29 novembre 2020

La polpa dei polpastrelli

La polpa dei polpastrelli me l'affettai nel 1984 per mancanza di prudenza: lavoravo come cameriere in un ristorantino italiano a Plymouth e dovendo preparare un'insalata mista, pensai che poche fettine di cetriolo sarebbero bastate e quindi non utilizzai la protezione, ma tenni l'ortaggio direttamente in mano, procedendo con l'affettatrice per qualche millimetro di troppo. 

In quella occasione constatai innanzitutto la padronanza dell'italiano che John, cameriere esperto di origine spagnola (era di Malaga), aveva imparato ascoltando i dischi degli Squallor: alla vista del danno che mi ero procurato in quel frangente delicato per il servizio in sala, scandì con un aplomb del tutto British una sola frase: "Certo che sei proprio un cacacazzo."

Sempre in quella occasione, a testimonianza del fatto che l'apprendimento avviene in modo ottimale tramite l'esperienza, venni a sapere e mai più dimenticai che in inglese i punti di sutura si chiamano stitches

Visti da vicino, ancora oggi l'indice e il medio della mano destra portano traccia di quell'incidente, e mi viene da rimproverare il ragazzo che ero per la sconsideratezza e la distrazione. Poi però gli mando un sorriso carezzevole per i pensieri che già davano le ali al cuore. 

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a cura di Giulio Pianese

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