22 febbraio 2021

Vigilie perenni

La vigilia per eccellenza era quella in cui si aspettava la befana. Si piazzavano le calze appendendole, in mancanza del camino, alla cappa in cucina (all'operazione si dedicava in genere nonna Teresita, esibendo ai nostri occhietti una sorta di fiduciosa competenza). Le calze erano lunghe e di lana, specificamente assegnate di anno in anno al medesimo scopo: accogliere e magicamente riempirsi di dolciumi e frutta. Tipicamente, le trovavamo il mattino dopo colme e appesantite con due arance, una in punta e una al tallone, diverse noci, noccioline e arachidi, qualche pezzo di carbone di zucchero e molte caramelle di varia foggia, dalle onnipresenti e apprezzate Rossana alle preferite e raramente disponibili mou (al caramello o alla menta-liquerizia), oltre a numerosi cioccolatini e a qualche leccornia di livello superiore, quale il marzapane a forma di frutta (solo molti anni dopo lo sentii denominare "frutta martorana"). 

Era l'Epifania un momento perfino più suggestivo del Natale, perché nonostante il tono minore, portava un carico di magia decisamente misterioso, con quel miscuglio di indiscutibile bruttezza e inscrutabile bontà che contraddistingueva la figura della Befana. 

Una vigilia densa di aspettativa, ma segnata da grande spensieratezza. 

Tante diverse vigilie costellarono poi la vita: molte condite dalla gradevole quanto effimera sensazione da sabato del villaggio, dove l'illusorietà esperita non inficiava l'attesa successiva. Altre, tese o addirittura drammatiche, in grado di arrestare il respiro fino alla risoluzione, bella o brutta che fosse. 

Altre ancora, la maggior parte, vigilie personalizzate, forse finte, forse più interruzioni di un flusso di vita che preludio di evoluzioni o rivoluzioni. Vigilie perenni, tipo quelle lunghe e recentissime del lockdown, vigilie da confinamento, attese buzzatiane o addirittura beckettiane, in cui però il personaggio che non arriva siamo noi stessi. 

Da qualche parte ho letto che "Il momento migliore per piantare un albero era venti anni fa. Il secondo momento migliore è oggi." 

Dunque, meglio regolarsi, meglio ricentrarsi, meglio sapere, pur senza rinunciare all'attesa. Meglio scriversi un promemoria, un intento, un motto: in ogni vigilia, l'importante è non dimenticare il presente. 

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a cura di Giulio Pianese

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