30 novembre 2006

Fino alla fine

Puoi dirmi che è un vizio, una mania, una fissazione, ma per me guardare i titoli di coda è una necessità e un piacere. Pretendo non mi sia negata la possibilità di scorrere i nomi del cast, di dare un'occhiata al personale che in qualche modo ha avuto un ruolo nella realizzazione o nella preparazione di quel che ho appena visto; lo sfizio di sapere qual era quel pezzo e chi lo eseguiva, in quali località sono state realmente girate le scene, o eventuali altre curiosità. Insomma, finché non vengono fuori i loghi delle pellicole usate e le clausole legali obbligatorie non me ne voglio andare dal cinema, anzi: non mi voglio alzare dal posto.
Inoltre, specialmente se il film mi ha soddisfatto, se è stato pregnante, ho bisogno di un momento di riassorbimento, di una camera di decompressione emotiva, di un passaggio lento e graduale alla vita tridimensionale che la proiezione aveva in un certo qual modo sospeso.
E tu, che non appena si conclude la vicenda filmata ti alzi a indossare il cappotto, tu che accendi le luci in sala, tu che inizi a chiacchierare o rumoreggiare: mi stai sul cazzo. M'infastidisci, mi irriti, mi disgusti quando passi davanti ostruendomi la visuale, interrompendomi quel piacere, impedendomi la soddisfazione di quella necessità.
Non temere, comunque: la tua punizione è già arrivata. Non solo perché perdi continuamente l'occasione di assaporare con calma l'alone che ogni magia produce attorno a sé, ma anche perché ieri, per esempio, non hai potuto udire quello che il regista aveva aggiunto alla fine, un sonoro che giunge all'orecchio solo agli ultimi secondi, sul nero dei decimetri finali di rullo; né tantomeno leggere il saluto conclusivo.
I figli degli uomini quell'attesa la meritava, eccome. Shanti Shanti Shanti.

29 novembre 2006

Je chante

Questa è la mia traduzione della canzone di Charles Trenet (1937). Il testo che riporto in calce è ricavato dall'ascolto dell'originale e differisce leggermente da quanto si trova di solito in rete:

Canto, sera e mattina, canto per la mia strada
Canto, di fattoria in castello, canto per un po' di pane e acqua
La notte mi corico sull'erba dei boschi, le mosche non mi pungono
Sono felice, ho tutto e niente
Canto per la mia strada

Gli elfi, divinità della notte, dormono nel mio letto
La luna fa capolino nel bosco, per danzare con noi
Suono dalla contessa: nessuno
È partita, per me ha lasciato solo un piatto di riso
mi dice un lacchè cinese

Canto, ma la fame che mi perseguita tormenta l'appetito
Cado all'improvviso in un sentiero
Svengo cadendo e son mezzo morto:
"Ehi, gendarmi che passate di qua
Gendarmi!" tendo le mani
"Pietà, ho fame, vorrei mangiare
Sono a stomaco vuoto"

Al commissariato altri baffoni mi hanno detto:
"Ah, caro mio, è lei il cantore vagabondo?
La sistemiamo noi... in prigione"
Oh, funicella, mi hai salvato dalla vita
Funicella, tu sia benedetta
Perché grazie a te ho reso l'anima
Mi sono impiccato stanotte

E da allora...
Canto! Sera e mattina, canto per i sentieri
Infesto fattorie e castelli
Un fantasma canterino è divertente
E la notte mi corico sull'erba dei boschi, le mosche non mi pungono
Sono felice, va tutto bene, non ho più fame
E canto per la mia strada!



Je chante!
Je chante soir et matin,
Je chante sur mon chemin
Je chante, je vais de ferme en château
Je chante pour du pain je chante pour de l'eau

Je couche
La nuit sur l'herbe des bois
Les mouches
Ne me piquent pas
Je suis heureux, j'ai tout et j'ai rien
Je chante sur mon chemin

Les elfes
Divinités de la nuit,
Les elfes
Couchent dans mon lit.
La lune se faufile à pas de loup
Dans le bois, pour danser, pour danser avec nous.

Je sonne
Chez la comtesse aujourd'hui :
Personne,
Elle est partie,
Elle n'a laissé qu'un plat d'riz pour moi
Me dit un laquais chinois

Je chante
Mais la faim qui me poursuit
Tourmente
Mon appétit.
Je tombe soudain au creux d'un sentier,
Je défaille en tombant et je meurs à moitié

"Hé gendarmes,
Qui passez sur le chemin
Gendarmes,
Je tends les mains.
Pitié, j'ai faim, je voudrais manger,
Je suis tout léger... léger".

Au poste,
D'autres moustaches m'ont dit,
Au poste,
"Ah ! mon ami, oui oui
C'est vous le chanteur, le vagabond ?
On va vous enfermer... oui, votre compte est bon."

Oh, ficelle,
Tu m'as sauvé de la vie,
Ficelle,
Sois donc bénie
Car grâce à toi j'ai rendu l'esprit,
Je me suis pendu cette nuit.

Et depuis...

Je chante !
Je chante soir et matin,
Je chante
Sur les chemins,
Je hante les fermes et les châteaux,
Un fantôme qui chante, on trouve ça rigolo
Et je couche,
La nuit sur l'herbe des bois,
Les mouches
Ne me piquent pas
Je suis heureux, ça va, j'ai plus faim,
Et je chante sur mon chemin !



Nota: sul mio amore per le canzoni degli anni '30 vedi qui (e qui).

28 novembre 2006

Ana non c'entra

Sto digiunando da 24 ore, a scopo di purificazione. Stasera vado a nanna presto e domani si ricomincia a manducare.
Qualche anno fa, diciamo pure una decina, una volta alla settimana mi disciplinavo a mangiare solo frutta per un giorno intero. L'effetto collaterale principale, la sonnolenza, m'indusse a sospendere la pratica nel periodo in cui una creatura neonata richiedeva presenza e attenzione anche in orari normalmente dedicati al sonno. Poi però, complice la pigrizia golosa, non ricominciai mai più.
Stavolta, lo spunto decisionale è tornato dopo la lettura di un articolo diffuso su Promiseland. Non ho proceduto ad alcuna preparazione specifica, mi son limitato ad appiccicare un paio di promemoria adesivi su frigo e dispensa dopo averci scritto a matita: Zu prova digiuno. Dopo di che, mi son concesso solo acqua fresca, bevendone copiosamente.
Riguardo alle sensazioni, oltre a qualche attacco di appetito più o meno nervoso, non sono mancati né il torpore né un po' di freddo, per cui nel tardo pomeriggio mi sono sdraiato a dormire mezz'oretta sotto una coperta di lana. Per prudenza, ho evitato di dedicarmi a lavori pesanti (ma i pavimenti li avevo già lavati domenica). Quanto alla diminuzione della libido di cui parlano nell'articolo, oggi non mi è capitato di svolgere attività sessuale, nemmeno da solo, ma almeno in certi momenti ne sarei stato visibilmente in grado. Ho fatto in modo di non trovarmi a interagire con persone che mangiassero o cucinassero e in generale con alimenti di qualsiasi sorta. Una cosa che mi è parsa utile è stato lavarmi più e più volte i denti, forse perché restituendo alla bocca un'atmosfera asettica ci si distanzia dal mondo dei sapori e delle fragranze.

27 novembre 2006

Punti incrociati


Il maglione giallo che indossa Lorenzo in questi giorni è un cardigan fatto a mano. Lo conosco bene perché lo portavo io da piccolo, proprio quello lì: risale ai tempi in cui la nonna coi suoi ferri faceva e disfaceva per tutti noi quattro nipotini. Coperte, calzettoni, maglioncini... miracoli di pazienza, sostanza e qualità, visto quanto ha resistito questo, con le sue trecce e i punti nonsocosa.

Il fascino delle cose fatte a mano però va oltre le considerazioni qualitative, oltre l'apprezzamento puramente sensoriale. Trova valore soprattutto nell'unicità, quella che attiene ai gesti, frutto di un fare così strettamente legato all'essere.

La stessa unicità riscontrabile nei rapporti più veri e che si concretizza nelle parole dette, negli sguardi scambiati, nelle carezze che restano tue perché è per te e con te che sono state create, negli istanti condivisi che albergando in diversi serbatoi di memoria raddoppiano la loro presenza nell'ineffabile bruma del tempo rarefatto.

26 novembre 2006

Blog al bacio

- Pronto.
- Ciao, come stai?
- Bene, ma come mai il blog non ti si vede più?
- Eh, stavo pulendo la tastiera con l'aspirapolvere senza aver spento il computer e non so per quale combinazione di tasti, ho cancellato tutto, l'ho eliminato senza volerlo.
- Oh, e adesso?
- Adesso lo riscrivo. I porconi li ho già tirati.
- Come, lo riscrivi?
- Lo riscrivo, una parola dopo l'altra.
- Parola per parola?! Vuoi dire che lo copi, hai fatto un becàp...
- Ma no, lo riscrivo nel senso che farò esattamente come avevo fatto all'inizio, mettendo giù e pubblicando quello che mi viene. E che non potrebbe mai essere uguale... un po' come con i baci.
- Cioè stai dicendo che il bacio è come un blog?
- Casomai che bloggare è come baciare. Se ti ricordassi tutti i baci che ci siamo dati, sapresti bene che non ce n'è stato uno identico all'altro. Sarà per questo che non mi stufano mai.
- Mmh... forse qualcuno si assomigliava, però, eheheh.
- Va be', dai, vado. Domani magari ti linco.
- Dai, non dire così!
- Perché?
- Se ti sentono i bambini...
- Ma no, son di là a giocare...
- Ah, ochèi, allora sì, fai pure, sai che (ci godo).
- Cosa?
- Che mi piace (...non posso parlare, amore).
- Dai, ci sentiamo quando si potrà, buona serata e baci.
- A te.

25 novembre 2006

Chi ben comincia ha già finito

Sul blog di e io che mi pensavo ha preso piede e anche quota l'ennesimo giochino che sembra fatto apposta per la vil razza bloggante: "Ogni inizio è una fine."
Dopo una notte di sogni inquieti, Gregor Samsa si ritrovò uguale al giorno prima, ed andò a lavorare.
In sostanza, come sintetizza Giavasan, "si prende l'incipit di un romanzo o di una poesia (ma anche di una canzone o di un film) e lo si cambia per fare in modo che la storia termini lì, subito, stravolgendone la logica". A Fincipit (felice conio di Stark) ho voluto partecipare anch'io:

1) Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole, ma in realtà erano nati ciechi.

2) In principio era il Verbo. Il soggetto, implicito.

3) Un povero falegname ricavò un burattino da un pezzo di legno, ma tosto lo mise a ardere, ché gli era venuto davvero maluccio.

4) Allora tutti constatarono che Garabombo era veramente invisibile e decisero di disdire l'abbonamento.

Riepiloga, riassume e rilancia lo stesso eìo: Fincipit.

21 novembre 2006

L'onore dei guizzi

Il fatto di donare titolo e sottotitolo per una settimana a Certe piccole manie - tassonomia esistenziale meriterebbe un post già di per sé, vuoi perché sono orgoglioso sia stato scelto il mio Certe piccole aritmie - Extrasistolia sentimentale, vuoi per il piacere di sottolineare come la mutevolezza di quell'intestazione sia scaturita da un giocare collettivo e spontaneo che prese vita qualche settimana fa (fase uno e fase due) tra il fitto fogliame dei commenti al blog di Flounder, un lussureggiante salotto quasi degno della padrona di casa.

Vale però la pena approfittare di questa piccola esposizione di vanità per rilanciare la segnalazione di un raccontino sul filo dei discorsi che negli ultimi giorni hanno trovato e suscitato attenzione in rete (vedi per esempio l'intervento di Broono) riguardo al problema dell'anoressia e più in generale delle malattie che si esprimono in comportamenti pericolosamente anomali in campo alimentare.

Al raccontino scritto da Flounder manca il titolo, ma tutto il resto ce l'ha. Quel che mi è venuto da dire dopo averlo letto l'ho scritto nei suoi commenti. Leggilo anche tu e poi se ti va dimmi che te ne pare.

19 novembre 2006

Solchi di memoria

Col sottofondo di RadioPop che ripropone uno straordinario Robert Wyatt come dj d'eccezione (serie di trasmissioni che seguii in diretta chissà quanti anni fa), prendo spunto da una domanda posta in Zone:
Qual è il primo 33 giri che avete comprato? E sottolineo comprato da voi, con la vostra paghetta settimanale. Non valgono i regali, a meno che non siano arrivati dietro vostra esplicita richiesta.
Marina stessa definisce la sua curiosità un "quizzone scemo", ma in realtà è divertente rispondere, perché ci si crea l'occasione per rispolverare o riscoprire ricordi che non sai, come direbbe Conte.

Per me furono 4, tutti assieme, con una spedizione ad hoc da Seregno a Milano in treno coi miei amici, nel settembre '78 se non sbaglio, destinazione Buscemi dischi in corso Magenta:
Deep Purple, Made in Europe
Genesis, Trespass
John Mayall, Bluesbreakers
Quicksilver Messenger Service, Happy Trails

Quell'estate ero andato a lavorare per comprarmi lo stereo (un bellissimo Pioneer in offerta) e volevo iniziare al più presto a costruirmi la discografia desiderata, nelle ramificazioni dei miei gusti variegati, ove tra blues, rock, west coast e pop inglese spuntarono poi Frank Zappa e Velvet Underground, tanto per dire.
Eppure, fu un periodo di grandi pregiudizi, proprio da adolescenti che devono porsi contro per affermare il debole io. Tutto quel che andava in discoteca lo schifavamo e fu per colpa di dudududadada che rinunciammo al primo concerto italiano dei Police...

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Se anziché del primo LP mi avessero chiesto dei 45 giri che davo in pasto al mangiadischi, avrei detto che da bambino mi facevo regalare quelli di Gianni Morandi (Bella Belinda, Scende la pioggia) che era il mio preferito, ma anche qualcosa di Massimo Ranieri (Rose rosse, Erba di casa mia) e varie altre di musica leggera italiana.

Il mio primissimo acquisto da ragazzino delle medie, quando ancora non avevo lo stereo, fu la cassetta Rimmel di Francesco De Gregori. Nello stesso periodo, ascoltavo Crosby Stills Nash & Young (4 Way Street), duplicati da un amico. Quasi in contemporanea nacque la passione per Edoardo Bennato, ma ancora era da venire l'epoca degli ellepi, finché non colmai l'assenza di un giradischi in casa.

17 novembre 2006

Camel si dice dromedario

Un anno fa moriva il papà di una cara amica, un tipo speciale che si chiamava Jim. Gli piacevano limerick e filastrocche, un po' come quella che ho messo qui.

L'ho letta, ci ho riso sopra, poi m'è venuto in mente di provare a tradurla, o meglio ricrearla in italiano a rime alternate.
Ecco quel che ne è sortito:
Tra gli animali del vasto deserto
quando l'amor di stagione li spinge
il dromedario procura sconcerto
perché vorrebbe incularsi la sfinge.

Ma pieno il culo la sfinge ha di sabbia
al dromedario così all'improvviso
viene la gobba per via della rabbia
ed alla sfinge lo strano sorriso.

16 novembre 2006

EN > IT

Ho un mug (quelle tazze cilindriche col manico) regalatomi in tempi remoti che continuo a trovare simpatico: sul lato vi campeggia un pinguino dalla forma pressoché tondeggiante, corredato dalla scritta "I'm not overweight" (non sono sovrappeso). Sotto la tazza si può leggere il resto: "I'm undertall" (sono "sottoaltezza").

Soltanto oggi la Caju, che spesso ne fa uso a colazione, mi ha chiesto di tradurre. Dopo la spiegazione, ho provato a fornire una soluzione che proponesse in italiano un gioco di assonanze per surrogare i rimbalzi semantici dell'originale:

I'm not overweight.
I'm undertall.


Non sono troppo grasso.
Son solo troppo basso.

Altre proposte?
(di traduzione, non di dieta)

- - -

Ivano: Non è il chilo in più, è il metro in meno.

Broono: È la gravità, ma non è grave.

Aitan: Non è il chilo di troppo, ma la statura da tappo.

Aquatarkus: No, non è lardo / sono solo un po' sardo.

Mike: Dal cerchio largo / a stento m'alzo.

Elena: 1) Non è grasso che cola, ma altezza che cala.
2) Non sono pesante... Sono un cortometraggio.

Gigi Massi: Ma che pinguedine! È mancanza di altitudine...

15 novembre 2006

Boccaccia mia

Ieri ho fatto una gaffe, ma una di quelle imperdonabili: vedendo che avevo preso questo titolo di Izzo (da regalare), la libraia ha espresso il suo entusiasmo per l'autore marsigliese, del quale ha dichiarato di aver letto tutti i libri tranne due. Così ci siamo messi a parlare, e l'originale, e la traduzione, ma com'è bravo, com'era bravo, e quello è un pugno nello stomaco ma ne vale la pena e poi, a un certo punto, con la nonchalance più maldestra del mondo, en passant, raccontandole la reazione di un'amica nello scoprire [una certa cosa] ho rivelato alla mia interlocutrice il finale di Solea! Avevo capito chissà come che l'avesse già letto e invece, mamma mia, mi sono sentito davvero mortificato, sebbene lei, pur dispiaciutissima, provasse a minimizzare.
Niente da fare: imperdonabile. Sono uscito dalla libreria sapendomi più coglione che mai. Più tardi, però, dopo essere andato a prendere i bimbi, ci sono tornato con loro a portarle dei dolcetti e lei è scoppiata a ridere.

A Lorenzo, a Francesca e alla sua amichetta Bianca avevo raccontato la vicenda ed esemplificato:
- Un po' come se svelassi alla Cajuina (appassionatamente impegnata a leggersi l'intera serie di Salgari) che alla fine...
- No, papà!
- ...che alla fine, Sandokan...
- No, dai, non farlo, uffa!
- ...che Sandokan alla fine... diventa una femmina.

Uahr, uahr, uhar, scoppi di risa in Bianca e Lorenzo, il quale inoltre condiva con varie smorfie la soddisfazione per la battuta, quasi una rivalsa sull'eroe preferito della sorella.
Francesca invece s'è indignata e financo offesa. Toccale tutto, ma non il suo pirata prediletto.

14 novembre 2006

Anticalcare

Se di traduzione vogliamo parlare e non di calco pedissequo, ha ragione Massimo:

mid-term elections = elezioni di metà mandato

13 novembre 2006

Splinder night

Domani sera, martedì 14 novembre 2006, dalle ore 19 al Luminal di viale Monte Grappa 14 a Milano.
Non mi potrò trattenere a lungo, ma almeno un salto per salutarli lo vorrei fare.

09 novembre 2006

Da dove dgt?

Non sono solito dissertare sulla provenienza dei visitatori di queste pagine ("referrers" in itangliano), ma una visita da Paris, Texas vale l'eccezione: per il film di Wenders, per il disco di Ry Cooder, per lei.



(anche se nella fattispecie cercavano su Google... "tutto sulle capre")

06 novembre 2006

Riabbracci

Ieri in tarda mattinata Rillo e Narsil mi hanno riferito che alcune persone (2 ragazze e 1 ragazzo) in centro a Milano brandivano cartelli con la scritta "dono abbracci"; interrogati, spiegavano che più o meno una volta al mese ripetono l'iniziativa.
L'idea non ha mancato di solleticare il nostro animo pazziante e chissà che un giorno o l'altro non ci uniamo a moltiplicare le forze benefiche d'amore gratuito (Rillo ha tenuto a specificare che dovrò solo abbracciare e non limonare chi vorrà approfittare dell'offerta).

Oggi vedo su [mini]marketing che analoga minimanifestazione ha avuto luogo anche altrove.
Che si tratti di coincidenza o di attività collegate tra loro, comunque mi ricordano il video Free Hugs di cui si parlò tempo fa.

05 novembre 2006

Dunque

Di quel che è da fare è inutile dire, anzi è dannoso perché ruba tempo. Per quel che è da dire c'è poco da fare, diventa falloso quand'è fuori tempo. Del tempo dell'aria non vale parlare. Il tempo che resta si fa attraversare.

04 novembre 2006

Poesia in tournée

Se ami la poesia, magari ti farà piacere sentirti ricordare che stasera a Venezia parte il lovepoetry! tour e che le prossime tappe previste toccheranno Alessandria l'11 novembre e Vercelli il 26.
Del manipolo poetante conosco finora Arsenio Bravuomo e Carlo Molinaro: a loro in particolare, ma anche a tutti gli altri un grosso e affettuoso in bocca al lupo.

Muoviti muoviti

Troppe ore davanti al computer? Se lamenti dolenzie a schiena, collo, braccia, polsi, dita... eccoti qualche semplice esercizio da fare. Il tuo corpo ti ringrazierà.

La sindrome del tunnel carpale appartiene alla categoria delle lesioni da sforzo ripetuto (RSI) e colpisce anche la categoria dei traduttori, i quali però talvolta si trovano soverchiati da altri problemi...

03 novembre 2006

Certe fortune

Per esempio, che in queste sere l'anno scorso non facesse questo freddo becco.
E anche il fatto di essere vivi, certo.

Ma che mania!

Immagina di riunire in una sola pagina blog, fotoblog, audioblog, videoblog, il tutto già dotato degli ammennicoli potenzialmente desiderabili (commenti, feed, tag, community) e caratterizzato da facilità estrema di gestione fin dall'iscrizione.
A questo Vox mi era venuta voglia di dare un'occhiata dopo aver letto Mantellini. L'ho fatto, e tanto per vedere come funziona, ho inserito anche un file audio inedito dei Blubaluba, registrato dal vivo nel 2005.

02 novembre 2006

Passaggio a livella

Ogn'anno, il due novembre c'è l'usanza / per i defunti andare al Cimitero. Oddio, non proprio ogni anno, diciamolo: solo qualche volta è capitato che la ricorrenza fosse onorata esattamente alla data prescritta; d'altronde, le distanze geografiche pongono vincoli e poi per queste cose non sono fissato come invece mi succede per il compleanno, che pretendo di festeggiare solo ed esclusivamente nel giorno in cui cade l'anniversario preciso.
Trovarsi il 2 novembre tra le tombe, comunque, sembra ovvio, ma oggi la circostanza è stata speciale. Nulla di originale, in verità, nulla di diverso dall'ordine naturale delle cose. So it goes, chioserebbe Billy Pilgrim. E già: si nasce, si vive, si muore, siamo una specie fatta così, non abbiamo ancora imparato l'immortalità o forse non ci interessa davvero.

Una signora anziana, una mamma, una nonna, una bisnonna muore. Semplicemente, se ne va. Chi resta, a guardare nella voragine di quei tre metri criptici cementati di buio, dapprima non capisce, poi non si rassegna: per questo interviene drastica la pietra tombale, a tranquillizzarti sulla realtà del dolore, a pestarti le croste delle ferite, a chiudere quanto va chiuso. Chiude senza tanti complimenti, ma lo fa perché le abrasioni possano cicatrizzarsi per bene e guarire sul serio, perché la visione riesca a riaprirsi a paesaggi dinamici, perché la vita riprovi nel sorriso a rivincere per l'ennesima effimera volta sulla morte, che non è detto sia più misteriosa di lei.
Anche le braccia si chiudono, ma lo fanno attorno alle persone care. Gli abbracci sanno di amicizia che osa chiedere e dare sostegno, resistendo anche a distanza di anni. Porgere le condoglianze a Cece e ai suoi familiari è stato un bagno di affetto, riprova hegeliana del positivo dal negativo.
Gioioso suggello, su sfondo terso, la tavolozza delle fronde irradiate di luce e vento, meglio dei Caran d'Ache in scatola grande, perfino. E tutti quei colori fan da corredo, accompagnano un giro a omaggiare amici presentiassenti, fatti di sogno e polvere, o forse luce, chissà. E già: si nasce, si vive, si muore, siamo una specie fatta così, un vizio di forma per qualcuno, ma se fosse diversamente, che sfizio ci sarebbe?


a cura di Giulio Pianese

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