Stamattina a scuola ho ritagliato un momento per parlare di Nelson Mandela, legandomi al testo della poesia Invictus, letta in inglese e in italiano. È quella citata nell'omonimo film girato da Clint Eastwood: eccola, in originale e doppiata.
A proposito di figure memorabili e della loro presenza nella nostra vita, mi vengono in mente, e si attestano come a due capi di un lungo filo, due momenti.
Il primo è un flash della seconda metà degli anni ottanta: sul retro del Leoncavallo (nell'antica sede della via da cui il centro sociale prese il nome, prima del traumatico sgombero avvenuto nell'agosto 1989), in qualche sala o stanza sopra l'Helter Skelter, alcune persone imparavano a danzare sul ritmo di una scatenata e assai energica canzone, il cui ritornello reclamava gioiosamente la libertà per il leader africano ingiustamente incarcerato: Free Nelson Mandela!
Il secondo è in una sala da cineforum in cui proiettavano Invictus, con le parole e gli atti di un grande uomo capace di non perdersi d'animo mai, proprio come nella poesia, con le vicende dell'esaltazione sportiva e di una rivoluzione culturale e sociale, con le immagini a trasmettere l'ampiezza dei cieli sudafricani e della terra rossa come il rooibos. Nel cuore, la commozione cresceva a strabordava un Ti amo, via sms, con una pienezza tale da accogliere con autentica contentezza, in risposta, un semplice sorriso.
Con un semplice sorriso va salutato il percorso di questo grande che se ne va. Con un sorriso semplice come le coincidenze, che esistono solo se ce ne vogliamo accorgere, saluto quest'uomo lontano e vicino, nato il mio stesso giorno e morto nel giorno del mio onomastico. Nella speranza di accogliere qualcuno dei suoi insegnamenti, tanto più veri in quanto testimoniati da azioni e comportamenti.
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Bonus musicale: Hugh Masekela - Bring Back Nelson Mandela
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.