30 aprile 2014

Intercalari

La bestemmia non ti si addice, gli dice, ed è una critica garbata, indugiante sul limitare tra stima e delusione, con il tono che esita sul crinale per poi seguire il declivio dell'affetto. Hai ragione, le risponde, e ne è convinto, e ricorda i tempi in cui riusciva a padroneggiare meglio il proprio linguaggio, quando il lignaggio dell'anima prevaleva sulla piatta focosità degli intercalari inopportunamente volgari.
C'era quel film con Jack Nicholson, quello del tizio ossessivo e più che ruvido, capace di rovinare tutto dicendo sempre la cosa sbagliata nel modo peggiore; capace però anche di rivolgere il miglior complimento possibile: Mi fai venire voglia di essere una persona migliore.
Ci pensa, sorride e se ne convince: ogni volta che questa sorta di meccanismo evolutivo si mette in moto grazie a un'interazione, c'è di mezzo della vicinanza affettiva; c'è del bene, reciproco, e la voglia di trasmetterlo. Sono le forme a cambiare, non la sostanza più sottile.

Sollievo

Un sospiro, anzi uno sbuffo, di sollievo, tra l'emozione e la contentezza m'è uscito poc'anzi. Tentavo di avere notizie cliniche di un caro amico sottoposto a delicato e difficile intervento, quando ho ricevuto una telefonata direttamente dal suo cellulare. Così, ridendo di contentezza, ho saputo da Gilgamesh in persona che dopo dodici ore di operazione chirurgica più dodici di terapia intensiva si trova di nuovo in piedi, con la serenità di sempre. Buona guarigione, goppai!

Memoria e oblio

Alternare i ricordi e un po' di smemoratezza aiuta ad alleggerirsi, perché se è vero come è vero che la memoria passata e personale accresce la nostra ricchezza interiore, talvolta questa si fa bagaglio enorme, capace di schiacciare, rallentando o bloccando ogni movimento verso l'attimo futuro. Forse sarà sufficiente dotare di ante robuste la cabina armadio che custodisce il tempo perduto, cosicché sia possibile ritrovarlo, ma anche, temporaneamente, lasciarlo da parte.

26 aprile 2014

Qui e là

Fare i turisti nella propria città è uno dei vantaggi collaterali dell'ospitare forestieri, oltremodo piacevole se si tratta di persone care.
Così, dopo la manifestazione di ieri, oggi la passeggiata verso il centro ha avuto un bis di sole in fronte, un po' di vento sulle foglie, molto azzurro in cielo e lo sguardo contento di posarsi tutt'intorno.
L'unico rammarico è l'impossibile ubiquità, sebbene sia proprio questa mancanza a obbligarci in continuazione a scegliere, ottima e difficile occupazione evolutiva nel bel giardino dei sentieri che si biforcano del nostro attuale vivere.

24 aprile 2014

Aggiustamenti

Riuscire a riparare quel che si rompe è un gran vantaggio da diversi punti di vista: economico, ecologico, personale. Non esserne capaci non significa rinunciare: a medio termine, si può sempre imparare; nell'immediato, si può ricorrere a chi sa già farlo.
Per le bici non ce ne sono tantissimi in giro e di sicuro ce ne sono pochissimi che lo fanno anche a domicilio, come la Ciclofficina Sociale. Rivolgendomi a loro ho risparmiato un paio d'ore e domani potrò sfilare anch'io in bicicletta per le vie della Bovisa con un fazzoletto rosso al collo (appuntamento in via Mercantini alle 9.30).
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P.S.: riuscire a riparare agli errori è un'altra faccenda, ma non è detto che sia una faccenda senza speranza.

23 aprile 2014

Partecipare al venticinque aprile

In questi giorni è tutto un recuperare e far aggiustare le bici che serviranno per il giretto di venerdì mattina alla Bovisa coi partigiani. Dico proprio "coi partigiani", perché 25 aprile non significa solo commemorazione, ma partecipazione.

18 aprile 2014

La Passione a tavola

Era un bel po' che non cucinavo un pranzo intero per i miei figli. Tra le volte in cui andiamo dai nonni e le scorte che mia madre mi ammannisce, per esempio il ragù, c'è sempre qualcosa di già pronto cui ricorrere. Oggi invece, per scelta, ci siamo fatti un giretto al mercato rionale e lì abbiamo deciso l'orientamento del menu. Come secondo, un paio di orate che ho fatto al forno su un letto di veli di patate, zucchine e cipollotto già adagiato su olio, olive di gaeta, capperi e odori, e una sogliola che ho cotto in padella con condimenti simili. Il sughetto per gli spaghi l'ho improvvisato miscelando a fuoco vivo olio, aglio novello, peperoncino, tonno, pomodori datterini, oltre a olive e capperi e al basilico del balconcino. Li ho fatti brindare con me aprendo un vermentino di Alghero, poi sono andato avanti io ma solo fino a metà bottiglia, per preservare un po' di lucidità in vista del testo inglese per il quale la Caju mi aveva chiesto aiuto interpretativo. È stata una bella giornata fatta anche di musica e chiacchiere, mentre la tivù è rimasta sempre spenta.

17 aprile 2014

Cambiando di posto la erre e la gi

L'allergia porta starnuti e lacrimazioni, porta muco e ostruzioni l'allergia, e pure la rinite allergica, che vuole fazzoletti infiniti e spigoli lontani, pena capocciate irredimibili. L'allergia ai pollini t'isola e ridicolizza, t'invalida e ti stizza: è una condizione inumana e ironica, giacché ti colpisce quando la vita è tutta rose e fiori.

Quest'allergia comunque non è niente, perché poi passa, così come sta passando l'abbassamento di voce, mica come quella volta di quattro anni e mezzo fa, quando ciccai l'unica reunion dei Fragole & Sangue vent'anni dopo.
Quella volta, in coda al matrimonio del nostro tastierista, decidemmo di esibirci in alcuni nostri brani d'epoca e sebbene non li avessimo mai più provati da allora, riuscimmo a eseguirli con un buon impatto sonoro, a parte la voce, porcaccia la miseria, perché quel giorno le mie corde vocali sembravano in sciopero. Diedi la colpa all'allergia (all'ambrosia) e solo qualche mese dopo venni a sapere la vera causa.

Una di queste notti ho sognato proprio di dovermi riesibire con i Fragole & Sangue, ma di accorgermi all'ultimo momento di non avere minimamente ripassato i testi, che nel sogno non ricordavo bene. E sarebbe stato un peccato, perché il pezzo da suonare era Che è rimasto?, l'unico che ci rammarichiamo di non aver mai registrato in studio. Ma prima o poi lo ricanterò, in sogno o da sveglio, non so.

Quanto all'allergia, basta un piccolissimo anagramma per sorriderne.

P.S.: o anche una minifilastrocca.

08 aprile 2014

Da un CD in auto

Una canzone, basta una canzone antica, con le sue parole e le sue note. Una canzone relativamente antica, con le sue atmosfere che furono le tue. Basta ascoltarla, quella canzone, o anche un'altra, per sentire che ti tocca qualcosa dentro e che dentro la vibrazione risuona, tutta, in lungo e in largo, come una commozione in mezzo al torace capace di risalire tra il corpo la bocca e gli occhi, come un tentativo di capienza impossibile su vari decenni, come uno stretching dell'anima su un vasto pezzo di vita.

31 marzo 2014

Ora più ora meno

Del non star lì nemmeno a spostare le lancette, ché tanto, tempo qualche mese, tocca riportarle indietro. Poi, invece, orologio dopo orologio, uno si adegua, e va a tempo, per tempo (ciclicamente).
Domani come pesce d'aprile, annullati tutti gli orari e si va a senso, per quanto senso vi sia in ogni ciclo temporale.

27 marzo 2014

Tempo portami via con te

Leggo un bell'articolo sul dramma fittizio di essere indaffarati e su come sarebbe meglio evitare di dirselo e darsi invece da fare con calma e serenità. È di Hanna Rosin e nella traduzione italiana pubblicata sul Post s'intitola "Non avete poi tanto da fare, sappiatelo" (l'originale era su Slate: You’re Not As Busy As You Say You Are).

Mi viene da darle ragione, soprattutto se ripenso a quando, in uno dei momenti cruciali che nella primavera inoltrata del 1988 precedettero la consegna della mia tesi di laurea, una mattina piena di cose urgenti da fare scelsi invece di mettermi a leggere in poltrona, al sole e in pigiama, Se questo è un uomo di Primo Levi. Quella sosta non mi impedì di portare a termine i miei impegni e certamente mi arricchì.

Anche riguardo alla soluzione adottata dall'autrice di fronte alle cose da fare ("Le ho solo fatte, con calma, una dopo l’altra."), mi trovo d'accordo, da anni e anni.

15 marzo 2014

Ti piace Brahms?

Sto ascoltando la terza sinfonia di Bramhs (qui diretta da Leonard Bernstein). Avevo deciso di metterla su per far rilassare un po' Lorenzo e indurlo a riposare in vista della partita di pallanuoto che dovrà disputare nel tardo pomeriggio di oggi.

Sapevo che oltre a essere bella è abbastanza dolce da accarezzare i pensieri, lo sapevo non perché sia un esperto di musica classica, ma perché ricordavo di averla ascoltata una sera di fine ottobre scorso, mentre tornavo dalla Romagna guidando l'auto regalatami da mio zio. Si trattava del bellissimo programma "Il cartellone", che trasmette concerti in diretta. Quella sera era la volta della Filarmonica della Scala di Milano, diretta da André Previn. Oltre alla musica, trovai suadente la voce del conduttore radiofonico (forse Oreste Bossini), competente e appassionato.

So che oltre a essere bella è abbastanza dolce da alleviare i tristi pensieri, lo so perché mi sta aiutando a riprendermi da una bruttissima notizia che ho appena ricevuto, violenta come un colpo di clava: un ragazzo, alunno della scuola presso cui insegno, è deceduto ieri sera in seguito a un incidente in motorino. Non conosco ancora i dettagli, ma conoscevo lui, gli insegnavo e lo seguivo, ci scherzavo e lo redarguivo, anche ieri alla campanella di fine intervallo, invitandolo a tornare in classe in orario. Lunedì, invece, non lo troverò in classe e sarà un'altra botta, anche per tutti i compagni. Mi si ghiacciano i pensieri se immagino anche solo lontanamente il dolore dei suoi familiari. Non ci sono parole che tengano, per questo sono state inventate le formule fisse; formule, sì, ma non per questo meno sentite. Condoglianze, in effetti, significa esattamente partecipazione al dolore.

14 marzo 2014

La luna e il sole sul dondolo

Poc'anzi, anzi ormai alcune ore fa, erano lì, la luna e il sole, due tondi a farsi da contrappeso. Due tondi colorati talmente simmetrici sul dondolo dello sfondo cosmico da parere finti.
Da parere finti un po' come nel Truman Show, un po' come quando ti guardi intorno per capire se quello che ti sta succedendo è reale o se si tratta di uno scherzone (tra l'altro, la sensazione dello scherzone mi capitò davvero una volta, a Superga, poi invece era vero, incredibile ma vero, che bello).
Se la vita sia o meno uno scherzone è un interrogativo che si sarà posto a tutti, a molti, a qualcuno, almeno una volta, almeno di striscio, vero? Giusto per capire se un'occasionale deriva solipsistica faccia parte della normale esperienza personale di ciascuno, da piccolo o da ragazzino quantomeno.
L'interrogativo, comunque, c'era in un libro. Un libro meraviglioso e arcinoto: L'io della mente di Hofstadter e Dennett (di cui uscì per Adelphi negli anni ottanta la traduzione italiana di Giuseppe Longo). A un certo punto, mi pare di ricordare, gli autori istigano il lettore a ipotizzare che l'universo sia creazione di un dio e che questi non abbia ancora deciso se conferire alla sua opera il carattere comico o quello tragico. E chiedono: in quale decisione speri tu?
La scelta non è facile: in una commedia tutto finisce bene, però non la si può prendere sul serio, al contrario della tragedia, che però, per l'appunto, si conclude tragicamente.
Che fare, dunque? Boh, per conto mio so che sottrarsi a un dilemma è impossibile finché non si sposta il punto di vista, ma soprattutto so che nella salsa di pomodoro, irrinunciabile salato condimento, ci va anche un pizzico di zucchero, mentre la dolce ciambella richiede una presa di sale. In ogni aspetto, una punta dell'opposto.

08 marzo 2014

Giorno per giorno da Montevideo

I figli dei giorni di Eduardo Galeano (traduzione di Marcella Trambaioli) è un libro fatto come un calendario, o se vuoi come un blog assiduo. Bella la sua densa brevità. Efficace la pungente ironia. Istruttive le citazioni e le sue varie storie, pescate dal mondo attuale e passato.

07 marzo 2014

Verso l'uno o l'altro declivio

Da cuorcontento con la malinconia in agguato, mi basta poco a far vacillare l'umore verso uno o l'altro declivio del benessere interiore.
L'importante è agire. Tipo oggi, quando dopo la seduta dall'igienista dentale ho cambiato itinerario per intercettare il mio Lorenzo e salutarlo mentre si aggirava con amici e amiche in vena di scherzi carnevaleschi per la Bovisa e dintorni. È stato un toccasana in questo pomeriggio di pieno sole che sarebbe stato troppo azzurro e lungo senza gli affetti più cari più che vicini. O tipo poco fa, quando sono uscito sul balcone cogliendo con lo sguardo una scia d'aereo rosata e il bel croissant rilucente di questo quarto di luna abbondante e ammiccante.
Quando l'umore si stabilisce per il verso giusto, è anche più facile trasmetterlo, il battito da cuorcontento, come nella ridente telefonata della carissima seguidora rediviva, Elena, che non vedo l'ora di ritrovare in pista non appena le fortune lo permetteranno.

05 marzo 2014

03 marzo 2014

Di corsa in palcoscenico

Era tanto che non correvo e quella sera di gennaio non fu certo facile farlo con indosso il giaccone e in tasca le chiavi e il cellulare e il portafoglio e l'appunto con l'indirizzo del teatro cui ero diretto, in ritardo mio malgrado, non avendo trovato da parcheggiare se non a distanza notevolissima, distanza che mi trovavo a percorrere a spron battuto e senza grazia, sudato e col fiatone.
Lo spettacolo e la compagnia poi valsero la pena, giacché la mia amica Annalisa mi aveva un'altra volta invitato a una rappresentazione efficace e riuscita nel rendere i meccanismi di un classico del teatro del novecento come Lo zoo di vetro di Tennessee Williams, per la regia di Arturo Cirillo.

Per domani sera, un'altra amica mi ha consigliato uno spettacolo inedito e siccome mi spiace non riuscire a farcela, stavolta nemmeno correndo, mi sa, te lo segnalo, sperando di fare cosa gradita:
La scalata della Piramide di Sale di Antonio Conticello viene messa in scena dal “Teatro dei Cinque Sensi”: l'attore in scena interpreta un racconto, ritorna al cantastorie, con una combinazione misurata tra recitazione, musica, danza, canto, proiezione di foto e video che si mescola con i profumi sprigionati, sino ad appagare i restanti sensi come l'olfatto, il tatto e il gusto. Quattro ragazzi appena tredicenni vivono l’estate dei primi anni settanta in modo scanzonato prima di imbattersi in una vera e propria avventura legata a una misteriosa credenza popolare.
Appuntamento domani, martedì 4 marzo 2013 alle ore 21 al Teatro Delfino di Milano, in Via Dalmazia 11.
Per info, tel.: 333.5730340


02 marzo 2014

Nello spazio del cielo c'è il tempo

Oggi c'era un cielo che (ma uffa parli sempre del cielo non guardi altro) un momento, lasciami dire: c'era un cielo che sembrava quello di quel giorno là, quello in cui ci baciammo in un cimitero, ricordi, vero, ricordi e ridi, eh, ché saranno mica cose da fare, dici, no che non sono da fare, ma lo rifaresti e lo rifarei anch'io e so che ti sembra una cosa bella, perché lo è, e comunque hai visto, eh, hai visto che non guardo solo il cielo o meglio che nello spazio del cielo c'è il tempo, quello del meteo, però c'è anche l'altro tempo, quello della memoria.

01 marzo 2014

Marzo bagnato

No, non mi sembra una giornata orribile solo perché piove, anzi. Con la pioggia, l'aria diventa respirabile, il cielo si lava e quando di nuovo si mostrerà nudo sarà più nitido. Con la pioggia, puoi stare in casa e approfittare per sistemare qualcosina rimandata tante volte, oppure puoi uscire a bagnarti un po', o un po' di meno se non ti dà fastidio impugnare un ombrello. Con la pioggia, la musica sospesa cade per lasciarsi ascoltare. Che bussi o meno, tu aprile la porta. È la pioggia di marzo, ma non quella dell'altro emisfero, che potrebbe risultare malinconica per la stagione che introduce. Qui, la pioggia di marzo annuncia a modo suo la primavera e come potresti non aprirle la porta?
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bonus musicale: Richard Hawley, Open up your door

28 febbraio 2014

Il giorno che non c'è

Affacciandocisi da oggi, domani è proprio il giorno che non c'è.
Vuoto d'un attimo, assenza in luogo d'un appuntamento instabile, foglietto strappabile mancante. Destriero in posizione impossibile, capirai, una zampa su quattro, ci vorrebbe Pegaso.
È il non momento delle realizzazioni improbabili o magari illusorie, un po' come il centro mancato al tiro a segno. È fors'anche l'istante delle non ricorrenze: la pallestra delle emozioni senza una data certa, l'immenso vorticare dei momenti inestimabili. È, chissà, questo e altro il giorno che tra oggi e domani manca.
Se lo senti ronzare tra mezzanotte precisa e precisa mezzanotte, è proprio il giorno che non c'è. O per meglio dire: sarebbe, visto che non c'è.

27 febbraio 2014

Trovare la forza

Il tempo tiranno e le cose da fare, gli orari bislacchi e il pensiero alla sveglia dell'indomani: ecco alcuni ostacoli fisici e mentali che si frappongono al cogliere d'impulso ogni opportunità di divertimento o approfondimento, di scoperta o profferta, di danza o vicinanza.
Tu chiamalo senso di responsabilità, se vuoi, ma l'io bambino lo chiama solo e semplicemente "uffa" e non è detto che abbia torto.

Una delle frasi più accoglienti che mi sia mai sentito rivolgere da una persona cara al mio arrivo in orario inconsueto fu: "Non è mai troppo presto, non è mai troppo tardi."
La trovo bellissima ed è un peccato non trovare la forza di applicarla più spesso.

24 febbraio 2014

Per la serie

"Pronto"
"Ciao, cosa fai?"
"Faccio un po' di gas"
"Eh?"
"..."
"..."
"Ahahha, ma cos'hai capito, sono in coda al distributore del GPL"

Per la serie: la frequenza delle minchiate non è inferiore a quella di tante altre cose, anche se non può nemmeno lontanamente competere con quella delle nascite, delle morti o, per esempio, del battito cardiaco. Se non cogli il riferimento è perché non hai ancora dato un'occhiata all'ennesimo capolavoro di xkcd: una grande vignetta in movimento che s'intitola Frequency.

23 febbraio 2014

IVA inclusa

Raccogliere i documenti contabili è una rottura inenarrabile, però perfino lì si possono nascondere minuscole nicchie di spunti piacevoli, come quando, rivedendo le fatture del telepass, si riaffacciano alla visione e al sorriso i viaggi compiuti e i giri vissuti, e le persone con cui tanti bei momenti sono stati condivisi.

22 febbraio 2014

Smetto quando voglio

Titoli di coda, leggo "© 2014" e dico:
- Ah, ma è proprio appena uscito!
- Per forza è appena uscito: siamo al cinema.

Già: al cinema vado così di rado da essermi abituato ai DVD presi in prestito dalla biblioteca (sempre bello Il Pertini), tra i quali ovviamente non sono disponibili le ultimissime uscite.
Dunque prendi pure un po' con le molle il mio entusiasmo, ma accogli ugualmente il consiglio di andarti a vedere il bel film d'esordio di Sydney Sibilia, con il suo trattamento, cinematograficamente efficace fin dai titoli di testa e davvero assai divertente per l'intera vicenda, di drammi parecchio attuali nel nostro Paese, in tempi di tagli alla ricerca e di svalutazione dei cervelli.

Doppie grazie alla mia amica Narsil.

17 febbraio 2014

Ricetta del giorno

Impeccabili non si può essere sempre, anzi: quasi mai lo si è. L'importante è saperlo e sapercisi adeguare: pronti ad ammettere una mossa falsa e possibilmente a rimediarvi, mantenendo in ogni caso la convinzione di poter fare meglio nelle successive occasioni.
Quanto alla difficoltà di raggiungere l'aplomb per un cuore focoso: non potendo puntare sull'efficacia di una distaccata freddezza, non resta che alimentarsi alla fonte dell'autenticità, rischiosa ma disarmante.

11 febbraio 2014

Tutto e il suo contrario

Nella vita succede di tutto e il contrario di tutto. Questo è sempre vero o falso per chiunque (e per nessuno), nelle grandi come nelle piccole cose.
Prendi il tempo, nel senso del meteo: dopo piogge feriali interminabili, arriva un fine settimana inondato di raggi di sole, durante il quale però piove anche un po'. Volendo, si potrebbe dire che c'è stata una bellissima tregua piena di luce, colori e calore, oppure optare per una lamentela sull'eccesso di precipitazioni che non risparmia nemmeno il week-end.
Come che sia, il punto è scegliere quali aspetti considerare. Come nei notiziari, come navigando in internet, come nella scelta di qualcosa da leggere o da ascoltare, si tratta di selezionare. Allora sarai tu a costruire le tue informazioni, la tua rete, i tuoi diletti. A decidere come poserai lo sguardo sul mondo.

05 febbraio 2014

"Vita è l'Amore che non muore"

Oggi il post da leggere lo trovi su Cut'n'Paste. Sono parole di Bea, alias Mariemarion, che lei non trovava la forza di pubblicare, come invece mi ha concesso di fare. Un abbraccio grande (e, oggi, auguri di buon compleanno a Pupa).

03 febbraio 2014

Un altro Capodanno

L'anno del cavallo è arrivato, l'ho visto, ho visto insieme ai miei figli qualche dragone che lo proclamava. All'anno del cavallo non abbiamo dedicato libagioni, ma degustato cibarie, dalla piccante e quasi immangiabile zampa di fenice ai deliziosi lamian ("pasta fatta casa") saltati con frutti di mare, passando per i dolcini della casa di Long Chang, serviti intempestivamente a metà pasto ma ugualmente apprezzati. L'anno del cavallo portava con sé freddo e un po' d'umidità, ma siamo stati bene comunque. L'anno del cavallo è arrivato, me ne sono accorto, ma ora sta facendo galoppare me nitrendomi: "Buon lavoro, Zu."

01 febbraio 2014

The Casual Vacancy

Mi hanno detto diverse volte che Harry Potter è scritto bene, che non è roba da bambini e che è bello da leggere. La voglia non me l'ha fatta venire nessuno finora, però mi è capitato per le mani un altro libro della stessa autrice, un romanzo che non c'entra niente con la strafamosa serie e che mi ero ritrovato a sfogliare quasi per caso, appena sfiorato da un minimo di curiosità, per poi divorarlo goloso.

The Casual Vacancy di J.K. Rowling pesa 480 pagine nell'edizione con copertina rigida ed è una di quelle letture che non solo ti spiace interrompere, ma che non vorresti finissero.
L'autrice sa davvero scrivere e lo fa senza appiopparti inutili passaggi di ridondanza professionale che si trovano in altri autori di grido. Al lettore non vengono chiarite subito le interrelazioni tra i personaggi, le cui caratteristiche si scoprono e approfondiscono un poco alla volta, come quando nella vita reale si comincia a conoscere qualcuno (e mai si finisce). Da un improvviso decesso, l'assenza che si viene a creare tocca in un modo o nell'altro tutti gli abitanti di un borgo della provincia inglese. Il seggio vacante diviene non solo il motivo del contendere, ma l'occasione per portare in superficie tensioni sociali, familiari e personali di ogni generazione, facendo esplodere i problemi e le asprezze che sottendono la cupola idilliaca deputata ad ammantare la piccola località. La realtà è cruda, spesso fino all'intollerabile, il tessuto sociale è un intrico di verità difficili, in cui ciascuna esistenza porta il proprio fardello, diverso per ogni età e condizione. La vita e le sue ansie, il fiume e le sue anse, e ogni personaggio il suo ansare.

30 gennaio 2014

Filastroccola

Su e giù per i colli la zona di Gavi
su e giù per i colli la zona del gavi
di belli castelli anche un po' abbandonati
tepore cullarsi di già inebriati

La musica è quella di quell'astigiano
- e da Gavi va Bartali in note
e a Novi c'è Coppi in vetrina -
fa freddo fa caldo c'è il sole su al forte
fa caldo fa freddo c'è il sonno alle porte

C'è voglia di cibo e di vino
è tempo di cibo e di vino
ma quell'euforia che t'avvolge cantando
danzandoti dentro
è il vero momento divino.

24 gennaio 2014

Un discorsetto uscito più o meno così

Oggi che sei adolescente, proponiti di fare un regalo a una persona. Un regalo da costruire e custodire per il tuo io del futuro, per te come sarai tra dieci o quindici anni, per esempio. Il regalo da costruire sei tu ora, tu e la tua capacità di cogliere le opportunità di apprendimento e di crescita, di coglierle e assimilarle, di assorbirle e farle fruttare. Il frutto sarà un dono e quel dono sarai tu, per quella persona che ti aspetta di qui a qualche lustro.

23 gennaio 2014

Un giocattolo domestico

Comprare una casa in cui già abitavi è come trovarsi tra le mani a Natale un regalo ricevuto in anticipo. Svantaggi e vantaggi di un giocattolo già aperto: si perde la sorpresa, si perde la novità, si perde in parte il senso del regalo; d'altro canto, non si perde mezza giornata a smanettarci su prima di poterlo usare.

Una casa, nuova o vecchia che sia, può essere un giocattolo nel momento in cui ci si appassiona a migliorarne un particolare, intervenendo sulle strutture, sulle attrezzature, sull'arredo o sul corredo, ma anche, più nell'immediato, quando si decide di risistemarne qualche contenuto, magari pulendo a fondo una porzione nascosta, una nicchia quasi invisibile, un ripiano raramente accessibile.

Mettersi a svuotare e riempire presenta un lato attraente, forse perché l'ondulazione tra pieno e vuoto è la raffigurazione simbolica e materiale della vita e dei meccanismi che l'accompagnano, la sollecitano, la moltiplicano.
Svuotare, pulire, fare la cernita e riempire meno di prima è un sollievo, per il respiro e per la snellezza del quotidiano vivere. Il meno, se è un "meno" selezionato, è davvero di più, è sicuramente quanto ti basta e soprattutto è in grado di regalarti spazio libero e probabilmente anche tempo.

In partenza, il tempo per tutto ciò non ti è dato, ma se te ne prendi un pochino qui e un pochino là, piano piano ce la farai a moltiplicarlo (per sé stesso e per tre virgola quattordici, puntando il compasso al centro di un benessere da far spaparanzare).

21 gennaio 2014

Verbalizzando

Ai primi di dicembre un'amica mi ha invitato a cena in un posto buonissimo, a Milano zona Navigli. Si chiama Cucina Fusetti e si mangiano piatti di tradizione (e commistione, e sperimentazione) sarda e portoghese. Anche i vini e la cordialità sono all'altezza di un'assai gradevole serata.
Ci sono incantevoli viuzze lì intorno. Meglio passeggiarvi a piedi, però, perché in auto rischi di trovarti a percorrere inavvertitamente tratti a traffico limitato, specialmente se in preda alla distrazione da ricerca di parcheggio. A ricordarmelo oggi è stata la notifica di una multa, con tanto di indicazione per accedere alla foto on-line. Se la pago entro cinque giorni mi fanno lo sconto del 30%.

16 gennaio 2014

Una rottura

C'è una perdita idrica e mi stanno spaccando il pavimento in corridoio, vicino all'ingresso. Stavo per scrivere: oggi faccio l'umarell in casa mia. Poi mi sono riaffacciato e c'erano davvero due umarells, sul pianerottolo, a osservare l'andamento dei lavori.

14 gennaio 2014

Venti minuti

All'antivigilia di Natale, Gallizio mi aveva scritto: "ciao zu, Nelle prossime 72 ore avrai il privilegio di sceglierti 20 minuti per te (solo per te). Al tuo segnale, riceverai la traccia via mail per scrivere il tuo pezzo. Quando vuoi. Il tuo pezzo. Sì, lo chiamiamo pezzo perché è un tassello, il tuo tassello, che andrà ad aggiungersi, a comporre, scomporre e ricomporre il mondo laggiù."

Il segnale l'ho fatto partire nella mattinata di santo Stefano e il pezzo mi si è scritto da sé. Ora è pubblicato, insieme a tanti altri, in "72 ore 20 minuti".

08 gennaio 2014

Di luci e di pile

Passato anche il Natale ortodosso, non ci sono più scuse per tenere accese le lucine, ma tanto i risvegli antelucani stanno per diventare albe luminose, fors'anche lucenti. Non temo, su questo, di peccare come mio solito di facile ottimismo: le probabilità che le giornate tornino ad allungarsi sono molto elevate, stando alle precedenti esperienze.
Bisognerebbe, semmai, far tesoro di queste ultime settimane ancora un po' buie per ricaricare le pile, ma sappiamo tutti quanto sia difficile rinunciare ai divertimenti, in specie quelli dispendiosi dal punto di vista energetico.

A proposito, oggi sono rimasto male nell'apprendere una notizia sullo smaltimento di pile e batterie: i rivenditori non le raccolgono più, perché non solo il Comune non passa a ritirarle, ma se loro si presentano alla piattaforma ecologica, vengono respinti o viene loro richiesta una gabella. Se quest'ultima informazione è vera, mi sembra una cretinata, giacché la comunità dovrebbe trarre vantaggio dallo smaltimento differenziato di materiali pericolosi, che altrimenti finirebbero per inquinare irrimediabilmente il terreno e la falda acquifera. O sbaglio?

Dunque ho messo da parte la vecchia batteria del cordless e la pila ormai scarica della radiosveglia, in attesa della prossima spedizione in via Petrella 55 (che è pur sempre una bella gita, quasi come andare a vedere le nutrie).

06 gennaio 2014

Termometro

Febbriciattola (37,8) stasera, la prendo come un consiglio a imbozzolarmi un po'. Doppia tazza di malva e sotto il piumone da solo. Per il resto ci saranno tempo e altre occasioni, spero.

05 gennaio 2014

Era ora

Un po' d'ebbrezza e tanta contentezza. Risultato di un lauto pranzetto, cuscinato tra la generazione precedente e la seguente, in pratica con il sangue del mio sangue del passato e del futuro, per la prima volta tutti quanti nella mia casa di Cinisello Balsamo. Riuscire a far rimanere seduta mia madre è stata la vera impresa, riuscita con la collaborazione dei miei due gioielli. Ah: sopra, quando ho scritto "cuscinato" non mi riferivo alla cottura, ma proprio a una mia sensazione di morbido benessere. C'è di che esser grati. Nati.

02 gennaio 2014

Minuzie non trascurabili

Nell'incrocio dei clic, è bello ogni volta venire a sapere che ci si segue, ci si legge, ci si guarda almeno come si può, un po' a distanza fisicamente, ma da vicino col pensiero e i ricordi o gli slanci.

31 dicembre 2013

Lo stretto indispensabile

Ti bastan poche briciole
il pollice opponibile
un tango o una milonga da ballar
se guardi trovi la
tanguera disponibile
e quella tanda vai ad incominciar

30 dicembre 2013

Sospesi

La convenzionale cesura numerica basata su approssimazioni astronomiche si approssima e un po' ovunque, chi più chi meno, si avverte l'esigenza di sottolinearla. Il brindisi, simbolo e materia, è nel contempo un buon esorcismo e un momento di piacere, ma il conto alla rovescia ha un prima e un dopo con i quali ciascuno si trova a fare i conti, come se fosse possibile tracciare la riga del totale in virtù di un cambiamento di data.
Va bene pensarci su, va bene darsi da fare, ma occorre ricordare che affannarsi, se si tratta di non lasciare sospesi, è inutile. Puoi anche buttare il vecchiume dalla finestra (meglio riciclarlo, però, così riduci il volume di rifiuti), ma il fardello complessivo del tuo esistere non t'abbandonerà per seguire un foglietto di carta numerato appeso al muro.
I sospesi rimarranno tali; tu però non te ne crucciare: anzi, già che ci sei, di sospeso lasciane uno in un bar, cosicché qualcuno meno fortunato se lo possa bere alla prima occasione, nel nuovo anno che sarà già vecchio non appena il sughero avrà toccato terra.
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bonus musicale ad hoc: Sospesa - Malika Ayane

29 dicembre 2013

Adesso basta, anzi no

La potenza di ciò che è in grado di farti contraddire nei fatti le parole è sicuramente proporzionale alla forza delle tue intenzioni, ma ha una qualche consistenza intrinseca.

Così, per esempio, la morigeratezza intesa ad arginare eccessi alimentari potrà essere scardinata da qualche fetta di pastiera napoletana o da una doppia porzione di cappelletti in brodo fatti in casa, mentre i buoni propositi sullo svolgimento di lavori da troppo tempo rimandati potrebbero subire un ulteriore rimando dovuto alla visione di Kill Bill in v.o. (bello, ma siccome rimane in sospeso, ora mi tocca rivedere al più presto il volume due).

In milonga, quando stai per cambiarti le scarpe perché s'è fatta 'na certa e hai deciso di andar via, a farti cambiare idea possono bastare un brano e uno sguardo sul quale corre il desiderio condiviso di ballarlo. Ieri sera, alla Mariposa, tale funzione è stata svolta da Yo no se porque te quiero di Francisco Canaro.

26 dicembre 2013

Incontri

Un incontro tra generazioni non solo per gli artisti che l'hanno realizzato, ma per gli ascoltatori che apprezzano, come noto in questi giorni anche in famiglia.



Desolato - Enzo Jannacci, J-AX, Paolo Jannacci

Un pezzo

Oggi il pezzo l'ho scritto per gallizio.
Poi ne dirò.
Per ora, grazie a lui e auguri a tutti.

23 dicembre 2013

Estensione limitata

Quando hai poco tempo per fare qualcosa, ti ci metti con maggior lena e spesso riesci a combinare di più rispetto ai casi in cui non vi sono scadenze pressanti o precise. Il tempo necessario a svolgere un compito, infatti, si comporta più o meno come un gas, lesto a espandersi e diradarsi se gli viene concesso più spazio.
In questo senso, la condizione di esseri mortali può rappresentare un vantaggio, in quanto produttrice di alacrità e della determinazione che serve a cogliere i momenti e le opportunità, senza lasciar sfarinare quanto di bello, interessante o utile la vita può e sa offrire.

20 dicembre 2013

Quasinverno

Al laio piovoso d'una
sveglia buia assai,
l'aurora boreale
è un alberello
- in corridoio -
bardato di modeste
lucine colorate.

18 dicembre 2013

Per info

L'informazione è manipolata.
L'informazione è manipolata, si sa.
L'informazione è manipolata, si sa, o si dovrebbe sapere se si leggessero i decaloghi sulla manipolazione dell'informazione.
L'informazione è manipolata e forse, chissà, lo sono anche i decaloghi sulla manipolazione dell'informazione.
L'informazione è manipolata: per difendersi, servirebbe un po' d'informazione indipendente.
L'informazione indipendente può aiutare a difendersi dall'informazione manipolata.
L'informazione indipendente, però, va sostenuta.
Per esempio, abbonandosi a Radio Popolare.

14 dicembre 2013

Open day

Giornata di scuola aperta assai gioiosa alla Maffucci, dove stamane mi sono goduto un miniconcerto della terza D: gli alunni hanno eseguito Hallelujah, For What It's Worth e The Pink Panther, tutte in versioni un po' accelerate ma saporite. Lorenzo ha suonato la tastiera nel brano di Leonard Cohen e in quello di Henry Mancini, mentre nel pezzo dei Buffalo Springfield ha sostituito al Glockenspiel una compagna assente.
Il resto della mattinata è trascorso tra presentazioni scolastiche in aula e chiacchiere, risate e abbracci nei corridoi, tra le bancarelle allestite per finanziare le magre risorse scolastiche e le persone che da molti anni ormai rivedo con piacere e partecipazione, mentre le crescita dei rispettivi figli segna il tempo che le nostre clessidre personali dimenticano.

11 dicembre 2013

Dai forconi alla forca

In piazza c'è di tutto e in questo senso il Paese è effettivamente rappresentato nella sua variegata composizione. Senti dire che "è ora di finirla", ma la risposta alla richiesta di chiarimenti è quanto mai vaga: si protesta contro tutto e dunque contro niente. Se ci fai caso, questa è la sindrome da carrozza del treno, quelle vecchio stampo, a compartimenti da 6-8 posti, in cui le discussioni trovavano tutti d'accordo su qualsiasi argomento purché non durassero più di cinque minuti, durante i quali gli interlocutori si sfogavano lamentandosi di qualche inefficienza o ingiustizia, ovviamente senza mai arrivare neanche lontanamente agli approfondimenti che avrebbero condotto a ulteriori quesiti e alle inevitabili biforcazioni d'opinione sulle eventuali soluzioni da adottare. Vai con gli sfoghi, ma occhio che poi, dai forconi alla forca, il passo è breve, specialmente in quest'epoca dove troppe cose sembrano la parodia* della realtà.
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* vedi anche lo spunto di Isola Virtuale su friendfeed.

07 dicembre 2013

Time warp

Sono andato a far gli auguri a una scintillante trentenne e ho fatto un tuffo nel tempo: il digei manovrava vinili, puntine sui loro solchi, cursori tra i due piatti accostati e sciorinava un repertorio d'epoca che richiamava sorrisi o nostalgie. Il fil rouge era la colonna sonora di Rocky Horror Picture Show (che nel frattempo veniva proiettato sul soffitto), ma le divagazioni erano svariate e variopinte quasi quanto le persone festanti.

La festeggiata, tra i suoi multiformi talenti, unisce quello musicale, che sfoggerà questa sera, 7 dicembre 2013, con l'esibizione del duo Selz & Block dalle 21.30 all'EnoSud di via Ollearo 5.

06 dicembre 2013

Madiba

Stamattina a scuola ho ritagliato un momento per parlare di Nelson Mandela, legandomi al testo della poesia Invictus, letta in inglese e in italiano. È quella citata nell'omonimo film girato da Clint Eastwood: eccola, in originale e doppiata.

A proposito di figure memorabili e della loro presenza nella nostra vita, mi vengono in mente, e si attestano come a due capi di un lungo filo, due momenti.
Il primo è un flash della seconda metà degli anni ottanta: sul retro del Leoncavallo (nell'antica sede della via da cui il centro sociale prese il nome, prima del traumatico sgombero avvenuto nell'agosto 1989), in qualche sala o stanza sopra l'Helter Skelter, alcune persone imparavano a danzare sul ritmo di una scatenata e assai energica canzone, il cui ritornello reclamava gioiosamente la libertà per il leader africano ingiustamente incarcerato: Free Nelson Mandela!
Il secondo è in una sala da cineforum in cui proiettavano Invictus, con le parole e gli atti di un grande uomo capace di non perdersi d'animo mai, proprio come nella poesia, con le vicende dell'esaltazione sportiva e di una rivoluzione culturale e sociale, con le immagini a trasmettere l'ampiezza dei cieli sudafricani e della terra rossa come il rooibos. Nel cuore, la commozione cresceva a strabordava un Ti amo, via sms, con una pienezza tale da accogliere con autentica contentezza, in risposta, un semplice sorriso.

Con un semplice sorriso va salutato il percorso di questo grande che se ne va. Con un sorriso semplice come le coincidenze, che esistono solo se ce ne vogliamo accorgere, saluto quest'uomo lontano e vicino, nato il mio stesso giorno e morto nel giorno del mio onomastico. Nella speranza di accogliere qualcuno dei suoi insegnamenti, tanto più veri in quanto testimoniati da azioni e comportamenti.

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Bonus musicale: Hugh Masekela - Bring Back Nelson Mandela

F.Z.

È stato il ventennale della morte di Frank Zappa, l'altro giorno, e non sembra. Zappa avevo cominciato ad ascoltarlo da ragazzino, alla fine degli anni settanta, grazie alle dritte dei miei amici bolzanini. Una passione che ben presto riuscii a condividere con il resto della compagnia di Seregno, fatta di adolescenti tutti attestati sul rock nelle sue varie forme, intransigenti fautori di quella che chiamavano "la nostra musica", salvo quando si trattava di organizzare una festa, unica occasione in cui ammettevamo sul giradischi del nostro seminterrato i vinili "nemici" (ossia brani di disco music che all'epoca avversavamo e che ora mi sembrano financo chicche d'un certo spessore).
Francis Vincent Zappa non smisi più d'ascoltarlo, né le sue Mothers of Invention, ma non ne facevo una nicchia da torre d'avorio, anzi: fui ben contento allorquando, sul principiare degli anni ottanta, risultò sdoganato anche presso chi era proclive ad ascolti meno impegnativi. Me ne accorsi nel momento in cui Drin, il mio compagno di banco di terza liceo, si mise a canticchiare brani da Tinseltown rebellion.
Zappa fu di tutto e di più, pure troppo: credo siano pochissimi ad avere ascoltato tutte le sue pubblicazioni. Per conto mio, m'accontento di quel che ho apprezzato finora e, seppure pronto ad accogliere altro, non sono disposto ad assumere l'atteggiamento da "completista". Semmai, rievoco singoli ricordi e qualche brano preferito, così, con un mezzo sorriso sotto i baffi: *, **, ***, ****.

Figure

Ci sono figure che t'abbracciano la vita. Vita nel senso di lifespan, ossia di durata dell'esistenza: le conosci da piccolo, o da giovane, e ti rimangono sullo sfondo della percezione (o dell'anima, se preferisci) per anni, lustri, decenni.
Ci sono figure alle quali dipingere tratti colorati sul calendario dei ricordi viene naturale. Variopinti tratti indelebili, colori in musica e calore, tratti di collegamento tra un'epoca e l'altra, all'interno e al di fuori della tua vita.
In musica perché è in musica il pulsare del vero vivere, in calore perché è quello che ti scalda il sentimento di troppopieno da abbracciamondo, quel sentimento capace di dare un senso di unità più grande di quanto immediatamente percepibile, come se ci si espandesse nel tempo e nello spazio. Una cosa molto vicina all'amore da innamoramento, ma ancora più inafferrabile.
Ci sono figure che t'abbracciano la vita, anche nel senso di vivere e della sua voglia. Figure lontane eppure lì a portata di mano, d'orecchi, di sguardi: per ciascuno corrisponderanno a piccole esperienze singole, ma queste si assommeranno alle altre tessere del mosaico che ci compone e ci collega, in qualche strano modo, al puzzle più grande.

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Vedi anche: F.Z. e Madiba

28 novembre 2013

Toh, una lampada

- Prego, cosa desideri?
- Come sarebbe bello viaggiare nel tempo!
- Dici per esplorare la storia passata?
- Beh, no, pensavo più al viaggio nella propria vita.
- Bah, quella sarebbe roba da matti.
- Ma come, ma perché?
- Perché immagini di poter tornare indietro a sistemare le cose e invece le inguaieresti. Oppure, nella migliore delle ipotesi, sogni di rivivere i momenti più felici, dimenticando che quanto guadagneresti in consapevolezza, perderesti in stupore, gettando al vento cosmico ogni possibile emozionante magia.
- Veramente conosco gente che avendo una seconda opportunità ha fatto centro.
- Mmh, in cose pratiche, qualche volta, forse, ma come la mettiamo con le storie d'amore? Non vedi cosa succede quando due ex ci riprovano?
- Veramente conosco due che rivedendosi dopo qualche anno di stop si sono baciati, sono andati a vivere insieme e hanno pure fatto figli.
- Davvero? E poi?
- Ehm, poi hanno divorziato.
- Ahahahah, vedi?
- Ma che c'entra, tanto si sa che tutte le storie finiscono, perché o ci si separa o si muore.
- ...
- ...
- Uffa, d'accordo: fatti questo viaggio nel tempo.
- Uh, che bello, mi ci mandi?
- Sì. Lasciami concentrare...
- Bene.
- ...
- Ah, grazie, eh.
- Shhh!
- Scusa.
- ...
- Me la voglio ripercorrere tutta quanta, la vita, ah ah!
- Shh... Aspè, tutta quanta?
- Sì, perché?
- Mmh.
- ...
- ...
- ...
- Va be', d'accordo, però mi raccomando: ricordati di far finta di niente quando, venendo alla luce, palperai le tette all'ostetrica.

Col cervello di tacchino

Dici Giorno del ringraziamento (Thanksgiving Day) e ti viene in mente il tacchino, al forno o arrosto.
Guardando però i video di alcuni disastrosi tentativi di frittura del tacchino, viene da dubitare su quale sia il sapiens e quale il pennuto tra i bipedi presenti. Insomma: data l'abissale immensità del genio della stupidità umana, come specie stiamo freschi, anzi siamo fritti o già alla frutta; se non ci siamo ancora estinti, ci sarà pure qualcuno da ringraziare.

25 novembre 2013

Ogni oggi

"Quelli che vivono annoiandosi o non vedendo l'ora che il tempo passi non li capisco; io ogni nuovo giorno che arriva penso: che figata, un giorno in più." Questo diceva tanti anni fa una mia amica, malata terminale.
Seppure da un diverso punto di vista, coincide con la già citata massima di Jango Edwards, secondo cui ogni giorno è un giorno speciale, che avevo già sentito in precedenza e che ho sempre cercato di fare mia.
Anche perché, se ci si pensa, malati terminali lo siamo tutti, come faceva notare John Irving alla fine del suo romanzo Il mondo secondo Garp (nelle parole di mio zio Aldo traslate dal romagnolo: "Ció, siamo di una specie che muore!").

Puoi avere anche qualche fastidio o dolore, ma in ogni oggi c'è sempre qualcosa per cui vale la pena. Per esempio, tra le altre cose, stamattina c'era un'aurora bellissima, una luce giallazzurra a stagliare profili neri come in un paesaggio africano da fumetto, con il contrappunto d'una mezza luna e di vaghe stelle a punteggiare il blu che schiariva.

22 novembre 2013

A cena fuori

Figurati se trovi chiuso dai Cinesi! Solo una volta da qualche parte non so più dove era apparso un cartello di "chiuso per ferie" e aveva fatto scalpore, sebbene il periodo sabbatico fosse limitatissimo: dal 16 al 18 agosto. Eppure stasera abbiamo trovato chiuso il Long Chang. Il fatto che fosse "per rinnovo locali" nulla ha tolto allo stupore mio e dei miei figli.
Prontamente abbiamo virato verso la rosticceria siciliana di fiducia, trovandola però strapiena. Così abbiamo finito per ripiegare sul kebab della Bovisa, non prima di esserci procurati una porzione a testa di sarde alla beccafico, da gustare e trangugiare nei pochi passi tra il locale e la vettura (io) e durante il tragitto automobilistico (loro due).
Inutile soggiungere che il miglior condimento della serata, ovviamente, è stata per me la loro presenza, e la dilatazione affettiva di ogni lasso di tempo passato insieme.

21 novembre 2013

Tra il dire e il fare

Si dice che il fare conti più del dire, però è innegabile che il dire, quando dice davvero, sappia aiutarci a delineare meglio il reale, avvicinandolo alle nostre facoltà di comprensione e memoria. Tutto questo, ovviamente, funziona se non si permette che il dire appiattisca e ingabbi, lasciando invece che suggerisca e suggelli, attraversando con prudenza e delicatezza le fasi del tratteggio e del dipinto prima di azzardarsi in quelle della precisazione e della definizione.

Ci sono poi i casi in cui il dire, parlando del fare, riesce a essere vero in modo semplice, e anche per questo ancora più bello. Uno di questi mi pare sia l'intervento della mia amica Laura a proposito di volontariato in quel di Bolzano, che voglio riportare integralmente qui:

Quante e quali chiavi per aprire la città? Sicuramente molte e diverse.

Quando racconto di aver scelto di dedicare un po' del mio tempo a svolgere delle attività insieme a persone che vivono la sofferenza psichica, capita che mi venga posta la domanda: "Ma non hai paura?" "Paura di che?" Allora capisco che una di queste chiavi (probabilmente la mia) è la voglia di "conoscere" o almeno di "provare a conoscere".
Ci si blocca e ci si spaventa davanti ai segni della sofferenza, perché spesso questi sono molto evidenti e nascondono tutto il resto, ma se ci si avvicina con la voglia di conoscere e di capire si scopre che dietro l'apparenza ci sono belle persone, ricche di qualità e di attenzioni per gli altri; perché chi conosce davvero la sofferenza ha una particolare sensibilità nel comprendere quella di chi gli sta vicino.

Per quanto mi riguarda, mi sono avvicinata casualmente all'associazione tramite un'amica che teneva uno dei corsi offerti e vi ho partecipato come "esterna". Non sapevo quali fossero i volontari e quali fossero "gli amici" e in alcuni casi, senza il coraggio di chiedere informazioni, mi domandavo: "Ma questo, sarà un volontario o "un amico"?" È capitato anche che mi chiedessero: "Ma tu sei una volontaria o un’amica?" Secondo voi? :-)

L'altro giorno una persona che frequenta uno dei corsi come "esterna" diceva di essersi resa conto che il confine tra la cosiddetta "normalità" e la sofferenza psichica è una linea molto sottile. In effetti sembra enorme solo se ci si ferma all'apparenza, al gonfiore o al rallentamento provocato dai farmaci, all'abbigliamento poco curato, a un atteggiamento particolare. A me sembra solo di incontrare belle persone che a volte raccontano storie difficili e dolorose, che hanno una forza invidiabile nel convivere con le loro fragilità e le loro paure.

Di recente abbiamo avuto un incontro con un gruppo di Roma. Tre di loro erano donne molto segnate (esteriormente?) dalla sofferenza psichica. Nell'immediato ho pensato: "Mi sa che qua è dura!" Ci siamo seduti tutti intorno a un tavolo per pranzare e lentamente abbiamo cominciato a scambiarci informazioni ed esperienze. È un peccato che non ci fosse stata una telecamera nascosta e che adesso non possiate vedere il filmato di quell'incontro, perché mi piacerebbe che vi accadesse quello che è accaduto a me: piano piano vi accorgereste che non notate più il dente che manca, ma sorrisi che illuminano, che non sentite più respiri affaticati, ma riflessioni profonde, che non vedete più sguardi bassi e cupi, ma occhi vivaci e attenti.

Tutto questo non per dire "datevi al volontariato", ma per proporvi di non scappare quando il vicino di casa "matto" sta salendo le scale: provate magari una volta con un sorriso, una volta con un buongiorno ad avvicinarlo e piano piano potreste accorgervi che lui ha semplicemente più paura di voi, è più solo di voi e che in alcuni casi le cose ci fanno paura solo perché non le conosciamo.

18 novembre 2013

Autodosaggio

Essere: riguardo al "chi sono", mi vado bene, ma sul "come sono" non devo smettere di lavorarci. Si tratta, in poche parole, di aggiustare i dosaggi di epicureismo e stoicismo, o di convincersi che una migliore autodisciplina sia foriera di maggiore, o più duraturo, piacere futuro.

17 novembre 2013

Spettatore interessato

Ieri il patatino cresciuto ha disputato la sua prima partita di pallanuoto. Me lo guardavo così teneramente già durante i preparativi a bordo vasca, che mi sono tornate in mente le parole di Elio la prima volta che lo vidi all'ex bar di Sphera, quando mi chiese, indovinando, se ero separato. Al mio stupore per la sua intuizione precisò che si capiva dal modo in cui guardavo mio figlio, lì presente. In effetti, vale per quasi tutto: ci si capacita pienamente di ciò che è prezioso soprattutto nel momento in cui scarseggia o viene a mancare (anche se in verità sui miei figli ho sempre puntato sguardi instancabilmente beati, con la "a").
Ieri è stato un esordio un po' duro per i nostri ragazzini, letteralmente sommersi dagli avversari, più grandi e ben più esperti di loro, ma l'esperienza è stata assorbita con spirito e per il verso giusto. Sono contento, per loro e anche per me: oltre a mio figlio, ne conosco un paio fin dalla più tenera età ed è un bell'effetto vederli crescere così.

16 novembre 2013

Tutto questo tango

Non sarà un'esagerazione, tutto questo tango? Me lo chiedo perché, sebbene sia lontano anni luce dal livello di disinvoltura cui vorrei approdare, mi trovo sempre più spesso ad averci a che fare. Non è solo il corso da seguire, quelli in cui ripassare gratis, qualche raro stage e alcune serata in milonga. Sono anche gli ascolti musicali (che in verità iniziarono, in modo assai piacevole, ben prima che pensassi d'iscrivermi a un corso), per i quali le occasioni si moltiplicano, on- e off-line. Sono anche i passi che mi tornano in mente mentre sono in coda da qualche parte (ma mi trattengo, per non fare come quelli di Full Monty). Sono anche, o soprattutto, i sogni che accolgono, tra le altre, la voglia di ballare.

15 novembre 2013

Rispalancare la notte

Per una volta che avrei voglia di mettermi sotto le pezze, tuffarmi nel profondo del sonno e dormire al calduccio di una stanchezza che per una volta non reclama altro, mi toccherà invece rispalancare la notte e attraversarne un pezzo in auto per andare a recuperare un pezzo importante, ovvero la progenie lato femminile in libera uscita con amiche e amici. Ma per una volta, e per tutte le volte che sarà, che sia pure; tanto prima o poi, una volta o l'altra, il sonno lo recupererò (prima che diventi eterno, mi raccomando).
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Colonna sonora d'occasione: Duerme mi amor (Carlos di Sarli - Horacio Casares)

14 novembre 2013

Rispondere sì

Rispondere sì come un bambino a cui hanno chiesto se vuole fare un giro sulla giostra: anche così, qualche volta, si emana un senso di purezza, ma dipende dal modo in cui si posano gli occhi sul vivere e da come se ne accolgono i quesiti.

06 novembre 2013

Poi ci sono

No, poi ci sono anche le bellezze e i momenti in cui te le riesci a godere. Non dico i momenti perfetti, anche perché se stai lì a cercare il momento perfetto, ti perdi intanto quelli belli. Ci sono le bellezze, però i momenti in cui te le riesci a godere esistono solo se te li concedi. Per esempio, se indugi in cima alle scale che dovrebbero portarti al metrò da prendere, trattenendoti al piano terra della Stazione Centrale rivolto verso sud, con gli occhi voluttuosi catturati dalla tridimensione e slanciati oltre le transenne e le tristezze dei lavori in corso. Se lo fai, quegli occhi potrebbero trovarsi a registrare e trasmettere godimento direttamente dal megaschermo del cielo cangiante nell'ora del crepuscolo, sontuoso nell'incorniciare una realtà cittadina fatta di luci che s'accendono e profili che s'innalzano in verticale. Così m'inebrio del crescente più che mai nitido e del lucente astro d'accompagnamento: Venere, sospetto, che mentre parlo al telefono cerco dietro il pennone dell'ormai meravigliosa Torre Breda, a un certo punto intenta a occultarlo. Più da presso, il Pirellone pare quasi altrettanto indiscutibile, ma forse è tutto un pezzo di città che oggi vuole riscattarsi iscrivendosi al girone delle delizie, almeno una volta ogni tanto. Il girone delle delizie mi piace, il girone delle delizie non mi stufa mai, né viene a mancare la voglia di condividerlo, in qualunque modo si riesca.

04 novembre 2013

Quasi un'invocazione

Un po' di pioggerella è arrivata. Meno male, visto che stamane, nei dintorni di un'alba mancata, mi ero appuntato questo sfogo:
Non è vero che noto solo le cose belle. Ecco: stamattina, aperta la finestra, subito l'ho richiusa per il cattivo odore dell'aria là fuori. La pianura padana è una camera a gas. Stavolta sono bastati due giorni nei pressi dell'appennino romagnolo a ricordarmelo. Se non si mette a soffiare un po' di vento o a scendere un po' d'acqua, non basterà una mascherina, ci vorranno le bombole per uscire tranquilli.

31 ottobre 2013

Concatenazioni

Halloween, dice, e subito penso "31 ottobre", e alla faccia del Paio tonda che ride per la vita e il compleanno e le zucche. Arancioni e con le facce, le zucche, come in quella festa nel suo cortile. Alla zucca, penso, e ai relativi tortelli, specialità mantovana, per l'appunto, che però recentemente avrei potuto gustare al desco tanguero di un'ottima cuoca salentina. Ho rinunciato, invece, avendo già optato per una serata a teatro. Serata e applausi ben spesi per lo spettacolo Antropolaroid, di e con Tindaro Granata, capace di moltiplicarsi in scena per dar vita a un'intera saga familiare dispiegata su quattro generazioni e di farlo con bravura in modo interessante, molto divertente e a tratti toccante. Famiglia è quella che si allarga nel tempo passato e futuro, quella che al presente ritrovi nello spazio vicino e lontano, è quella cui corri incontro mettendoti in viaggio. Famiglia e piezz'e core: coi miei figli sarò domani e per tutto il ponte d'Ognissanti. Dico "Ognissanti", che poi ricorre nell'etimologia di Halloween o Hallowe'en, però in realtà mia cugina mi ha chiesto se vado giù "per i morti". Ci vado, ci vado, per i morti e per i vivi, ad abbracciare più in là del tangibile la linea del tempo, sotto quelle colline variopinte che tanto mi rimasero impresse da piccolo. Ci vado nonostante mi perda l'opportunità di godermi almeno un pezzo di ZuccaTangoFestival, che furoreggerà a Milano in questi giorni. Zucca, tango e festa si trasformino in un bell'augurio per tutti, anche perché, non so come mai, mi sento come se fossimo alla vigilia di qualcosa. Ah, certo, la vigilia d'Ognissanti, ma forse anche altro.

Aspettando Pivot

Grande Marzia, che si aggiudica ancora una volta il plauso per la migliore definizione di un passo tanguero al corso di Antonio e Anna.
In questo caso si trattava di una variante della sacada, che ci viene insegnata ora e che imparerò forse tra un anno, in cui il cavaliere deve (come sempre, peraltro) ascoltare in modo particolare la dama, attenderne il movimento e cogliere l'unico momento opportuno per completare il proprio.

30 ottobre 2013

25 ottobre 2013

Quasi a tracciare un senso

I piccoli gesti che c'insegnarono da piccoli sono quelli che riacquistano sapore se glielo dai tu, colorandoli di consapevolezza nel momento in cui ti accorgi di replicarli in automatico. Tipo nel tenere il lembo della manica mentre t'infili un maglione sopra un altro indumento a maniche lunghe. Proprio come quando ti vestivano, da piccolo, dopo il bagno, gli asciugamani e il borotalco.
La sensazione bella non è dettata da nostalgie o rammarichi, bensì da una sorta di percezione unitaria del sé, attraverso tempo e spazio, quasi a tracciare un senso. Illusorio, forse, ma né più né meno delle costellazioni: disegni immaginati da occhi e menti umane, solchi di bellezza tracciati tra le luci, e luci in sé.

21 ottobre 2013

Puntate

Da qualche parte una volta lessi: "Action expresses priorities". In altre parole: conta quel che fai, ed è quel che fai che conta per te, non altro.

La riflessione è immediata, facile e quasi banale sul proprio vissuto, per quanto possa risultare utile come indicazione o come stimolo.

Diventa invece drammatica quando la si applica ad analizzare comportamenti estremi, tipo quelli di chi giocando d'azzardo si gioca tutto quanto, di fatto escludendo anche i propri cari dall'orizzonte del proprio interesse e considerazione.
È quella la vera malattia: non saper più riconoscere che cosa vale davvero, non riuscire a distinguerlo dal truffaldino godimento del brivido effimero e frustrante, quello di chi crede di poter vincere mentre sta perdendo tutto.

Viene una rabbia, a pensarci, rabbia che raddoppia a ripensarci, rabbia che si fa sconforto constatando, sia pure a distanza, i danni enormi procurati da tali comportamenti.

Smettila, pirla, guardati intorno: c'è di meglio, ti dico, e non è un azzardo.
E tu, se sei uno spacciatore di febbre da gioco, fatti un esame di coscienza e comincia a spegnere qualche slot machine.
Come al solito, un piccolo passo può essere l'inizio di un lungo cammino.

20 ottobre 2013

Senza fiatare

Probabilmente si tratta di uno degli ordini più deleteri impartitici da piccoli. Fare qualcosa "senza fiatare" significava ovviamente "senza opporsi", "in silenzio perfetto", ma fin troppo spesso l'atteggiamento inconsapevolmente adottato è proprio quello di smettere di respirare, procedendo in apnea nello svolgere qualsiasi compito. Gli esempi seguiti in modalità automatica sono quelli di madri ansiose o di adulti talmente concentrati su uno specifico gesto da sospendere l'attività respiratoria. Trattenere il respiro come garanzia di precisione è in realtà una truffa, perché si aumentano le tensioni e il risultato a lungo andare sarà deleterio. Prova semplicemente a non smettere mai di respirare e quasi tutto si alleggerirà. Il ritmo del fare sarà più vivo che stancante e anche mangiare sarà più appagante se lo farai inspirando ed espirando anziché senza fiatare.
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Nota: il suggerimento di respirare mentre si mangia l'avevo letto da Flounder, ma non trovo in quale suo post.

17 ottobre 2013

Tra le quali il cincischiare

O perché ci sono troppe cose buone da mangiare, cose belle da fare, motivi per cincischiare, o perché ci sono mancanze da colmare di cui consolarsi, sta di fatto che i buoni propositi si frantumano come terra secca o si spetasciano come manciate di fango scagliate contro un muro intonacato. Spetasciarsi rende meglio l'idea rispetto a spiaccicarsi; anche perché, auspicabilmente, non si tratta di una resa definitiva. Prima o poi ci si disciplinerà, prima o poi si tornerà in forma, prima o poi si ricomincerà a riordinare con puntualità e a pulire con solerzia. Forse, addirittura, un giorno ci si porterà avanti con le cose da fare, fino ad avere più tempo per le cose buone e le cose belle, tra le quali il cincischiare non troverà posto, tranne che una volta ogni tanto.

15 ottobre 2013

Cose di fuori casa

La settimana scorsa ho rotto il cellulare. Mi è caduto di piatto sull'asfalto, dalla parte del vetro, e la botta l'ha oscurato, pur senza fratture visibili. Da allora sto usandone uno vecchio che ho ripristinato: il Nokia 1100, la cui sigla in effetti ricorda il nome di un'auto d'altri tempi, quelli dei ricordi in bianco e nero.
Ovviamente ho perso l'accessibilità a gran parte della rubrica, nonché a qualche foto e ai messaggi archiviati. La perdita degli SMS pervicacemente conservati è una costante che si ripete a ogni incidente riguardante il telefonino. Non è la prima volta, infatti, che l'aggiornato aggeggino di turno cessa di funzionare, in modo più o meno traumatico, obbligandomi come soluzione d'emergenza a ricorrere all'antenato, apparentemente immarcescibile.
Come da quasi tutto quel che mi capita, cerco di trarre un possibile insegnamento e in questo caso mi pare quasi ovvio sintetizzarlo nella necessità di evitare l'eccessivo attaccamento a ciò che è stato, in modo che non funga da remora per le nuove navigazioni.
Non si tratta di dimenticare il passato, cosa che mi farebbe orrore in quanto grave perdita di esperienze vissute, bensì di superarlo. Superarlo sapendo che niente di ciò che conta andrà perduto, perché dall'essenziale non ci si distacca (* e **).

13 ottobre 2013

Cose di casa / 2

L'altro ieri mi sono svegliato con la gola secca. Un lampo intuitivo m'ha fatto allungare la mano verso il calorifero e ho avuto la conferma inattesa: il riscaldamento centralizzato era stato acceso con qualche giorno d'anticipo.
La cosa non mi è dispiaciuta, date le basse temperature di questa settimana, ma ho proceduto con una certa sollecitudine a riempire tutti gli umidificatori appesi ai termosifoni della camera e della sala, mentre il pensiero andava a Zico (al secolo, Arthur Antunes Coimbra).
Zico, per chi non fosse addentro a questioni di storia calcistica, era un bravissimo giocatore della nazionale brasiliana che nei primi anni '80 si trasferì in Italia per giocare nell'Udinese. Zico, per chi non fosse addentro a questioni di curiosità della cronaca paracalcistica, nei primi tempi della sua permanenza nel nord-est italico fu afflitto per un certo periodo da mal di gola e cefalea. Solo indirettamente i suoi malesseri erano dovuti al freddo clima locale: il fatto è che nessuno gli aveva spiegato di dover riempire d'acqua gli umidificatori dei termosifoni e lui, già sotto choc per lo sbalzo climatico dalle amenità della sempiterna estate carioca ai freddi del FVG, insieme alla sua famiglia patì per un po' le conseguenze di un'aria domestica troppo secca.
Memore di tale inconveniente, non manco mai di riempire d'acqua gli umidificatori.
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Bonus: i gol di Zico nell'Udinese (vedi in particolare quello spettacolare contro la Roma).

Cose di casa

Ho provato a fare il caffè seguendo le istruzioni della prima Moka Bialetti, trovate nello scorrevole e istruttivo Così mangiavamo. Cinquant'anni di storia italiana fra tavola e costume, di Stefania Aphel Barzini, ed. Gambero Rosso.
In verità, la n° 2 l'ho trascurata, utilizzando invece un caffè già in polvere, e forse per quel motivo il risultato non è drasticamente diverso, ma mi pare divertente elencarle così come apparivano all'epoca, in pieno boom, ovvero negli anni Sessanta del ventesimo secolo:
regola n° 1 Usarla ogni giorno: più la si usa, più buono viene il caffè.
regola n° 2 Macinare ben bene un caffè di ottima qualità e lasciarlo soffice nel misurino.
regola n° 3 Riempire la caldaietta solo fino al limite segnato e far bollire a fuoco basso, tenendo alzato il coperchietto (il condensamento di vapore rovina il caffé).
e... Gran finale! Non farlo "salire" tutto: togliere la Moka Express dal fuoco quando è piena solo per tre quarti. Attendere che si riempia completamente senza fiamma e poi servire: così sì che berrete un super caffè!

08 ottobre 2013

Risveglio

Si svegliò, ma forse non del tutto, giacché non avrebbe saputo dire con certezza né che ora e che giorno fosse, né dove si trovasse. Le possibilità erano molteplici: notte e luce si confondevano nella penombra delle ciglia non ben dischiuse, l'orientamento sbandava in preda alla sonnolenza residua, il luogo non si decideva a definirsi. Si ripromise di non allarmarsi e piano piano lasciò spaziotempo alla consapevolezza, emergendovi quasi per intero non molti istanti dopo. La situazione non era avversa e si risolse a fare tappa lì per vivere un pezzo di esistenza così come gli sarebbe toccato.

Si svegliò e non c'era alcun dinosauro lì, ma la sua assenza non lasciava scie di vuoto. Forse non era integra pienezza, ma non era nemmeno mancanza. Innanzitutto, perché non si mancava: sentiva di esserci e lo sapeva, a dispetto della marginalissima disgregazione in cui incorreva ogni volta. Ogni volta un minuscolo pezzo di sé, una manciata di briciole, si sgretolava al passaggio dimensionale, ma in fondo finora non aveva abusato del teletrasporto e riserve cellulari ne aveva a iosa. Anche stavolta, avrebbe saputo aspettare. Nessuna solitudine sarebbe pesata al suo divenire, non fintanto che avesse continuato a confidare nella possibilità di mantenere le principali linee di contatto energetico con i suoi pari. Non fintanto che avesse continuato a coltivare la speranza di ripristinare gli imprescindibili vortici di contatto energetico con i suoi cari.

Si svegliò solo grazie all'onda radio che saettava su un altro giorno senz'alba. Trovò calore accanto e se ne rallegrò. Qualunque cosa fosse, non aveva intenzione di rinunciare a goderne. Erano ere che non fluivano limitrofe al suo essere forti correnti benefiche. Su quel sasso in orbita il freddo non si limitava ad accarezzare, ma circoscriveva limiti a ogni eventuale slancio, mummificando quasi anche i pensieri. Quell'oggi, invece, circolava linfa, frizzava il nettare interiore.

Si svegliò e il dinosauro era di nuovo lì.

05 ottobre 2013

Ampiamente

È tutto un viaggio, che ci si muova o si stia fermi.
Lo è quando costeggi un fosso guidando un furgone lungo una stradina di campagna fidandoti di un navigatore prestato e riscoprendo ricordi che non sai. È allora che ti riesce il trucchetto del qui e ora, capace di escludere l'ansia da stress per riportarti al vivere, a vivere quel che ti tocca toccando a tua volta il meglio che ti si presenta in quell'ampio istante dell'ampio mondo.
Lo è quando rimani seduto su un divano scomodo a guardare un film in compagnia. Un film che si preannunciava altrettanto scomodo e che invece si rivela pienamente a portata di comprensione anche dei più giovani virgulti, oltre che davvero ricco di umanità. Un'umanità ampia, più ampia di quel che l'esperienza ti porta a conoscere direttamente, ampia quanto l'ampio mondo.

04 ottobre 2013

Il silenzio e le parole

Per il minuto di silenzio non ero a scuola, ma la mattina ne avevamo parlato un pochino. Mi ha colpito la compostezza e l'attenzione con cui hanno ascoltato e si sono interessate le alunne (e i due alunni) del nuovo settore di studi amministrativi della Mazzini mentre raccontavo le testimonianze di cui avevo udito ai giornali radio di RP. Forse perché non ci ho messo retorica e mi sono limitato a riferire fatti, perché ho lasciato il sentire tra le righe, o semplicemente perché era un raccontare che parlava di esseri umani.

02 ottobre 2013

Che cosa vuoi fare da grande?

A distanza di un bel po' di tempo, hanno pubblicato una mia frase su un sito divertente in cui ti chiedono: e tu? che cosa vuoi fare da grande? Ora non ricordo più che senso avesse di preciso quando l'ho scritta, comunque la riporto qui tal quale:
"Da grande voglio fare il telescopio astronomico, ma solo sei ore alla settimana."

Zu

30 settembre 2013

Calenditango

Pur con tutti i trabiccoli telematici a disposizione, quando devo segnarmi degli impegni, li annoto a matita sul calendario cartaceo che sta sulla parete accanto alla mia scrivania. Orari delle lezioni a scuola o altrove, appuntamenti e scadenze, impegni vari. Ieri o ieri l'altro l'ho riempito di "T" e "t": sono le serate in cui imparerò o ripasserò tango, seguendo il 5° corso e prestandomi come cavaliere per i precedenti. Spero di farcela a incastrare tutto, e che il tutto sia utile e bello al tempo stesso.

28 settembre 2013

Mettersi in pausa

"Il mio miracolo è che se ho fame mangio, e se ho sete bevo". Così diceva Bankei e così mi sono detto in questi due giorni, estrapolando il discorso fino a toccare un altro bisogno primario, quello del riposo. Mi sono dovuto un po' forzare, ma ho ascoltato quel che l'organismo mi diceva attraverso la stanchezza e un leggero raffreddore: "Férmati". Mi sono dovuto forzare perché non mi viene facile rinunciare a piacevoli occasioni che riuniscono musica e socialità, ma so che mi rifarò molto presto.

27 settembre 2013

Glifi

Linguaggi diversi possono trovarsi e incontrandosi lasciar scaturire una forma di comprensione reciproca. Parole di lingue sconosciute pronunciate col tono giusto, gestualità dai codici ignoti prodotte al momento opportuno, soffi di energie scambiati a livello sottile appena sotto la soglia del consapevole: coincidenze generatrici d'intese, per un momento almeno nel multiforme vivere. Un po' come quando si riesce a ballare insieme pur partendo da due stili diversi: movenze generatrici d'intese, per un momento almeno nel segno della musica.

26 settembre 2013

Ciàinatàun

"Prego?"
"Niente, stiamo curiosando. Sono con mio figlio e facciamo i turisti. Possiamo entrare nel cortile?"
"Sì, certo: di dove siete?"
"Di Milano, però abbiamo un'ora di tempo e ci facciamo un giro. Quando uno va in altre città, ammira tutto qua e là e su e giù, poi nella propria non visita mai niente."
"Ah sì, guardi, anch'io sono di Milano ma ci sono tante parti della città che non conosco per niente."

Questo minidialogo, che dal vivo era intriso di cordialità e sorrisi, è stato il più lungo tra quelli intercorsi nella mattinata di oggi con le portinaie e i portinai di via Paolo Sarpi. Dopo una visita oculistica di controllo al Buzzi e prima dell'ora di pranzo, ce la siamo percorsa con calma e curiosità, deviando e spaziando e notando come l'area pedonale influisca positivamente sull'atteggiamento delle persone e su tutte le interrelazioni, che si creano in modo più naturale e con frequenza decisamente maggiore rispetto alla media urbana. Niente di trascendentale, ma molto di immanente.

La gradevolezza dell'escursione è stata coronata da un pranzetto ottimo ed economico presso la trattoria cinese Long Chang. Non è il solito ristorante cinese cui siamo mestamente abituati e non mancherai di accorgertene se ordinerai dalle prime pagine del menu, quelle dei "piatti tipici". Mi ha fatto ricordare una battuta pronunciata da Bruno Ganz in Pane e tulipani, quando il suo pittoresco e colto personaggio asserisce che i Cinesi sono i migliori ristoratori del mondo.

25 settembre 2013

Seduta visiva

Devo avere qualche problema con la percezione visiva. Ci sono tante cose che noto, che cerco con gli occhi e che guardo, però probabilmente altrettante, anzi molte di più, mi sfuggono pur standomi lì davanti a lungo e con ostentazione.

Non sto mica parlando in linea teorica: prendi le piastrelle del bagno della casa in cui abito da oltre sei anni: intuivo riportassero qualche vaga decorazione, ma solo ieri mi sono accorto della presenza di alcune conchiglie. Al primo momento, primo momento di ieri, dico, m'è sembrato di scorgere una cornucopia e solo dopo un po' l'ho battezzata conchiglia, notando quasi subito dopo la presenza di altri elementi da fondo marino in quella stessa piastrella. Me ne sono rallegrato, ma la sensazione s'è mutata in puro stupore quando, orientando gli organi visivi qualche grado più a sinistra, mi sono reso conto che un intero gruppo di cinque o sei piastrelle raffigura un intricato complesso di coralli, conchiglie e ricci marini. Quelle figure erano lì, il mio occhio le vedeva, ma la mente non le ha mai registrate, scegliendo di sdegnarle, evidentemente. E allora, come mai stavolta le ho notate? Sarà che non m'ero portato niente da leggere.

Se poi tutto ciò lo volessi considerare una metafora di quanto spesso non ci si accorga della realtà e della bellezza immediatamente attorno a noi, fai pure. Magari è così, ma t'assicuro che l'aneddoto autoriferito è autentico.

24 settembre 2013

Circolo virtuoso

Il circolo virtuoso non è un club esclusivo né una cerchia per eroi. Al circolo virtuoso non si accede per tesseramento né per un grande gesto. Il circolo virtuoso è un vortice lieve e delicato che si crea passo passo, una piccola azione dopo l'altra. Basta iniziare a fare qualcosa di buono, e per buono intendo qualcosa che ti serva o di cui tu senta il bisogno, basta iniziare a farlo a piccole dosi, perché un pochino è meglio di niente. Poi non sarà impossibile, anzi, forse sarà addirittura facile ampliarne la portata e i benefici. Questo, per esempio, vale per: abitudini alimentari, esercizio fisico, pulizia della casa, riordino degli scaffali, incombenze, doveri, riequilibratura mentale, esplorazioni, atteggiamenti e predisposizioni, lettura, scrittura, arti varie. Lo scrivo per te che leggi, ma anche per ridirmelo e convincermene nel fare oltre che nel dire.

23 settembre 2013

Anche il naso vuole la sua buona parte

"Ne vous lavez pas": erano di questo tenore le parole con le quali, secondo la leggenda, Napoleone* chiedeva all'amata di evitare le abluzioni nella relativa imminenza del suo ritorno. Visto che si trattava perlomeno di alcuni giorni, l'idea può farci orrore, ma "Non lavarti", più che a una perversione, corrisponde alla richiesta, in verità un po' estrema, dell'amante in preda alla golosità polisensoriale.

"Pif-au-métrique": in francese questo aggettivo spiritoso denota qualcosa di approssimativo, misurato "a naso". "A naso" però non indica solo imprecisione, bensì istinto, fiuto. Laddove, poi, l'ambito sensoriale confina con la sensualità, quando il fiuto si fa olfatto e se l'olfatto si eleva alla natura più sottile, piacersi "a naso" può significare molto più di una semplice intuizione.

Annusarsi è conoscenza: pur senza toccare le esasperazioni pseudonapoleoniche, poter percepire l'autentica emanazione odorosa della pelle e delle carni cui vogliamo avvicinarci è discrimine fondamentale per capire se tale avvicinamento potrà piacerci davvero. La realtà, per fortuna, non è una superficie patinata: la vista conta molto, ma non è tutto, proprio no.

* altri sostiene invece si trattasse di Enrico IV.

22 settembre 2013

Scopare non basta

Quando il marasma t'attanaglia, quando attorno a te è la giungla, quando la massa d'incoerenze s'ispessisce, scopare non basta. Bisogna svuotare la stanza, ogni stanza, e stanza per stanza passare l'aspirapolvere e poi lo straccio oppure il mocio. Bisogna spostare e riordinare tutto quanto per far spazio al lindore, che non sarà più solo nelle cose, ma si trasferirà allo sguardo e da lì donerà alle cose una nuova anima. Bisogna, tutto ciò, farlo con il sorriso, ché la pazienza non basta, la determinazione è solo un fattore: sarà la buona disposizione d'animo a fare la differenza, insieme al respiro. Respirare a fondo e con calma, ricordandosi di non procedere in apnea amplificando inutilmente le fatiche fisiche, è essenziale. Vedi bene, dunque, che per restituire l'anima a quel che ti sta intorno, scopare non è abbastanza.

20 settembre 2013

Di scarpe

In inglese, l'espressione "mettersi nei panni di qualcuno" si focalizza sulle calzature: "Se fossi in te..." diventa "If I were in your shoes..." e in effetti è piuttosto azzeccata, perché l'importanza delle scarpe non è solo di custodire i preziosi e mai abbastanza lodati piedi, ma anche quella di aiutarci a intraprendere un cammino, lungo o breve che sia, che splenda il sole o che piova (Come rain or come shine).
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A proposito di calzature, pioggia e tutto il resto, leggi il post "Scarpe", di Sabina.

16 settembre 2013

Compitamente

Fare da consulente per un paio di temi scolastici su argomenti giganteschi e per questo troppo vaghi non è facile; meno ancora se lo fai per tua figlia, dovendo badare a non innescarne la suscettibilità adolescenziale; meno ancora se lo fai guidando in autostrada durante e dopo una coda quasi snervante; meno ancora se la stanchezza di un weekend troppo breve per non essere faticoso si fa sentire. Non è facile, ma ne vale la pena quando percepisci la soddisfatta gratitudine del sangue del tuo sangue. La vicinanza ha molte forme da esplorare, ricordandosi di gustarne finché ce n'è.

13 settembre 2013

Sintesi

Sintesi sentimental-gastronomica per il fine settimana incipiente:

Romagna mia, fatti capanna.

11 settembre 2013

10 settembre 2013

Il respiro della pelle

Se senti un senso d'oppressione che t'impedisce di fare quel che con urgenza devi, prima di tutto allenta la cintura, poi magari togliti la maglietta, rimani a torso nudo e lascia respirare la pelle. La brezza ti lambisce dalla finestra, solleticandoti come ad anticipare altre più soavi tattilità. Soprattutto, abbi cura di non ascoltare canzoni istigatrici di eccessive dosi malinconiche. Poi fai il punto, verbalizzando in una conversazione con persone fidate quello che concretamente andrai a compiere. Qualche battuta, qualche risata, ed ecco che l'equilibrio si lascia nuovamente indossare, permettendoti, un passo dopo l'altro, di riprendere a camminare, correre, ballare, ristare. Ora puoi anche riaccendere la musica e le sue onde transiteranno dal passato al futuro toccandoti lieve all'attraversamento d'un'attenzione dal sorrisino benevolmente ironico e immunizzante nei confronti di tutti i condizionamenti, di tutti i condizionali, a favore del presente allargato, da vivere come unico vero dono.

09 settembre 2013

Navigare con meno falle possibili

Nella presentazione di Gaspar Torriero che puoi scorrere qui sotto, trovi tra l'altro un po' di indirizzi utili a migliorare la sicurezza della tua navigazione in rete.

Per il momento, sono tornato a installare AdBlock, che ti elimina la pubblicità indesiderata da qualsiasi pagina visitata (anche quelle prima dei video di YouTube!). Un'estensione per il tuo programma di navigazione (o browser) che paghi quanto vuoi, anche zero dollari, secondo quello che puoi permetterti: così ha deciso il tizio che l'ha inventata (e in questo mi ricorda Amanda Palmer e l'arte di chiedere).


Aggiornamento: le spiegazioni delle diapositive, dal blog di Gaspar Torriero:
diapositiva 1 - Ovvero: come mia madre scoprì che sapevo leggere
diapositive 2-3 - Ovvero: l’indottrinamento
diapositive da 4 a 8 - Ovvero: le mie ossessioni
diapositive da 9 a 11 - Ovvero: la grande delusione
diapositive da 12 a 18 - Ovvero: strumenti di difesa, e la questione morale
diapositive 19-20 - Ovvero: quelli che pagano per stare nelle ricerche dove non c’entrano
diapositive 21-22 - Ovvero: il tracker nelle mutande
diapositive 23-24 - Ovvero: Facebook senza spam sembra FriendFeed
diapositive da 25 a 30 - Ovvero: che futuro ci aspetta?
diapositiva 31 - Ovvero: conclusione
diapositive da 32 a 36 - Ovvero: i necessari riferimenti

08 settembre 2013

Adiposa die

I genitori di bambini grassi mi scendono immediatamente di un paio di pioli nella precaria scala d'un'ipotetica stima.
Sì, perché, disfunzioni escluse, significa che non li stanno educando bene.

Bada: non c'entra solo l'alimentazione. Magari sono di quelli che non li incoraggiano a muoversi, o addirittura che non permettono loro di farlo. Quelli che alla richiesta: "Posso andare a giocare a pallone?" rispondono, come nelle barzellette: "Sì, ma non sudare." Quelli che non li portano mai al parco o, se lo fanno, lasciano loro in mano qualche aggeggino succhiamente, dal gameboy alla piessepì, dallo smartphone al tablet, potenzialmente utilissimi, questi, ma dannosi laddove schermano dalla realtà fisica, soprattutto quando questa è a portata di mano, di gioco e di corsa. Quelli che li fanno uscire dall'acqua, senza alcun motivo logico apparente, dopo pochissimi minuti di sguazzamento. Quelli che fanno prevalere le proprie paure sulla voglia esplorativa che ogni bambino ha nei confronti dei propri limiti e del mondo.
Certo, permettendo invece il movimento e la scoperta toccherebbe loro prestare attenzione a cosa combinano i pargoli, perlomeno quando sono piccoli, e questo costa un po' più di sforzo rispetto al ricorso alle babysitter elettroniche, nuova versione della babysitter formato schermo televisivo. Prestare attenzione, peraltro, perderebbe quasi ogni connotazione di fatica se anche gli adulti si mettessero a giocare giochi di movimento fisico. Più spesso di quanto non si creda, però, la non interferenza vigile è insieme l'atteggiamento più efficace in termini di sicurezza e più produttivo per l'evoluzione personale dei piccoli. Bisogna imparare dal giovane Holden e dal suo sogno di essere il catcher in the rye, pronto ad afferrare i bambini prima che cadessero dal bordo del campo di segale in cui giocavano liberamente.

Oltre al giocare liberamente e al benefico movimento fisico che quasi sempre ne consegue, conta anche l'alimentazione, ovvio. E qui, ancor più che in altri ambiti, l'esempio è importante. Mangiare sempre le solite schifezze non aiuta né piccoli né grandi e allora bisogna porre rimedio seguendo qualche regola, che secondo i casi può essere quella di ristabilire un qualche riferimento orario per il cibarsi, quella di rendere obbligatorio l'assaggio di nuove pietanze (obbligare ad assaggiare, non a mangiare, mi raccomando), quella di riscoprire i sapori immediati, come la verdura cruda da sgranocchiare (carote e finocchi possono essere sfiziosi come spuntino, dico sul serio) e l'acqua naturale da bere se vuoi davvero dissetarti.

06 settembre 2013

Prima e dopo

Al tempo dei balocchi e dell'amore
che bello, m'abbagliava ad ogni incontro
cecando gli occhi e illuminando il cuore.

Ma poi, tra acciacchi e liti varie
perbacco, m'abbaiava sempre contro
con sguardi fiacchi e senza luminarie.

05 settembre 2013

Autodisciplina

Me lo devo segnare, che son stato bravo stasera a rinunciare a una cena e un paio di milonghe per continuare a lavorare su dei testi per il web.
Poi una volta o l'altra dovrei parlare più diffusamente di questo aspetto del mio lavoro, che mi piace per la stimolante sfida di scrivere con un occhio al lettore e uno all'indicizzazione telematica, mirando a coniugare scorrevolezza dei contenuti ed efficacia in chiave SEO, ovvero ottimizzazione per i motori di ricerca.
Però adesso metto su un disco, a mo' di consolazione per le delizie rimandate.

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* La canzone Have I Told You Lately, qui interpretata da Rod Stewart, è di Van Morrison. Da qualche parte in rete ho visto un video in cui, prima di eseguirla, ringraziava il simpatico scozzese di averne realizzato la cover.

04 settembre 2013

Le droghe del sentire

Delle droghe naturali, la più bella è far l'amore, poi c'è il dolce dormire, quindi le euforie da cuorecaldo per le amicizie e le condivisioni intense e allegre. Tutto questo, senza dimenticare i respiri colma-torace da troppopieno di bellezza, in genere percepiti nel bel mezzo della natura, quando si coglie l'immensità di micro- e macrocosmo, quando senza capire, perché non c'è capienza, si sente. E quel sentire, in fondo in fondo, è lo stesso delle altre "droghe naturali", il cui effetto raddoppia, come già sostenuto, con la condivisione.

03 settembre 2013

Di nuovo tango

Quando si tratta di malinconie io sono fortemente a rischio, figuriamoci cosa potrebbe succedere ad ascoltare un tango come questo, con una musica così e parole così. Parole e musica da strappacuore, all'ascolto. Ballandole, invece, le malinconie si esorcizzano e ad avvolgerti rimane l'abbraccio. Inoltre, siccome la pratica val più della grammatica, vado, ciao.
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* il pezzo che puoi ascoltare cliccando sul link è Fueron tres años (1956), di Juan Pablo Marín, eseguito dall'orchestra di Héctor Varela e cantato da Argentino Ledesma.

02 settembre 2013

Svegliatevi!

Devo essere di buon umore: alla Testimone di Geova che mi ha appena citofonato un po' impacciata, impappinandosi mentre mi recitava il discorsetto mirato a convincermi, ho riservato tutta la pazienza necessaria a lasciargliene completare l'introduzione; inoltre, ho condito il mio diniego con un sorriso e con l'augurio di una buona giornata. Eppure i pensieri stressanti non mi mancano, soprattutto quello di dover applicare una doppia dose di volontà per l'autodisciplina indispensabile ai fini di una maggiore produttività lavorativa; specialmente ora che, grazie alla Testimone, so che prima o poi si muore. A proposito: quel che mi sembra di non essere riuscito a fare è stato mandarla via senza un eccessivo gravame di preoccupazione per la mia Salvezza, ma al citofono è più difficile trasmettere benessere. Forse dovrei invitarla a tornare una domenica mattina di buon'ora, presentandosi direttamente alla porta...

01 settembre 2013

Ad anello

Di persone che considerano il primo settembre il vero capodanno conosco almeno due esempi, entrambi blogger (Mitì e Squonk). Per pura coincidenza, proprio oggi mi sono trovato, come per tradizione si fa a Capodanno e come io invece non faccio, a elencare qualche proposito chiacchierando con mio figlio Lorenzo (la conclusione è stata che per riuscire a realizzarli basterebbero giornate da 42 ore). Lo spunto per tale conversazione era stato il dolore alle ginocchia che provavo camminando in discesa nei ripidi pendii dolomitici: sostenevo di dover perdere qualche chilo per lenire lo sgradevole effetto, al di là della necessità di essere un po' più allenato. Oggi il dolore articolare premeva nonostante il declivio fosse addolcito dall'erbetta più tenera, tra le mucche al pascolo e con lo stomaco ancora memore del pranzetto alla Baita Caserina, ma erano le fatiche di ieri a gravare. Fatiche nate e cresciute sulle salite, ma soprattutto nelle discese, delle cinque ore di camminata (tra andata e ritorno) che ci aveva portato dal passo Feudo al Torre di Pisa e di lì, attraversando per intero l'ampio anfiteatro del Latemar, alla forcella dei Campanili. Il nome è meritato per le guglie che l'adornano da entrambi i lati, la cui bellezza rende già meritevole il tragitto, ma il premio per chi vi si affaccia è grandioso quanto il paesaggio che si apre alla vista. In basso, quella gemma azzurrata che è ancora il lago di Carezza, nonostante le vicissitudini climatiche capaci di portarlo quasi al prosciugamento qualche anno fa. In alto, le vette coi ghiacciai perenni, Marmolada e Piz Boè, entrambe sopra i tremila. Sullo sfondo, altre cime, già in Veneto, di cui non ricordo i nomi che seppi forse da piccolo. In primo piano, proprio di fronte a noi, un versante del Catinaccio, quello con la Roda di Vael, con il rifugio Paolina e con il canalone attraverso il quale giungemmo a valicare il passo Vaiolon. Quello da cui ci eravamo trovati, tre settimane fa, a guardare ammirare e rimirare proprio questo spettacolare punto del massiccio del Latemar. Morale: per arrivare a immedesimarsi davvero in un punto di vista opposto ci vogliono un po' di tempo, un bel po' di fatica, un pizzico di fortuna come quello di una giornata splendida, una buona dose di buona volontà.


a cura di Giulio Pianese

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