31 maggio 2006

Specchio che non riflette

Perché la vita intreccia i sensi ai senza, l'urlo alla lirica,
l'amaro al mare, e mescola tutto con amore.

[da Controcanto]

Dolciumi e profumi, cielo schiacciato tra nuvole scure e orizzonte d'acqua, laggiù, là, dopo essere stato in fondo alla discesa e aver vagato chiedendo il nome di una piazza che non era destinazione ma passaggio, anticipando i propri passi a un ritmo leggero, già alleggerito dalle dolenzie, un camminare infaticabile ad attraversamento di memorie note e ignote, risposta zen a interrogativi precoci o troppo tardivi.
Occhi e cocchi, quadriglie alate di meraviglia e paragoni tra lo spirito di agglomerati diversi, no, uguali, in scala quasi, fatte salve le reciproche specificità. Vegetazione che s'impone, stupenda, bruttezza inesistente o trascurabile, perfino mentre il cielo minaccia lacrime a replicare le tue. Palazzi e mezzi, alture e dislivelli, l'aria che non è mai fastidio, e binari. Binari e stazioni. Tuffo bicromo al cuore.
Colloqui senza eloquio, bozze, domande e risposte rimaste in gesti e sguardi, rimandate alla prova del reale, fuori dalla bolla di facile magia. De Andrè alla radio più vivo che mai ora e attuale. Bellezza prona a rimare con l'Incerto, Malinconia ad assonare con Dilemma. Non così insegna il sorriso, il luccichio dal cuore dei sogni che è e dev'essere il tuo.
Dolci gli occhi che parlano nel trasporto degli effluvi sotto l'istesso cielo, uguale, no, diverso, di lontane parole vere calde irrinunciabili. Di altre movenze nello spazio vivente. I colori si fondono e ti confondono, ma lo specchio che non riflette non è nemmeno il tuo, scemo.

28 maggio 2006

6 e 113

Sono gli anni e i centimetri di Lorenzo, oggi. Pomeriggio di festeggiamenti scatenati per i piccini, piacevoli chiacchierate per gli altri. Stamattina invece, tra abbracci e risate, era stata tutto un giubilo l'apertura di regalini familiari, piccolissimi pensierini ma su misura. Poi, mentre giocava coi suoi adorati Gormiti, me lo sono guardato e accarezzato. Bello.

Memoria di pazziate incrociate

Da qualche anno sta con un piede nel web e uno in montagna, con una mano a cliccare sul mouse e l'altra a far cigolare il portone d'un castello.
Dopo esserci incrociati nei commenti di blog e aver condiviso brandelli di memoria e immaginazione, ci trovammo a brindare in feste rodeanti, già presagendo pazziate tra bastioni merlati, di cui poi saremmo andati a parlare in riva al mare.
Ora Davide merita l'ennesimo applauso per avere proseguito il cammino moltiplicando gli intrecci e raffinando gli sviluppi, con questo bel progetto che ancora una volta fungerà da ponte tra rete e realtà locale.

27 maggio 2006

Pronti per l'urna

Auspicando il voto per Ferrante, Babsi scrive un bellissimo pezzo su Milano, da milanese.
Io che milanese son solo d'adozione appoggio la mozione e sosterrò Ferrante con Rifondazione.

A conti fatti, la Brichetto Letizia si meriterebbe un vaffanculo e basta, ma civilmente mi limito a dirle: sciò, pussa via, avete già fatto abbastanza danni.

Pronti per l'urna, ma non inceneriti.

26 maggio 2006

One fine day in pota-town

Anda, vai dove, randa! Ma tu vai, che la stella ti bacia in fronte, fonte bella, s'cet, sempre presente, sente dove sei, sem chi, vai tranqui, arriva in treno e trova l'auto e l'autista che cova il gesto gentile, sobrio ed ebbro d'umanità.

Oooh, e poi scopro che il Servizio pota-inclusive per i ciuccianebbia sperduti comprende pure tutto un abbraccio di parole alate e in fretta spiumano sul raccontare che s'invola in territorio di scambio, comprensione e crescita.

Senza contare il gadget, lo scrittomisto di Effe, condito da un biglietto dell'atb-system per dopo come segnalibro, un tocco di cura previdente che se non fossimo omaccioni supervirili stilewestern sarebbe da commozione.

Grazie, Mike: sei stato un angelo (il biglietto ce l'ho ancora intonso, dunque tornerò).

P.S.: ti farò contattare da una tipa che vuole sapere tutto sul cammino di Santiago, quello vero delle tue piote di Pota!

25 maggio 2006

Ebbene sì

Sarà perché, come diceva Darko, ascolto radio che mi raccontano la top ten maghrebina o mi aggiornano sulle new entry dei Carpazi mentre snobbano il mainstream, ma io certi tormentoni non li subisco se non molto di riflesso.
Sarà per questo che non mi capitò di nausearmi all'ascolto di quel pezzo là, quello che considerai non già una banalità sdolcinata e ributtante, ma un inno alla semplicità, puro e semplice, pura e semplice.
Sarà che c'erano delle strisciate sui bassi, delle strusciate profonde in quella voce inaspettatamente sensuale, come fummo felici di notare all'unisono, reciprocamente confortati, io e un mio amico per la pelle dai gusti per solito parecchio difficili.
Sarà che il girotondo melodico pronto a risbucare sul ritornello mi seduceva con la potenza di una caramella per un bambino, sarà che il ritornello stesso, ascoltato a dovere e non storpiato per noia o incuria da suoneria, secondo me era proprio bello.
Sarà che per una volta, dopo un'adolescenza da rockettaro duro e puro e incazzato e intransigente e stupido, non mi ero voluto lasciar fagocitare dai pregiudizi.
Sarà per tutto questo o altro, non so, ma Tre parole cantata da Valeria Rossi oggi l'ho beccata in un video del 2001 e mi è ripiaciuta.

24 maggio 2006

Got a light, love?

"Scusi, ha da accendermi?"
"Sì, ecco... ma dov'è la sigaretta?"
"Non fumo, io. Cioè, solo se vale la pena. Un tiretto ogni tanto, anche perché la pigrizia mi ha salvato dal deboscio, nel senso che non avendo mai saputo o voluto imparare a rollare, ho rarefatto il consumo di canne fino alla pura eccezione."
"E allora perché mi ha chiesto da accendere? L'ennesimo trucchetto per attaccar bottone..."
"Accendermi, ho detto."
"È arrivata la Torcia umana, è arrivata."
"Se troviamo gli altri due saremo Fantastici, tutti insieme."
"Anche lei... anche tu leggevi i fumetti Marvel o dici così per via del grande schermo?"
"Fumetti, quelli originali. Avevo la serie completa, compresi gli arretrati esauriti, grazie al padre di un amico che aveva saccheggiato direttamente il magazzino dell'editore. Ci avevo speso tutti i risparmi della fanciullezza."
"Tanto ci tenevi!"
"Sì, mi facevano impazzire. In realtà, però, quando li avevo ordinati immaginavo di riuscire a reperirne una decina, non quasi un centinaio tra le varie serie che facevano capo a tutti quei supereroi con superproblemi."
"Dunque le cose erano andate oltre i tuoi desideri."
"In effetti, sì. Ma non potevo né intesi mai pentirmi di tutto ciò."
"E poi?"
"E poi percorsi l'abbondante godimento di leggermeli e rileggermeli tutti quanti, per qualche anno."
"Li hai ancora, ovviamente..."
"No, a un certo punto decidemmo di fare spazio in casa e li svendetti a un edicolante ingordo che approfittò della mia scarsa dimestichezza con la contrattazione e con la lungimiranza."
"Un collezionista non avrebbe mai commesso un errore del genere."
"Collezionista non lo sono, sebbene qualcuno lo creda."
"Cosa vuoi dire?"
"Che se hai da accendermi, brucerò per te soltanto."

23 maggio 2006

The Replacements

Ieri ho riesumato una vecchia cassetta e mi sono ascoltato questo gruppo della prima metà degli anni '80. L'album s'intitola Let it be, e al contrario di quanto potrebbe lasciar supporre il titolo, brilla per l'originalità degli accostamenti. Tuttora interessante e di piacevole ascolto, la band riesce a imprimere un proprio marchio sebbene i pezzi si differenzino molto per stile e approccio, coniugando energia post-punk e melodia beat, schitarrate rock e ballate, devianze hard-core e confidenzialità pianistica.

Alcuni di questi brani, poi, risvegliano nostalgie che credevo sopite o superate. Giungono a suscitare non già la voglia di tornare indietro, ma un senso di vaghezza nella quale il cuore o chi per lui si trova a fluttuare senza guinzaglio e senza bersaglio.
Succede, con le vibrazioni che arrivano a toccare corde nascoste o pizzicate di rado. Succede, può succedere attraverso diverse esperienze sensoriali, ma se altrove puoi ergere barriere, con la musica è impossibile. La musica ti frega sempre.

19 maggio 2006

Sparpagliato

L'aggettivo costituisce una traduzione possibile e abbastanza soddisfacente di scattered (vocabolo incamerato da un ascolto dei Rolling Stones). Posso dirlo perché in un certo senso (o anche in diversi sensi, massimo sette o otto, però) è così che mi sento.
Sarà per quello che ieri e ieri l'altro ho lasciato in giro solo parole altrove? Parole mie e di altri, su Lettere in rete, CuT'n'PaStE, Maltusiani&C.

Per fortuna la musica mi fa riprendere e un po' ricentrare, riconducendo lo sguardo e il palpito al momento presente e circostante, l'attenzione del sé ai vari strati che lo compongono (come la storia delle cipolle di Shrek). E di questo devo e voglio ringraziare chi c'era ieri sera, sul palco e in sala. Il sorriso del pensiero, comunque, raggiunge pure chi si è fatto sentire, a voce o per iscritto, anche al di là di.

Quanto alla scaletta, il repertorio consolidato si è arricchito di Going Back To Miami, in cui abbiamo parlato dell'amore pendolare con l'intimo augurio che per gli interessati possa trasformarsi presto in un I Feel Good (succede, posso testimoniarlo).

A Jacopo abbiamo dedicato uno dei pezzi che ci piacciono di più in assoluto. A Rillo ed Eva il terzo applauso.


Errata corrige: quella degli Stones in realtà era Shattered, da Some Girls. Peraltro, il campo semantico dei due aggettivi presenta una sovrapposizione, giustificata dalla comune etimologia.

16 maggio 2006

Zoiba

Ti racconteremo di quella che aveva il cuore grande come una balena, di quell'altra che se la faceva col figlio del predicatore, ti spiegheremo come sia duro a volte l'amore e di quanto sia messo in dubbio, ma ti rassicureremo e faremo star bene, perfino mentre pensi a quando ti si spezzarono le catene del cuore. Ti daremo la chiave dell'anima, ti faremo sentire a casa, faremo spazio ai tuoi desideri e, toccando ferro, tutti saranno perfettamente a proprio agio.(*)

giovedì 18 maggio 2006, ore 22:00

blubaluba, groove and love

in concerto

@

il 56
Via Tucidide, 56 - 20134 Milano
tel. 02 70006486 / cell. 348 9559626


(*) come per esempio si sente dire in:
Minnie The Moocher, Son Of A Preacher Man, Hard To Handle, Do You Love Me, Out Of Sight, Hold On I'm Coming, I Feel Good, I Heard It Through The Grapevine, Chain Of Fools; Soul Man, Sweet Home Chicago, I Wish, Knock On Wood, Gimme Some Lovin'...


- Sul palco troverai:
/ voci: Zu, Elisa / fiati: Ivan (tromba), Mauro (sax tenore), Max (sax contralto) / tastiere: Stefano --- chitarra: Matteo / basso: Cristiano --- batteria: Roberto
Blubaluba: questa mi suona bene.

15 maggio 2006

Rituali

Parecchio tempo addietro, una certa penna stilografica non riusciva a sfondare sul mercato e gli esperti non si capacitavano del motivo, finché non si resero conto che dipendeva da un particolare trascurato: siccome il cappuccio non faceva "clic", l'utilizzatore non si sentiva mai sicuro di averla chiusa per bene.
Dev'essere proprio vero che ne abbiamo bisogno, che non possiamo fare a meno dei gesti simbolici deputati a suggellare la compiutezza di un evento o varare l'avvio di un mutamento.
Esistono quelli scaramantici (non essere superstiziosi porta sfiga, ricordalo), più o meno palesati, ma anche le piccole manie che obbligano a compiere una serie di azioni razionalmente ingiustificate senza le quali verrà a mancare il senso di completamento. Lo stesso avviene sul piano verbale, per esempio con le superflue chiose "A posto così?" rilasciate al termine di un'operazione presso un qualsiasi sportello. In tutti i casi pare evidente la valenza funzionale: attenuare la tensione, domare l'ansia.
Poi, forse, si tocca un altro punto: ha a che fare con le bandierine da piantare, il territorio da marcare, il possesso di cui assicurarsi. A questi insiemi, temo, attiene almeno in parte il rito di fine lettura: chiuso un libro, se è mio e non preso in prestito, annoto sul frontespizio la data; da parecchi anni, in ogni caso copio l'inizio per mandarlo all'Incipitario; negli ultimi tempi, qualche volta ne scrivo due righe da raccogliere in Letture e riletture*, come ho fatto l'altro giorno per Mastruzzi indaga di Pino Cacucci, una serie di raccontini che mi fecero compagnia in treno tra un sonnellino un panino e una telefonata.

* dall'agosto 2002, l'invito aperto a tutti è quello di uno spazio pensato per chi dopo ogni lettura desidera condividere le proprie impressioni o le proprie emozioni. Scrivimi e le pubblicherò.

Riassunti di Strada

Mentre si esprimevano anche Aladin e Copiascolla, seguivo in giro il gioioso proliferare di resoconti e commenti a parole e immagini sulle declinazioni della giornata nelle varie località, trovando più o meno gli stessi entusiasmi, analoghe soddisfazioni, identico stupore positivo nel constatare la reale possibilità di fare.
Più e più voci, inoltre, rilanciano con richieste di bis, ulteriori sviluppi e abbracci verbali.
Da queste parti, per esempio, si è fatta sentire Antonia nei commenti:
Ciao scusa ma ho saputo oggi di questa bellissima iniziativa delle scritture di strada e per giunta da mia sorella che vive a Londra e io vivo in Bovisa, proprio in via mercantini. E' successo perchè non c'ero però perchè non avete lasciato traccia in quel del quartiere? Avete pensato di lasciare queste scritture appese nel quartiere? Mi avrebbe riempito il cuore trovare le parole delle persone che incontro ogni giorno ad invadere i muri della piazza, la renderebbe viva. Il sito è bellissimo ma purtroppo non da tutti consultabile, l'idea grandiosa, vi prego invadeteci la città! E poi è proprio di quella vita lì che si scrive, si ragiona, si dipinge e si urla giusto?
Grazie e spero a presto ancora su quell'angolo
Antonia

Beh, se qualcuno avesse in serbo altre energie da devolvere all'opera, non sarei contrario a unirmi ai suoi sforzi...

13 maggio 2006

Sguardo guardo guado

Scrivere il suo nome sull'argilla dei mattoni freschi non gli sembrava stupido, al momento. Era una delle tante cose fatte senza minimamente pensare alle conseguenze: interi muri battezzati Tania che solo l'intonaco avrebbe saputo proteggere da occhiate indiscrete.
A scatti il filo d'acciaio scendeva a tagliare la materia prima. Con movimenti veloci un ragazzo impilava l'ennesima grata in legno, mentre gli altri due inforcavano i forati ancora umidi e ve li poggiavano. Semilavorati pronti ad accogliere l'alfabetico vagheggiare, prima che il carrello pieno si avviasse al sole e infine alle fornaci.
Come un flashback a colori - e che colori! biondazzurro favola, zucchero di bambola - di scena ripresa da più angoli, i gesti e le parole dell'istante irreversibile si eternavano nel racconto masticato insieme a pane e mortadella. Era stato detto e confermato: in mezzo a tutti quanti, una specie di festa in una casa libera, tra conversazioni e risa, il capo che ruota e rimbalza indietro a molla, stile cartoon, occhiata sbalordita alla vista di una figura stile fumetto, sguardo da colpo di fulmine - o ebete, a seconda della condiscendenza descrittiva, bocca spalancata in una sola domanda: "E tu chi sei?"
Poi non osò nient'altro. Lasciato il capoluogo, il cuore volava ma la ragione era tornata in valle. Figurati, immaginati tu se posso aspirare a tanto. E comunque, lei è là e io sono bloccato qui. La rassegnazione non smorzava però le fantasticherie, espresse anche ad alta voce una volta fermate le macchine.
Ci volle la saggezza da barchetta di giornale, la semplicità da primitivo parasole, per riportare sulla terra e nel concreto gli arzigogoli fatti di parole e ipotesi anziché di tocchi ed epidermide. Furono le poche frasi scandite e tagliate nette come l'argilla in uscita dagli stampi. Furono quelle a convincerlo che la figlia del boss era una ragazza come le altre, che lui era pur sempre un essere umano, che la risposta di lei era nel brillio degli occhi, l'iride incantato e la pupilla che dice ti ho visto davvero e sono già tua perché mi hai guardato veramente.
Prese coraggio, tornò a trovarla. Difficile però andare oltre il primo approccio: impossibile incontrarla a tu per tu, una strana atmosfera da vorrei ma non posso, non posso nemmeno parlare ora.
Tornò in valle grattandosi la capoccia e i mattoni freschi, sui quali adesso vergava anche esplicite dichiarazioni imperiture, e in effetti immortalate ai mille gradi della cottura. Immortalate e consegnate a una certa impresa edile, che coincidenza, proprio quella là.
Interi muri battezzati Tania che solo l'intonaco avrebbe saputo proteggere da occhiate indiscrete. Prima che ciò avvenisse, però, i muratori avevano visto e capito. Riferirono, i vigliacchi. Risultato: collegio all'estero, località ignota, nessun contatto. Nemmeno un addio. Un messaggio invece sì: sotto forma di massaggio, a opera di callosi dipendenti del boss, giusto per dare una lezioncina al ragazzo.

Allo specchio, la conta delle rughe non supera quella dei peli bianchi, i muscoli di solito reggono il sorriso nonostante tutto. Di solito, ma oggi no, oggi il viso deforma urla mute e gemiti tardivi, e per il motivo sbagliato: un giornale di provincia che racconta di scandali, droga e morte. Provi a trattenerlo, ma il ricordo che dormiva dentro esplode da sé, quella conclusione inappellabile bisogna gridarla. L'hai capito, perché dunque taci? Scava, dimmelo, perché? Se la voce si strozza di silenzio è colpa del cordone ombelicale arravogliato attorno al collo finché forcipe non ti richiami, dice. Da un buio rassicurante che non vuoi abbandonare a quello dell'ignoto di cui, potendo, rimandi sine die l'esplorazione, la vita scorre perfino mentre non la stai vivendo. Mentre stai al guado, dice. E sullo specchio con le dita scrive.

12 maggio 2006

Fino che Alzheimer non ci separi

Per me, lo dico, si ispira a Lester Young. Quando nel sax soffia a basso volume, riempiendo le curve d'ottone di sottintesi, la voce pastosa e non impastata si declina in espressioni fatte di memoria. Si vede che gli ascolti sono densi e molti, si vede che i lustri non sono scivolati via insapori. Anzi, più che si vede, si sente.
Sembrerà forse esagerato questo panegirico, ma è quanto ho percepito l'altra sera al Filodrammatici, quando Vittorio Castelli e i suoi hanno fatto da interpunzione a Woody Allen Café, spettacolo d'atmosfera e battute costruito sui testi dell'umorista dalla nevrosi più illuminante degli scorsi decenni.
L'ho aspettato, alla fine, per ricordargli di quando girava per la Brianza a spiegare con parole ed esempi che cosa fosse lo swing (dacché, si sa, è invece vietato chiedere che cosa sia il jazz). Sorpreso io stesso che da allora siano passati 26 anni (ma è noto che in me i ricordi continuano a vivere e che nessuno, tranne il tizio del titolo, potrà portarmeli via).

11 maggio 2006

Migliorismo

Con Napolitano massima carica dello Stato, finalmente porteremo i cavalli ad abbeverarsi a San Pietro, ma con la cannuccia.

10 maggio 2006

Libertango

Un modo di ascoltare che è come far l'amore (che in fondo, per essere completo, parte proprio dall'ascoltare).
Albamarina per Lessico da amare.

*

Francesca (altresì nota come Cajuina) inventa freddure e, quel che preoccupa, mi chiede di metterle sul blog:
A tavola, un bambino chiede alla mamma:
"Mamma, c'è ancora il passato?"
"No, c'era ieri; oggi non c'è più."

Annottamento

Altre impressioni espresse da Stefano, Irene, Su.
"E le tue?", mi chiedono.

Impressioni? Mi avete impressionato, sì!
Collaborazione, disponibilità, iniziativa, presenza, entusiasmo.
Bello constatare quanto sia vero che nella vita basta far scoccare una scintilla e poi tutto procede da sé.
Mezzi di fortuna, organizzazione ridotta al minimo e all'ultimo minuto, spazio all'improvvisazione condita dall'ispirazione esatta, proprio quella che serve per mettersi in contatto con una realtà non sempre facile, adusa a farsi muro di gomma e che invece piano piano si sbriciola in sorrisi, confidenza, reciproco avvicinamento.

Bella giornata davvero, di quelle che ti lasciano nelle membra stanchezza, ma sana, intrecciata alla soddisfazione per quel che s'è fatto.

Perfetta è stata poi la decompressione serale, anche grazie alle letture condivise: mi ha evitato l'effetto "piccola morte" che si annida, pronta a mordere a tradimento, dietro ogni metaforico orgasmo.

08 maggio 2006

06 maggio 2006

Scritture della Sera

Grazie ad Alessandro Beretta, le Scritture di Strada sezione Bovisa sono menzionate nelle pagine locali del Corriere della Sera (a pagina 15).

Da lì vengo a sapere di azioni e iniziative che nel nostro piccolo non avevamo previsto, ma cui nel caso assisteremo con interesse e ammirazione pronti a sfociare in sostegno e partecipazione.

(qualcuno magari può provvedere ad acquisire l'articolo in forma digitale? A scannerizzare, insomma)

6 maggio

Oggi è il compleanno della mia amica Bea. Amica significa mica sia d'accordo con tutto quello che scrive o pensa, ma che importa. Le voglio bene e gliene auguro di ogni.

10 pezzi

Babsi offre un gustoso aneddoto contestualizzato in cambio di un elenco di pezzi "rock" (in senso ampio) degli anni '60-'90 (esclusi quelli degli artisti a lei sacri, tipo Patti Smith e David Bowie).
Ottimo esempio di transazione win-win, per il doppio piacere che procura leggere e partecipare:

Pink Floyd, Lucifer Sam (The Piper At The Gates Of Dawn, 1966)
Jimi Hendrix, Fire (Are You Experienced?, 1967)
Jefferson Airplane, Wild Tyme (After Bathing At Baxter's, 1967)
Frank Zappa, Willie the Pimp (Hot Rats, 1969)
Violent Femmes, Blister In The Sun (Violent Femmes, 1982)
The Flaming Lips, Everything's Explodin' (Oh My Gawd!!!, 1987)
Sonic Youth, Hey Jony (Daydream Nation, 1988)
Mano Negra, Indios de Barcelona (Patchanka, 1988)
Négresses Vertes, C'est pas la mer à boire (Mlah, 1989)
Pixies, Allison (Bossanova, 1990)

Superfluo, vero?, precisare che i pezzi irrinunciabili sono molti di più, che non puoi lasciar fuori quello e quell'altro, che solo dieci a testa è una crudeltà perché scegliere è difficile eccetera eccetera.

O-maggio

Serti e piccole magie
(è un gran bel blog)

05 maggio 2006

Stop

Quella del 1982 fu un'estate di concerti e di Mondiali di calcio.

Per esempio al Redecesio, riserva naturale per zanzare, andai a vedere Frank Zappa.
Al di là delle solite cose, un momento particolare fu quando Francis Vincent interruppe l'esecuzione perché era arrivata sul palco una bottiglia di plastica (vuota). La mostrò al pubblico annunciando che ogni eventuale lancio avrebbe comportato l'interruzione della musica. Spettacolare e indimenticabile fu l'assoluta sincronia di tutti i musicisti a quello stop improvviso.

Sono particolari che restano impressi più di ogni altro virtuosismo, come quel perfetto stop al volo di Junior in Brasile-Australia, quando con una levità da ultramondo addomesticò un pallone proveniente dalla stratosfera prima che toccasse terra.

04 maggio 2006

Ergastolo

In effetti, condannare a morte un aspirante kamikaze sarebbe stato come punire un masochista frustandolo.

Memo

Avere una grande visione ma gestirla attraverso i piccoli passi

(sta in un elenco riferito da g.g. e mi sembra un ottimo connubio tra teoria e prassi... se solo non fossi miope!)

03 maggio 2006

Scritture di strada
col foglio e la penna
comunque poi vada
per tutti una strenna

ci mandi in sollucchero
e l'uso ci avvinca
di carta da zucchero
e inchiostro pervinca.


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Domenica 7 maggio a Milano in piazza Bausan

con me ci saranno Su, Narsil, DadaUmpa e Copiascolla. In forse la partecipazione straordinaria di Fraps, Rillo, Aladin. Previsto l'arrivo di Ecate, annunciata una possibile capatina di Broono. Adesione pervenuta da Irene, Eveline, si attendono conferme da SuperCopy, Pispa, Ethico...

E tu?

02 maggio 2006

Relax

Se conosci il dialetto di qualche provincia autonoma, probabilmente riuscirai anche a tradurre lo pseudonimo dell'amico autore di questi scatti, che se vuoi puoi ingrandire con un clic:


Val d'Orcia e dintorni
(foto di Zizi Pugiali)


Pienza
(foto di Zizi Pugiali)

01 maggio 2006

Lavoro

Oggi non ho voglia di sfilare e nemmeno di far festa.
Ho voglia di darmi da fare, da subito.
Anzi, ho già cominciato.


a cura di Giulio Pianese

scrivimi