02 novembre 2006

Passaggio a livella

Ogn'anno, il due novembre c'è l'usanza / per i defunti andare al Cimitero. Oddio, non proprio ogni anno, diciamolo: solo qualche volta è capitato che la ricorrenza fosse onorata esattamente alla data prescritta; d'altronde, le distanze geografiche pongono vincoli e poi per queste cose non sono fissato come invece mi succede per il compleanno, che pretendo di festeggiare solo ed esclusivamente nel giorno in cui cade l'anniversario preciso.
Trovarsi il 2 novembre tra le tombe, comunque, sembra ovvio, ma oggi la circostanza è stata speciale. Nulla di originale, in verità, nulla di diverso dall'ordine naturale delle cose. So it goes, chioserebbe Billy Pilgrim. E già: si nasce, si vive, si muore, siamo una specie fatta così, non abbiamo ancora imparato l'immortalità o forse non ci interessa davvero.

Una signora anziana, una mamma, una nonna, una bisnonna muore. Semplicemente, se ne va. Chi resta, a guardare nella voragine di quei tre metri criptici cementati di buio, dapprima non capisce, poi non si rassegna: per questo interviene drastica la pietra tombale, a tranquillizzarti sulla realtà del dolore, a pestarti le croste delle ferite, a chiudere quanto va chiuso. Chiude senza tanti complimenti, ma lo fa perché le abrasioni possano cicatrizzarsi per bene e guarire sul serio, perché la visione riesca a riaprirsi a paesaggi dinamici, perché la vita riprovi nel sorriso a rivincere per l'ennesima effimera volta sulla morte, che non è detto sia più misteriosa di lei.
Anche le braccia si chiudono, ma lo fanno attorno alle persone care. Gli abbracci sanno di amicizia che osa chiedere e dare sostegno, resistendo anche a distanza di anni. Porgere le condoglianze a Cece e ai suoi familiari è stato un bagno di affetto, riprova hegeliana del positivo dal negativo.
Gioioso suggello, su sfondo terso, la tavolozza delle fronde irradiate di luce e vento, meglio dei Caran d'Ache in scatola grande, perfino. E tutti quei colori fan da corredo, accompagnano un giro a omaggiare amici presentiassenti, fatti di sogno e polvere, o forse luce, chissà. E già: si nasce, si vive, si muore, siamo una specie fatta così, un vizio di forma per qualcuno, ma se fosse diversamente, che sfizio ci sarebbe?

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a cura di Giulio Pianese

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