C'è aria da neve.
Si erano coricati ciascuno nel proprio giaciglio. L'intento era di addormentarsi prima di patire, prima che il freddo bucasse gli strati consunti e sporchi dei voluminosi indumenti. La promessa era di sognarsi, la speranza di risvegliarsi il mattino dopo.
Già, che stagione bislacca!
Sotto i cartoni, le giaculatorie della vecchia pazza giungevano all'orecchio come il gracchiare di una stazione radiofonica mal sintonizzata. I viaggiatori invece le subivano insieme agli improvvisi improperi, rivolti a caso ma con sputacchiante veemenza.
Le dirò, non mi dispiace quest'anticipo d'inverno, ha in sé come un'aria di festa.
L'alcol in corpo dava l'illusione di aiutare a scaldarsi, ma incrementava soltanto l'intensità e la varietà dei cattivi odori. Era il naso in quei momenti l'organo più offeso, mortificato nel senso dell'olfatto e ibernato dall'esposizione alla temperatura esterna. Il resto dei corpi se ne stava occultato anche nelle forme, nemmeno l'animo d'immaginarsele, dentro quei fagottoni dai colori incerti.
Guardi, non mi ci faccia pensare, altrimenti entro nel panico dei regali natalizi.
Chiacchiere, chiacchiere inutili. Ma cos'era utile, ormai? Quello era un mondo lontano, era il mondo di quelli che avevano una casa in cui tornare, anche se non ci pensavano. Una casa e una vasca da bagno con l'acqua calda. Forse a Natale, ecco, ad arrivarci; c'erano quelle robe, quelle giornate dell'accoglienza. Ad arrivarci, a Natale.
Che esagerazione! Per quelli c'è tempo, eccome. Piuttosto: che cosa farà per àllouin?
Sentirsi una catasta abbandonata, un sacco di carne trita, una zucca vuota con l'unico pensiero fisso di conservare il calore, di accucciarsi per passare al di là della notte. Sentire senza sentirsi veramente, sentire come percezione aliena, al limitare della galassia sociale.
Niente, niente, quelle americanate lì non le considero mica. Al massimo intaglieremo due o tre zucche e faremo un po' di dolcetto-scherzetto; sa, per i bambini.
Eppure, un tempo passato ci furono infanzia e fanciullezza e lenzuola pulite sotto le coperte. Un tempo passato e forse anche tra poco, se le palpebre sapranno farsi un po' più pesanti dei neon. Forse anche tra poco, con la promessa di sognarsi e la speranza di risvegliarsi, poi, con il sole.
Ma sti taxi? Crisi crisi, intanto c'è sempre da aspettare! Ah, ecco, tocca a me. Arrivederci e buone cose.
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Pronto al via?
RispondiEliminaNo, non ancora.
L'importante è che non sia àncora, vero?
Beh, certo!
Non importa...ciò che importa...
Si, cosa importa?
Da vedere, penso, no?
Dipende.
Si, :) ***
Da dialogo probabile!!
di Stella*
Grazie dei commenti, anche di quelli che non capisco.
RispondiElimina...Una fotografia..calda..E pensare che stasera ci sarà qualcuno che smanierà per trovare un buco dove festeggiare con ..una zucca.. vuota..:/
RispondiEliminaPerchè¿
RispondiEliminastella*
ma anche io
Ma sentir voce è cosa gradita....sotto il periodo....è più vicina ...come cara melodia.
RispondiEliminaE la zucca sarà vuota ed allora riempila dei sorrisi espressi, vivamente sentiti.
La saluto e l'abbraccio.
Stella*