27 gennaio 2011

Fantasmi e speranze



Quando arrivammo ad Auschwitz-Birkenau aprirono le porte dei vagoni. Eravamo mezzi morti, ma dovemmo metterci velocemente in fila per cinque. C'era un uomo con in mano un bastone. Con un movimento della mano mandava le persone a destra o a sinistra. Mia madre, il mio fratellino e mia sorella andarono a sinistra. Non li rividi mai più.

- Lilly Ebert, ebrea ungherese, sopravvissuta ad Auschwitz

[fantasmi dal sito How to be a Retronaut, segnalato giorni fa da mastra]


E una canzone sorridente, Ale Brider (Tutti fratelli), da riascoltare e di cui, volendo, leggere testo e (mio) riadattamento in italiano.

[speranze dalla musica, sempre, dall'animo fanciullo che non si rassegna, che non smette di cercare con lo sguardo dei sensi i fiori in mezzo agli orrori del non senso]

01 gennaio 2011

2011

Il tempo forse esiste e forse no, sarà anche vero che è tutta una costruzione, ma intanto il valore simbolico che ci autocostruiamo qualche effetto lo scatena. S-cateniamoci dunque, per viaggiare secondo inclinazione autentica, con l'auspicio di far risuonare i palpiti nelle armoniche più propizie al benessere intero. E siccome non è bene rinunciare al sole pur di ripararsi dalla pioggia, non ti auguro un anno senza lacrime, ma che per ogni lacrima ci siano mille sorrisi.

Buon anno nuovo colorato di sorrisi condivisi ;-)
e baci :-***

29 dicembre 2010

Retrospezione

Una visione, anche parziale e lontana, capace di dar le vertigini è quella sul tempo andato, per chi ha da sempre la fisima della velocità con cui passa. Un soffio, questa vita è un soffio. Un anno fatto di un attimo e di un altro ancora e di un altro attimo che colpisce e staglia, s'accende e sfuma, scalda e svapora. In un soffio. Eppure sono tante le cataste dei momenti, le fastelle dei ricordi, enciclopedici gli album di memoria che risfogli: l'immane dentro una piccolissima finitezza. E se, invece che all'ultimo anno, guardassi al decennio appena trascorso? Quanta paura, quanta, nello sgomento dello scorrere infinito d'infinitesimali particolari, captati ma impossibili da cogliere, microscopici e troppo grandi per la capienza di un presente che si fa frattale mescolando istanti e vite, idee e respiri, aneliti e assenze. Un soffio, è un soffio questa vita, ma si fa uragano insieme a quelle altrui.

11 dicembre 2010

Addobbi di parole

Anche quest'anno ho scritto un pezzo per il PSLA (Post sotto l'albero) e stamane lo mando al Sir, che lo impaginerà insieme a quelli di tutti i partecipanti.

Di cosa si tratti lo spiega per esempio questo articolo di Akille.

Per riferimenti sulle vecchie edizioni, vedi qui.

(se vuoi partecipare, basta rispettare il termine ultimo di consegna, fissato per la giornata di domani, domenica 12 dicembre - una giornata che ricordiamo anche per motivi decisamente meno festosi)

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[Aggiornamenti]

Il Post sotto l'albero 2010, dice, comprende 134 post, 192 pagine, 75.694 parole, 378.841 caratteri spazi esclusi, anzi: 135 post, 192 pagine, 76.141 parole, 381.038 caratteri spazi esclusi e uscirà venerdì 17 alle 17.

Per scaricare il pdf passa da Sir Squonk.

Se non ci avevi trovato il mio pezzo non è perché non l'avessi scritto: che sia o meno una strategia markettara, negli ultimi anni il Psla ci ha abituati alle edizioni "Gronchi rosa", quelle coi refusi e le dimenticanze, poi sostituite dalla definitiva (epperò conservate da qualche collezionista).

Abbi dunque un po' di pazienza: ora che il Sir ha sistemato le cose, riscarica il Post sotto l'albero 2010. Ci troverai anche il mio contributo, che s'intitola I sette palazzi celesti.

06 dicembre 2010

A tempo, nel tempo, oltre il tempo

Ci sono giochini che ti fanno perdere tempo, ma riguadagnare vita, sotto forma di intrecci tra ricordi, sensazioni, piaceri e sguardi prospettici su di sé, come siamo e come eravamo, come siamo e come forse saremo. Così, perlomeno, ho preso quello dei "15 album" che gira su facebook e che ho svolto così:

15 album... o 21
pubblicata da Giulio Pianese il giorno lunedì 6 dicembre 2010 alle ore 10.25
Regole: Non ci pensate per troppo tempo. 15 album che hai ascoltato e che rimarranno sempre impressi su di te. Elenca i primi 15 che riesci a ricordare in non più di 15 minuti! [...]
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Non "taggo" nessuno, ma invito chi vuole a rispondere con la sua selezione. Per conto mio, scelgo di elencare alcuni tra gli album che rappresentarono per me vere e proprie epifanie, imponendosi al riascolto quotidiano e imbibendo il vivere, indipendentemente dal loro valore assoluto. E ne elenco 21, perché già così ne lascio fuori tanti, ma almeno il minimo sindacale, ecco.

1. Rimmel - Francesco De Gregori
2. 4 Way Street - Crosby, Stills, Nash & Young
3. Non farti cadere le braccia - Edoardo Bennato
4. Happy Trails - Quicksilver Messenger Service
5. Bluesbreakers - John Mayall
6. Electric Ladyland - Jimi Hendrix
7. Volunteers - Jefferson Airplane
8. After The Gold Rush - Neil Young
9. Seconds Out - Genesis
10. If I Could Only Remember My Name - David Crosby
11. The Piper At The Gates Of Dawn - Pink Floyd
12. The Doors - Doors
13. Led Zeppelin II - Led Zeppelin
14. Remain In Light - Talking Heads
15. You Are What You Is - Frank Zappa
16. Vai mo' - Pino Daniele
17. The Velvet Underground & Nico - Velvet Underground & Nico
18. The Queen Is Dead - Smiths
19. Puta's Fever - Mano Negra
20. Mlah - Les Négresses Vertes
21. Bossanova - Pixies

P.S.: sì, ripropongono una sorta di cronologia delle scoperte personali, dai tempi delle scuole medie in avanti.

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Intanto last.fm, da un profilo che non utilizzo e in cui non entravo da chissà quanto, mi restituisce non solo l'elenco dei brani ascoltati di recente (desumendolo da blip.fm), ma la classifica degli artisti da me più gettonati. E mi fa contento:
The Rolling Stones (319 ascolti)
Nick Drake (185 ascolti)
Tom Waits (166 ascolti)
Frank Zappa (143 ascolti)
The Velvet Underground (121 ascolti)
Neil Young (117 ascolti)
Otis Redding (116 ascolti)
Jefferson Airplane (112 ascolti)
Pixies (111 ascolti)
Ray Charles (110 ascolti)
Talking Heads (108 ascolti)
Paolo Conte (108 ascolti)
Janis Joplin (107 ascolti)
Lou Reed (103 ascolti)
The Smiths (101 ascolti)
Jimi Hendrix (101 ascolti)
David Bowie (94 ascolti)
Bob Dylan (87 ascolti)


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Aggiornamento: se vuoi, vai a vedere anche gli album di mastrangelina, chiaratiz... o proponi le tue scelte nei commenti qui sotto, come vix...

30 novembre 2010

Condivisione

Sono ormai parecchi anni che campeggia qui sopra e ancora ci credo: "la condivisione raddoppia il piacere".
Il perché e il percome ciascuno se li saprà spiegare a modo suo, ma oggi Chiara Tizian sul suo blog lo fa molto bene. E va anche un livello oltre, quello della condivisione delle cose con "le persone giuste":
Ti accorgi che non le avresti godute alla stessa maniera se non le avessi vissute con la pelle tua e con quella degli altri allo stesso tempo.

Leggi anche il resto del suo post, che accarezza il sentire.

27 novembre 2010

Saluto

È un soffio di piantoriso, è un buffetto, è un sorriso
è un lampo d'impermanenza, è addio, è assenza
è soffio di tempo intriso, di sempre, è essenza.

*

04 novembre 2010

Non è star sopra un albero, a meno che non lo desideri veramente

Leggo alcune parole di wild sulla libertà e le trovo vere.
Mi torna ogni volta in mente la scena nel piazzale della caserma Mignone il giorno del congedo: ero sorridente, tranquillo, se non addirittura felice, mentre la maggior parte di quei giovanotti piangeva; a guardar bene, il motivo non era il prossimo distacco dai fra', i compagni di un anno di vita nella coercizione, bensì il ritrovarsi di colpo di fronte alla vita vera, senza nessuno che ti dicesse a ogni momento cosa fare e cosa non fare.
La libertà è di certo un banco di prova importante: non essere irreggimentati espone il proprio sguardo alla vista di una sorta di abisso vertiginoso, oppure al deserto dello smarrimento. Occorre crescere e in un istante stabilire direzione e velocità; occorre scegliere, momento per momento.

Pensa poi a cosa faresti se di colpo ti trovassi immune da qualsiasi incombenza coatta e non dovessi più preoccuparti delle necessità monetarie e materiali (sì, lo so, sembra un sogno, ma immagina che non sia per pochi giorni o settimane di vacanza, ma in via permanente). In effetti, tale condizione l'abbiamo sperimentata quasi tutti, da neonati. Però riviverla da esseri (semi)consapevoli sarebbe tutt'altra faccenda: il neonato fa esattamente quel che gli serve, l'adulto (o supposto tale) rischia sovente l'autodistruzione o l'alienazione.
La bacchetta magica per la condizione paradisiaca, ahimè, manca, tuttavia è sempre utile delineare i propri desideri, capire ciò di cui si ha autenticamente voglia.
Perlomeno per quanto dipende da noi stessi, ce la faremo. Per quanto riguarda il desiderio altrui, purtroppo e per fortuna, no (lo diceva persino il genio della lampada, a proposito dell'impossibilità di far innamorare qualcuno, per esempio -- purtroppo, e per fortuna).

20 ottobre 2010

Afterglow

Sì, è anche il titolo di una canzone dei Genesis, gruppo che da ragazzo ascoltavo con devozione, invero un pochino attenuata per la produzione successiva alla fuoriuscita di Peter Gabriel, ma non è per quello che la parola campeggia qui sopra, anche se in questo momento la canzone, dopo tanti anni, sta riaffiorandomi all'ascolto.

No, la parola vale per sé, con tutte le sue accezioni (Merriam-Webster) e traduzioni (Sansoni).

L'effetto piacevole che indugia presso di te dopo che qualcosa di bello è successo, si è realizzato, è stato vissuto. La luminescenza che riverbera come gli attimi cangianti e fuori confine fra tramonto e crepuscolo. Il bagliore che permane quando l'anima riluce di godimento.

Tutto quel che non riesci a tenere vivo se ti lasci sopraffare dal mal di schiena, imbufalire dalle avversità, tarlare dalle assenze, divorare dalle gelosie, scorare dai contrattempi.

Ed è o sarebbe un peccato, quasi come buttar via la bellezza di ciò che è stato.

La memoria alle volte è come un sacco di ciarpame, gravoso da trascinare, ostacolo al procedere, ceppo alle caviglie a impossibilitare la corsa libera.
La luce, però, non pesa.

Un sorriso colorato e portafortuna, a te che leggi e passi, a te che leggerai. E a me, ora e attraverso la notte.

27 settembre 2010

Una passeggiata

Percorrere a piedi le strade in cui solitamente transiti in auto, camminando di buona lena come se dovessi andare da qualche parte. Percorrerle con una curiosità estranea e tranquilla, cambiando marciapiede per non perdere gli ultimi raggi lunghi, lasciando lo sguardo libero di cogliere particolari insignificanti e di memorizzarli a breve nell'archivio delle cose belle impreviste. Adottare una diversa forma di meditazione, quella ambulante, in cui l'ozio si ribalta in dinamismo da pilota automatico, in cui distacco e vigilanza si scambiano i ruoli nell'accompagnare sentimenti e sensi. Allora trovi l'immagine e la sua verbalizzazione, allora speri anzi confidi che una scintilla di brace stia covando sotto le ceneri ancora quasi calde. Non hai bisogno di chiederti se avrai abbastanza fiato per soffiarvi su, ma se saprai pazientare per non soffocare il rinfocolarsi. Se saprai accompagnare con tranquilla curiosità il sorriso di sentimenti e sensi per non perdere i rinnovati raggi. Percorrere i tempi e gli spazi in cui solitamente transitano i sogni, percorrerli con lo sguardo libero e il cuore aperto alle cose belle impreviste.

06 settembre 2010

Chissà

Magari t'avrei raccontato di cose che orecchie innocenti non devono sentire, magari te ne avrei parlato con dovizia di particolari, magari t'avrebbe fatto piacere, magari stuzzicato fino a sospendere il respiro. Respiro quasi afasico perché il fiato trova un tunnel senza ostacoli e dunque non riesce a risuonare, un bisbiglio sottile è tutto ciò che resta, per ora. Per un'ora forse ti saresti chiusa nella tua stanza, forse ti saresti ascoltata impronta per impronta, blandita nei sensi e nel senso del sé. Se una sorta di connessione, qualsiasi sorta di connessione, si attiva è perché emittente e ricevente funzionano nei medesimi istanti. Distanti, eppure per un momento il gorgoglio degli apparati erogeni avrebbe ammantato tutto quanto, giungendo a zittire l'irritante frustrazione dei tempi lunghi. Per un tempo più prolungato, probabilmente, sarebbero poi stati dei lampeggiamenti di visualizzazioni magiche, quelle nel mio sguardo lontano, a rivelarti nuove e antiche bellezze. Bellezze permanenti di luce anche al buio, come quando guardi la lampada accesa, distogli lo sguardo e si spegne il resto del mondo, per la cecità scintillante. Scintillano gli occhi, stanchi o chissà. Chi sa sorridere saprà farlo anche domani, magari.

26 agosto 2010

Zonker's (pan)Zone

Commemorare significa ricordare insieme: nella mailing list della Zonker's Zone lo si fa il 26 agosto, perché in quel giorno sei anni fa si ebbe notizia della morte di Enzo.
Per ventiquattr'ore la list riapre i battenti (quella per gli scambi quotidiani è migrata, si chiama G_Zone) e ciascuno scrive quel che gli viene.
A me ieri notte è venuto questo:

La morte la si sfiora comunque vivendo, l'importante è non rischiare di sfiorare la vita anziché viverla.

Preziosa vita, come il tempo e gli spazi nei quali si inscrive. Preziosa vita, quella dell'istante presente di chi è presente a sé stesso.
Presente da vivere anche quando si vorrebbe sgusciarne via verso qualche illusione. Da vivere perché è il qui e ora che c'è ed è sul qui e ora che cresce il foraggio più nutriente per l'altrove spaziotemporale.

Come se fosse facile. Non lo è, coi tempi e lo spazio che annichiliscono. Tempi in disorganica sovrapposizione, tra memoria, visioni, speranze. Spazio grande, fin troppo, a pensarci sull'orlo dell'abisso blu scuro, troppo poco invece quando si cerca là quello che va trovato qui.

Non è facile, ma è bello. Vivere, rievocare, sperare. Tenere vivo lo sguardo della memoria, fino a moltiplicarne il luccichio blu nella condivisione di ricordi e sensazioni.

Ho detto a una persona: "Ti penso tanto, nel tempo e nello spazio."
Come a volerne abbracciare la vita intera.

Come se fosse facile. Non lo è, perché l'energia infraumana che scalda e scotta, elettrizza e carbonizza, rinfresca e gela, esalta e abbatte, è capacissima di far dimenticare il presente, di annientare il qui e ora, di mutare lo sguardo sul mondo offuscandone il luccichio bambino.

Non è facile, ma è bello. Esserci, sporgersi. Riaccendere quel luccichio, e lo sguardo, fino a moltiplicarlo nel riflesso di un altro sguardo, dal cuore dei sogni.

E magari, un giorno, posarlo insieme sul mondo, che mondo non è senza la nostra purezza.

ciao
Zu

17 agosto 2010

Solo un po' di batticroma

Il cuore ha una mielina, come i nervi, che a momenti si assottiglia o si dirada lasciandolo scoperto, esposto in nudità. Allora qualsiasi intemperie sembra infinita e impossibile da sopportare, come se il futuro fosse irrimediabilmente bloccato dietro una porta chiusa dalla parte sbagliata. Sono i momenti in cui occorre fare molta attenzione a quali pezzi ascoltare e quali evitare, ché la musica sa scardinare e può devastare, già sai. Sst, senti il respiro del sangue, accarezzalo finché non si scalda di nuovo e. Soffia. Pulsa. Vivi. Dammi miele lieve in gola, dammi rock a fior di pelle, dammi ritmo ritmo in vena, dammi un bacio di promesse. Non voglio conoscer lo spartito, ma ho voglia di suonarlo insieme.

15 agosto 2010

Ogni giorno dopo ogni giorno

Citando DFW:
"It is unimaginably hard to do this, to stay conscious and alive, day in and day out."
(È inconcepibilmente difficile riuscire, giorno dopo giorno, a rimanere consapevoli e vivi.)

Elena (quella di Londra) chiede:
Voi ci riuscite, ogni giorno?
Voi ci provate ogni giorno?
David Foster Wallace si è suicidato.

Rispondo:

Suicidarsi è comunque un segno d'impazienza.
Per il resto, dipende forse dalla capacità* di raggiungere e più o meno mantenere un equilibrio tra la lucidità della consapevolezza e l'ebbrezza del godimento**.

* Una capacità necessaria anche per leggere Le correzioni di Jonathan Franzen, mi pare (ho appena superato la metà, è un libro bello e terribile).
** "Ebbro lucido" lo cantavo in una canzone dei Fragole e Sangue due dozzine d'anni fa.

10 agosto 2010

Sentiero 541

A stare a ridosso del Catinaccio e sotto le Torri del Vajolet le vertigini mi funzionano al contrario. Guardando in su. Forse perché m'inebrio di tanta bellezza. Quelle rocce mi sono piaciute quanto... o quasi. Tanto, comunque.

05 agosto 2010

Rifulgenti Nuove Albe

Avevo il laringoscopio su per il naso e giù fino in gola (e ogni volta l'effetto mi fa ripensare con ammirato stupore a certe prestazioni graziosamente elargitemi), una dottoressa con mascherina (poi se l'è tolta, che carina) e un dottore (uno serio, anche se alla prima visita ridemmo un sacco), ero occupato a non tossire e mentre li sentivo discorrere sulla detersione del glottide capto alcune parole lasciate scivolare con nonchalance: la neoplasia non c'è più. Così, quasi fossero scontate. Estraggono la fibra ottica dalle mie cavità, appena il tempo di riprendermi e chiedo se ho capito bene. Alla fine, chiedo di nuovo conferma e se posso divulgare la notizia.
Poi esco nel corridoio e la prima persona alla quale lo comunico è una sconosciuta con cui avevo chiacchierato in sala d'aspetto, incoraggiandola sulla risoluzione del suo problema. Ci abbracciamo. È vero che sono affettuoso ed espansivo, sprimacciatore mi chiamarono e strafugno, però in quell'istante capisco che al di là delle considerazioni razionali che mi facevano attendere l'esito del controllo come si attende il responso del meccanico al momento della revisione biennale, c'era in me un carico emotivo stivato sottocoperta, lo stesso che all'uscita, mentre iniziavo a comunicare la rassicurante notizia ad alcune persone care, mi faceva avvertire un nodo di commozione tendente a sciogliersi proprio lì, in gola, dove deve tornare a vorticare per bene il chakra blu, quello dei 16 petali.
E quello sarà il prossimo passo, per tornare a parlare senza fatica e, auspicabilmente, a cantare* (questo l'ho promesso e in qualche modo, non so ancora come e quando, lo farò).
Intanto, grazie per i bei pensieri e i sorrisi, per le dita incrociate e i sogni portafortuna, per le onde positive e il bene diffuso, per gli abbracci e per i baci, per la felicità.
E naturalmente, grazie ai medici del San Pio X che a marzo scoprirono il carcinoma alla corda vocale destra e ai radioterapisti di Niguarda che, a quanto pare, l'hanno debellato.

* in più, conterò sullo speciale incoraggiamento ricevuto giorni fa poco dopo l'alba a Col Margherita (2560 m slm) da Moni Ovadia.

18 luglio 2010

Una smorfia e via

Traguardi lungo il percorso: farne quarantasette senza fare 47, continuando ad affrontare la vita con poca 90 e con lo sguardo pieno di 72.

*

16 luglio 2010

My Own Private Milano

Milano, fotografata dai non milanesi, e raccontata dagli indigeni: è questo il soggetto e l'oggetto dell'ennesima iniziativa di Squonk, capace ogni volta di innescare la voglia di partecipazione anche quando il pensiero tenderebbe altrove.
Mi sento lieto e onorato di essere tra quei venti "milanesi per nascita o per adozione, che un giorno hanno ricevuto una fotografia, e la richiesta di scriverci sopra qualcosa, qualsiasi cosa".
Il risultato al momento è un pdf scaricabile qui, pregevolmente confezionato da Nemo.
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Se vuoi, dai un'occhiata alla bella foto scattata da Stefigno e al mio testo che la accompagna.

05 luglio 2010

Chimere

A perdere il filo non è Teseo, ma il Minotauro, che un'idea del perché e per come delle cose la può derivare solo e direttamente dagli ampi spazi celesti, da quel che gli passa sopra la testa, molto al di sopra. Se solo potesse rispecchiarsi in quelle perle che seppur di rado cadono a rinfrescargli i pensieri, riconoscere la grandezza della propria doppia natura, quell'anima-lità che lo rende completo e che ad Arianna piacerebbe, se solo sapesse osare.

27 giugno 2010

Dalla terra alla luna (e ritorno)

Ho iniziato il viaggio senza pensare a portarmi un foglio e una matita. Ora che vorrei scrivere, non so come fare. Vorrei farlo per tener fede a una promessa, ma anche per me. Potendo, scriverei sulla tua pelle, lo sai, e invece la distanza materiale è molta, moltissima, troppa, la traiettoria è lunga quanto uno sguardo che si perde. Il mio però stasera non si perde, no, ché il plenilunio ha sempre la capacità d'attrarlo e attirarlo, dunque guardo dritto e anche dove vedo vuoto so che non cadrò.
Vado e vado e vado, sto andando non evado, procedo senza perdere il mio su e giù e qua e là, stavolta son io a dir non ho paura e lo dico perch'è vero, non è una fuga, è un viaggio senz'altra valigia che i ricordi futuri, quelli che si specchiano sul vetro quando fuori il blu scuro e l'azzurro chiaro si ribaltano, quando ringrazi la capsula e la buona stella per non esser già cenere e lapilli e sorridi al respiro che galleggia davanti al tuo stupore.
Lassù si troveranno tutti i folli descritti dagli affabulatori notturni e chiederanno tu vieni dalla Terra, io risponderò terra minuscolo, leggi bene, vengo dalla terra e alla terra tornerò, ma non senza un giro un respiro un sospiro e un altro, bonus, giro. Il bonus è importante, forse è il segreto di tutto: come quando una vacanza sta inesorabilmente terminando e t'inventi una deviazione, una sosta, un'ultima cena, qualsiasi gradevole iniziativa per sapere che non è mai finita, o che se finisce sarà un poco più in là, dopo quell'ennesimo godimento.
Le vertigini che potevano far capolino o addirittura esplodere paralizzanti sembrano un ricordo lontano, ma se ci penso capisco esattamente dove e quando si rifaranno vive. Tra stomaco e pancia, al momento del rientro. Al ritorno, quando si torna giù (per quanto siano il giù e il su, come pure il qua e il là, effimeri), c'è quello stacco, quell'inversione come sulla giostra più alta dalla quale non puoi più scegliere di scendere e da cui non avrebbe senso buttarsi per evitare la paura di cadere, è lì che il vuoto e il suo senso faranno sudare le mani e atrofizzare i gesti, ma forse questa volta ci sarà un antidoto, forse questa volta basterà ricordarsi che a destinazione c'è la vita, tutta. E che la vuoi riassaggiare e ancora respirare e di nuovo celebrare, tutta.

*

15 giugno 2010

Come si fa a scegliere le 10 canzoni preferite?

Non è indolore, ma se Mistro chiama, si risponde.
Così ho fatto e il risultato è pubblicato su M&B MUSIC (lo si commenta anche su friendfeed).

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* Wooden Ships – Jefferson Airplane
* Electric Aunt Jemima – Frank Zappa
* Allison – Pixies
* There Is A Light That Never Goes Out – Smiths
* Tumbling Dice – Rolling Stones
* I’ll Be Your Mirror – Velvet Underground
* Blister In The Sun – Violent Femmes
* Bartali – Paolo Conte
* Is This Love – Bob Marley
* Laughing – David Crosby

04 giugno 2010

I debutti non finiscono mai

Stasera il Black Drop di Viale Monza 185 a Milano ospiterà il primo concerto assoluto degli Accauno, che alle ore 21.30 presenteranno i cinque brani del loro EP autoprodotto.

Alla batteria suona mio fratello Beppe, che torna a esprimersi in pubblico nel ruolo che già ricoprì con i Fragole e Sangue e i Pontebragas.

01 giugno 2010

Non sappiamo più quando stiamo andando

Dovessi dar retta alla percezione, dimenticando il foglio appeso al muro coi numeri e i nomi dei giorni e dei mesi, non troverei una collocazione spaziale al tempo, non saprei dire in quale anno e in quale periodo di quell'anno mi trovi. I ponti che riallacciano i giorni ai giorni saltano settimane, decadi o quindicine con la massima agevolezza, fulminei e rilucenti ammiccano e sorridono mentre falcidiano a mazzi intere piantagioni di momenti smarriti. L'incostanza climatica non è una ragione, non sufficiente quantomeno, per siffatta vaghezza. Forse è più un senso di sospensione, di cose da sistemare, di conti da riassestare, di fuoco in gola da spegnere, di corporeità da accudire, di voce perduta da ritrovare. Sapendo che essere vivi è già cosa bella, ma certe volte non basta.

20 maggio 2010

Seme di mela

Raccoglilo e prova ad accarezzarlo prima di gettarlo nell'umido. Non t'aspettare chissà cosa, turbinio d'artificio o che, ma sentilo, guardalo, ascoltalo.
Quel che conta è spesso fatto di sfumature, da cogliere tra le righe, da captare nelle cromie di passaggio tra le vibrofrequenze, da percepire sui polpastrelli tra una carezza e l'altra.
In un seme, quel che conta è fatto soprattutto di futuro. Una presenza timida e minuta che si fa potenza come sospensione di senso. Un'attesa muta e tranquilla.

In teoria: perché in verità, un seme è anche il ricordo della mela appena mangiata. Della fisicità organica, della meraviglia di esserci materialmente.
E nel contempo, il simbolo della volontà di rimanere nell'Eden, o di tornarci. Di tornarci a buon diritto, ritrovando un proprio personale paradiso, una volta imparata la capacità di perdonarsi comprendersi amarsi, cellula per cellula per cellula, dove risplenda parcellizzata la luce d'una divina umanità.

Semino di mela, le portavi scritte talmente in piccolo queste cose che per leggerle mi son dovuto affidare al sussurro di un cricetino, che ora però ti vuole mangiare: non te ne avere a male, né tu né il potenziale albero.

26 aprile 2010

Dichiarazione

Ho firmato: 8 per mille ai Valdesi (vedi i loro criteri) e 5 per mille a Emergency (codice 97147110155, firma nel primo riquadro in alto a sinistra, quello sul sostegno al volontariato eccetera).

Per altre possibili ispirazioni dai un'occhiata oppure scrivi il tuo suggerimento nei commenti qui sotto.

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Ecco:
- Caporale: il 5 all'ail (80102390582), l'8 alla chiesa evangelica luterana (sulla simpatia, diciamo).
- laPitta: l'otto per mille alla Chiesa cattolica (sono cattolica che ce volete fa', nessuno è perfetto!) e il 5 per mille alla Vidas (Assistenza ai malati terminali) codice 970 193 501 52. :-)
- Froggy: OPM ai Valdesi (sono contenta di aver letto il link... ne avevo sentito parlare e l'avevo devoluto sulla fiducia... davo comunque più fiducia a loro che alla Chiesa Cattolica...), CPM alla Fondazione Aiutiamoli a Vivere a sostegno dei progetti di accoglienza dei bambini bielorussi vittime del disastro di Chernobyl (C.F. 91017220558)
- Federica: il 5x1000 lo do a Pangea, associazione che eroga microcredito alle donne in paesi disagiati e, aggiungo io, di solide tradizioni maschiliste. Perché le donne? perché a differenza degli uomini che sono molto meno affidabili da questo punto di vista, i soldi prestati li investono creando piccole imprese (sartoria come esempio) che si autosostengono e contribuiscono già in pochi mesi al sostentamento della famiglia. Restituiscono tutto il prestito in percentuale molto più alta degli uomini, e il fatto di diventare autosufficienti le aiuta ad uscire da situazioni di oppressione familiare spesso legata alla loro condizione di "mangiapane a ufo". Anche io l'8x1000 lo do ai valdesi :-)
...

24 aprile 2010

Ri-generazioni

25 aprile in Bovisa



Domani sarò lì, saremo lì coi cuccioli: prendiamo il testimone dalla generazione che per motivi anagrafici sta scomparendo e lo passiamo alla prossima, insieme alla memoria di come sono andate le cose, anche per arginare il danno di quanti tra leghisti e neofascisti vorrebbero riscrivere la storia a modo loro.

[la foto del manifesto è stata ricavata da questa, onorato, grazie]

Inoltre, domani sera a Milano in Via dei Missaglia (fermata M2 Abbiategrasso), per la 4a edizione di Partigiani in ogni quartiere, dalle ore 19 alle 24 si esibiranno: Domenico Pugliares, Mago Barnaba, Fiore Meraviglioso, Sunigal, Arm on stage, Muzicanti, Erremoscia, Renato Sarti, Er Piotta, Flavio Oreglio, Vallanzaska, Rita Pelusio, Punkreas.

12 aprile 2010

Centratura

"Una cosa così l'avevo provata solo alla nascita, quando mi stavo strozzando col cordone ombelicale."
Colpa della maschera, che una volta irrigidita mi stringeva il collo. Ho alzato le mani chiedendo di essere liberato, mi è uscita quella frase e ci sono voluti diversi cicli di respirazione prima di acquietarmi. Poi si è capito che dipendeva dalla mia posizione, dato che era stato modellato non solo il profilo, ma anche l'inclinazione che mi avevano fatto assumere per facilitare l'opera preparatoria del programma terapeutico.

La potenza della mente funziona anche in negativo: a nuotare un po' sott'acqua non si va certo in panico, mentre un senso di costrizione prolungato per pochi secondi è sufficiente a scatenare reazioni incontrollabili nei processi vitali più evidenti e immediati. Battito, respiro, accelerazione e mancanza, il pulsare del vivere che si sente minacciato.

Poi uno pensa ai poverini che hanno patito il waterboarding, la tortura dell'annegamento controllato, e ridimensiona di brutto.

E infine, sorridendo su onde d'arcobaleno, rammenta la fortuna di poter contare su ogni tipo di aiuto: dalla scienza, dalla tecnica, dalla buona stella, dalle azioni, dai pensieri, dai sogni.

07 aprile 2010

Tic TAC

Tic, m'hanno ripristinato la linea sul cellulare.
TAC, l'ho fatta e son sopravvissuto.
Tic, alla fine le cose non sono mai gravi come ti sembrano, ma mentre ci sei in mezzo non innervosirsi non è facile.
TAC, Se doveva morire sarebbe già morto, Ma tanto avevo firmato che erano cazzi miei, Eh già, ma qua anche se scherziamo e ridiamo, le cose le facciamo bene.
Tic, una rubrica da ricostruire piano piano, tra messaggi cui rispondere, chiamate per tranquillizzare e contatti imprescindibili.
TAC, Lei m'ha fatto da anestetico estetico! Alla fine non ho potuto fare a meno di dirlo all'addetta che chinandosi mi aveva chiesto se sentissi il liquido di contrasto.
Tic, i contatti si possono mantenere in tanti modi, ma il primo è ricordarsene, anche a distanza di tempo e di spazio.
TAC, il fatto è che m'ero distratto ad ammirare il bellissimo disegno delle sue labbra, sia benedetta la sua fattrice.
Tic, TAC: quali labbra? M'ha chiesto un blogger vecchio porco quando gli ho raccontato l'episodio al telefono.

06 aprile 2010

Come un canapo nella cruna della portabilità telefonica

Ma quanto sono zen con l'interlocutrice del call center, quanto, dopo tutti questi giorni nel limbo della porcabilità, sospeso nel passaggio da un operatore all'altro (tim-fastweb) senza possibilità di usare il cellulare, quanto, quando mi dice che mi apre un intervento tecnico perché la scheda "non riconosce il credito e per questo non mi permette di effettuare o ricevere chiamate"? Quanto sono zen standomene zitto e rispondendo, solo alla terza volta che lei mi ripete la tiritera tecnica: Sì, sì, ho capito. Sto zitto solo per evitare di esprimere il mio profondo disappunto. Ma soprattutto, mi è per forza necessario passare attraverso le fasi di scocciatura, malsopportazione, scontentezza, frustrazione, incazzatura, filadiporchi fino a valicare la soglia della rabbia oltre la rabbia prima di riuscire a essere zen? Non solo per i telefonini, dico.

26 marzo 2010

Musica? Vita!

Uh, avevo capito che si trattasse di intensificare l'ascolto delle mie stazioni preferite, tipo Radio Popolare o Lifegate. Invece, m'hanno spiegato, radioterapia è un'altra cosa. Ho già il calendario per una serie di applicazioni che con un raggio ultramirato distruggeranno il minuscolo intruso, un chicco di riso non sorridente, senza pregiudicare la corda vocale. Riguardo al canto, nessuna garanzia, si vedrà. Però so che sarò vivo, in giro e che potrò continuare a parlare.

Oggi poi la visita preliminare è finita a grandi sganasciate con il medico quando, dopo esserci resi conto di aver frequentato lo stesso liceo, abbiamo rievocato la gita fatta insieme dalla quinta A quinta B e quarta B, con tanto di episodi disdicevoli debitamente filmati... e meno male che all'epoca non esisteva YouTube!

23 marzo 2010

ADR

Nei verbali, è l'acronimo dell'espressione "A domanda risponde".
Quel che avevo fatto tempo fa in un filone su friendfeed in cui chiedevano:

Sapete che domani alle 20 lascerete questa terra. Che fate nel tempo che vi resta?

abbracciare i figli e parlare con loro, anche solo perché la voce trasmetta da cuore a cuore quello che già sappiamo; stare di nuovo per un po' (per sempre!) con una amatissima, per la bellezza di quei momenti d'eternità in cui il tempo si schiude in petali infiniti. --- Vorrei anche salutare tutti quanti, ma sarebbe impossibile in così poco tempo, a meno di scrivere un post. Ehi, ecco un altro vantaggio di avere un blog.

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No, guarda che non ho alcuna intenzione di, è solo un esercizio per capire cosa conta davvero e per farlo bisogna rispondere a bruciapelo, senza eludere e senza tentennare. Nel frattempo, riascolta questa.

22 marzo 2010

42

Quarantadue è un numero particolare, specialmente per chi ha letto, ma anche per chi come me non ha ancora mai letto quel testo fondamentale. Inoltre è il doppio di ventuno, numero magico di suo. Insomma: 42 suona bene, è divisibile anche per tre e per sette, si può dire sia un bel numero, ma se lo tiro in ballo è perché corrisponde alle vasche nuotate oggi pomeriggio, a una settimana da quando con indosso un camice bianco e accanto a un'infermiera dolcemente nostalgica di Margine Rosso e dei papassini, con l'ultima immagine sorridente del paio d'occhi scuri di un'anestesista dal nome in apparenza cecoslovacco, ma brasiliana d'origine libanese, m'han messo a dormire prima di ravanarmi in gola.

Ora, so bene che una quarantina di vasche sono una bazzecola se non una ridicolaggine per chi nuota sul serio (tipo Enzo coi suoi cimenti o Raffa coi master, e non voglio nemmeno pensare alla Tengi e ai suoi severi criteri), però per me che non son nessuno e che semplicemente approfitto una volta alla settimana dei 50 minuti in cui il mio Lorenzo segue il corso medio-avanzato (il patatino sta già imparando la virata e i rudimenti del delfino), per me, dico, quarantadue vasche sono una bella soddisfazione, nonché una di quelle cose che si fanno solo da vivi. E me ne compiaccio, giacché compiacersi tra un sorriso un bel pensiero e uno zuccherino è cosa buona e giusta, oh.

20 marzo 2010

Dai pixel alla lavatrice

Tempo fa avevo letto un consiglio pratico derivante dall'esperienza diretta di (C)assetto variabile. Oggi l'ho applicato e posso confermare che funziona.

Si trattava di questo (in sintesi: aceto bianco al posto dell'ammorbidente).

18 marzo 2010

Firulì firulà

La storiella di Socrate e della cicuta la usai una volta per convincere un bravo chitarrista che valeva la pena dedicarsi a perfezionare l'esecuzione di un pezzo sebbene lui fosse in procinto di partire e dunque di lasciare per sempre il gruppo. A margine, non fu un per sempre, ci fu un revival, ma non era quello il punto. Il punto era che per decidere se vale-la-pena-di non si deve puntare su motivazioni esterne: non si può puntare sul futuro perché è ignoto, non si può puntare sull'utilità perché è incerta o discutibile, non si può puntare sul rosso e sul nero contemporaneamente perché alla fine se non sei il banco ci rimetti i soldi e la serata. Su cosa si debba puntare non posso dirtelo, non perché sia un segreto, ma perché è come il dito di Jack Palance: la cosa è la tua cosa, non potrebbe essere altrimenti, se te la dico io non è più la tua cosa e se non ti pago non ha senso che ti sforzi per realizzarla. Poi è pur vero che se anche potessi dirtelo, non te lo saprei dire, perché delle due l'una: o non m'interessa abbastanza di te e quindi non ti conosco fin dietro le pupille oppure m'interessa molto di te e in tal caso il mio parere sarebbe condizionato dal coinvolgimento. Non resta che tacere? Tacere o raccontar storielle, ma senza raccontare storie: ridicolo vantarsi di avere la soluzione in tasca, soprattutto mentre ci si pensa o ripensa nudi. Invece, dai, se non vuoi raccontartela, usa la scaltrezza e nota che una storiella usata manca di freschezza, che le alternative sono artificiose e che, in luogo del dito, un buon veterinario utilizza un braccio, sa che con le vacche ci vuole tutto, a costo di farsi inondare ogni tanto dalle loro esternazioni.

14 marzo 2010

Se tutto va bene

Domani, lunedì 15 marzo, mi sottoporrò a un intervento di microchirurgia alla corda vocale destra. Se tutto va bene, dopo un paio di settimane di silenzio ricomincerò a parlare normalmente e poi, spero, anche a cantare.
Baci e sorrisi, ciao.

Aggiornamento: sono già a casa. Riposo vocale almeno fino alla visita di controllo del 23 marzo.

12 marzo 2010

Baci e abbracci ineffabili

Ho letto un post di chiaratiz (val sempre la pena leggerla, sempre) e mi è venuto in mente che ci sono delle foto, e ne sono contento perché è più facile agganciare i ricordi ai sensi più immediati, ci sono delle foto in cui una Cajuina di pochi mesi mi sta in braccio accarezzandomi la faccia, ma accarezzandola come se ne misurasse o ridisegnasse i lineamenti. Una roba di quel genere lì indescrivibile, uno scioglimento che fa confondere tra loro l'epidermide e gli apparati interni, inondando tutto di un sorriso che s'irradia fino a far bene al mondo.

08 marzo 2010

Jon-fen

Qualche sera fa sono andato ad ascoltare Jonathan Safran Foer. Era alla Feltrinelli a presentare il suo ultimo libro. Io c'ero andato per due motivi: uno, per distrarmi; due, perché lui ha scritto Everything Is Illuminated (Ogni cosa è illuminata).

Il suo ultimo libro però non c'entra con quello, non è nemmeno un romanzo, anche se lui sostiene che più che un saggio sia un diverso modo di raccontare una storia. Se niente importa (sottotitolo "Perché mangiamo gli animali?") parla di alimentazione, o meglio, parte da lì ma a quanto pare dice molto di più.

Sul libro non posso pronunciarmi, non avendolo letto, ma dell'autore posso dire che mi è piaciuto ascoltarlo: lui è diventato vegetariano, ma nelle sue argomentazioni sul consumo di carne è tutt'altro che integralista; mostra flessibilità e ragionevolezza, auspicando cambiamenti comportamentali anche minimi.
L'obiettivo è quello di contrastare l'allevamento intensivo o industriale (factory farming), con il suo carico di supplizi inflitti a esseri viventi, il dannosissimo uso massiccio di antibiotici e l'enorme impatto ambientale. Safran Foer fa notare che anche solo un pasto carnivoro in meno alla settimana inciderebbe molto a livello di inquinamento, tanto per dirne una (se lo facessero tutti gli statunitensi, equivarrebbe a togliere dalla strada 5 milioni di veicoli).
Inoltre ha l'intelligenza di considerare l'intero ventaglio dei possibili aspetti della questione, rimanendo aperto alle eventuali obiezioni, rispettando i diversi punti di vista e considerando una vittoria qualsiasi variazione comportamentale orientata verso una maggiore consapevolezza, di sé e del mondo in cui ci si trova.
Così, non mangiare carne o mangiarne un po' meno o mangiare solo quella che ci gustiamo veramente o mangiare solo quella di ottima qualità sono tutte scelte che produrranno benefici in vari ambiti: la salute personale e quella del pianeta, la percezione di sé e della propria capacità di incidere sul futuro, l'evoluzione delle considerazioni etiche e del senso di responsabilità nei confronti dell'umanità presente e prossima.
Ogni nostra azione quotidiana determinerà dei cambiamenti, perché contiamo molto di più come consumatori che non come elettori.

A giudicare da quel che ho visto e sentito, è uno scrittore anche quando parla, per il senso del ritmo, per il gusto del raccontare, per la presenza di sé e la capacità di ascolto. In più mi piace che nella sua compostezza sappia essere spiritoso e trasmettere la sua gioia di vivere.

24 febbraio 2010

Leggere e distruggere

Il gioco era quello di dire il nome di un calciatore che iniziasse con la lettera estratta a sorte. Uno a giro, al tuo turno, finché ne sapevi e poi eri eliminato. L'ultimo vinceva. Fu come insegnar loro a pescare anziché limitarsi a regalare un pesce. Loro erano i miei compagni di naja, alpini da alpeggio al IV C.A., spesso incapaci di farsela passare e sempre più spesso inclini a rimanere in camerata a guardare la tele anziché usufruire della libera uscita man mano che il congedo sembrava paradossalmente allontanarsi come la tartaruga che sfugge ad Achille. La tele era un apparecchio clandestino, che il più topo doveva custodire nel suo armadietto schiacciando oltremodo gli effetti personali nel già esiguo spazio disponibile. Il più topo aveva anche un altro compito ingrato, quello di sorvegliare il corridoio al mattino, per consentirci di dormire qualche minuto in più senza essere puniti dall'arrivo di qualche sergente. Però la sua condizione, la condizione del topo, rimaneva tale solo per un mese, e per un mese uno sopporterebbe ben altro, sapendo che poi qualcuno prenderà il suo posto e così via. Una catena virtuosa, come quella delle diecimila lire che si mettevano per il televisorino, cosicché il congedante potesse recuperare il proprio investimento iniziale. Sono le cinque e venti, apri il culo e stringi i denti, ma invece di qualche scherzaccio crudele che magari in altri contesti succedeva pure, solo un gradito avviso per alzarsi a vedere la finale dei 100 metri, quella vinta dal futuro squalificato Ben Johnson. C'è una morale in tutto questo? Sì, certo, ci sarà. Che cosa abbiamo imparato? Non so. Non lo so nemmeno io. Penso che abbiamo imparato a non rifarlo più. Anche se non ho la più pallida idea di che cavolo abbiamo fatto. Sissignore, è difficile a dirsi.

03 febbraio 2010

Esplosivamente

Oggi è san Biagio, cui tradizionalmente ci si affida per proteggere la gola. In questo periodo ne ho particolarmente bisogno: la semiafonia che mi affliggeva da mesi è attribuibile a una forte infiammazione della corda vocale destra, l'ha sancito con le immagini la fibroendoscopia* e per fortuna gli esami del sangue sono perfettamente nella norma, ché le facce e le domande degli specialisti m'avevano indotto a qualche preoccupazione di troppo (tradurre protocolli medici sbriglia la mente in territori orrendi).
E pensare che fino a un mese fa, se m'avessero detto "cordite" avrei tutt'al più associato il termine alle storie dell'Alligatore, alle sue avventure in noir e polvere da sparo con il vecchio Rossini nei romanzi di Massimo Carlotto.
Ora mi sto lentamente ristabilendo. Curioso che abbia iniziato a farlo prima ancora di iniziare le cure antibiotiche prescritte (sarà una coincidenza o autosuggestione, ma è successo dopo che sono stato oggetto di una sorta di atto sciamanico a distanza, sarà quel che sarà ma se funziona ben venga, come ha detto anche la mia dottoressa).
Se recupererò in tempo, come confido, oltre a riprendere i concerti con i Blubaluba, già richiesti per qualche data in locali pubblici e feste private tra maggio e giugno, conto anche di partecipare al MusiCamp, idea in evoluzione a partire dalle lande di friendfeed.


* che impressione trovarsi in gola un cavo di fibra ottica che ti è stato infilato su per una narice! Facendo le proporzioni, ripenso ammirato e stupefatto a certe graziosità elargitemi in varie occasioni.

28 gennaio 2010

Porompo

D'accordo, scenderò dal pero. Quando ci sono salito? Dunque, vediamo: l'ultima volta probabilmente l'altro giorno. L'ultima nel senso della più recente, ovvio. Non che non sia goloso di quei frutti, è che la frutta perennemente fuori stagione e comunque fuori portata fa più male che bene e poi, soprattutto, sui rami secchi ti sbalestri, anche quando non cadi: ti sbalestri fintanto che ci resti su. E poi ricordati che da piccolino il barone rampante non t'era piaciuto affatto, al contrario t'aveva scandalizzato con siffatta ostentazione di cotale stupida ostinazione. Dunque, scendi. Ora.
Bene. Adesso vai a fare altro, che ce n'hai da fare, giù dal pero.

27 gennaio 2010

Nei risvolti delle palpebre

La colpa è anche far finta di niente la volta che ti capita di assistere a un'ingiustizia, lì dove ti trovi, nel tuo tempo. Perché è bene ricordare, ma la memoria collettiva acquista pienezza di senso quando serve a conferire al presente lo spessore necessario a cambiare in meglio il futuro.
L'intento semplice e fondamentale di difendere la dignità umana è indubbiamente condivisibile, purché sia tradotto in azioni coerenti, da ciascuno secondo la propria potenza d'azione diretta.
Nel frattempo, un pensiero di calore a chi gli orrori li ha avuti o li ha ancora lì, indelebili, nei risvolti delle palpebre.

26 gennaio 2010

Quasi sottozero

Stava insaccandosi nell'inadeguato cappotto, mentre tra i brividi metteva i passi uno davanti all'altro e imbacuccati i pensieri restringeva perfino lo sguardo nell'illusione di far calotta ed evitare la dissipazione termica, quando alla coda dell'occhio lampeggiò un istinto d'attrazione. Aveva incrociato una figura carica di bellezza nota, ma sconosciuta all'archivio dei ricordi.
Non volle né poté fare a meno di voltarsi, praticamente all'istante, incollando la vista sul flessuoso asse verticale di cui inquadrò chioma, folta e corta, portamento e calore. Lei dovette percepire quella direttrice polarizzata, giacché lasciò trasparire come un trasalimento, quasi un indugio, prima di riprendere il passo.
D'un tratto dimentico d'ogni svantaggio climatico, lasciò che i muscoli facciali abbandonassero il rattrappimento stagionale per scaldare il volto di un sorriso gratuito. Già contento di quel segnale di vita, trascorse qualche secondo di troppo a compiacersene prima di rendersi conto che non avrebbe più potuto tentare una qualsiasi forma d'approccio senza un decuplicato imbarazzo, data la distanza che quella falcata da puledra aveva posto tra loro nel frattempo.
Semi-inebetito si riavviò, meno raggrumato e sbrigliando un pochino le membra e l'attenzione al mondo circostante. Le persone che incrociava lo fissavano, alcune sorridendo, dal che capì di non avere ancora dismesso la propria maschera raggiante spontanea e inattesa. Basta poco, constatò, a non morire.

25 gennaio 2010

La trama scoppia

- Adesso non è che voglio star lì a farti le menate, ma è non so quanto che stai lì così, in stato catalitico, che mi fai pena mi fai; pena, poi: mi fai proprio incavolare, orcozzio, altro che storie, ma sarà mica la maniera, sarà.

(Inutile pensare di poter andare avanti così, senza uno spiraglio di luce calda in grado di avvolgerti e restare, anzi in grado di avvolgerti e restare perché tu lo desideri, anzi, in grado di avvolgerti e restare perché tu non solo lo desideri ma lo vuoi e sei e fai perché così sia.)

- Varda lì che roba, tutto sto casino, tutto, e le cose si fan mica da sole, eh, bisogna farle, perché ci vuole che si deve reagire, capito?

(Flusso flusso fluttua fluttuo. Flessuose movenze, fluttuante danza, arzigogolami i pensieri, lieve lambiscimi le reti neuronali, ammaliami i soprasensi.)

- Oh, la degnazione, manco una parola, siam gente che stanno male in silenzio, che stanno. Ma dimmi te se è la maniera. Oh, ma ci senti?

(Inutile sperare di poter far materializzare uno sbuffo di spirito, uno sbuffo in grado d'insufflarti vita pura, anzi uno sbuffo in grado d'insufflarti vita pura e fresca, anzi, uno sbuffo in grado d'insufflarti vita fresca e pura e pure gradita e dello stesso tenore vibrazionale di quella ch'emani tu cellula per cellula.)

- Ecco, almeno facciamo due mucchi: da lavare, da metter via, da lavare, da lavare, questo... mmmh, da stralavare, madonna che sentore d'umanità.

(A un passo, è lì, qui a un passo, la percezione dice e crea, la parola e il suo potere, l'evocazione della memoria magica, l'atemporalità e le porte di comunicazione, il colore è vibrazione, ti dipingo in me alle frequenze che saprai captare da ovunque e in ognissempre.)

- Boh, qua nemmeno una a far le pulizie a tempo fisso, pieno, come si dice, nemmeno sette giorni su cinque ci basterebbero, qua a andare avanti così una badante, notte e giorno che è un'indecenza, scusa eh.

(Inutile pensare di poter far materializzare il flusso di luce spirituale in grado di ammaliarti le frequenze, anzi, in grado di percepirti le memorie, anzi, in grado di ammaliarti le memorie e frequentarti il colore vibrazionale, anzi, in grado di dipingere lo spiraglio della trama neuronale, anzi...)

21 gennaio 2010

No, guarda

No, guarda, non posso venire perché è il compleanno di mia figlia.
No, guarda, non posso venire perché ho il compromesso per la nuova casa.
No, guarda, non posso venire perché è morto mio zio.
No, guarda, non posso venire perché mi arriva la visita fiscale.
No, guarda, non posso venire perché devo studiare dei documenti per la riunione di domani.
No, guarda, non posso venire perché mi tocca stirare e ce n'è una pila fino al soffitto.
No, guarda, non posso venire perché voglio assolutamente controllare dov’è finito il libro che dovevo restituire il mese scorso alla biblioteca.
No, guarda, non posso venire perché questa settimana ho deciso di riascoltarmi tutta la discografia delle sigle televisive anni ’80 e sono ancora a un terzo.
No, guarda, non posso venire perché il mio vicino di casa è partito e gli ho dato la disponibilità a firmare per le raccomandate.
No, guarda, non posso venire perché non so cosa mettermi.
No, guarda, non posso venire perché è l’anniversario di quando il pappagallino ha detto “ciao, bel rutto” per la prima volta.
No, guarda, non posso venire perché qua c’è un sacco di polvere e se non spolvero oggi non spolvero più.
No, guarda, non posso venire perché sospetto che uno dei pescetti dell’acquario stia rubando il mangime agli altri due e devo star qui a controllare.
No, guarda, non posso venire perché oggi non è giornata.
No, guarda, non posso venire perché proprio non posso.
Però tu richiamami, eh, che ho un sacco di voglia di vederti.

31 dicembre 2009

Ciao, vado, poi torno, ciao

La luna, ricordati la luna, stasera. Piena, piena e blu (blue). E poi tutto il resto, tutto il resto da sistemare, prima che. Tutto quanto, pronti a partire o ripartire, pronti a ricominciare o cominciare, ma in realtà, e lo sai, a continuare a cambiare. Cambiare. Fare. Fermarsi. Sentire. Però pronti a partire s'ha da essere, prepàrati dunque a portare con te, attraverso una strettoia fittizia, quanto più puoi di te, ma ridotto come un buon sughetto. Nuota cavalca balza scivola o semplicemente cammina, o ancora: dormici su. Passalo come davvero ti senti e se devi cogliere qualcosa di simbolico, fa' che ti serva a stare meglio. Buona irradiazione e mi raccomando, fatti del bene.

26 dicembre 2009

Storie di volatilità

Haloscan chiude l'attuale sistema di commenti. Mi hanno permesso di esportarli tutti e ottomila e rotti in una serie di file XML e chissà, forse riuscirò a recuperarli come si deve.
Intanto, per oggi 26 dicembre voglio assicurarmi di non perdere questi, anche per celebrare un non-compleanno (ciao, Tano).

23 dicembre 2009

Il mondo visto da sotto il metro

Frasi Storiche è un blog che da anni raccoglie e ripropone esempi della "micidiale logica stringente dei bambini" (compresi alcuni aneddoti dei miei due gioielli).

Ora Andrea ne ha pubblicato il meglio, col titolo Ho una testa di cervello!, liberamente scaricabile in formato pdf.

11 dicembre 2009

PSLA significa Post Sotto l'Albero

Quella del 2009 sarà la settima edizione, sempre a cura di Sir Squonk, che ogni anno già un paio di mesi prima comincia a fracass... ehm a ricordarci dell'iniziativa. Ho consegnato stamane, ultimo giorno utile (ma c'è tempo fino a mezzanotte e se vuoi partecipare devi solo scrivere un pezzo e mandarglielo via e-mail).

I miei precedenti sono questi: Opera d'arte, Sotto l'albero, Luminarie zerocinque, Buon Natale in digest, Ho ho ho, Al vento decembrino.

Le raccolte complete, con i contributi di tutti i partecipanti anno per anno sono ancora scaricabili in formato pdf: 2008, 2007, 2006, 2005, 2004, 2003.

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Aggiornamento: grazie a Sir Squonk, è già disponibile il pdf liberamente scaricabile del PSLA 2009 (se ho contato bene, 108 partecipanti per 164 pagine).

Il mio contributo l'ho riportato anche tra le Zuccate, s'intitola: Come un cioccolatino.

05 dicembre 2009

Térez Montcalm

Ieri sera, da sola con la sua chitarra sul palco dell'Auditorium di Radio Popolare, Térez Montcalm ci ha regalato un gran bel concerto.

Brava e intensa, questa cantautrice canadese sembra mastichi la musica mentre te la trasmette corpo e anima, con la levità di chi sa essere mentre fa. I classici pop rock e jazz rivisitati e i brani di sua composizione presentati in scaletta sono risultati tutti pregevolmente marchiati dalla personalità delle interpretazioni.

Abituata a esibirsi con una band, all'inizio si era schermita; in realtà mi è parso che con questi riarrangiamenti, scarni per necessità contingente, la resa ne abbia addirittura guadagnato, valorizzando ancor più le sue qualità. Oltre a padroneggiare la chitarra (e il contrabbasso, che però nell'occasione non è stato usato per un disguido tecnico), questa artista autentica gioca sui suoi due registri vocali, velato e risonante, sfruttandone dinamiche e ampia gamma espressiva fino a ottenere una moltitudine di effetti naturali che colorano ogni singolo passaggio.

Gusti variegati, gesti potenti tra soffio linfatico e scatto dei fianchi, sempre al sapore di jazz:

1. Where the streets have no name
2. My baby just cares for me
3. Le requin danse
4. Private lies
5. E penso a te
6. Sweet dreams
7. C'est extra
8. Ciao ciao bambino

Le esecuzioni erano inframmezzate dai dialoghi con il conduttore Niccolò Vecchia, un'intervista dal vivo e in diretta radiofonica che ha permesso a noi presenti e al pubblico a casa di conoscere meglio la storia musicale e le passioni di Térez*.

Se vuoi ascoltarla:
- la sua pagina su myspace
- il jukebox della casa discografica
- YouTube

--
(*) molto simpatica anche nelle chiacchiere post concerto, dapprima sotto il palco e più tardi all'Enosud.

26 novembre 2009

Rimettersi in gioco (parole e musica)

Domenica 29 novembre 2009 il Premio Asti d'Appello rimetterà in gioco i romanzi giunti secondi e terzi ai maggiori premi letterari nazionali.
L'iniziativa, a cura della Biblioteca Astense, recupera un nome e un'idea originale degli anni Sessanta, quando ebbe anche il merito di premiare un escluso illustre quale Italo Calvino per Le cosmicomiche.
La sollecitazione a riprenderla è venuta da Paolo Conte, l'avvocato chansonnier astigiano che sarà presente di persona per premiare il vincitore con diecimila euro.

A proposito di Paolo Conte e ammesso che ti piaccia, mi dici qual è la sua canzone che preferisci?

Interrogato da PepperMind, ho risposto a bruciapelo: "Bartali!"
Rispondi anche tu a bruciapelo, fa meno male di un taglio col rasoio o di una ceretta e ti allena a praticare prontamente l'arte della scelta drastica, ovemai se ne presentasse la necessità.

Bartali (musica e parole) è preferita da: Zu, Francesco, ...

Azzurro (musica e parole) è preferita da: Elena Petulia, ...

La fisarmonica di Stradella (musica e parole) è preferita da: Lele, ...

Via con me (musica e parole) è preferita da: Gaia, Sid, ...

Pesce veloce del Baltico (musica e parole) è preferita da: Elena (quella di Londra), ...

Sotto le stelle del jazz (musica e parole) è preferita da: Thelonious, ...

Genova per noi (musica e parole) è preferita da: Scrittoingrassetto, ...

Una giornata al mare (musica e parole) è preferita da: Untitled io, ...

Dancing (musica e parole) è preferita da: Roberta Milano, ...

Gli impermeabili (musica e parole) è preferita da: Peppermind, ...

Sparring partner (musica e parole) è preferita da: Silenskia, ...

Un gelato al limon (musica e parole) è preferita da: Bea, Astrid, ...

Happy feet (musica e parole) è preferita da: Mastrangelina, ...

Wanda (musica e parole) è preferita da: Caporale, ...

Parole d'amore scritte a macchina (musica e parole) è preferita da: Raffa, ...

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A chi sta partecipando o rilanciando e anche a chi passa semplicemente a leggere e ascoltare, un bonus: di Giorgio Conte (il fratello), Gnè gnè (grazie a Francesco).

09 novembre 2009

Nuovo esercizietto di traduzione

La frase è:
The main thing is to keep the main thing the main thing.

(da Des Traynor tramite Wilg)

Mia proposta di traduzione:

Quel che più conta è che conti davvero quel che più conta.

La tua?

Sid: La cosa più importante è che la cosa più importante rimanga la cosa più importante.

Elena (quella di Londra): L'importante è dare importanza a ciò che è importante.
L'importante è dare importanza a ciò che importa.

Raffa: L'importante è che l'importante importi davvero.
Quel che conta è far contare quel che conta.

Chiaratiz: Quello che conta è tenere in conto quel che più conta.

Splendidi quarantenni: Ciò che conta è che le cose importanti rimangano tali.

Laura: La cosa più importante è (far sì) che ciò che conta conti davvero.

Vix: La cosa più importante deve rimanere sempre la più importante, questo è l'importante.

Scogliera: L'aspetto centrale è mantenere il centro al centro.
L'aspetto centrale è che il centro resti al centro.
La questione centrale è che il centro resti al centro.

Reloj: L'importante è che la cosa più importante resti la più importante.

Alliandre (la Ippe): Quel che più conta è far contar davvero quel che conta.
La cosa principale è che quel che conta resti al centro dell'attenzione.

Caporale: La cosa più importante è che la cosa più importante resti (più) importante.

E.l.e.n.a.: La cosa davvero importante è riuscire a far sì che ciò a cui noi teniamo rimanga sempre la cosa più importante.

Aladingenius: La cosa più importante è far sì che la cosa più importante rimanga la cosa più importante.

Scrittoingrassetto: L'importante è che i fondamentali rimangano tali.

Peppermind: La cosa è fare che la cosa rimanga la cosa.

Silenskia: La cosa primaria è mantenere primarie le cose primarie.

...

03 novembre 2009

31 ottobre 2009

Chì ch'inscì l'è semper festa

C'era una volta una ragazza che doveva andare a una festa, ma aveva perso la corriera e non sapeva come fare per raggiungere il paese, punto d'incontro con il resto della compagnia. Veicoli circolanti zero, taxi nemmeno a parlarne, solo nebbiolina tardopomeridiana lungo la carreggiata. S'incamminò scuotendo la testa e le bastò affrettare il passo per sentir cedere il tacco, cui era ben poco avvezza. Il dolore alla caviglia le trasfigurò l'immagine di quella giornata tanto attesa e ora, invece, storta.
Con voce posata ed evitando di corrugare il viso, cominciò a tirare giù una serie di imprecazioni degna di rivaleggiare con la litania di tutti i santi. Per lei era quella udita dal padre, uomo sanguigno e dotato di scarso autocontrollo, ma di notevole verve. Una volta, per assicurarsi di bestemmiarli tutti senza eccezioni, aveva staccato il calendario dal muro e, inforcati gli occhiali, si era prodotto in un capolavoro di fantasia che toccava relazioni e genealogie dell'intero apparato ultraterreno.
Ora sentiva solo lo sfogo della propria voce, privata di ogni eco dall'ovatta dell'aria umida. Il disappunto garbato e lo scoramento contenuto si surriscaldarono in veemente collera, le gote cominciarono a dipingere la misura del suo caricarsi, quindi l'impeto prese le redini fino all'oblio del motivo iniziale dell'incazzatura. Fu allora che contro l'orizzonte traslucido, dal lato dei campi, dove rialzava lo sguardo scarmigliato, si colorarono quattro sagome inquietanti. Lei le fissò senza temere di non sapere. Respirò. Senza capire il perché, si distese di una curiosità tranquilla. Ne attese l'avvicinarsi. Poi ascoltò. Era un invito, l'invitavano a una festa, volevano lei e con sorrisi sghembi glielo comunicavano cantando più o meno così.

16 ottobre 2009

Male informati

Nel suo post di ieri Seth Godin parlava di come un certo tipo di informazione amplifichi i peggiori elementi della reazione emotiva. Ne traduco l'elenco a punti:

1. Ci si concentra sull'urgenza anziché sull'importanza.
2. Sono le emozioni forti e le immagini che le accompagnano a determinare che cosa è importante.
3. Si esalta il rumore invece dell'analisi ponderata.
4. Manca la volontà di cambiare le cose e il proprio modo di pensare.
5. Reazioni xenofobe e scioviniste (paura degli estranei).
6. Difesa dello status quo incoraggiata da un pubblico scelto per essere uniforme.
7. Le cose diventano importanti solo perché altri hanno deciso che lo sono.
8. La comunicazione dall'alto verso il basso induce l'effetto risonanza (essere d'accordo o cambiare canale).
9. Cattiva informazione storica e sull'argomento specifico.
10. Si confonde l'opinione con la verità.
11. Revisionismo affinché i fatti coincidano con un determinato punto di vista.
12. Non si vogliono riconsiderare gli errori passati alla luce della storia e usarli per fare meglio la prossima volta.

15 ottobre 2009

Se venerdì vieni lì...

...sul palco a suonare soul, funky, rhythm & blues, con groove and love, troverai i Blubaluba in questa formazione:

voci: Zu, Elisa Serra
fiati: Ivan Padovani (tromba), Mauro Trabucchi (sax)
tastiere: Stefano D'Ancona
chitarra: Matteo Nardini
basso: Cristiano Reibaldi
batteria: Bruno Saitta

Il concerto si terrà venerdì 16 ottobre 2009
al Mi Cantino, in via Dante Alighieri 6 a Monza.
Inizio previsto tra le 22:30 e le 23:00.
Ingresso libero, tel. per prenotazioni: 039 322970

Vieni, vieni / se ti sfizia
e diffondi / la notizia.


05 ottobre 2009

La pianura che brucia

The Burning Plain lo vidi l'anno scorso in originale, ma stamane un intervento di chiagia me lo ha fatto riaffiorare al sentire.

Molte le corde emotive che risuonano in questo film capace di collegare diverse storie, passato e presente, amore e azioni, sentimenti e memoria. Tremendo a tratti, ma sobrio dove poteva lasciare spazio al facile strazio. I drammi, le vite pulsano nelle vicende intrecciate, o meglio accavallate, ma per lo spettatore è più l'ignoto che piano piano si dipana a far da protagonista, nei tre piani temporali nella narrazione. Le attrici riescono perfino a superare in bravura la loro bellezza. Toccante, intenso, bello. Se ti dicono che è lento, non ascoltarli.

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Riferimenti:
- il film su wikipedia (en) e (it)
- un'analisi di Roberto Bernabò

01 ottobre 2009

Tutto e niente



"Nothing is everything" (Niente è tutto), si legge su un muro colorato proposto da Star Walls.
Noto che a seconda di come si decide di tradurlo (o meglio, interpretarlo), il significato cambia, e con esso la visione del mondo.
Per esempio: "Nessuna cosa è tutto quanto" e "Il niente è tutto" sono opposti tra loro, completamente opposti, tanto che alla fine, forse, coincideranno.

21 settembre 2009

Riconoscimenti

Se bendato ti conducessero sulla sabbia, sapresti di essere in spiaggia grazie all'orecchio lambito dal frangersi delle onde, alla pelle irradiata dalle emanazioni solari, ai piedi semiaffondati nel morbido granulato. Che gioia, il bambino in te non sta già nella pelle, ma l'adulto clicca su "altrove" e vai di teletrasporto. Di nuovo sabbia e sole e brezza marina: dal profumo della macchia mediterranea intuisci la latitudine, dalla ventosità e dalla bellezza del contatto tattile arguisci di essere su un bel litorale isolano. Per qualche particolare potresti addirittura individuare il luogo esatto, come la temperatura della battigia, rinfrescata dalle acque del rio Solanas che filtrano sotto il mare, diluendo la salinità per un tratto di nuotata. Lì sapresti di star bene, ne saresti contento e soddisfatto, ma in alcuni frangenti, imprevedibilmente, ti trovi disposto a un lascia o raddoppia quasi da incosciente e premi di nuovo alla cieca il pulsante del rischio, affidandoti alla buona stella e a quelle che hai salutato mentre cadevano o si facevano sparare allegramente attraversando il cielo blu notte. E vai, e aaaaah, ecco, ecco, eccoci: i piedi ti restituiscono l'infinita carezza a clessidra di un talco quasi impalpabile, eppur terreno. Un godimento a metà tra materia e spirito, una sabbia che ti è ben nota, che riconosci: simile a quella di Chia a cala Campana o a quella di cala Giunco a Villasimius e allora decidi di fermarti lì. Ti fai sbendare e il mare dinanzi a te regala i toni del verde e del blu, gli scogli che si alternano alle calette sono levigati da anni luce di eppure soffia, la vegetazione che attornia l'intera baia predilige ginepro leccio e lentischio e la collina digrada trasformandosi in bianche dune al centro. Meraviglia delle meraviglie, riconosci tutto quanto senza esserci mai stato, capisci che hai fatto bene a farti sbendare e sorridi a quanto sei stato fortunato a capitare, quasi per caso, a Porto Sa Ruxi. Con gioia stupenda ci nuoterai e trasecolando ti dici che vorresti farlo per sempre.

15 settembre 2009

Non è solo un ottavo di pizza

Quella è la pigrizia mentale che impedisce di vedere le cose, bloccando la percezione anche delle più evidenti.
Non è vero, per esempio, che non esiste più la mezza stagione. Esiste, ed è caratterizzata da un clima particolare, un clima in cui se stai nudo hai freddo e se ti vesti hai caldo. Qui c'è stata ieri. Da stanotte è già autunno da finestre chiuse.

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E tu chiudile pure, rivestiti se tocca rivestirsi, ma svestiti delle armature e non dimenticar che bello è aprirsi.

10 settembre 2009

Imbrunire

Stasera ho finito di corricchiare che s'erano già accesi i lampioni. Nemmeno le giornate son più quelle di una volta, non durano, sarà il ritorno della mezza stagione o sarà che quelli hanno imposto i tagli anche all'ora legale, rosicchiando senza parere minuti alle nostre vite per riservarli allo sponsor.

Ma non importa, finché c'è fiato c'è speranza. Nientemeno che del creazionismo parlavano quattro ragazzi correndo affiancati (ho origliato seguendoli fino alla curva, poi ognuno per la sua strada, che io faccio il mio di giro) e a tal proposito hanno menzionato il Flying Spaghetti Monster, così ho saputo dell'esistenza di questa nuova religione nata come parodistica protesta contro i pericolosi zucconi del pensiero letterale.

Promemoria maglietta: non indossare battute ambigue, altrimenti risulterà imbarazzante sorridere a chi incroci, ammesso che ti venga da sorridere (spesso sì, volentieri). Dunque metti al bando questa, che ha anche una certa età, oltretutto.

Le zanzare, fortunatamente, erano troppo stanche per pungere attraverso la pelle madida durante lo stretching finale. Casa, doccia, pasta al pesto, un altro po' di traduzione per portarsi avanti.

09 settembre 2009

Qualcosa d'irresistibile

I tuoi capelli lisci e scuri, i tuoi boccoli biondi, la testa reclinata sulle mie ginocchia, le labbra che ancora non conoscevano lingua, il verde montano del tuo sguardo in campo d'ambra, quei due laghi azzurri incorniciati da chiome di grano, i baci timidi, l'audacia frammista a ritrosia, il calore ripetuto della passione a sorpresa, il bacio perfetto, le fossette lombari del tuo bacino mediterraneo, i tuoi mugolii da fuochi d'artificio continui, il prorompere dei tuoi seni al nostro primo lento, il sorriso bagnato quanto l'erba del giardino, l'incredibile creatura in carne e curve, il suggello di una luna rossa, la dolcezza consapevole, l'avventura di musica e parole, il batticuore dell'impeto, lo sfizio del desiderio condiviso, le vibrazioni radiose, le sontuose cavalcate e disperanti, le carezze del toccar con mano l'ineffabile, la complicità ormonale, il sudore totale, la moltiplicazione dell'essere, l'orgasmo dell'anima, lo sguardo a ventosa, i tuoi gesti di appartenenza, l'offerta, i portafortuna, le affettuosità terapeutiche, il ruggire del godimento, la golosità del gelato, la soavità dello scoprirsi, la grandezza del riconoscersi, la rinascita delle riaperture, la bellezza che sa illuminare, la speranza che fa innamorare.

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Rispondendo a "cosa vi colpisce in una donna?", dicevo per l'appunto: Come si muove nello spazio, come guarda, come sorride. La forma del culo, la differenza di diametro tra vita e fianchi. Poi si può approfondire e l'elenco sarebbe lunghissimo, perché in ciascuna c'è qualcosa di bello e in qualcuna qualcosa di irresistibile.

08 settembre 2009

Di REM così

Scendevamo delle scale. Fuori tempo, fors'anche un po' stonate rispetto al circondario, ma noi eravamo lì, reali e realmente preoccupati. Ad attenderci c'era il tempo perduto, quello di quando sei in ritardo ancor prima di partire. Si cercava d'agguantare un treno per l'ultimo predellino, pur sapendo che nemmeno prendendolo sarebbe stato possibile arrivare per tempo. Di mezzo, moltiplicandi ostacoli, piccoli e grandi, tutti egualmente avviluppanti, come lenzuola umide a vincolar caviglie e piedi. L'improbabile tinto di sensazioni, un lampeggiare carico di promemoria sentimentali, lo zampicare delle pulsioni opposte al volere o a quel che si credeva tale. Su di uno sfondo capace di acquattarsi per lasciar spazio al dire dell'eidomachia, incruenta guerra di visione che scaturisce in gestazione d'alba.

07 settembre 2009

Eh

I sorrisi, l'amore, la musica, le onde, il piacere, le cose buone, i colori, lo sguardo sul mondo, tutto bello, d'accordo, però il pensiero che l'unico "per sempre" su cui contare sia quello della morte, che chi se n'è andato non lo abbia fatto solo temporaneamente, un po' di giramento di coglioni lo suscita, eh.

06 settembre 2009

Dixie pixel swing

Noi sembriamo carne facile
fatta per gli istanti magici
di chi s'accontenta docile
di chi non fa caso a tutto il
sus-sur-ra-re

Quasi tutto viene semplice
se per ogni istante guardi lo
spazio che distanzia il forcipe
dallo spazio che prepara il
so-spi-ra-re

[stacco intreccio fiati]

Quasi tutto viene semplice
quando t'abbandoni come se
un istante almeno come si
deve ti spettasse in questo
na-vi-ga-re

Poi stentiamo a dirci magi re
ben che lo si sappia a tu per tu
quel che si sprigiona da più in là
quel che il nostro spazio interno
fa vi-bra-re

[di nuovo fiati e assoli ad lib.]

09 agosto 2009

A mare

Una volta festeggiato il compleanno della cajuina e l'onomastico del patatino, salperò coi miei cuccioli per l'isola magica, quella grande a forma di sandalo.
Come ho già detto, quando mi trovo su quella terra, anche al suo bellissimo interno ne percepisco l'energia che sale dalle piante dei piedi pervadendomi l'essere.

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e poi, è in quelle acque che si bagnano le blogstar!

06 agosto 2009

Potrebbe recapitare anche a te

Un sacco di socialcosi (twitter, friendfeed, facebook...) stanno dando ripetuti segni di cedimento.
Presto, scambiamoci i numeri di telefono!
Anzi, le coordinate delle colombaie, per i piccioni viaggiatori.

02 agosto 2009

Orologi fermi

Oggi per tutto il giorno sono le 10 e 25.
A Bologna, in stazione, lo sono dal 2 agosto 1980. A far esplodere le vite altrui furono i bombaroli fascisti, coperti da apparati deviati dello Stato.

31 luglio 2009

Defrag

Ero piccolo, camminavo sul ghiaccio. Poi di colpo fu estate di sudori e allergie tra i prati. Ormai lontane le spiagge le onde i cavalloni. Non sapevo ancora nuotare, usavo uno strano salvagente che al ricordo sa di spugna rivestita di plastica arancione, legato attorno al torace. Prima d'imparare, mi ritrovai in montagna. Al mare però avevo visto e tracciato le piste per le biglie dei ciclisti e le riproducemmo lassù, nella vasca di sabbia. Lassù sugli alberi arrivarono anche le vertigini, o forse fu un cagnetto precipitato dal balcone, tra i vapori della calura e lo svaporare onirico al ridestarsi. Comunque l'estate ogni volta finiva e si ricominciavano altri giochi, in altri luoghi e orari. Tutto quel che finiva mi rattristava, comprese le serie di trasmissioni in bianco e nero. A colori erano le capigliature, motivo di tre classifiche diverse sulle preferenze del momento, peraltro non espresse alle interessate bionde more e castane. Boschetto, prato, cortile, bande, dispute, partite, nascondino, carezze. Pensieri, canti, fantasie, timidezze. Sogni a lungo appiedati. Più oltre, le bici grandi, ancora più in là il motorino. Volti nuovi, o riedizioni cresciute di colpo erompendo vitali dalle dismesse divise scolastiche. Grembiuli bianchi, grembiuli neri, perfino i fiocchettini si portavano, da lontano rivedo addirittura i calamai fino a un attimo prima che sparissero, dopo decine di frustranti macchie e fogli bucati dalle cancellature. C'è chi cancella tutto di botto e rinasce come tabula rasa, ma no. Fin che alzheimer non ci separi, nulla andrà perduto, sebbene l'hard disk cranico cominci a sentirsi pieno.

12 luglio 2009

Sedici petali

Le carezze delle nubi alla luna hanno forma di carta da musica. Stelle cadenti non si lasciano ancora vedere, ne fanno le veci le lucciole. Pulsar rimpiazzano palpiti spenti nel blu. Ficca gli occhi nell'illusione di spazio profondo lassù, sarà la mente a cullar via il lamento, a tramutarlo in nenia e poi in canzone. Allora voce chiami canto chiami linfa chiami sangue chiami umori ed il pulsar sarà dei battiti. Affonda l'ascolto ficcante nel profondo del tuo spazio e cogline la forma, riscrivila in musica e mettila su carta, ché possa riaccarezzar la luna.

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bonus: una videocanzone di Noah and the Whale

24 giugno 2009

Succede se non hai l'iPod

Vado. Spengo e vado. Per una corsetta, che mi ci vuole proprio. L'essenziale e via al parco Nord: entro, guardo, respiro, una specie di saluto al sole per sgranchirmi, un minimo di stretching zona lombare e gambe e parto, senza indugiare all'ascolto del bonghista, che sarà lì anche al ritorno, né alla tentazione di attaccare bottone con la studentessa seduta all'ombra.
Il corridoio di chiome arboree incornicia la vista, procedo e senza forzare mi beo del piccolo privilegio. Corricchio in relax, tranquillo osservo la serenità del circondario, talmente tutto grazioso e benevolo da farmi sospettare un truman show di cose e persone e perfino animali, complici. Avanzo, ancora senza sudare.

I pensieri cominciano a vagare altrove, vedo perfino una che assomiglia a. Corro torcendo il collo per un po', ma è impossibile, e poi comunque. I pensieri vagano perché non è come quando fai la forma, capace di impegnarti tutta l'attenzione lasciandoti solo la pace dell'essere presente. E allora rimedio intimando alla mente di mettersi a contare le foglie, tutte quante, tutte le foglie di tutti i rami di tutti gli alberi che costeggiano la stradina e anche di quelli che formano il fondale oltre il prato laggiù.
Mi supera uno, in forma e fiato, non me ne curo ma un po' lo prendo da sprone e tuttavia continuo a non forzare punto. Torno dallo sterrato, tun-tà tun-tà, il ghiaino si fa ascoltare e insieme parte una melodia nella testa, ma il ritmo lo danno grilli e cicale, concertino cui si uniscono cinguettii vari. Dal film al cartone animato si passa quando scorgo il cane amico del vecchio Fido in Lilli e il vagabondo, accucciato nell'erba presso il padrone che gli volta le spalle, seduto su una panchina discosta dal passaggio. Una coppia m'incrocia, lui troppo magro lei troppo cicciottella, ma poi riguardandoli lui non sta male e lei ha occhi dolci e belli. Una sirena prona si rimira i piedi, chissà sognando una pinna caudale.

Intanto comincia il sudore a ruscellare di lato. Gli occhi rimangono protetti dalle sopracciglia, visto a cosa servono i peli, ripenso a quel thread, dov'era già, su un feed, no era al bar e le fazioni erano due. Io sto con i peli, mi piacciono insieme agli umori, quando mi piacciono.
La volta delle frasche crea un tunnel ombroso e aumento un pochino il ritmo. Ritorna anche il ritmo nella testa lo fanno le api lo fanno gli uccellini facciamolo anche noi innamoriamoci. Eh, non ho l'iPod ma la musica arriva comunque, tu invece lo stai programmando, no, forse stai mandando un messaggio, immagino rimirando la linea morbida di quei tratti assorti.

Si riesce al sole e alla calura e l'ultimo raccordo del giro lo cammino, mentre lo sguardo abbraccia il panorama e il suo respiro, fronde al cielo solcato da strisce bianche come desideri, il pulsare di un qui e ora quieto di parca soddisfazione, quella di chi ricorda ma non si strugge. Vivo e traspiro, traspare al mio vivere il mondo.

31 maggio 2009

Fase per fase

La luce della luna è solo un riflesso, dicono i detrattori, lei è poco più di un sasso un po' più grosso degli altri che si ostina a girarci in testa.
Lo splendore della luna, in realtà, al tuo occhio primitivo e bambino è la prova visibile che il sole non t'ha abbandonato, ma continua a illuminare anche quando il globo ruotando ti occulta, e presto tornerà a inondarti di calore. Dormi col sorriso disteso a forma di alba.

24 maggio 2009

Dire, fare, ricordare

Un messaggio intenso e insieme struggente ricorre casualmente alla memoria. Tradotto suonerebbe più o meno così:

aarrggh ogni giorno vorrei essere già lì, ma poi vorrei non esserci ancora, perché so che non sarò più lì l'indomani

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Mi vien da dire che vivere a pezzi alla fine a pezzi ti ci fa davvero, a meno di ricordarsi della teoria delle perle azzurre e belle sul filo vitale, preziosi ingredienti di una collana di sorrisi totali. E purché tale collana, indossata, non pieghi il collo obbligando lo sguardo a terra, ma gli permetta di spaziare in un presente pieno di orizzonti, un presente profumato di futuro.

15 maggio 2009

Con spirito lieve

Prendi un ampio giardino, come quello dietro alla Villa Reale di Monza la domenica mattina. Dalle 10.30 e per un'ora e mezza ci trovi alcune decine di persone che in silenzio spostano l'aria al rallentatore, serenamente. Mettiti in mezzo, così da poter osservare e imitare i movimenti di qualcuno più esperto da qualsiasi angolazione in cui ti verrai a trovare. Vai con fiducia e vedrai, anzi assaggerai gratuitamente il Tai Chi Chuan.

Poi, se avrai un po' di spudoratezza, potrai chiedere e ottenere un massaggio shiatsu. Shi-atsu sarebbe digitopressione, ma con me Barbara di Shiatsu e Natura (Monza) ha usato i gomiti, procurandomi grande e doloroso beneficio. Credo proprio abbia iniziato a smuovermi alcuni blocchi profondi, per la serie: l'evoluzione, fortunatamente, non finisce mai.

Dire e fare con semplicità e immediatezza, ovvero dire quel che vuoi dire e fare senza indugio, sono ingredienti quasi sicuri per le cose belle. Cielo e prato ti toccano meglio se ti muovi e non importa la goffaggine, prima o poi la supererai, supereroe.


P.S.: segnalo volentieri anche il Centro Shiatsu Valtellina (Morbegno), dove Maurizio conduce tra l'altro meditazioni zen.

05 maggio 2009

Biodanza in Brianza

Qualche sera fa mi sono avvicinato a una pratica per me nuova e su invito di mia cugina ho provato la Biodanza. Una bella esperienza, strana e basilare, ricca: ci si trova in gruppo (nel mio caso, a Monza, una dozzina di persone eterogenee) e si compiono dei movimenti, con semplicità e superamento di pudori, lasciandosi guidare dalla musica e dalle indicazioni del "conduttore", che delinea un tema e dei percorsi di fisicità e sensibilità.

Si sono create belle armonie e ho percepito scambi energetici potenti e delicati ad un tempo. In certi casi, alla fine sembrava di conoscersi da sempre e i ringraziamenti reciproci scaturivano dall'autentico benessere regalatoci a vicenda. Probabile sia stato anche fortunato a capitare con un tema particolarmente incoraggiante: primavera e rinascita, su una colonna sonora con un sacco di pezzi che conoscevo, tra l'altro (dal girotondo al rock, dalle ballate ai lenti, dalle canzoni alle suggestioni sonore).
Empatia, abbracci, sfioramenti, intrecci d'aura nel fluire individuale e collettivo, energia e pienezza, comprensione, sorriso interiore, profondità radiosa, lieta levità, evviva. Magari sapessimo portare tutto questo nel quotidiano vivere.

Info e contatti: Raffaella Mariani (e-mail, cell. 335-6651577)


a cura di Giulio Pianese

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