15 ottobre 2013

Cose di fuori casa

La settimana scorsa ho rotto il cellulare. Mi è caduto di piatto sull'asfalto, dalla parte del vetro, e la botta l'ha oscurato, pur senza fratture visibili. Da allora sto usandone uno vecchio che ho ripristinato: il Nokia 1100, la cui sigla in effetti ricorda il nome di un'auto d'altri tempi, quelli dei ricordi in bianco e nero.
Ovviamente ho perso l'accessibilità a gran parte della rubrica, nonché a qualche foto e ai messaggi archiviati. La perdita degli SMS pervicacemente conservati è una costante che si ripete a ogni incidente riguardante il telefonino. Non è la prima volta, infatti, che l'aggiornato aggeggino di turno cessa di funzionare, in modo più o meno traumatico, obbligandomi come soluzione d'emergenza a ricorrere all'antenato, apparentemente immarcescibile.
Come da quasi tutto quel che mi capita, cerco di trarre un possibile insegnamento e in questo caso mi pare quasi ovvio sintetizzarlo nella necessità di evitare l'eccessivo attaccamento a ciò che è stato, in modo che non funga da remora per le nuove navigazioni.
Non si tratta di dimenticare il passato, cosa che mi farebbe orrore in quanto grave perdita di esperienze vissute, bensì di superarlo. Superarlo sapendo che niente di ciò che conta andrà perduto, perché dall'essenziale non ci si distacca (* e **).

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a cura di Giulio Pianese

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