Stamattina andrò al supermercato:Già. Per noi soggetti alle mercuriali mutevolezze di chi determina rinvii e ritardi sui pagamenti, bisognerà trovare un modo per quadrare il cerchio, altrimenti toccherà comprarsi un passamontagna."Bip.... Bip.... Bip.... 89 Euro e 25 centesimi"
"Grazie, va bene una fattura a 90 giorni?" [continua]
31 gennaio 2004
Pagà e murì gh'è semper temp
C'è una scenetta scritta da Biccio che devo mostrare a qualche mio cliente:
Guardando in su
L'altro giorno sfogavo così un accesso malincomico: Datti a me luna, porgiti croissant. Di te mi nutrirò...
Ma non è che stia sempre a parlarci con gli astri. In genere mi limito ad ammirarli, con tanto di oooh di stupore ed eventuali commenti compiaciuti se non sono da solo alla finestra.
Specialmente in queste settimane che ci stanno regalando l'esibizione quotidiana di diversi pianeti. Da qui posso seguire le traiettorie di Marte la sera tardi e ammirare lo stabile splendore di Giove la mattina presto.
C'era un tizio che dipingeva mandala per poi ricoprirli di nero. Comportamento in apparenza assurdo, però chi andava a visitare la mostra li osservava con altri occhi sapendo che presto non sarebbero più stati visibili.
Nella cerchia metropolitana anche una cosuccia altrove banale come la visibilità della volta celeste è un privilegio raro. Anche da questo deriva l'ingenua gioia di riconoscere quei punti brillanti così lontani e così vicini. Ciò che per noi avrà una fine diventa prezioso.
Ma non è che stia sempre a parlarci con gli astri. In genere mi limito ad ammirarli, con tanto di oooh di stupore ed eventuali commenti compiaciuti se non sono da solo alla finestra.
Specialmente in queste settimane che ci stanno regalando l'esibizione quotidiana di diversi pianeti. Da qui posso seguire le traiettorie di Marte la sera tardi e ammirare lo stabile splendore di Giove la mattina presto.
C'era un tizio che dipingeva mandala per poi ricoprirli di nero. Comportamento in apparenza assurdo, però chi andava a visitare la mostra li osservava con altri occhi sapendo che presto non sarebbero più stati visibili.
Nella cerchia metropolitana anche una cosuccia altrove banale come la visibilità della volta celeste è un privilegio raro. Anche da questo deriva l'ingenua gioia di riconoscere quei punti brillanti così lontani e così vicini. Ciò che per noi avrà una fine diventa prezioso.
29 gennaio 2004
J'adore!
Applicherei a un'intera schiera di diaristi telematici quanto ha scritto Pollicina riferendosi alla mailing list della Zonker's Zone:
Adoro questa lista. E' come l'autobiografia infinita di un intero popolo.P.S.: per il titolo, va dato credito a MacUbu (glielo sentii dire il 21 novembre 2003).
28 gennaio 2004
Tutti fratelli
Ci siamo andati tutti e quattro al corteo. L'abbiamo intercettato in corso Venezia, visto che in realtà partiva da Palestro anziché da San Babila. Ci siamo accodati alla selva di cartelli neri con i nomi di alcuni campi di annientamento nazifascisti e di alcuni luoghi teatro di analoghe stragi.
In perfetta autonomia, prima di uscire la Cajuina si era preparata un suo cartello, disegnando coi pennarelli "uno che uccide un altro" e scrivendoci sopra NON DEVONO PIÙ SUCCEDERE QUESTE COSE.
Mi unisco al suo auspicio ascoltando e cantando:
In perfetta autonomia, prima di uscire la Cajuina si era preparata un suo cartello, disegnando coi pennarelli "uno che uccide un altro" e scrivendoci sopra NON DEVONO PIÙ SUCCEDERE QUESTE COSE.
Mi unisco al suo auspicio ascoltando e cantando:
Ale Brider
Un mir zainen ale brider,
Oi, oi, ale brider,
Un mir zingen freileche lider,
Oi, oi, oi!
Un mir haltn zich in einem
Oi, oi, zich in einem,
Azelches iz nito bai keinem,
Oi, oi, oi
Un mir zainen ale einik
Oi, oi, ale einik
Tzi mir zainen fil tzi veinik,
Oi, oi, oi
Un mir libn zich doch ale,
Oi, oi zich doch ale,
Vi a chosn mit a kale
Oi, oi, oi!
Un mir zainen freilach munter,
Oi, oi, freilach munter,
Zingen lider tantsn unter
Oi, oi, oi!
Un mir zainen ale shvester,
Oi, oi, ale shvester,
Azoi vi Rochl, Ruth, un Ester
Oi, oi, oi(Morris Winchevsky, 1856-1932)
Tutti fratelli
Siamo noi tutti fratelli,
Oi, oi, sì fratelli,
E intoniamo canti belli,
Oi, oi, oi!
Stiamo insieme in un abbraccio,
Oi, oi, in un abbraccio,
Forte come nessun laccio,
Oi, oi, oi
Siamo uniti anche nei giochi,
Oi, oi, nei bei giochi,
Che siam tanti o siamo pochi,
Oi, oi, oi
E ci amiamo siam carini,
Oi, oi, siam carini,
Come giovani sposini,
Oi, oi, oi!
Siam felici sorridiamo,
Oi, oi, sorridiamo,
Se cantiamo e poi balliamo,
Oi, oi, oi!
Abbracciamo voi sorelle,
Oi, oi, voi sorelle,
Nell'amore le più belle,
Oi, oi, oi!(mio riadattamento in italiano)
27 gennaio 2004
Nodo al fazzoletto
Oggi 27 gennaio è la giornata della memoria.
A Milano nelle scuole alle ore 11:59 sarà osservato un minuto di silenzio. Qui le altre iniziative cittadine e le mostre (però mi risulta che il corteo da San Babila al Duomo partirà alle ore 18).
A Milano nelle scuole alle ore 11:59 sarà osservato un minuto di silenzio. Qui le altre iniziative cittadine e le mostre (però mi risulta che il corteo da San Babila al Duomo partirà alle ore 18).
24 gennaio 2004
Materiale rotabile
Tu-tun tu-tun, tu-tun tu-tun. È un bel rumore, perché il treno lo ami. È il vero viaggio, lo sapevi già prima di leggere In Transiberiana, lo hai sempre saputo apprezzare.
Tu-tun tu-tun faceva il treno che ti portava in vacanza, in questo stesso tragitto ad angolo retto verso nord-est. Tutti quanti in uno scompartimento, con miliardi di valige borse borsette sacchetti, confezionati da mamma e nonna, trasportati con la colonna sonora delle bestemmie paterne, una ghirlanda pittoresca di interrogativi sulle finalità ultime di tutti quei bagagli.
Tu-tun tu-tun, quattro figli. Tu-tun tu-tun, niente auto. Tu-tun tu-tun, SS. Pietro e Paolo si parte, due mesi di vacanza. Tutto normale per noi. Un miracolo in realtà. Economico innanzitutto, visto che in sette si viveva con due modesti stipendi statali e una pensione minima.
Tu-tun tu-tun. Un miracolo anche per tutto il resto. Se oggi sembra dura anche solo preparare tre borse e un biberon e salire sull'auto sotto casa, cosa doveva essere affrontare una mini-epopea come quella?
Tu-tun tu-tun. Ho fame! Ho sete! Paf, come d'incanto saltavano fuori panini di tutti i tipi, frutta assortita e come bevanda il tè preparato a casa. Oggi capisco perché all'arrivo ci obbligavano a farci una dormitina pomeridiana: è vero che erano supereroi, ma perfino l'Uomo Ragno ogni tanto deve riposare.
Tu-tun tu-tun faceva il treno che ti portava in vacanza, in questo stesso tragitto ad angolo retto verso nord-est. Tutti quanti in uno scompartimento, con miliardi di valige borse borsette sacchetti, confezionati da mamma e nonna, trasportati con la colonna sonora delle bestemmie paterne, una ghirlanda pittoresca di interrogativi sulle finalità ultime di tutti quei bagagli.
Tu-tun tu-tun, quattro figli. Tu-tun tu-tun, niente auto. Tu-tun tu-tun, SS. Pietro e Paolo si parte, due mesi di vacanza. Tutto normale per noi. Un miracolo in realtà. Economico innanzitutto, visto che in sette si viveva con due modesti stipendi statali e una pensione minima.
Tu-tun tu-tun. Un miracolo anche per tutto il resto. Se oggi sembra dura anche solo preparare tre borse e un biberon e salire sull'auto sotto casa, cosa doveva essere affrontare una mini-epopea come quella?
Tu-tun tu-tun. Ho fame! Ho sete! Paf, come d'incanto saltavano fuori panini di tutti i tipi, frutta assortita e come bevanda il tè preparato a casa. Oggi capisco perché all'arrivo ci obbligavano a farci una dormitina pomeridiana: è vero che erano supereroi, ma perfino l'Uomo Ragno ogni tanto deve riposare.
23 gennaio 2004
Mattina
Sveglia. Un'altra di quelle albe buie. Preparati, sbrigati. Folla in bagno. Alt riflessivo della sognatrice sul problema dell'acqua: Cosa succederà quando finirà su tutto il pianeta? Allora mi fermo a rispondere, senza allarmismi ma senza edulcorare troppo la questione. Nel frattempo plof, plof Ho fatto la cacca! Bravo, dai che facciamo il bidè. Tu non incantarti. Fila a fare colazione. Fatevi trovare già con le scarpe ché altrimenti perdiamo l'autobus. Non andiamo in macchina? No, non la voglio prendere. Perché? E vai di spiegazione sull'inquinamento e sul perché l'autobus, anche se inquina, è meglio. Papà vieni a vedere che cielo bellissimo! Tutto coperto... però non mento dicendo che il cielo è sempre bello. E scendiamo le scale.
21 gennaio 2004
Ebbro ludico
Mi è sempre piaciuto giocare, a tutto e con tutti, purché prendessero il gioco abbastanza seriamente da rispettarne le regole e purché alla fine si ricordassero che era un gioco.
Scegliere con chi giocare non è sempre possibile e di certo non è facile, un po' come per il sesso e forse per l'amore, trovare persone in grado di gioire e farci gioire pienamente che si vinca o si perda.
Tuttavia, se si ha voglia di tirare i dadi o una palla, mescolare le carte o i bastoncini, tracciare segni in aria o su un foglio bisogna pur provarci... evitando chi reiteratamente per capriccio, pigrizia o scoramento decreta la morte ingiustificata di una partita lasciandola a metà; girando al largo da chi mantiene il muso anche alla cessazione delle ludiche ostilità; cercando chi gioca con passione e ce la mette tutta fino in fondo; misurandosi con chiunque s'impegni a dare il meglio per batterti ma senza smettere di rispettarti.
Imparando da questa serietà giocosa a prendere la vita con gioiosa leggerezza.
Ma tutto questo mi è venuto in mente mentre volevo dire un'altra cosa: che confermo di essere fortunato, avendo accettato di giocare con lei. Cosa si vinceva? Un responso.
Scegliere con chi giocare non è sempre possibile e di certo non è facile, un po' come per il sesso e forse per l'amore, trovare persone in grado di gioire e farci gioire pienamente che si vinca o si perda.
Tuttavia, se si ha voglia di tirare i dadi o una palla, mescolare le carte o i bastoncini, tracciare segni in aria o su un foglio bisogna pur provarci... evitando chi reiteratamente per capriccio, pigrizia o scoramento decreta la morte ingiustificata di una partita lasciandola a metà; girando al largo da chi mantiene il muso anche alla cessazione delle ludiche ostilità; cercando chi gioca con passione e ce la mette tutta fino in fondo; misurandosi con chiunque s'impegni a dare il meglio per batterti ma senza smettere di rispettarti.
Imparando da questa serietà giocosa a prendere la vita con gioiosa leggerezza.
Ma tutto questo mi è venuto in mente mentre volevo dire un'altra cosa: che confermo di essere fortunato, avendo accettato di giocare con lei. Cosa si vinceva? Un responso.
20 gennaio 2004
Un test, dai labirinti di Serendip
Avrei dovuto vedere una porta rossa per dipingerla di nero, ma quella, nera, lo era già di suo. Pesante e chiusa, verniciato anche il pomello, mi sa di centro sociale d'altri tempi, quando ci vestivamo tutti di nero, per intero e senza alzate di capo. Esito ad accingermi ad aprirla, indugio ripensando a un senso d'inadeguatezza assolutamente ingiustificato. Avrei dovuto sapere di essere superiore a quei cliché, di poterli saltare a sette o otto messi in fila, balzandoci sopra con un sorriso, il mio sorriso. Quello che loro invece si facevano mancare così spesso, pur di atteggiarsi. Atteggiarsi a maledetti, a gente che sa già tutto, tutto quello che conta e quello da dimenticare, i comportamenti da praticare e quelli da evitare come la peste, i gusti da clonare. E le serate ad annoiare. Me, perlomeno.
Meglio uscire dal trip e cercare quella che non c'è. Una porta azzurra esiste solo in quei film luminosi con magioni enormi e capienti quanto un albergo. Case sulle quali può anche precipitare un aereo e se ne fanno un baffo. Case come quella scelta da Garp nel film. Quanto mi piacque! Il libro lo lessi anni e anni e anni dopo, in originale, ma perfino all'impossibile confronto il film non ci smenava troppo. Certo, il libro ha la possibilità di andare fino in fondo, fino a mostrarci che siamo tutti "casi terminali". A ricordarci una saggia levità, l'unica che può conciliare capacità di gioire e umana consapevolezza. Quella porta azzurra, io la vedo e basta. Sono altri, i personaggi, che la aprono. Però la luce che ammanta quegli ambienti, quella la vivo anch'io, sul serio e non solo nella finzione scenica.
La porta bianca. Chissà perché oggi le fattezze di queste porte nella mia mente sono simili tra loro. Di ottima fattura, in legno massiccio, con 4 rettangoli a sbalzo ciascuna. Dico: una porta bianca poteva anche essere un banale ingresso ambulatoriale, magari un po' scassatello come a Niguarda dove fanno le vaccinazioni ai piccoli. Invece questa immagine l'ho dovuta evocare io, perché da sola era l'altra a proporsi, quella di una porta ideale, da cartolina irlandese. Dove anche il bianco è un colore a tutti gli effetti e non un semplice sfondo. Mi accontento di rimanere fuori anche da questa porta: meglio guardare l'edificio stando all'aria aperta e magari con una pinta scura in mano piuttosto che rischiare di affrontare una moquette non lavata da troppo tempo, come quella casa a Hastings dove mi toccò soggiornare per un paio di settimane, dopo che mi ero abituato alle comodità dell'impeccabile famiglia Medhurst.
L'ultima porta è quella rosa, ma dove? Serendip, quanti confetti avevi mangiato quel giorno? Una porta rosa? Nella casetta delle bambole forse. Speriamo almeno di riuscire a visualizzare un rosa pastello, che se mi capita il fucsia in questo dopocena vomito. Niente, posso fare finta, ma è sempre una porta estranea. Stasera non valico passaggi, stasera sto qui a scrivere queste quattro righe. Stasera... saranno loro a scrivere me. Non è solo una questione di stanchezza: il fervore la farebbe superare agevolmente; è che a furia di vedere porte che si vogliono diverse e che invece sono la stessa camuffata sento odore di truffa. E allora non varco la soglia. Però sono qui e le mie braccia restano aperte, non ho paura a lasciar pulsare nudo il cuore né a rispondere ai sorrisi. L'amore però si farà in strada, dopo aver bussato a una porta a caso.
Meglio uscire dal trip e cercare quella che non c'è. Una porta azzurra esiste solo in quei film luminosi con magioni enormi e capienti quanto un albergo. Case sulle quali può anche precipitare un aereo e se ne fanno un baffo. Case come quella scelta da Garp nel film. Quanto mi piacque! Il libro lo lessi anni e anni e anni dopo, in originale, ma perfino all'impossibile confronto il film non ci smenava troppo. Certo, il libro ha la possibilità di andare fino in fondo, fino a mostrarci che siamo tutti "casi terminali". A ricordarci una saggia levità, l'unica che può conciliare capacità di gioire e umana consapevolezza. Quella porta azzurra, io la vedo e basta. Sono altri, i personaggi, che la aprono. Però la luce che ammanta quegli ambienti, quella la vivo anch'io, sul serio e non solo nella finzione scenica.
La porta bianca. Chissà perché oggi le fattezze di queste porte nella mia mente sono simili tra loro. Di ottima fattura, in legno massiccio, con 4 rettangoli a sbalzo ciascuna. Dico: una porta bianca poteva anche essere un banale ingresso ambulatoriale, magari un po' scassatello come a Niguarda dove fanno le vaccinazioni ai piccoli. Invece questa immagine l'ho dovuta evocare io, perché da sola era l'altra a proporsi, quella di una porta ideale, da cartolina irlandese. Dove anche il bianco è un colore a tutti gli effetti e non un semplice sfondo. Mi accontento di rimanere fuori anche da questa porta: meglio guardare l'edificio stando all'aria aperta e magari con una pinta scura in mano piuttosto che rischiare di affrontare una moquette non lavata da troppo tempo, come quella casa a Hastings dove mi toccò soggiornare per un paio di settimane, dopo che mi ero abituato alle comodità dell'impeccabile famiglia Medhurst.
L'ultima porta è quella rosa, ma dove? Serendip, quanti confetti avevi mangiato quel giorno? Una porta rosa? Nella casetta delle bambole forse. Speriamo almeno di riuscire a visualizzare un rosa pastello, che se mi capita il fucsia in questo dopocena vomito. Niente, posso fare finta, ma è sempre una porta estranea. Stasera non valico passaggi, stasera sto qui a scrivere queste quattro righe. Stasera... saranno loro a scrivere me. Non è solo una questione di stanchezza: il fervore la farebbe superare agevolmente; è che a furia di vedere porte che si vogliono diverse e che invece sono la stessa camuffata sento odore di truffa. E allora non varco la soglia. Però sono qui e le mie braccia restano aperte, non ho paura a lasciar pulsare nudo il cuore né a rispondere ai sorrisi. L'amore però si farà in strada, dopo aver bussato a una porta a caso.
19 gennaio 2004
L'oro ha una certa età
Avrà sgranato gli occhi in quell'immenso spazio
sgranchendosi le gambe e i muscoli stirando
avrà assaggiato frutti ed erbe finché sazio
con gli occhi volti al cielo e forse sbadigliando
un brivido lo colse, un interrogativo,
e gli sarà sembrato alquanto esagerato
subire con durezza in modo sbrigativo
l'amara reprimenda e poi esser cacciato.
E or che sulla barca già monta la sua vela
s'impegna, si concentra e tribola un pochino
ancora con la mente ritorna a quella mela
all'albero e alle dolci delizie del giardino.
Racconterà di quelle, ma non gli crederanno
sarà considerato un elemento strano
un povero immaturo che in fondo non fa danno
se parla un po' dell'Eden, un posto fuori mano.
sgranchendosi le gambe e i muscoli stirando
avrà assaggiato frutti ed erbe finché sazio
con gli occhi volti al cielo e forse sbadigliando
un brivido lo colse, un interrogativo,
e gli sarà sembrato alquanto esagerato
subire con durezza in modo sbrigativo
l'amara reprimenda e poi esser cacciato.
E or che sulla barca già monta la sua vela
s'impegna, si concentra e tribola un pochino
ancora con la mente ritorna a quella mela
all'albero e alle dolci delizie del giardino.
Racconterà di quelle, ma non gli crederanno
sarà considerato un elemento strano
un povero immaturo che in fondo non fa danno
se parla un po' dell'Eden, un posto fuori mano.
Abbasso la squola
La Moratti è ignorante o in malafede quando confonde doposcuola e tempo pieno?
E da quali postulati parte una matematica secondo la quale 27 = 40?
Un verbo mi risuona insistente: smantellare. L'ho vista e la vedo nelle realtà che frequento quotidianamente, la volontà di erodere ciò che è pubblico, anche quando funziona perfettamente. Una vocina maligna mi dice che fanno così per favorire il privato, ma naturalmente mi sbaglierò a pensar male di quelle brave persone...
Oggi alle ore 18.00 a Milano davanti a Palazzo Marino manifestazione di genitori e bimbi insieme ai lavoratori della scuola. Anche per farsi domande e cercare risposte.
E da quali postulati parte una matematica secondo la quale 27 = 40?
Un verbo mi risuona insistente: smantellare. L'ho vista e la vedo nelle realtà che frequento quotidianamente, la volontà di erodere ciò che è pubblico, anche quando funziona perfettamente. Una vocina maligna mi dice che fanno così per favorire il privato, ma naturalmente mi sbaglierò a pensar male di quelle brave persone...
Oggi alle ore 18.00 a Milano davanti a Palazzo Marino manifestazione di genitori e bimbi insieme ai lavoratori della scuola. Anche per farsi domande e cercare risposte.
16 gennaio 2004
Tosse
Soprattutto, non mi devo incazzare. Devo convincermi che dal momento in cui salirò sul palco e per tutto il concerto lei sparirà. Non avvertirò alcun bruciore alla laringe, né sarà presente il raspino a ostacolare i passaggi da una nota all'altra. Sarò immune da ogni cosa per quelle due ore.
Tutt'al più, volendo aiutare la buona stella ad aiutarmi, seguirò qualche prezioso consiglio:
Tutt'al più, volendo aiutare la buona stella ad aiutarmi, seguirò qualche prezioso consiglio:
anti "ranteghino" (raspino), come lo chiamiamo qui: acciughe salate.
anti tussivo: bollire una mela con la buccia, sino a quando diventa morbidissima. togliere la mela (la mangi poi) e bere l'acqua con cucchiaio di miele mescolato.
15 gennaio 2004
Tripletta BSM
Stavolta non ci sono scuse!
Nel fine settimana la Black Sound Machine si esibirà in tre concerti consecutivi in tre città diverse. Tutto per offrirti la possibilità di pescare la soluzione che meglio ti si addice, nella serata che più ti aggrada. Non potrai certo mancare, dunque ti aspettiamo...
...oppure dacci il tuo indirizzo e verremo direttamente a casa tua (anche a cena, però).
[/] voce: Zu; voci e cori: Elisa, Francesca, Marina; [\]
[/] sezione fiati: Angelo, Ivan, Mauro, Sergio; [\]
[/] tastiera: Enzo; chitarra: Matteo; basso: Luigi; batteria: Roberto [\]
venerdì 16 gennaio 2004 @ Mi Cantino - via Dante 6 - Monza - tel. 039 322970 - inizio concerto ore 22:30
sabato 17 gennaio 2004 @ L'Elisir - via San Dionigi 21 - Milano - tel. 02 5398938 - inizio concerto ore 21:30
domenica 18 gennaio 2004 @ Film - via Bolchini 31 - Varese - tel. 0332 212199 - inizio concerto ore 19:00
Nel fine settimana la Black Sound Machine si esibirà in tre concerti consecutivi in tre città diverse. Tutto per offrirti la possibilità di pescare la soluzione che meglio ti si addice, nella serata che più ti aggrada. Non potrai certo mancare, dunque ti aspettiamo...
...oppure dacci il tuo indirizzo e verremo direttamente a casa tua (anche a cena, però).
[/] sezione fiati: Angelo, Ivan, Mauro, Sergio; [\]
[/] tastiera: Enzo; chitarra: Matteo; basso: Luigi; batteria: Roberto [\]
14 gennaio 2004
Facce Tarzan!
Leggo qua e là che il sindaco di Milano sulla sua scrivania tiene in bella mostra una bandiera a stelle e strisce. Quasi quasi al prossimo concerto della Black Sound Machine gli dedico Tu vuo' fa' l'americano.
Al protagonista della canzone di Carosone i soldi di mammà servivano per le sigarette; Albertini non so bene per che cosa li usi, ma di sicuro so che li nega agli asili nido e alle scuole materne. Quasi peggio del buffone suo superiore.
Al protagonista della canzone di Carosone i soldi di mammà servivano per le sigarette; Albertini non so bene per che cosa li usi, ma di sicuro so che li nega agli asili nido e alle scuole materne. Quasi peggio del buffone suo superiore.
Per Giove, un pianeta!
Grazie alla dritta di Activemax, stamattina l'ho visto e l'ho mostrato ai piccoli, che affascinati e incuriositi mi hanno bombardato di domande. A qualcosa ho risposto, ma sarà bene documentarmi un po'.
13 gennaio 2004
Un bacio non dato è...
...come un genio che spreca il talento
un affronto al tempo che passa
come un brindisi lanciato al vento
uno stereo senza una cassa
è una musica senza frase
che delude l'orecchio e lo sguardo
un amore nell'ultima fase
un binario raggiunto in ritardo
è un affetto di sole parole
un impulso ridotto al laccio
come un'alba ma senza il sole
una bimba mai presa in braccio
una lingua di sola grammatica
come un asino senza il bue
un errore di matematica
esser solo e credersi in due
come un raggio senza pi greco
una coda nel posto sbagliato
il paesaggio d'un vicolo cieco
una rima che va disattesa
è un countdown interrotto alla NASA
una, virgola senza ragione
una bella domanda inevasa
sei puntini di sospensione.
un affronto al tempo che passa
come un brindisi lanciato al vento
uno stereo senza una cassa
è una musica senza frase
che delude l'orecchio e lo sguardo
un amore nell'ultima fase
un binario raggiunto in ritardo
è un affetto di sole parole
un impulso ridotto al laccio
come un'alba ma senza il sole
una bimba mai presa in braccio
una lingua di sola grammatica
come un asino senza il bue
un errore di matematica
esser solo e credersi in due
come un raggio senza pi greco
una coda nel posto sbagliato
il paesaggio d'un vicolo cieco
una rima che va disattesa
è un countdown interrotto alla NASA
una, virgola senza ragione
una bella domanda inevasa
sei puntini di sospensione.
12 gennaio 2004
Share!
Significa "condividere", quindi figurati se non riscontra le mie simpatie. Share! è il nuovo progetto collettivo di Helghi, quella di Drawingblog, che me lo ha descritto come
una condivisione di segni e disegni online... un grande disegno collettivo... una mappa di intensità e segni che cambia continuamente e prende le direzioni che i partecipanti decidono agendo sui disegni degli altri o continuandoli...Non so disegnare, ma verrò a trovarti.
Eduardo Mendoza
Da qualche settimana volevo parlare del suo romanzo Il mistero della cripta stregata, l'ennesima pesca fortunata alla biblioteca rionale. Finalmente l'ho fatto, su Letture e riletture.
09 gennaio 2004
Il sole dei viventi
Si chiama Maria e quando sorride le splendono gli occhi. Alla mattina la incontri in piazza Bausan, indaffarata a sistemare la baraccheria, come dice lei. Una congerie di sacchi e sacchetti rigonfi quanto il suo abbigliamento, fatto di strati e strati e strati. La pelle sporca e annerita, la bocca semisdentata, la schiena ricurva e l'igiene presumibilmente scarso non riescono a fare di lei una vecchia strega. Non se hai provato almeno una volta a rivolgerle la parola: risponde sempre con garbo e contentezza, riverendo ogni offerta che non sollecita mai ma per la quale ringrazia con le parole e con lo sguardo. Offerta che si concretizza in un panino, una focaccia, una brioche, meglio ancora se alla crema. Bisogna però industriarsi per immaginare i suoi gusti, perché all'interrogativo mirato a sondarli risponde: "Come le pare. Va bene qualsiasi cosa."
Perché viva così non so, non riesco a capacitarmi di come sia finita per la strada, nonostante le storie lette o ascoltate. Mi piacerebbe sentirla parlare più a lungo, ma c'è sempre il timore di risultare inopportuno o invadente. Piano piano, magari.
Perché viva così non so, non riesco a capacitarmi di come sia finita per la strada, nonostante le storie lette o ascoltate. Mi piacerebbe sentirla parlare più a lungo, ma c'è sempre il timore di risultare inopportuno o invadente. Piano piano, magari.
08 gennaio 2004
Non smettere di guardare
Sì, non bisogna smettere di guardare, e se qui fuori il cielo è troppo grigio per invogliare gli occhi, vado a cercarmelo da un'altra parte, il cielo. Perché dai bambini non si finisce mai d'imparare. E talvolta anche dai loro padri.
07 gennaio 2004
Buon Natale!
...per esempio ad Angéla (la tua mancanza si sente, ma è più importante saperti serena) e a Leonid, che dopo essere venuto a casa mia vestito da Babbo Natale, finalmente i regalini è andato a portarli ai suoi bimbi rimasti in Ucraina e che vede al massimo una volta ogni sei mesi.
Buon Natale a Ludmila, la dolce infaticabile Luda che dopo tre anni di lontananza non ce l'ha fatta più ed è tornata dai suoi figlioletti: lo splendido Stasic e il gioiello Alina, carinissima e protettiva quella volta con il mio Lorenzig.
Buon Natale al popolo di donne che incontro la mattina sull'82, quando accompagno i miei cuccioli a scuola. Lo leggo anche nei vostri occhi chiari di stanchezza che sono un privilegiato a poter vivere come vivo. Al vostro sorriso rispondo con l'augurio che un Buon Natale vi restituisca ogni gioia.
Buon Natale a Ludmila, la dolce infaticabile Luda che dopo tre anni di lontananza non ce l'ha fatta più ed è tornata dai suoi figlioletti: lo splendido Stasic e il gioiello Alina, carinissima e protettiva quella volta con il mio Lorenzig.
Buon Natale al popolo di donne che incontro la mattina sull'82, quando accompagno i miei cuccioli a scuola. Lo leggo anche nei vostri occhi chiari di stanchezza che sono un privilegiato a poter vivere come vivo. Al vostro sorriso rispondo con l'augurio che un Buon Natale vi restituisca ogni gioia.
01 gennaio 2004
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