

Sarà l'allergia, mi dico, a peggiorarmi l'umore e a incrementare l'insofferenza, ma so che in fondo non è vero, so che ci sono vari motivi, più o meno seri, a condizionarmi rendendomi un cuorcontento a intermittenza, con momenti non brevissimi in cui s'interrompe il sorriso. 

Naturalmente si tratta di un periodo, di situazioni transitorie, ma poiché tutto è transitorio, la consolazione è solo parziale e il transito che s'attende è quello dal "Via!", come a un Monopoli quadrimensionale, per poter ricominciare un nuovo giro. 

In tale attesa convivono impazienza e apprensione. Impazienza di riacquisire la facoltà di vivere tutte le normali pratiche più stimolanti, avvolgenti e soddisfacenti. Apprensione per quel che potrà essere o negarsi, o essere e poco dopo nuovamente negarsi. 

Nel frattempo mi gratto il naso e in ogni caso ci sorrido su. 

24 marzo 2021

Cosa s'osa fare

L'anno scorso non mi sarei mica azzardato, in zona rossa, a uscire di casa per diletto. Invece stavolta l'ho fatto. Senza rischi per nessuno, s'intende: ho inforcato la bici, il mio bel catorcio rosso, e mi sono inoltrato nelle vie ciclabili del Parco Nord, sconfinando di certo in territori comunali altri, ma senza mai uscire dal parco, resistendo alla tentazione di deviazioni che mi avrebbero permesso di andare a trovare persone care o di ravvivare relazioni sociali da troppi mesi sopite. 
Passata una settimana dalla prima dose di vaccino, la mia quotidianità non è cambiata, comprensibilmente, ma la visione del futuro concede qualche barlume di vecchia novità, una fuggevole percezione di ripristino, la fiduciosa convinzione che tutto l'umanamente possibile lo sarà di nuovo. Ecco cosa s'osa fare: guardare oltre l'orizzonte degli attuali eventi. 

24 febbraio 2021

Haiahiku

Violenza domestica

Zanzara zozza,
molto mi molestasti:
t'annulla l'alba.

22 febbraio 2021

Vigilie perenni

La vigilia per eccellenza era quella in cui si aspettava la befana. Si piazzavano le calze appendendole, in mancanza del camino, alla cappa in cucina (all'operazione si dedicava in genere nonna Teresita, esibendo ai nostri occhietti una sorta di fiduciosa competenza). Le calze erano lunghe e di lana, specificamente assegnate di anno in anno al medesimo scopo: accogliere e magicamente riempirsi di dolciumi e frutta. Tipicamente, le trovavamo il mattino dopo colme e appesantite con due arance, una in punta e una al tallone, diverse noci, noccioline e arachidi, qualche pezzo di carbone di zucchero e molte caramelle di varia foggia, dalle onnipresenti e apprezzate Rossana alle preferite e raramente disponibili mou (al caramello o alla menta-liquerizia), oltre a numerosi cioccolatini e a qualche leccornia di livello superiore, quale il marzapane a forma di frutta (solo molti anni dopo lo sentii denominare "frutta martorana"). 

Era l'Epifania un momento perfino più suggestivo del Natale, perché nonostante il tono minore, portava un carico di magia decisamente misterioso, con quel miscuglio di indiscutibile bruttezza e inscrutabile bontà che contraddistingueva la figura della Befana. 

Una vigilia densa di aspettativa, ma segnata da grande spensieratezza. 

Tante diverse vigilie costellarono poi la vita: molte condite dalla gradevole quanto effimera sensazione da sabato del villaggio, dove l'illusorietà esperita non inficiava l'attesa successiva. Altre, tese o addirittura drammatiche, in grado di arrestare il respiro fino alla risoluzione, bella o brutta che fosse. 

Altre ancora, la maggior parte, vigilie personalizzate, forse finte, forse più interruzioni di un flusso di vita che preludio di evoluzioni o rivoluzioni. Vigilie perenni, tipo quelle lunghe e recentissime del lockdown, vigilie da confinamento, attese buzzatiane o addirittura beckettiane, in cui però il personaggio che non arriva siamo noi stessi. 

Da qualche parte ho letto che "Il momento migliore per piantare un albero era venti anni fa. Il secondo momento migliore è oggi." 

Dunque, meglio regolarsi, meglio ricentrarsi, meglio sapere, pur senza rinunciare all'attesa. Meglio scriversi un promemoria, un intento, un motto: in ogni vigilia, l'importante è non dimenticare il presente. 

19 febbraio 2021

Giro e giravolta

Quasi un intero giro intorno al sole e siamo ancora sotto le nuvole di un confinamento più lungo di quanto avevamo immaginato all'inizio. 

Per andare oltre continueremo a fare tesoro di ogni situazione, anche quelle più difficili da gestire. Le mancanze saranno temporaneamente tamponate da interessi contingenti, ma l'impossibilità di usare liberamente il tempo futuro dei verbi, ossia di progettare, pesa tuttora, e comincia a pesare un po' troppo. 

Per venire oltre, come si dice in romagnolo, dovrai aspettare che tolgano i divieti, ma per questo ai tamponi dovranno essersi affiancati numerosi i vaccini. Aspettare è diventato il verbo, il Verbo, e la pazienza necessità più che virtù. 

Per trovarsi oltre continueremo a scrutare il blu, a incantarci di tenui o intensi brillii, a ricercare stelle buone, pur sapendo che di noi quegli astri se ne fottono beatamente. 

Quasi un intero giro intorno al sole e il sole non si vede per via delle nuvole. Quasi un'intera giravolta e nemmeno le stelle si vedono da qui. Ci resta però la musica, a tutte le ore. 

--bonus musicale: Cristina Donà, Stelle buone (1997)

31 gennaio 2021

Una petizione da firmare

Firma questa iniziativa dei cittadini europei per essere sicuri che la Commissione europea faccia tutto quanto in suo potere per rendere i vaccini e le cure anti-pandemiche un bene pubblico globale, accessibile gratuitamente a tutti e tutte.

È una cosa seria, infatti ti chiedono gli estremi di un documento d'identità, ma è davvero semplice. 
L'ho fatto, bastano pochi passaggi. 

Le ragioni per farlo sono spiegate bene e sinteticamente da Vittorio Agnoletto:

Tre cose che l’Italia e l’UE dovrebbero fare immediatamente:

• ricorrere alle licenze obbligatorie, una clausola di salvaguardia prevista nell’art. 31 degli accordi sulla proprietà intellettuale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (gli accordi TRIPs) che autorizza gli Stati in una situazione di pandemia e di difficoltà economica a produrre direttamente i farmaci salva-vita come farmaci generici scavalcando il brevetto.

• appoggiare le richieste di India e Sudafrica di un’immediata moratoria sui brevetti per i vaccini e i farmaci anti-Coronavirus;

• rivendicare che i brevetti finanziati coi soldi dei cittadini siano pubblici e quindi i vaccini vengano considerati un bene comune.

Per raggiungere questi obiettivi è necessario firmare e sostenere la petizione europea 
dobbiamo raccogliere un milione di firme in EU e 180.000 in Italia.

30 gennaio 2021

Passare il testimone

Mercoledì, in occasione del Giorno della Memoria, ho indicato tre riferimenti ai ragazzi di terza media: un film, un libro, un fumetto. 

Ho raccontato loro di quando vidi al cinema Au revoir les enfants (Arrivederci ragazzi), di Louis Malle, e di come mi fece capire quanto vicini a noi fossero i deportati: nostri compagni di classe, vicini di casa, parenti, amici.

Ho ammesso di avere letto con un certo ritardo Se questo è un uomo di Primo Levi: stavo lavorando per rifinire la tesi di laurea quando non potei fare a meno di prendermi una pausa da tutto quanto per divorare quel resoconto preciso, terribile, esposto con l'autenticità di chi sa davvero scrivere e raccontare. 

Ho suggerito loro di prendere in considerazione, magari tra qualche anno, il capolavoro Maus, realizzato da Art Spiegelman, avvertendoli della sua crudezza, ammantata però da immensa umanità. 

Passare il testimone è qualcosa che va fatto. Con l'auspicio che nulla sia dimenticato, certo, ma anche con la speranza che l'essere umano possa far rinascere la bellezza oltre ogni tragedia.

31 dicembre 2020

Auguri

Dal solstizio in poi ogni vizio

sia propizio al nuovo inizio! 

Privilegi

Quando sostengo che non è tutto da buttare, so cosa dico. 

Anche senza andare lontano, il fatto di poter stare al calduccio, disporre di cibo e libagioni in abbondanza, rimanere in contatto visivo o almeno verbale con tante persone care è già un privilegio. Per molti di noi, il freddo e la fame sono condizioni che non siamo costretti a vivere. Le privazioni di cui ci lamentiamo sono dei lussi, e in gran parte potremo colmarle in un futuro non troppo distante. 

Il futuro ci offre delle prospettive: possiamo auspicare o addirittura aspettarci di ricominciare a godere di tanti altri privilegi, e il fatto stesso di poter avere delle prospettive è a sua volta un privilegio. La vera fortuna, però, si afferra solo nel momento in cui riusciamo a trarre il meglio da quel che c'è. 

Al mondo dei più

C'è poco da fare: più a lungo vivi, più persone vedi morire. 

Sono numerose le assenze indelebilmente presenti in noi, ma in questo momento voglio ricordare in particolare due lutti legati alle terre di Romagna in cui sono nato: la dipartita di zio Aldo, che in giugno ha raggiunto zia Giulia, e quella recentissima di zia Lilli (che avevo rivisto quest'estate a Castrocaro).

C'è poco da fare: d'altronde, come diceva proprio zio Aldo con cadenza romagnola: "Ció, siamo di una specie che muore!" 

Come bonus musicale, propongo una canzone di Joni Mitchell che riporta nel titolo il vero nome di zia Lilli

30 dicembre 2020

Dei cappelletti io son goloso e lo sanno

Come pre-cenone, mio fratello mi ha fatto i cappelletti in brodo. Oh, ha proprio creato l'impasto, tirato la sfoglia con il mattarello, l'ha riempita con il compenso da lui preparato (con grande sacrificio, giacché non sopporta il formaggio), ha mirabilmente modellato uno a uno e in gran numero i cappelletti e stasera ce li siamo mangiati cotti nel brodo di cappone (e coda di vitello: questo è il tocco di Rita). 

Una sorpresa pienamente riuscita e goduriosamente consumata rispettando i tempi del coprifuoco. La serata è stata contrassegnata anche da altre piacevolezze, gastronomiche e dialogiche, ma il colpo dei cappelletti fatti in casa è memorabile. Grazie, Beppe! 

Whackmageddon

Paradossale che l'anno scorso, quando circolavo ovunque sempre e liberamente,  sia sopravvissuto al Whamageddon e che in quest'anno di semi-segregazione sia stato eliminato dopo pochi giorni. 

Mi è bastato entrare dal barbiere giovedì 10 dicembre per riconoscere la canzoncina, che tra l'altro proprio non mi piace. Comunque l'ho presa bene, sorridendo per il paradosso e, incredibile a dirsi, godendomi il resto di quel disco (la colonna sonora del film, mi disse il barbiere Daniele) che non era male.

Se non hai capito bene di cosa si tratta, leggi questa spiegazione in italiano.

Letteratura in pillole musicali

Quando me l'aveva mandato tramite WhatsApp avevo riconosciuto subito le parole del mio autore italiano preferito. Ora ho visto che ha aperto una pagina su SoundCloud per raccogliere le sue sperimentazioni.

Ecco dunque la Caju, mia figlia, che maneggia le parole di "italino calvo": Il visco dimezza.

Alla faccia della mafia!

Il regalo di Natale della mia scuola a noi docenti è stato apprezzabile ad almeno due livelli: gastronomico ed etico. 

Questo perché i prodotti del consorzio Libera Terra sono un risvolto tangibile della lotta alla criminalità organizzata: le cooperative sociali che riunisce gestiscono strutture produttive e terreni sottratti alle mafie in Sicilia, Puglia, Calabria e Campania.

Il vino Centopassi, per esempio, è buono, ma diventa eccezionale nel momento in cui ti ispira a fare un brindisi alla faccia della mafia!

29 dicembre 2020

Inocularsi una mucca

Pur essendo appassionato di parole, fino all'altro giorno non sapevo o non ricordavo l'origine del termine "vaccino" nel significato medico odierno. Poi, in una videochiamata augurale, mio fratello ce l'ha spiegato.

La sintesi c'è anche su Wikipedia, alla voce Vaccino antivaioloso:

Il vaccino del vaiolo, il primo vaccino efficace mai sviluppato, è stato introdotto da Edward Jenner nel 1798. Jenner aveva notato che le mungitrici che si erano infettate con il vaiolo bovino, in seguito non sviluppavano più il vaiolo, il che mostrava come l'inoculazione di vaiolo bovino proteggesse contro il vaiolo. Il termine vaccino deriva dalla parola variolae vaccinae (cioè vaiolo della vacca), il termine ideato da Jenner per indicare il vaiolo bovino. Il termine vaccinazione sostituì presto la dizione inoculazione da vaiolo della mucca, e fu usato per la prima volta in un documento che fu dato alle stampe da un amico di Jenner, Richard Dunning, nel 1800. Inizialmente, il termine vaccino/vaccinazione fu riservato al solo vaiolo, ma nel 1881 Louis Pasteur propose di onorare la scoperta di Jenner utilizzando il termine anche per le nuove e future vaccinazioni.

Grazie alle vaccinazioni di massa, il vaiolo fu eradicato globalmente. L'auspicio è che possa esserlo anche il coronavirus (SARS-CoV-2). 

La vaccinazione che attendiamo non avrà però tempi brevissimi: oltre agli indispensabili controlli e alle necessarie approvazioni, la fase di distribuzione non è uno scherzo e sarebbe stupido fare le cose di fretta e in modo raffazzonato. Non sarà facile pazientare fino al nostro turno, ma dovremo essere pazienti per non diventare pazienti gravi. 

Corto e intenso

In fondo a queste righe trovi il link a un cortometraggio bellissimo. Ce l'avevo in videocassetta, registrato dalle trasmissioni di Telepiù nei primi anni '90. L'abbonamento me l'avevano regalato e poi l'emittente me l'aveva prolungato gratuitamente, per cui in quel periodo ero riuscito a scoprire, vedere e in molti casi registrare una serie di film altrimenti poco fruibili, vuoi per la limitatissima o inesistente distribuzione nelle sale, vuoi perché erano capolavori del passato (tutti quelli di Ernst Lubitsch, per esempio). Naturalmente la programmazione comprendeva anche i film di cassetta, e me li godevo, approfittando anche della possibilità di vederli in lingua originale. 

Se tutto ciò ti sembra poco, probabilmente dimentichi che in quegli anni Internet non era ancora disponibile (per la serie: dare per scontato quel che c'è senza pensare che potrebbe non esserci). 

Tornando al cortometraggio: avevo voglia di rivederlo, ma soprattutto di mostrarlo a chi non lo aveva mai visto, perché si sa che la condivisione raddoppia il piacere. Solo grazie a Martina, però, mi è sovvenuto che ricorrendo al web sarei forse riuscito a scavalcare la mancanza di un apparecchio VCR. Ho così potuto condividerlo coi miei figli e farlo rivedere anche alla loro mamma, che se lo ricordava. 

Il cortometraggio s'intitola Kill Me Later ed è l'opera prima di Maria Ripoll, che in soli 9 minuti racconta tutto in modo intenso e molto cinematografico, ossia comprensibile in primo luogo attraverso le immagini. 

28 dicembre 2020

Stragi di innocenti

Nel romanzo La chute, Albert Camus in un dialogo al bar fa dire a un suo personaggio che Gesù si sentì sempre irrimediabilmente in colpa per i neonati uccisi in sua vece: quelli della strage prescritta da Erode nel tentativo di eliminare il suo potenziale concorrente. 

Il calendario li ricorda come "santi Innocenti martiri" nella giornata di oggi 28 dicembre. 

In questa stessa giornata però ricorre l'anniversario di altri innocenti martiri: i sette fratelli Cervi, fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia.

Non tutto è da buttare via

Ricorre da molte parti l'espressione "buttiamo via questo duemilaeventi", ma non mi trova concorde. Non esiste un anno, per quanto terribile, privo di momenti preziosi da ricordare. Dunque, casomai, sarebbe da applicare il concetto di raccolta differenziata anziché quello del repulisti.

Quotidianamente ci troviamo nella necessità di smaltire rifiuti e sappiamo bene, o dovremmo sapere, che si tratta di un grande guaio. Andando indietro negli anni, basterebbe rileggere Un mondo usa e getta. La civiltà dei rifiuti e i rifiuti della civiltà (di Guido Viale, 1994, poi uscito in edizione economica nel 2000, sempre per Feltrinelli) per rendersi conto di quanto ciascuno di noi sia coinvolto.

La raccolta differenziata non risolve totalmente il problema: sarebbe necessario, o meglio, indispensabile, ridurre il volume totale di rifiuti, attraverso il riutilizzo o anche l'astensione dagli acquisti inutili. Tuttavia, la raccolta differenziata è un passo importante, da compiere giorno per giorno. Da compiere nonostante lo scoramento che ci affligge ogniqualvolta guardiamo dentro i bidoni condominiali: c'è chi mischia i materiali, fregandosene; c'è chi li separa, ma confezionandoli in modo sbagliato, con l'umido o la carta depositati in sacchetti di plastica; c'è chi cerca di rispettare le norme, ma si confonde o non sa.

Per quest'ultima categoria, può essere utile consultare il sito web del proprio Comune, che in genere fornisce le informazioni utili. A Cinisello Balsamo, per esempio, basta entrare nella pagina "Dove lo butto?" per risolvere pressoché qualsiasi dubbio sullo smaltimento.

07 dicembre 2020

Abbracci da sogno

Prima di parlarne ho aspettato qualche giorno, e l'ho raccontato a mia mamma perché sapevo che l'avrebbe allietata: "L'altra notte ho sognato papà." "Ooh, e cosa faceva?" "Sorrideva, lo abbracciavo ed era contento." "Oh, che bello che sorrideva!"

Lui era un po' più giovane degli ultimi tempi, io invece avevo la mia età attuale. Ci trovavamo nel salotto dei miei. Lui sorrideva perché ero lì, lo abbracciavo, ci abbracciavamo e si percepiva che la sua contentezza andava oltre le parole, che non pronunciava, limitandosi a sorridere di cuore. C'era una sorta di pudore, quello che sempre, tutti, abbiamo avuto in famiglia riguardo alla verbalizzazione. In verità, credo che tale sorta di pudore investa tutte le famiglie, almeno fino a una certa fase, superata la quale si riesce, perlomeno ogni tanto, a dirsi esplicitamente anche il bene. 

In quell'abbraccio lungo e affettuoso c'era quello mio di figlio e quello suo di padre, ma anche quello mio di padre abbracciato da mio figlio, nel senso che i gesti nel sogno replicavano quelli della realtà recente, del modo in cui il mio secondogenito ventenne mi abbraccia dopo qualche tempo che non ci si vede. 

Nell'abbraccio, in tutti gli abbracci veri, c'è tutto un linguaggio, che comprende e va oltre le parole. Nel sogno, in tutti i sogni vissuti, c'è tutta una realtà, che comprende e va oltre il dire. Abbracci e sogni, veri e reali di per sé, cercano però le parole e il dire che sappiano guarnirli, fissarli, incorniciarli, perché restino un po' di più, ancora un po', almeno un altro po'.

30 novembre 2020

E il mattino avrà l'oro in bocca

La canzone bella è quella che hai voglia di riascoltare subito. Il cibo buono è quello che ti delizia senza appesantirti. Il passatempo benefico è quello che ti lascia indosso il sorriso. Il lavoro migliore è quello che non ti accorgi di svolgere. L'amore ideale è quello che si lascia cantare.
La musica benefica è quella che non ti accorgi di ascoltare. Il passatempo bello è quello che ti delizia subito. Il cibo migliore è quello che hai voglia di rimangiare presto. La canzone buona è quella che ti lascia addosso la musica. L'amore ideale è quello che ti induce a cantare.
Il passatempo buono è quello che il tempo delizia. Il lavoro benefico è quello che sparge intorno il sorriso. Il cibo bello è quello che hai voglia di riguardare. La canzone migliore è quella che non ti accorgi di cantare. L'amore ideale è quello che si lascia riascoltare.
Il cibo benefico è quello che ti lascia indosso il sorriso. Il lavoro bello è quello che si pasce della sua stessa delizia. Il passatempo migliore è quello che ti induce a cantare. La canzone benefica è quella che suona come un sorriso. L'amore ideale è quello che ti vuole ascoltare.  

29 novembre 2020

La polpa dei polpastrelli

La polpa dei polpastrelli me l'affettai nel 1984 per mancanza di prudenza: lavoravo come cameriere in un ristorantino italiano a Plymouth e dovendo preparare un'insalata mista, pensai che poche fettine di cetriolo sarebbero bastate e quindi non utilizzai la protezione, ma tenni l'ortaggio direttamente in mano, procedendo con l'affettatrice per qualche millimetro di troppo. 

In quella occasione constatai innanzitutto la padronanza dell'italiano che John, cameriere esperto di origine spagnola (era di Malaga), aveva imparato ascoltando i dischi degli Squallor: alla vista del danno che mi ero procurato in quel frangente delicato per il servizio in sala, scandì con un aplomb del tutto British una sola frase: "Certo che sei proprio un cacacazzo."

Sempre in quella occasione, a testimonianza del fatto che l'apprendimento avviene in modo ottimale tramite l'esperienza, venni a sapere e mai più dimenticai che in inglese i punti di sutura si chiamano stitches

Visti da vicino, ancora oggi l'indice e il medio della mano destra portano traccia di quell'incidente, e mi viene da rimproverare il ragazzo che ero per la sconsideratezza e la distrazione. Poi però gli mando un sorriso carezzevole per i pensieri che già davano le ali al cuore. 

28 novembre 2020

Un tango e il Pibe de Oro

Dopo diverse settimane, di nuovo mezz'ora di corsetta al parco. Dopo diversi giorni, di nuovo mezz'ora di tango casalingo. Piccole attività benefiche da non trascurare troppo a lungo.

A introdurre la tanda, una richiesta particolare mi è stata esaudita e così abbiamo ballato El sueño del pibe in una interpretazione non ortodossa, quella cantata da Diego Maradona. Il Pibe un sogno l'aveva davvero, anzi due, e li esprime in modo semplice e diretto all'inizio del brevissimo video: "Il primo è giocare il mondiale, il secondo è vincerlo." Ballare e pensare alla semplicità e purezza di quel ragazzino è stato doppiamente bello e per me anche un po' commovente, se devo dirla tutta. 

Poi, naturalmente, abbiamo ballato la versione di Osvaldo Pugliese

27 novembre 2020

Rispetto

Non puoi definire un essere umano, dire chi o cosa è stato, etichettarlo e riporlo così. Tutt'al più, potrai dire cosa è stato per te.

26 novembre 2020

La magia

"Papà, esiste la magia?", chiedeva mia figlia da piccola. Le rispondevo di sì. "E noi siamo magici?", incalzava. Certo, replicavo: basta vedere che effetto fai sui nonni con la tua sola presenza. 

Magico mi sono sentito molte volte, ma si sa che sono fortunato. È una bella sensazione, sebbene lasci un sapore strano, come qualcosa d'immeritato, di troppo bello perché sia lì da cogliere senza fatica. Eppure, forse basta convincersi che ci siano non solo fatiche e asperità, ma anche tante bellezze ad attenderci lungo il cammino, e che per incontrarle, osservarle o assaporarle, ammirarle o captarle, sia sufficiente procedere con l'occhio aperto, lo sguardo attento e il cuore rilassato. 

La magia è il respiro del vivere e ti tocca nel vivo, con intensità tale da risultare perfino dolorosa: una velatissima percezione del tutto, di tutto quanto e oltre che oltre si situa, come una luce dolorosamente inagguantabile. Una traslucenza che ti pianta lì nel presente, al quale mentre già sfugge non puoi far altro che sorridere appena, vagamente consapevole di aver sfiorato l'ineffabile con almeno una parte di te. 

24 novembre 2020

Il sapore di un ricordo

Quando posso e me ne rammento, metto nel caffè un pizzico di cannella per aiutarmi a berlo senza zucchero. Oggi l'ho aggiunta anche nel caffè freddo (sì, non avevo voglia di rifarlo né di scaldarlo) e la cannella ha prevalso nettamente, facendomi inalare il sapore di un ricordo. 

Ho percepito, o creduto di percepire, il gusto dei coni di panna montata che prendevamo da piccoli la domenica mattina accompagnati da papà nella latteria di via Cavour a Seregno. Buoni, gustosi e con una spolverata di cannella. 

Dal ricordo di un sapore al sapore del ricordo passa un sorriso che nessuna malinconia può cancellare: una di quelle piccole grandi cose che niente ci potrà mai portare via (a parte l'alzheimer, ovviamente, ma lo dico facendo i debiti scongiuri). 

23 novembre 2020

Per i risultati

Per i risultati, ci vuole tempo. Una semplice verità, applicabile quasi a tutto, che però tendiamo a scordare, presi dall'impazienza, dall'ansia o dalla frettolosità. Se hai prefissato un programma per giungere all'obiettivo, non abbandonarlo prima che possa fare effetto. 

Questo vale per: una dieta, un allenamento, l'apprendimento di un'abilità, l'abbandono di una cattiva abitudine, l'acquisizione di una benefica attitudine, la conquista di un traguardo, l'avvicinamento a una meta, la ricerca del benessere, del piacere, della serenità, o anche la mitigazione di una pandemia. Per dire.

22 novembre 2020

La foglia prima che cada

Prima che cadano, non vuoi fotografarle tutte, quelle foglie? Colori d'autunno, meravigliosi quanto effimeri, o meravigliosi soprattutto in quanto effimeri. Il fatto è che niente sembra più imperdibile di ciò che sta per scomparire, come la storia del mandala destinato alla cancellazione. 

Se così è, si prospettano due strade: quella della continua e inevitabile malinconia per la continua e inevitabile perdita, oppure quella che passo dopo passo conduce alla capacità di cogliere e godere ciascun raggio in ciascun istante. 

Quest'ultima, ricordiamocelo, può funzionare anche dopo il calar del sole, come la musica.

21 novembre 2020

Alle giostre solo se ne hai voglia

Vai alle giostre solo se hai voglia di andare alle giostre. Fatti una passeggiata solo se ti va di passeggiare. Ordina una birra solo se davvero desideri berla. Scegli dal menu quello che intendi mangiare e nient'altro. Guarda la tivù solo se trasmettono qualcosa che ti interessa o ti diverte. 

Non andare alle giostre solo per incontrare quella ragazza. Non stare in giro giusto per paura di annoiarti a star fermo. Non prendere da bere o da mangiare tanto per prendere qualcosa. Non scegliere il meno peggio: anziché fare zapping sul vivere, opta consapevolmente per quello che vuoi. 

Però, se l'unico modo per incontrare quella ragazza è andare alle giostre, allora vacci pure alle giostre, vacci in ogni caso.

17 novembre 2020

Occhi al cielo

Hai apprezzato anche tu la sottilissima falce di luna che disegnava un arco pastello tra il tramonto e il crepuscolo? Hai considerato il privilegio di poterne gioire con gli occhi, di riuscire col respiro a ingurgitarne il sentimento fino a lasciartene pervadere? Hai inseguito l'emozione nel suo rapido tragitto verso il limitare dei dotti lacrimali? 

Niente di male se qualche groppo di troppo s'è sciolto, niente di male se è invece il riso che ti ha arriso. 

Quel che hai sentito è vissuto, quel che hai sognato è compiuto: s'intende l'eterno nel tempo di un solo minuto.

06 novembre 2020

Haiku vascolare

Oh, meraviglia! 
Là dov'era la stenosi 
ostenti uno stent 

[se vuoi vedere le radiografie, clicca qui]

31 ottobre 2020

Ridere sempre così giocondo

"Il riso cancella la paura", declamava indignato il venerabile Jorge, e su questo aveva ragione: è uno strumento potentissimo e benefico, sia per il morale, sia per gli effetti chimici che innesca nel nostro organismo, grazie al rilascio delle endorfine. Pensa che figata, una droga autoprodotta che ti fa star bene senza effetti indesiderati! 

Anche il sorriso produce benefici: lo sottolineava tra gli altri un simpatico squinternato e lo conferma l'esperienza, se ci provi. Da parte mia lo suggerisco ai ragazzi a scuola ("Prima regola, indispensabile: Breathe, respira; seconda regola, non indispensabile ma molto consigliato: Smile, sorridi."), perché è facile, è gratis, ti aiuta e non ha controindicazioni. 

È la risata, però, il vero toccasana, soprattutto quando è condivisa. C'è chi la usa come terapia (vedi il Laughter yoga, lo yoga della risata), c'è chi la seppe produrre in modalità contagiosa, come Stan Laurel e Oliver Hardy. Riuscire a trovare o creare occasioni per ridere è di per sé un traguardo di benessere; farlo in compagnia attiva un senso di condivisione intensa; raggiungere il culmine di una risata fragorosa collettiva, ardisco dire, potrebbe contribuire a risolvere molti ma molti conflitti. 

Tampone

L'auto è rimasta parcheggiata per diciassette minuti, che sono stati sufficienti a entrare in ospedale superando il controllo della temperatura, raggiungere il lungo corridoio verso il settore A, fare la coda per l'ambulatorio, effettuare il tampone e tornare alla cassa automatica del parcheggio. 

Oltre che veloce, l'ho trovato poco invasivo, più o meno come infilarsi un cotton fioc su per il naso, una narice dopo l'altra. Probabile che l'abitudine decennale alle laringoscopie mi abbia allenato, ma o sono stato particolarmente fortunato, o le varie descrizioni che ho sentito e letto in giro sono esagerate. 

Adesso mi tocca fare il monaco di clausura in attesa dell'esito, che se sarà quello auspicato mi permetterà di essere ricoverato e poi operato nei primi giorni della settimana entrante. 

P.S.: "settimana entrante" mi fa sorridere perché è un'espressione che usava papà.

30 ottobre 2020

Antidoto

Che tutto sia sospeso, tutto un po' precario, non è una novità: pare anzi la condizione predefinita per l'umanità. Stendiamo un passo, un altro e non sappiam nemmeno se il piede troverà un buco o del terreno su cui poggiare, però passiamo avanti tra settemila inciampi, fidando negli istanti, nei petali infiniti che sono lì ad aprirsi laddove ci si soffermi attenti, sguardo e respiro intenti a reperire l'intensità invisibile. Antidoto agli ostacoli materiali, il reticolato del sentire. 

29 ottobre 2020

Quasi perso via

Al mattino, è rosa di là. Alla sera, è rosa di qua. Li chiamerò Est e Ovest. Più tardi, in mezzo, spesso compaiono tre punti luminosi allineati: sembrano la cintura di un gigante. Proverò a figurarmelo. 

E intanto, di già, la pizza bianca ogni sera più grande, quasi perfettamente tonda ormai, coronata da un'aureola iridescente, divampa senza occultare il puntino rosseggiante poco sopra di lei. 

Non c'è che dire, bello scenario. Dovrai impegnarti per distogliermene. 

28 ottobre 2020

Se va tutto bene andrà tutto meglio

Disporre di un buon libro e di acqua potabile permette di superare le attese evitando noia e disagio. 

Cerco di attrezzarmi sempre all'uopo e l'ho fatto anche in data odierna, riuscendo così a trascorrere un'intera mattinata al San Gerardo di Monza in modalità a tratti persino piacevole. Espletate così le pratiche del prericovero, resto in attesa di conoscere la data dell'intervento grazie al quale il flusso ematico più non stenterà lungo la mia arteria carotide destra, che invece potrà auspicabilmente ostentare una pervietà pressoché ottimale grazie a uno stent

Ah, m'hanno detto che la stenosi non dipende dalla mia ghiottoneria, bensì dalle radiazioni che mi salvarono la corda vocale e la vita dieci anni fa. 

26 ottobre 2020

Privazioni

Di tutte le privazioni, continuo a patire in modo particolare quella degli abbracci. Chi propende per un'affettuosità diffusa capirà bene che si tratta di una privazione non da poco. Di certo ne sta soffrendo buona parte della comunità tanguera, perché non sono solo la musica e il ballo a mancare. 

Sono consapevole che ci sono drammi più dolorosi, problemi più angoscianti, situazioni molto più difficili da affrontare o sopportare, ma la loro esistenza nulla toglie ai piccoli o grandi patimenti da astinenza. 

Vero è che l'astensione, ove provvisoria, porterà a un maggiore apprezzamento di ciò che si potrà di nuovo gustare, quando lo si potrà, e questo deve essere monito da ricordare e soprattutto patrimonio da portare con sé. 

Per il resto, tante sono le perplessità sul modo di affrontare la crisi da pandemia: rigore ed equilibrio non riescono ad andare di pari passo e in generale siamo troppo stupidi o egoisti per poter puntare a soluzioni meno sventurate e contraddittorie rispetto ai provvedimenti in atto. Cerchiamo comunque, tutti quanti, di fare del nostro meglio per danneggiare il meno possibile noi stessi e gli altri, adottando ogni ragionevole precauzione. 

Basta anche solo sfiorare situazioni critiche per rendersi conto della serietà della cosa: in questi giorni sono stato piuttosto in ansia perché, in attesa di una chiamata dalla struttura ospedaliera per un intervento di chirurgia che dovrò affrontare, temevo un rinvio sine die a causa dell'emergenza sanitaria. Ora mi hanno convocato per il prericovero e confido che l'iter prosegua senza intoppi. 

Un anno fa, per dire, ero in procinto di partire per una gita scolastica in Umbria, visita istruttiva che si rivelò anche molto divertente. Oggi esulto all'idea di poter entrare in ospedale. Per la serie: trarre il meglio da quel che c'è, in fiduciosa attesa di quel che sarà. 

Una cosa bella è stata sentirmi dire dai ragazzi a scuola: "Mi raccomando, prof, torni...". Li ho rassicurati, anche perché stare con loro mi piace sempre di più.  

24 ottobre 2020

Le cose belle lo sono sempre

Ci sono film che non stufano mai. Per esempio, Pane e tulipani

Dopo averlo guardato per l'ennesima volta, l'inedito è ballarne il tango finale in ciabatte e in uno spazio ristretto, tra lo stendino, il tavolo, il divano e vari altri ostacoli dettati da un felice disordine.

22 ottobre 2020

L'acchiappasogni

L'acchiappasogni doveva funzionare per catturare gli incubi, ma, lungamente negletto, accumulò tanta di quella polvere che pareva tossicchiare ad ogni tentativo di filtraggio. Il sonno prese così a popolarsi di sventure e disavventure, tappi e intoppi, loculi e ostacoli. Non si riuscì ad acclarare se fossero gli incubi ad approfittarsene sgattaiolando tra le maglie vetuste come desuete ragnatele o se fossero i sogni, anche quelli belli, a sporcarsi e deteriorarsi fino a risultare irriconoscibili. Occorreva tornare a occuparsene: ripulirlo, arieggiarlo e soprattutto staccarlo dalla parete per appenderlo in posizione centrale e libero di penzolare. Forse in tal caso si sarebbe riscoperto che il suo compito reale era attirare l'attenzione su di sé per liberare la mente e rasserenare l'animo. Un po' come una ninna nanna mediata, come le fusa di un felino domestico, come un mantra cantato, come le orazioni di un piccino, come un hobby meticoloso, come una passione innocua. Una passione innocua capace di anestetizzare quelle divoranti. Acchiappasogni: non catturarli tutti, però. 

19 ottobre 2020

Dalla bellezza la resurrezione

È sempre un'ottima idea rifocillarsi di bellezza: l'ho detto a mia figlia che è andata a farsi un giro all'Hangar Bicocca per vedere le mostre lì allestite. 

Lo ripeto a me stesso e a chiunque rischi di abbrutirsi dando per scontata la quotidianità anziché provare a coglierne perle e luccichii. Non dirmi che è tutto grigiore e piattume: le occasioni per nutrirsi interiormente sono molteplici e sfaccettate come le pietre preziose che si occultano nel pulsare di ciascun istante. 

Certo, la sorpresa deve trovarti disponibile: come quella di una decina di sere fa, quando per caso ho scoperto che proprio sotto casa mia ci sarebbe stato uno spettacolo e ho ottenuto di potervi assistere nonostante non avessi prenotato. Ho così potuto apprezzare il "Piccolo canto di resurrezione", scritto e interpretato dalla Compagnia Piccolo Canto. Bravissime le cantattrici, intensa e pregnante la rappresentazione, fatta di racconti cantati e misteriosi, canti intrecciati e intimi, ispirazioni mistiche e comiche, umanissime e selvatiche, toccando temi spirituali e terreni, tragicomici, giocosi, liberatori. 

Come ho scritto sul loro libricino dopo gli applausi: "Grazie per l'abbraccio vocale che ci avete regalato alla fine", quando le interpreti si sono poste a cantare ai due lati della platea, costituita da sedie distanziate posizionate tra la villa secentesca Casati Stampa e la strada, rimasta oltre il cancello insieme al resto del mondo, mondo che però in un certo qual modo era tutto dentro alla teatralità dei loro canti polifonici e testi multifonici.

17 ottobre 2020

A scuola di magia

Oggi ho telefonato alla mia maestra delle elementari, Annamaria Bianchini. A 90 anni di età, ha la stessa voce e scioltezza di allora. Le ho raccontato dei recenti contatti con alcuni ex compagni e lei, chiedendomi di salutarglieli, ha detto che ricorda in particolare la nostra classe perché "non so se eravate molto bravi o molto monelli, ma c'era qualcosa di speciale". 

Forse, ho ipotizzato, è perché siamo stati l'ultimo ciclo con il senso della magia per il mondo della scuola. Abbiamo frequentato le elementari in un'epoca in cui permaneva un rispetto enorme, sia da parte nostra sia della società, per la figura della maestra, un riferimento importante e stimato. 

Tra l'altro, siamo stati gli ultimi a fare in tempo a vedere e a utilizzare il calamaio, sia pure solo per pochi mesi. Proprio un'altra epoca, in un misto di disciplina considerata normalità e di meravigliosa scoperta, tra grembiulini e fiocchi, quaderni e astucci, libro e sussidiario, ascolto e interrogazioni, silenzio e vivacità controllata. 

Certo, non saranno state sempre rose e fiori, per qualcuno qualcosa sarà sicuramente andato storto, perché non tutti avranno avuto la fortuna di trovare una maestra fantastica come la mia. 

L'augurio è che le brave maestre di oggi, genitori iperapprensivi permettendo, possano far rivivere quella magia anche ai bambini che sono loro affidati nei nuovi decenni di questo millennio. 

30 settembre 2020

A balzi nel tempo

Tutti abbiamo avuto vent'anni e forse da qualche parte li abbiamo sempre.

Se tornassi indietro, cosa diresti al tuo io ventenne? Io non gli svelerei alcunché, ma gli direi di osare sempre un po' di più di quel che gli sembra possibile.

E il tuo io ventenne, cosa ti direbbe incontrandoti oggi? Probabilmente il mio non sarebbe incantato se dovesse fermarsi all'apparenza, ma se potesse cogliere qualche lampo di vissuto e leggermi dentro, forse gli occhi gli brillerebbero d'incredula magia.

Vent'anni da qualche parte li abbiamo ancora ogniqualvolta riusciamo a praticare l'arte di miscelare presente e futuro, cogliendo l'istante senza trascurare la prospettiva, e ampliandola, qualunque sia il punto di fuga che ci attende laggiù in fondo al paesaggio degli anni a venire.

Quando finisce settembre

C'era uno che cantava di svegliarlo quando finisce settembre, ma io non lo capisco: non vorrei perdermi nemmeno un giorno di nessun mese, figuriamoci questo che è un passaggio di dorature e malinconie, dal caldo ai tepori al freschino, con sole e pioggia e qualche stellata, con un fremito di nuove attività, con l'illusione di saperle affrontare alla perfezione, e poi con la certezza di fare quantomeno un po' meglio di prima. 

28 settembre 2020

La vera bellezza

Che bel pezzo quello scritto da Sabina Moscatelli dopo una serata alla Scala! 

Mi piace come mi piacciono le occasioni in cui ogni cosa sembra collegarsi a tutto quanto, e condivido e ammiro la capacità di farlo a emozioni aperte. 

Il livello di raffinatezza può variare, ma nel momento in cui si riesce a rendersi consapevoli delle percezioni dell'animo, sarà possibile vivere e godersi rarefazioni della materia capaci di carezze ineffabili. In una sorta di sorridente ebbrezza o d'incontenibile piantoriso, s'attraverserà con malinconica euforia lo spaziotempo di singoli eterni istanti, gemme del presente e perle della futura collana dei ricordi preziosi. 

27 settembre 2020

Future albe buie

La constatazione di non avere davanti a sé un numero congruo di ore di sonno prima del suono della sveglia non è essa stessa carenza di sonno? Non so, ma sto cercando di mettere d'accordo il mio io della sera prima e il mio io del mattino dopo. Occorre disciplinarsi per farcela: poi mi godrò anche le cromie antelucane, ove cispa non sia d'intralcio. 

25 settembre 2020

AngioTAC

A distanza di anni, di nuovo mi sono lasciato iniettare del liquido colorato in tutto il corpo, sdraiato in un apparecchio rumoroso e inquietante. 

In realtà, l'ansia è stata tutta nel prima, giacché durante l'esame mi sono totalmente rilassato e nemmeno il liquido di contrasto mi ha fatto molto effetto, giusto un po' di calura in giro per l'apparato circolatorio. 

Alla fine l'ho detto all'addetto e l'addetto m'ha detto che l'effetto è variabile, non solo da persona a persona, ma da momento a momento. 

Questa considerazione m'ha riportato all'attenzione una massima di saggezza: come ti senti dipende in parte da quel che ti capita, ma molto da come lo accogli tu. 

24 settembre 2020

Grazie al cielo

Gli scappava, oh se gli scappava, si vedeva proprio, ma ha resistito. 

Ringrazio il cielo di averla trattenuta concedendomi di correre per mezz'ora all'asciutto. Asciutto per modo di dire, a dire il vero, visto che sudo due magliette alla volta intridendomi di me stesso come fossi in vasca. 

Come ogni volta, niente di che, però dopo ci si sente meglio. Tutto sta a ricordarselo, ogni volta, per scavalcare ogni volta la pigrizia che è sempre sempre sempre in agguato e piena di scuse pronte all'uso. 

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bonus: Neil Young, Long May You Run

23 settembre 2020

Persistenza

La capacità di non mollare l'ho imparata sicuramente dai miei genitori per il loro atteggiamento generale, ma in modo particolare dalla tenacia di nonna Teresita

Ora cerco di trasmetterla anche alle nuove generazioni: innanzitutto ai miei figli e poi a tutti i ragazzi che ho accompagnato e accompagno nel percorso scolastico e di crescita personale. Si tratta di qualcosa che non si riesce a tramandare solo a parole, bensì con l'esempio. 

Anche oggi l'ho utilizzata per aiutare Licia a evitare la resa di fronte alle pastoie burocratiche capaci di sopravvivere perfino nella versione online dell'Inps, il cui complicato sito è già musica e dolciumi in confronto alle pazzie del cumulo cartaceo richiesto per chi voglia o debba rivolgersi a sportelli di aiuto tipo Caf. Il bel risultato è che probabilmente nostro figlio riuscirà a ottenere una strameritata borsa di studio che però sembrava irraggiungibile per questioni di lungaggini burocratiche e complicazioni documentali. 

Si confida dunque in un'ulteriore occasione per brindare.

22 settembre 2020

Voglie d'autunno

Oggi il penultimo raggio di sole dalla finestra del bagno ha lo stesso colore delle foglie che stanno per cadere. 

Autumn leaves, foglie d'autunno, lo puoi leggere anche come "l'autunno se ne va", ma stai pur certo che non lo farà prima di aver colorato tutto quanto delle sue generose sfumature. 

D'ogni stagione ammira i colori, gusta i sapori, anticipa le voglie: quelle non cadono. 

15 settembre 2020

Bici in catene

Mi hanno rubato la catena e lasciato lì la bici. 

Lo avevo detto per scherzo, che i miei antifurti valevano più della bici, vecchia e un po' scassona, ma era proprio la verità. Quella che hanno rubato è una catena lunga e flessibile con un buon lucchetto, tipo questa, con la quale legavo la bicicletta al palo sotto casa. Non so cosa se ne faranno, visto che presumibilmente avranno dovuto segarla o scassinare la chiusura, ma sta di fatto che se la sono portata via. 

La bici era assicurata anche da un fermaruota molto robusto, tipo questo, e non ci hanno provato, però la catena se la sono presa, dunque posso affermare con dire veritiero che mi hanno rubato la catena e lasciato lì la bici. 

31 agosto 2020

2020-2021 tra pochissimo

A celebrare simbolicamente il passaggio verso quello che in molti considerano il vero capodanno basteranno un po' di dolci acini d'uva bianca e un sorriso alla luna quasi piena. 

Buon ventiventi-ventiventuno, auguri a tutti! Baci sempre graditi. 

30 agosto 2020

Esonda su onda

Benvenuto raggio di sole: lo cantava De Gregori, mi pare, ma non è questo che conta, bensì ricordarsi di dirlo con gratitudine quando le precipitazioni si diradano un poco, e con sollecitudine approfittarne finché dura e finché dura goderne, semplicemente e senza ulteriori aspettative, per quel che si potrà e come si riuscirà, fugando i timori per gli eccessivi rivolgimenti ormai in corso ed evitando di annegare le robuste speranze, seppur non sempre ben riposte.

[Benvenuto clima di nessuno: un cambiamento traumatico negato per paura, vedi La grande cecità (The Great Derangement) di Amitav Ghosh.] 

26 agosto 2020

Corsette esplorative

Una mezz'ora di corsetta un giorno sì e uno no è meglio di niente, però dovunque vada a corricchiare, che sia il parco Trotter a Milano o il lungomare di Rimini, potrei facilmente sentirmi una merdina se mi lasciassi condizionare da quanti vedo correre a ritmi per me strabilianti. Invece, riesco perfino a compiacermi nel momento in cui, rotto il fiato, mi sento procedere senza eccessivi patimenti, pur sudando l'inverosimile. L'obiettivo a medio termine è senz'altro quello di intensificare (allungando la durata o aumentando l'andatura o la frequenza delle uscite), ma sono già contento ogni volta che faccio prevalere la forza di volontà su qualsiasi scusa possa presentarsi. 

Al di là del benessere fisico, ne trae giovamento anche lo spirito, specialmente se i luoghi variano e si riesce ad approfittare di tali occasioni per una sorta di piccoli giri turistici inaspettati, come quando a Galeata ho preso la strada del Pantano e nel vano tentativo di ritrovare luoghi d'infanzia dimenticati mi sono goduto paesaggi rasserenanti e dal benevolo influsso sentimentale, raggiungendo inoltre la chiesetta romanica di Santa Maria del Pantano, i cui affreschi sono conservati al Museo Mambrini del borgo medievale di Pianetto (frazione di Galeata). 

Il Museo civico Mambrini espone tra l'altro importanti reperti archeologici di varie epoche, dalla preistoria al medioevo, ed emozionanti bassorilievi dell'abbazia di Sant'Ellero. L'abbiamo potuto visitare grazie alla gentilezza e alla disponibilità di Catia Collinelli, che illustrandolo ci ha fatto aumentare la voglia di tornare presto in zona. 

Nel chiostro del convento di Pianetto con la gentilissima Catia Collinelli,
che porta lo stesso cognome della mia bisnonna Giacomina.


25 agosto 2020

Un po' di riviera

Ecco, per la prima volta ho fatto qualche giorno di vacanza a Rimini, mi sono detto. Poi invece mi son reso conto di aver già messo piede su quelle spiagge da piccolino, quando mi portarono a Viserba, che di Rimini è "la più importante frazione". 

Così, il giorno della partenza ho voluto fare una deviazione per tornare a toccare con mano la sabbia di Viserba, in un gesto simbolico solo apparentemente nostalgico, ma in realtà connesso al sempiterno desiderio di abbracciare tempo e spazio in un impossibile tentativo di capienza emotiva e vitale. 

Poi, rispettando la tradizione delle deviazioni in viaggio, abbiamo puntato il navigatore su Bertinoro e siamo ripartiti attraverso una soprendente periferia riminese in cui dopo qualche brutto edificio si alternavano casolari di campagna e capannoni, stradine e svincoli, fino a giungere a un quartiere dedicato agli artisti: mai avevo percorso una via Elvis Presley (seguita da via John Lennon, via Antonio De Curtis - Totò e affiancata da via Anna Magnani e via A.Daolio, sì, l'Augusto dei Nomadi!). 

Riguadagnata l'A14 per pochi chilometri prima di riprendere la SS9 (quant'è lunga e ricca la via Emilia, e che bello sia stesa lì a collegare Milano sud con il sud della Riviera), alla domanda "Che musica vuoi?" ho risposto: "Metti Casadei". Romagna mia, Ciao mare, Romagna e Sangiovese, Io cerco la morosa... Martina rideva stupita per il fatto che le riconoscessi, ma il liscio è fatto in quel modo lì, capace di entrarti in testa anche se non ti sei mai messo ad ascoltarlo. 

A pensarci bene, il liscio è un po' come la riviera romagnola: nel mio immaginario non è meta vacanziera agognata, però sa rendersi godibile se hai voglia di goderti il bello che c'è, e ce n'è di tanti tipi e per molti gusti diversi. Due flash goduriosi: la sabbia morbida e abbondante; un refolo serale tra i riflessi di luce presso il ponte di Tiberio. 

16 agosto 2020

La Romagna miissima di me

Ogni volta che arrivo a Galeata in auto, all'ingresso nel territorio del mio paese natio suono il clacson. 

Oggi per la prima volta l'ho suonato dalla parte di San Zeno: che meraviglia giungerci da lì, percorrendo curve salite e discese tra panorami verdeggianti e pieni di tanto mondo, superando Rocca San Casciano, il passo Centoforche e quello delle Forche dopo aver lasciato Castrocaro e l'ottimo gelato gustato con la zia Lilli.

Guidando, ero pieno di contentezza, una sorta di soddisfazione esagerata, dovuta al solo fatto di esistere e di essere lì, con la storia mia e della mia genealogia. Una specie di bonus, un vero e proprio regalo. Ne sono grato e questa gratitudine nutre in me commozione e bellezza. 

12 agosto 2020

Caldo e zanzare

Caldo e zanzare, sonnolenza e cose da fare: non è questa la miscela base per la felicità. 

Spostare in avanti il pensiero (tra una settimana al mare, tra due in montagna) per me non vale: mai ho voluto che il tempo passasse più in fretta, tutt'al più ho desiderato di poterlo rallentare, questo sì tantissime volte. 

Dunque la soluzione va trovata vicino, nel tempo e nello spazio: cominciamo con una piastrina insetticida e l'aspirazione a un refolo, che già pare farsi vivo dal balcone. No, è ancora di là da venire. Intanto, le cose da fare: una alla volta e un po' come capita, senza pretese. 

Respirare: questa è la base indispensabile per prepararsi alla felicità.

08 agosto 2020

Tutta l'immane bellezza che c'è

Quando il cielo notturno sta per accendersi, le prime lucine che appaiono alla vista sono i pianeti. Spesso risulta facilmente visibile Giove, grande com'è; talvolta Marte rosseggia; Venere è per i più attenti, incantevole al tramonto o all'alba. Saturno invece si mostra di rado, soprattutto nel cielo cittadino col suo inquinamento luminoso. Da settimane, però, lo si sta vedendo accostato a Giove: per qualche giorno hanno addirittura formato un bel trittico con la Luna. In questi casi si parla di congiunzione, ed è un bello spettacolo. 
Naturalmente, è tutta un'illusione della nostra mente, che ama ricostruire legami e immagini anche laddove la realtà la smentisce, esattamente come succede con le costellazioni, solo apparentemente disposte in disegni creati dalla fantasia dell'essere umano. Un'illusione non vana: senza di essa, la vertigine dello spazio cosmico s'impadronirebbe del nostro sguardo verso l'alto, risucchiando la nostra sicumera e annientando perfino la sicurezza con cui posiamo i piedi a terra sulla Terra. 

Per ritrovarci occorrerà perderci nell'immensità, non quella di una notte coi grilli che cantano, non quella dello sciabordio degli oceani, non quella delle sommità poco ossigenate né quella degli abissi insondabili: l'immensità delle distanze davvero irraggiungibili, quella delle scale appena immaginabili, quella delle moltiplicazioni di quasi-infiniti difficili pure da concepire... 
In verità, la vertigine con me funziona sempre nel solito modo: più che guardando direttamente nel burrone, mi spaurisco adocchiando la montagna di fronte e immaginando di trovarmi a mezz'aria. Anche con lo spazio, più che le stelle, sono i pianeti a darmi il senso delle distanze e dell'enormità, proprio perché relativamente vicini e così lontani. 
Dunque per perdersi basterà lasciarsi andare alla "vertigine all'insù", un po' come quella che si può provare sotto le Torri del Vajolet; dopo l'inebriamento, per ritrovarsi urgerà accorgersi della straordinarietà della nostra condizione: ci siamo, esistiamo, saremo anche dei puntolini, ma siamo qui e volendo siamo bravi a gustare un pezzettino di tutta l'immane bellezza che c'è.

02 agosto 2020

Strage

Ore 10:25 del 2 agosto 1980, Bologna: 85 morti e oltre 200 feriti.
Dopo 40 anni, sappiamo che gli esecutori della strage furono i neofascisti dei NAR e che i mandanti furono la P2 e Licio Gelli.
Dopo 40 anni, la rabbia e il disprezzo per quelli là non calano.
E il ricordo non muore, perché chi non ha memoria non ha futuro.

All'epoca, la notizia la appresi molte ore dopo. Coi miei amici, eravamo partiti da Milano Centrale la sera prima, diretti in Sicilia. In realtà, appena tornato dal Trentino dove avevo lavorato come lavapiatti, non avevo voglia di rimettermi subito in treno: fu solo grazie alle loro insistenze che mi convinsi ad anticipare la partenza. Passammo dunque indenni da Bologna, ma nella giornata seguente il treno subì una serie di forti rallentamenti, per fermarsi poi non so più quante ore dalle parti di Salerno. Qualcuno disse che c'era stato "un grosso incidente" a Bologna, ma solo un paio di giorni dopo, quando arrivammo stanchi affamati e puzzolenti al campeggio di Capocalavà dove già si erano insediati altri nostri amici, venimmo a sapere della strage (ma s'era ragazzini, il pensiero non si soffermò lì per molto).

Ogni volta che ripenso a quanto fui fortunato, al sollievo si mescola un dolore affettuoso per chi purtroppo ci rimase sotto.
Solo rabbia e disprezzo, invece, per chi disprezzò le vite altrui per qualche malvagio tornaconto.

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La strage
Le 85 vittime: Nome Cognome (età)
La vicenda politico-giudiziaria

31 luglio 2020

In un modo o nell'altro

Se i pensieri turbinano creando piccoli uragani inafferabili quasi in ogni istante quotidiano fino ad accompagnare e oscurare anche i singoli gesti, tu prendi quei singoli gesti e metti ciascuno di essi sotto il riflettore della tua attenzione. Riporta lo sguardo mentale lì dove stanno i sensi, percepisci e osserva, guarda e senti e ritrova il tuo sé più semplice senza doverti imbrigliare, ma sbrogliandoti dalle ansie di ciò che non c'è ancora e dalle angosce di quel che fu o che non è stato. Un eterno presente brillante, ecco la tua ghirlanda: sperimentala sotto la doccia, rimanendo con le gocce e gli scrosci d'acqua e il bagnoschiuma e la tua pelle, anziché permettere al pilota automatico di portarti via di lì e via da te. Fai questo per riancorarti al qui e ora ogniqualvolta ti accorgerai che il cervello punta altrove nel tempo e nello spazio.

Ove mai ti scoprissi invece schiavo d'un'alienante routine, lascia che i pensieri turbinino creando piccoli uragani inafferrabili quasi in ogni istante quotidiano, sciogli le briglie al cervello affinché possa puntare altrove nel tempo e nello spazio, permettendo ai sogni del futuro e del passato di mescolarsi nella tua visione finché il sorriso non tornerà ad avvilupparti l'essere per intero.

30 luglio 2020

Vedi che mi ricordo?

Oggi nel 1911 nasceva Teresita. Figlia di contadini, le piaceva andare a scuola ed era brava in matematica, ma dovette lasciarla dopo la seconda elementare. Da allora in poi i suoi studi riguardarono in particolare la mucca e il mattarello. Quest'ultimo imparò a usarlo quando ancora non arrivava al tavolo e per fare la sfoglia doveva salire su uno sgabellino. Intorno ai dodici anni si diede il primo timido bacio con Giulio, che dopo un paio di lustri sarebbe diventato suo marito. Ebbero due figlie, nel '34 e nel '36, ma la seconda non fece in tempo a vedere il suo babbo, stroncato da una polmonite verosimilmente insorta in seguito a un incidente di lavoro, per via di un giogo non bloccato correttamente e di buoi troppo impetuosi. Teresita si ritrovò dunque vedova, povera e sola, giacché la casa patriarcale si era smembrata (a quanto pare, Giulio era l'unico davvero animato dalla passione per il lavoro nei campi: "Lo vedi questo podere? Me lo farei tutto da solo."), tuttavia non si perse d'animo e con molti sacrifici, molto lavoro e pochissimo denaro riuscì comunque a far studiare le figlie, entrambe diplomate alla scuola magistrale. Per farlo, questa giovane contadina ignorante dovette anche lottare contro i pregiudizi e i moniti alla rassegnazione che le pervenivano dal circondario. Finalmente, con le figlie sistemate, si accingeva a una tranquilla vita di paese, con il suo negozietto di frutta e verdura (ma anche caramelle, giocattoli, statuine del presepe...), ma a un certo punto divenne nonna e si trasferì dalla Romagna alla Brianza per aiutare la figlia maggiore con quel primo nipote che portava lo stesso nome del nonno. Temporaneamente, certo... invece arrivarono altri bambini, uno dietro l'altro, e lei si fermò a Seregno fino alla fine, nel 2002. Due soli crucci aveva, pensando alla morte: che ci scordassimo di lei e di non essere tumulata accanto al marito. Invece, nonna, su questo puoi stare tranquilla: da diciott'anni sei lì accanto al tuo Giulio, e quest'altro Giulio non ti dimenticherà mai.

29 luglio 2020

In poche parole

A proposito di chi pensa che per imparare qualsiasi cosa basti seguire dei tutorial in rete, o di chi ritiene che una laurea in medicina valga meno di mezz'ora passata a consultare Google:
Experts aren’t always right. But I’d rather live in a building built by an expert, fly in a plane designed by an expert and yes, have surgery done by an expert.
Seth Godin
"Gli esperti non hanno sempre ragione, ma preferirei vivere in un edificio costruito da un esperto, volare su un aereo progettato da un esperto ed essere operato da un chirurgo esperto."

Ragioni e sentimenti

Se per farti notare scegli sempre la via più breve, tenderai a collezionare figuracce. Poi peggiorerai la situazione inventandoti argomentazioni per sostenere le tue posizioni, per quanto assurde. Assurdità si assommeranno ad assurdità e, quel che è peggio, avrai contribuito a diffonderle.

Impara che non c'è niente di male ad assumere un atteggiamento ragionevole dinanzi alla realtà, che è sempre più complessa di quanto immaginiamo a un'occhiata superficiale e frettolosa. L'atteggiamento ragionevole comporta la necessità di porsi dei dubbi, di cercare risposte attraverso approfondimenti e di essere pronti ad aggiustare il tiro una volta che sbocceranno nuovi elementi a confermare o smentire le ipotesi precedenti.

Mi rendo conto che tale atteggiamento assomiglia molto al metodo scientifico, però non temere: lo si può adottare anche senza inaridirsi. Una volta stabiliti dei punti fermi, per quanto provvisori, ci sarà comunque l'opportunità di assaporare un po' di bella vaghezza, lasciandosi accarezzare dalle immagini che lo sguardo ci restituirà, dai suoni che le onde canteranno, dalle sensazioni che la mente ricostruirà, dai vertiginosi brividi che l'indicibile avrà sempre in serbo per chi vorrà cedere agli sgrisoli.

27 luglio 2020

Un prof che studia

Un tuffo dove il web è più blu... Già, perché anziché il mare, l'orizzonte cromatico me lo disegna il sito del MIUR, al quale ormai ho imparato ad accedere con una certa disinvoltura, avvalendomi dello SPID. In verità, anche in questo caso di mare si tratta: quello della burocrazia, che però, bisogna dirlo, on-line è meno da incubo rispetto a quella che immagino abbia angosciato le generazioni precedenti.

Giusto un momento di pausa dopo aver conseguito i 24 CFU e poi vedrò il da farsi per la preparazione ai concorsi (straordinario e ordinario) che affronterò per ottenere l'abilitazione all'insegnamento. Forse ne varrebbe la pena anche solo per poter rispondere con giustificato orgoglio alla fatidica domanda: "Quand'è l'ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta?", invece lo stimolo viene da altre direzioni, e cioè la voglia di svolgere stabilmente e senza patemi economici un lavoro che mi piace talmente da farmi dimenticare, spesso, che di lavoro si tratta: insegnare.

Ci sono arrivato dopo lustri di altre esperienze e sono queste ad arricchire quel che posso trasmettere agli alunni, in gran parte entusiasti quanto me.

26 luglio 2020

Quasi fuori tempo massimo

"No, stasera non posso: devo studiare." "Rimandiamo a dopo l'esame." "Ho i 24 CFU, non posso." "Andate voi in gita, io resto a casa a studiare." "Mi spiace, devo prepararmi all'esame, ci rifaremo."
Roba da non credersi, ma a 57 anni suonati mi sono ritrovato a pronunciare più o meno letteralmente e più volte queste frasi. Tutto perché ho finalmente deciso di puntare all'abilitazione all'insegnamento e per il concorso sono obbligatori quei crediti formativi, che all'epoca della mia laurea (1988) non esistevano e che in tutti questi anni non mi erano mai serviti.
Dopo aver studiato un po' di corsa, ma coscienziosamente: Psicologia dell'educazione, Pedagogia generale sociale, Metodologie e tecnologie didattiche, Antropologia culturale, domani sosterrò l'esame: si tratta di quiz a scelta multipla cui rispondere oralmente.
Poi megagelato, per festeggiare (spero) o per consolarmi.

10 luglio 2020

Il salmì non c'entra

Un leprottino, anzi: due. L'ho visto, li ho visti a Villa Ghirlanda, dov'ero andato a fare una corsetta. Corsetta faticosa a causa dei chili superflui vilmente attribuiti al periodo del lockdown, ma che in realtà afferiscono alla mia golosità. Il tempo necessario me lo sono preso come pausa dallo studio nel quale sono immerso per prepararmi agli esami per i 24 CFU, che dovrò sostenere entro fine luglio. Ne è valsa la pena, anche grazie ai graziosi leprottini.

30 giugno 2020

Viaggiatori o turisti

Quanto vi dico potrebbe valere sia per le prossime vacanze, sia come metafora per la vita, perché spesso la si paragona a un viaggio.

Ci sono due modi per partire: da turisti o da viaggiatori. Il turista si fa portare da un punto all'altro senza farci caso, si lascia trascinare quasi passivamente, cercando solo relax e piacevolezza in una nuova routine. A volte, lo ammetto, ci vuole anche questo, però non ci si arricchisce, non si cresce.

Il viaggiatore, invece, è già in partenza mentre prepara il bagaglio; esce di casa ed è già in vacanza. È consapevole, compie il tragitto guardandosi intorno con interesse e l'itinerario stesso lo riempie di meraviglia e godimento. Quando arriva a destinazione, ha già vissuto un'esperienza, e invece questa lo aspetta a mondo aperto per tanti giorni ancora.

Vi auguro di essere viaggiatori e non turisti.

Questo, parola più parola meno, è l'auspicio che ho rivolto ai miei studenti che hanno appena concluso la terza media.

29 giugno 2020

Dal passo alla corsa

Mi fa male il tallone sinistro, ma da un paio di settimane ho ricominciato da zero il programma di allenamento alla corsa (corsetta, dai) che avevo affrontato anni fa, dopo tanto tempo che non mi cimentavo.

Il segreto, come per quasi ogni cosa, è una miscela di costanza e umiltà. Miscelando alla consapevolezza dei propri limiti una generosa dose di buona volontà, si possono superare o aggirare i soliti ostacoli: pigrizia, arrendevolezza, tendenza alla procrastinazione.

28 giugno 2020

Un futuro libro da comprare ora

Da anni, per la lettura mi avvalgo delle risorse della biblioteca civica (Il Pertini di Cinisello Balsamo, nel mio caso) e compro libri solo per regalarli.

Stavolta, però, ti invito a imitarmi in un acquisto azzardato: un libro che ancora non c'è, un libro che ci sarà solo se lo preacquisteremo in un certo numero di lettori. Quando dico che il libro non c'è, mi riferisco alla sua forma definitiva, perché l'editing verrà completato solo in vista dell'effettiva pubblicazione, che dipende da noi: non mancano molte copie al raggiungimento della massa critica necessaria, quindi puoi essere determinante.

S'intitola Baby-Lon.616. Il motivo per cui te lo consiglio è la fiducia che ripongo in una delle mani che l'ha scritto, avendo già letto e apprezzato altre sue opere. Di più non sono autorizzato a dire.

Se vuoi saperne di più e magari preordinarlo, vai alla pagina dedicata a Baby-Lon.616 su bookabook, l'editoria basata sulla comunità dei lettori.

27 giugno 2020

Tre testi e tre audio per rinascere come la Fenice

Ho raccolto in una pagina i tre file audio che avevo realizzato per la mostra collettiva online "Come la Fenice".

I testi sono questi e li ho rielaborati a partire da vecchi post:

Non farla finita
Puoi morire e rinascere senza mutare piano d’esistenza, cadere e risorgere restando qui, attingendo fiduciosamente alle meraviglie che se non sono già sbocciate stanno per gemmare. Per convincersene non occorre nemmeno rifarsi agli irrinunciabili affetti infiniti dei legami di sangue e di cuore: basta volersi tuffare in una qualsiasi occupazione relazionale con appassionata curiosità. Prova a imparare, prova a insegnare, prova a ballare.

Dolomiti
Camminavo in cresta e assaporando il silenzio, o meglio, il canto delle montagne. Il vento si era placato e così rimasi un po’ lì, incantato a guardare, ad ascoltare, a sentire, a sentirmi pieno di gratitudine e godimento. Capisco chi iniziando a inerpicarsi o addirittura ad arrampicare poi non riesce più a farne a meno, perché quelli sono momenti perfetti, di unicità e completezza, di annullamento e rinascita, di bella essenzialità, come orgasmi dell’anima, insomma.

Grotte
Dentro e fuori, come in un utero fatto di mare. Dentro e fuori, come una rinascita. Si può rinascere anche nuotando in una serie di grotte comunicanti, con il brivido di un passaggio al buio il cui superamento ti farà esultare d’euforia, in un’acqua limpida e multicolore quasi quanto le pareti ornate di corallo viola e di rocce variopinte.


26 giugno 2020

Candele

Per fare quel che bisogna fare, talvolta tocca trascurare quel che si vorrebbe. Può risultarne uno strappo doloroso, un magone che non trova opportunità di sfogo, una fatica fin nel respiro. Eppure se ne può uscire fortificati, sapendo di aver fatto la cosa giusta e riuscendo a rimandare a dopo il momento del ritrovamento (di sé, di qualcosa, di qualcuno).

Non sono di quelli che si tengono tutto dentro, non a lungo quantomeno: preferisco condividere e lasciarmi accompagnare dal bene altrui, conscio che nel gioco degli scambi di energie nessuno ci perde mai veramente. Torna alla mente il paragone della candela che può accenderne un'altra senza perdere nulla della sua luce, e anzi ottenendo un effetto di accresciuta luminosità proprio all'atto del passaggio.

Ora però vorrei essere capace di volare, per trasmigrare quel tanto che basta e ritornare in men che non si dica, toccando le terre natie per salutare chi da quelle non si potrà più muovere. Intanto lo faccio col pensiero... poi verrà il momento di ritrovare l'occasione, e il tempo, e lo spazio.

22 giugno 2020

Manca sempre un ultimo ciao

Nel tempo, il rammarico non si estingue, anzi: si moltiplica. Nel tempo, sono sempre più numerosi gli addii mancati, le azioni compiute a metà, le intenzioni lasciate appassire. Cresce o si assomma il fastidio di non poter tornare indietro un pochino. È un rincrescimento amaro, che bussa e poi ti picchia dentro.

La fregatura è che non c'è niente da fare: in ogni caso si troverà qualche negligenza di cui rimproverarsi, un "se" che percuote il sé. Ancorarsi a ipotesi non percorse, tuttavia, è tutto meno che saggio. Ove mai fosse possibile rifare tutto, certamente si finirebbe per trascurare comunque qualcosa.

Dunque il cammino dovrà proseguire senza ulteriore fardello, compiendo subito il prossimo passo. Dunque lo sguardo andrà puntato in avanti e intorno, tentando di scorgere la via e le bellezze anche quando un velo di lacrime le offusca.


a cura di Giulio Pianese

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