16 gennaio 2015

Amarcord

Amarcord si pronuncia con la o chiusa e così domenica pomeriggio l'ho sentito pronunciare da mio zio Aldo (detto Botti, classe '28) mentre percorrendo un quasi inesistente sentierino costeggiavamo il "fosso", al secolo Rio Sasso, miniaffluente del Bidente in quel di Santa Sofia, quartiere Shanghai.

"Non sai da quanti anni non ci venivo!" e intanto i ricordi fluiscono nel racconto che inonda, forte come le acque di un tempo, l'ascolto delle generazioni successive, lì rappresentate da me e da mio figlio. "La mia mamma ci veniva a fare il bucato. Tutto intorno era pieno di orti, ché se piantavi due pomodori mangiavi qualcosa anche quando c'era la miseria. Ma la gente non se lo immagina mica, adesso."
In effetti, solo sentendolo con le mie orecchie vengo a sapere che "con le spuntature dei sigari si caricavano le pipe e i più poveretti andavano a raschiarne il fondo con uno stuzzicadenti, che poi infilavano in bocca per sentire il sapore della nicotina."
Ma è il fosso a farla da padrone nell'evocazione del passato più vivace: "Qui abbiamo imparato a nuotare... Quante battaglie! Avevano fatto anche una canzone." E me la canticchia e ci ridiamo su insieme mentre, riattraversata l'instabile passerella di legno, saliamo sul bel ponte di pietra. "Ah, quello che l'ha costruito non ha più mal di pancia." Ci metto un istante a capire il riferimento alla sua antichità e alla morte che porta via tutto.

C'è un sospiro d'aria sospesa, proprio quel miscuglio tra la pienezza dell'esserci stati e il pallore del futuro incerto, soprattutto quello delle persone più care. C'è un respiro, però, ed è quello dell'esserci e del poter ancora contare su qualche antidoto all'oblio.

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bonus: Pontebragas, Rumbablu

3 commenti:

  1. #Amarcord, che parola magica, racchiude una vita con i suoi momenti sublimi, ricordi che ci riportano in superficie momenti speciali di lirismo, il quotidiano della nostra infanzia spensierata, dove il semplice saltare in un fosso per rinfrescarsi o sentire il profumo di un fresco bucato, come facevano le nostre nonne, era delizia per i nostri sensi. Cantavano alla vita e al giorno senza pudore con una gran voglia di vivere .I bimbi? Correre dietro a farfalle colorate , sentire il cinguettio degli uccellini in volo, gli anziani con le loro storie e le loro tragate di fumo nelle piazze all´ombra di un albero . Gli usci di casa pieni di sedie ad aspettare la sera fresca e serena, ognuno guardando la propria stella.
    Cose di paese, del bel paese, come la nostra cara Italia é decantata da poeti e osannata dai pittori in una cornice speciale ed eterna.
    La morte? Si , porta via , meno i ricordi che rimangono intatti dalle corrosioni , come quei fossili senza tempo e senza etá installati in un posto speciale , la nostra anima immortale.
    La tua descrizione é fantastica ed é assolutamente poetica, con note Felliniane, come si addice a una musica piena di brio e grazia!!! Come sempre ti ringrazio per le tue gemme! Ora ha smesso di piovere e finalmente vado a fare la mia corsa in riva al mare, per riempirmi di immenso ;-))) caldo abbraccio #ZU sono le ore 08,03 au revoir...♥ღ♪☸ڿڰۣ——

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    1. Grazie mille dei tuoi apprezzamenti, matóart, e buona corsa, spumeggiante creatura.

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  2. UN caffé con te e una rosa♥ღ♪☸ڿڰۣ—— prima di recarmi al lavoro ;-) baci

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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