Da un orizzonte all'altro passano pochi secondi se sei in orbita, oppure se sei distratto. Questo, purtroppo o per fortuna, vale anche per l'orizzonte temporale, facci caso.
Così capita di fare qualche pedalata, passare qualche serata ballando a sfinimento, risistemare scaffali e scartoffie, esultare per dei gol inorgogliendosi infantilmente di prestazioni altrui, ritessere fili serici di affetti familiari, occuparsi d'incombenze, preoccuparsi di ecatombi, rimandare e rimandare e ritrovarsi rimandati a un tempo che è l'altro lato dell'alba, il chiarore oscuro del bilico tra benessere e cedimento.
Provare a fare anziché fare propositi, e poi fare anziché provare a fare.
30 giugno 2016
31 maggio 2016
Un pesce sull'albero
Tra i libri usciti quest'anno ce n'è uno che ho letto grazie a Dori Agrosì, che mi ha chiesto di scriverne una recensione per la sua rivista web La Nota del Traduttore.
Ne è conseguito un piacere triplo: la lettura, agevole, gradevole e interessante; la scrittura, che sempre aiuta a fissare meglio sensazioni e ragionamenti; la gratitudine delle persone alle quali l'ho poi consigliato.
Un pesce sull'albero, di Lynda Mullaly Hunt, è stato pubblicato da uovonero nella traduzione dall'inglese in italiano di Sante Bandirali.
Ne è conseguito un piacere triplo: la lettura, agevole, gradevole e interessante; la scrittura, che sempre aiuta a fissare meglio sensazioni e ragionamenti; la gratitudine delle persone alle quali l'ho poi consigliato.
Un pesce sull'albero, di Lynda Mullaly Hunt, è stato pubblicato da uovonero nella traduzione dall'inglese in italiano di Sante Bandirali.
21 aprile 2016
Dovrei dire
Dovrei dire di un brano con la più bella intro e di quella volta che sentendolo in birreria, complice il luppolo, ci misi per l'appunto tutta l'intro per individuarlo, sebbene fin dalle primissime note avessi detto a boccoli d'oro, lì con me a far fuori boccali artigianali al Fermento, che quel pezzo era... certo, lo conosco, cavoli, aspetta, adesso inizia, è... caspita, che bella intro, eh? non la ricordavo così lunga, ma senti quant'è imperdibile, ora arriva, ora arriva, senti... Eccola! Sweet Jane, Lou Reed, da Rock n Roll Animal.
Sorrisi musicali condivisi, belli quanto le chiacchiere autentiche di una vita che continua.
Sorrisi musicali condivisi, belli quanto le chiacchiere autentiche di una vita che continua.
13 aprile 2016
Durante e dopo la pioggia
Oggi ho fatto venire a piovere, come ha constatato anche la tanguera corsara che da sotto un ombrello mi ha salutato al Parco Nord. Le mie corsette sono diventate talmente rade che il cielo si commuove quando le intraprendo.
Poi però, mentre gli occhiali già si velavano come un parabrezza dai tergicristalli rotti, quello stesso cielo mi ha sorriso, colorandosi di un arcobaleno a tutto sesto, intenso ed elegante, ambito quanto lo striscione di un traguardo mondiale. Ed è lì che a tutto sesto ho riso e risorriso anch'io, a braccia aperte di contentezza.
Poco dopo ha pure spiovuto e sono stati raggi caldi ad accompagnarmi verso la via di casa.
Ora vado, che ho una lavatrice da svuotare.
Poi però, mentre gli occhiali già si velavano come un parabrezza dai tergicristalli rotti, quello stesso cielo mi ha sorriso, colorandosi di un arcobaleno a tutto sesto, intenso ed elegante, ambito quanto lo striscione di un traguardo mondiale. Ed è lì che a tutto sesto ho riso e risorriso anch'io, a braccia aperte di contentezza.
Poco dopo ha pure spiovuto e sono stati raggi caldi ad accompagnarmi verso la via di casa.
Ora vado, che ho una lavatrice da svuotare.
30 marzo 2016
Fino in fondo al giorno
Oggi, su facebook, clicco su un video musicale di un cantautore che piace anche a me. Ascolto, rapito da quella musica, sobria ma toccante come la voce che l'accarezza di parole. Gianmaria Testa. Mi sono goduto la canzone senza sapere. Poi ho trovato vari link pubblicati da qualche altro mio contatto, che coincidenza. Ho anche letto qualcosa, qualche frase stramba, ma forse ero soprappensiero o forse non so, fatto sta che solo dopo un po' ho capito. È stato a quel punto che mi è presa una corrente allo spirito, una brezza d'anima nel fisico, fino al prorompere di un rassegnato desiderio, così: Vorrei bermi un bianco da una terrazza che verso sud guardi al mare, condito da una malinconia e una bellezza come quelle che porge tra le parole Jean-Claude Izzo, che di Gianmaria Testa era grande estimatore.
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per esempio: Gianmaria Testa, Per accompagnarti
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per esempio: Gianmaria Testa, Per accompagnarti
27 marzo 2016
Avrei fatto, avrei detto, avrei scritto
Avrei fatto, avrei detto, avrei scritto, ma mi hanno tolto un'ora. Me l'hanno tolta, giuro, un attimo prima era lì e poi è sparita. A un dato momento si era fatta una certa e un istante dopo era una certa più una. Mi hanno tolto un'ora e senza chiedermi il parere, me l'hanno tolta in automatico. In automatico sui dispositivi più avanzati; gli altri stanno ancora col vecchio orario, infatti passando da una stanza all'altra non so più in che fuso mi trovo. Quel che so è che mi hanno tolto un'ora, altrimenti avrei fatto, avrei detto, avrei scritto, altroché. Avrei fatto, detto, scritto, sempre che non mi fossi perso via a giocare a dama.
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bonus: Rolling Stones, Time Waits For No One
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bonus: Rolling Stones, Time Waits For No One
29 febbraio 2016
Problematici snellimenti
Ultimamente mi sono avvicinato a libri che non solo procurano il piacere immediato della lettura, ma promettono di far leva nel profondo per indurre cambiamenti immediati e concreti nel quotidiano vivere. Mi riferisco in particolare a un manuale sul riordino casalingo e a un testo sul cibo proveniente dagli allevamenti intensivi.
Il primo è Il magico potere del riordino di Marie Kondo, altresì detta "giappa pazza" dagli utenti di qualche piccolo social network. L'approccio è drastico, l'intimazione preliminare e conclusiva è un perentorio "butta via", atteggiamento che serve a darsi il coraggio di riordinare davvero, trovando un posto per ogni cosa, ma solo alle cose che saranno sopravvissute a un'attenta e draconiana selezione. La sequenza in cui procedere è di fondamentale importanza: vestiti, libri, carte, oggetti, ricordi. Solo rispettandola sarà possibile accedere alle difficoltà di grado superiore con la necessaria efficacia e decisione.
L'altro è Se niente importa. Perché mangiamo gli animali? di Jonathan Safran Foer, che sto leggendo anni dopo averne sentito parlare. I punti sono tanti, giacché è un libro denso di informazioni, sia pur presentate con il garbo di chi sa davvero raccontare storie. Un punto è che il 99% della carne che mangiamo proviene dagli allevamenti intensivi, che sono una porcheria disumana per noi, per gli animali, per l'ambiente: per noi a causa di varie schifezze, tra cui per esempio gli antibiotici di cui sono imbottite le bestie o il brodo di feci assorbito dai polli raffreddati "ad acqua"; per gli animali a causa delle condizioni di sadica crudeltà nelle quali sono costretti a trascorrere lo spezzone di esperienza subvitale che tocca loro in sorte grazie all'avidità dei magnati dell'allevamento industriale e alla golosità di tutti noi magnoni avvezzi alla distribuzione commerciale; per l'ambiente perché il basso prezzo della carne è un artifizio che non tiene conto dei costi e dei danni legati al pesantissimo inquinamento di terra, acqua e aria, costi e danni che ricadono sull'intera comunità a differenza dei profitti, strettamente canalizzati.
Nell'uno e nell'altro caso alla lettura dovrà e vorrà seguire l'azione, ma so già che sarà un'azione parziale e limitata.
Riguardo all'alimentazione, non mi illudo di potere né volere abbracciare posizioni e comportamenti estremistici, per quanto eticamente corretti. M'accontenterò di una crescita di consapevolezza e di un miglioramento, consistente in una maggiore attenzione e in un contenimento dei consumi.
Quanto alla riorganizzazione domestica, sto già facendo tesoro di alcuni accorgimenti (vedi la verticalizzazione degli indumenti o degli asciugamani) e procederò senz'altro a una cernita totale, ma anziché buttar via, seguirò per gli articoli d'abbigliamento le consuete strade del riutilizzo: mercatino dell'usato, cassonetti gialli per la redistribuzione, impiego come stracci.
Il comun denominatore è per me l'esigenza di snellire la vita, in tutti i sensi. Sgombrare gli spazi, ridurre gli oggetti, assottigliare la figura, ampliare il respiro, alleggerire il passo. Perché vivere sia davvero un ballo e un vero sballo.
Tutto questo, sapendo che la presa di coscienza altro non è se non il risveglio di ciò che già c'è, ricordando che l'esigenza primaria del benessere è intimamente connessa con quella della bellezza, ribadendo che tutto è collegato, e che fino a un attimo prima del buio, tutto è illuminato.
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"se non ora quando" è il bonus musicale dedicato al giorno in più: Tracy Chapman, If Not Now
Il primo è Il magico potere del riordino di Marie Kondo, altresì detta "giappa pazza" dagli utenti di qualche piccolo social network. L'approccio è drastico, l'intimazione preliminare e conclusiva è un perentorio "butta via", atteggiamento che serve a darsi il coraggio di riordinare davvero, trovando un posto per ogni cosa, ma solo alle cose che saranno sopravvissute a un'attenta e draconiana selezione. La sequenza in cui procedere è di fondamentale importanza: vestiti, libri, carte, oggetti, ricordi. Solo rispettandola sarà possibile accedere alle difficoltà di grado superiore con la necessaria efficacia e decisione.
L'altro è Se niente importa. Perché mangiamo gli animali? di Jonathan Safran Foer, che sto leggendo anni dopo averne sentito parlare. I punti sono tanti, giacché è un libro denso di informazioni, sia pur presentate con il garbo di chi sa davvero raccontare storie. Un punto è che il 99% della carne che mangiamo proviene dagli allevamenti intensivi, che sono una porcheria disumana per noi, per gli animali, per l'ambiente: per noi a causa di varie schifezze, tra cui per esempio gli antibiotici di cui sono imbottite le bestie o il brodo di feci assorbito dai polli raffreddati "ad acqua"; per gli animali a causa delle condizioni di sadica crudeltà nelle quali sono costretti a trascorrere lo spezzone di esperienza subvitale che tocca loro in sorte grazie all'avidità dei magnati dell'allevamento industriale e alla golosità di tutti noi magnoni avvezzi alla distribuzione commerciale; per l'ambiente perché il basso prezzo della carne è un artifizio che non tiene conto dei costi e dei danni legati al pesantissimo inquinamento di terra, acqua e aria, costi e danni che ricadono sull'intera comunità a differenza dei profitti, strettamente canalizzati.
Nell'uno e nell'altro caso alla lettura dovrà e vorrà seguire l'azione, ma so già che sarà un'azione parziale e limitata.
Riguardo all'alimentazione, non mi illudo di potere né volere abbracciare posizioni e comportamenti estremistici, per quanto eticamente corretti. M'accontenterò di una crescita di consapevolezza e di un miglioramento, consistente in una maggiore attenzione e in un contenimento dei consumi.
Quanto alla riorganizzazione domestica, sto già facendo tesoro di alcuni accorgimenti (vedi la verticalizzazione degli indumenti o degli asciugamani) e procederò senz'altro a una cernita totale, ma anziché buttar via, seguirò per gli articoli d'abbigliamento le consuete strade del riutilizzo: mercatino dell'usato, cassonetti gialli per la redistribuzione, impiego come stracci.
Il comun denominatore è per me l'esigenza di snellire la vita, in tutti i sensi. Sgombrare gli spazi, ridurre gli oggetti, assottigliare la figura, ampliare il respiro, alleggerire il passo. Perché vivere sia davvero un ballo e un vero sballo.
Tutto questo, sapendo che la presa di coscienza altro non è se non il risveglio di ciò che già c'è, ricordando che l'esigenza primaria del benessere è intimamente connessa con quella della bellezza, ribadendo che tutto è collegato, e che fino a un attimo prima del buio, tutto è illuminato.
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"se non ora quando" è il bonus musicale dedicato al giorno in più: Tracy Chapman, If Not Now
21 gennaio 2016
Luci come baci
Dev'esser stato un trucco per convincere dell'opportunità di alzarsi presto, molto presto: in ora antelucana, nel cielo verso sud appariva una teoria di pianeti, ieratico corteo, sfilza di perle luminose, catalogo completo di quelli visibili a occhio nudo. In verità, dal mio balcone il catalogo era limitato, forse perché non ho l'abbonamento a sky, o più logicamente a causa dell'inquinamento luminoso, a quattro su cinque, ma lo spettacolo era comunque niente male.
Poi va be', sarà pure vero che un'occhiata al cielo non basta da sola a illuminare una giornata, però lo sguardo puntato sul bello rappresenta sempre un buon allenamento per chi intenda approfittare di ogni possibile istante favorevole, di ogni sia pur fuggevole gioia o godimento, della polvere dorata di ogni favoloso sfavillio. Della musica che suonerà, del concerto che risuonerà per chi saprà ascoltare le frequenze giuste, cogliendo e accogliendo tra i boati i trilli.
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bonus: che l'entusiasmo si carichi d'energia (The Flaming Lips, Everything's Explodin').
Poi va be', sarà pure vero che un'occhiata al cielo non basta da sola a illuminare una giornata, però lo sguardo puntato sul bello rappresenta sempre un buon allenamento per chi intenda approfittare di ogni possibile istante favorevole, di ogni sia pur fuggevole gioia o godimento, della polvere dorata di ogni favoloso sfavillio. Della musica che suonerà, del concerto che risuonerà per chi saprà ascoltare le frequenze giuste, cogliendo e accogliendo tra i boati i trilli.
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bonus: che l'entusiasmo si carichi d'energia (The Flaming Lips, Everything's Explodin').
08 gennaio 2016
Forse non tutti sanno che...
Guardo gli asini che volano nel ciel, ovvero la canzone dal testo assurdo e bellissimo ballata e cantata rispettivamente da Stanlio e Ollio nella versione italiana del film "I diavoli volanti" non riproduce affatto l'originale.
Nel film The Flying Deuces, Oliver Hardy riprendeva Shine On, Harvest Moon, una canzone romantica dal testo normale, solo lievemente strano dato il contesto (menziona la neve* mentre loro si trovano nei pressi del deserto).
Molto probabilmente, dice Wikipedia, il surreale testo della versione italiana fu creato da Alberto Sordi, doppiatore di Ollio.
Una curiosità per chi non avesse mai ascoltato in versione originale la più classica delle coppie comiche cinematografiche: la voce più grave era quella di Stan, mentre Oliver aveva un timbro tenorile.
Edit: (*) in verità, probabilmente fa un gioco di parole, dato che "Snow time", "Tempo da neve", suona più o meno come "(there')s no time", ossia: "Non c'è tempo".
Nel film The Flying Deuces, Oliver Hardy riprendeva Shine On, Harvest Moon, una canzone romantica dal testo normale, solo lievemente strano dato il contesto (menziona la neve* mentre loro si trovano nei pressi del deserto).
Molto probabilmente, dice Wikipedia, il surreale testo della versione italiana fu creato da Alberto Sordi, doppiatore di Ollio.
Una curiosità per chi non avesse mai ascoltato in versione originale la più classica delle coppie comiche cinematografiche: la voce più grave era quella di Stan, mentre Oliver aveva un timbro tenorile.
Edit: (*) in verità, probabilmente fa un gioco di parole, dato che "Snow time", "Tempo da neve", suona più o meno come "(there')s no time", ossia: "Non c'è tempo".
03 gennaio 2016
A piedi per il piede
C'erano ciuffi di neve tra l'erba, al parco.
Ho rimesso le scarpette, indossato la maglia termica sotto la tuta e sono uscito al freddo. L'aria era umida, ma dava almeno l'illusione di essere pulita. Non ho corso, ma ho camminato velocemente per poco più di un'ora. Un'ora e dieci comprese l'andata e il ritorno da casa, percorso urbano ma con scarso traffico. Percorso suburbano considerando il tunnel delle vomitate, quello che passa sotto la tangenziale. A parte quello, però, il giro è stato piacevole anche per lo sguardo, specialmente girando per il parco Nord, che non delude mai. Quasi mai: a un certo punto, da dietro la collina si sente un rumore di fondo, come lo scorrere d'un fiume; invece è una semplice salita, verso un ponte pedonale che passa sopra un flusso quasi regolare di automobili. Comunque, dopo la curva gli occhi ritrovano alberi e piante, erba e terra, rimasugli di foglie e rami e tronchi scuri e chiari.
Il piede ha reagito bene. Il corpo è fatto per muoversi. Per muoversi tutto quanto, il su-e-giù non basta. Il piede ha reagito bene dopo un po', ché all'inizio doleva alquanto. Dentro le scarpe, però, c'erano i plantari.
Per ballare invece non li indosso, nelle scarpe da tango non entrano, e sarà per questo che l'altra sera ho patito non poco durante quasi tutte le tande, inficiando in parte quel che mi sembrava ormai di saper fare con disinvoltura.
Ora, siccome ci tengo, ci tengo al tango e al benessere quotidiano, ho deciso di intervenire come posso. Le buone intenzioni rimangono tali se non diventano propositi, ma i buoni propositi buoni sono solo quelli verificabili, meglio ancora se di immediata applicazione.
Dunque, al mattino ho seguito la piccola serie di esercizi per i piedi già consigliata o condivisa su fb dalle mie amiche tanguere bolzanine Tania e Laura:
P.S.: altri esercizi: per il rafforzamento dei piedi.
Ho rimesso le scarpette, indossato la maglia termica sotto la tuta e sono uscito al freddo. L'aria era umida, ma dava almeno l'illusione di essere pulita. Non ho corso, ma ho camminato velocemente per poco più di un'ora. Un'ora e dieci comprese l'andata e il ritorno da casa, percorso urbano ma con scarso traffico. Percorso suburbano considerando il tunnel delle vomitate, quello che passa sotto la tangenziale. A parte quello, però, il giro è stato piacevole anche per lo sguardo, specialmente girando per il parco Nord, che non delude mai. Quasi mai: a un certo punto, da dietro la collina si sente un rumore di fondo, come lo scorrere d'un fiume; invece è una semplice salita, verso un ponte pedonale che passa sopra un flusso quasi regolare di automobili. Comunque, dopo la curva gli occhi ritrovano alberi e piante, erba e terra, rimasugli di foglie e rami e tronchi scuri e chiari.
Il piede ha reagito bene. Il corpo è fatto per muoversi. Per muoversi tutto quanto, il su-e-giù non basta. Il piede ha reagito bene dopo un po', ché all'inizio doleva alquanto. Dentro le scarpe, però, c'erano i plantari.
Per ballare invece non li indosso, nelle scarpe da tango non entrano, e sarà per questo che l'altra sera ho patito non poco durante quasi tutte le tande, inficiando in parte quel che mi sembrava ormai di saper fare con disinvoltura.
Ora, siccome ci tengo, ci tengo al tango e al benessere quotidiano, ho deciso di intervenire come posso. Le buone intenzioni rimangono tali se non diventano propositi, ma i buoni propositi buoni sono solo quelli verificabili, meglio ancora se di immediata applicazione.
Dunque, al mattino ho seguito la piccola serie di esercizi per i piedi già consigliata o condivisa su fb dalle mie amiche tanguere bolzanine Tania e Laura:
P.S.: altri esercizi: per il rafforzamento dei piedi.
01 gennaio 2016
366
I rituali: a pranzo i passatelli in brodo, lo spumante, il concerto di Capodanno alla tele; rare telefonate o messaggi per condividere un momento di benessere, il tutto con un indugiare rilassante, incline a un gradevole torpore.
Poi, qua e là, qualche capitolo di Fred Vargas da lettore goloso (Vargas si pronuncia VaRgàs, te lo confermo, bibliotecario scettico), in attesa che la cuoca provetta termini di riposare e si ritrasformi in tanguera, prima della milonga di stasera.
E nel frattempo, una sorpresa: non ricordavo che il 2016 fosse bisestile. Che bello, un giorno in più per godersela!
Poi, qua e là, qualche capitolo di Fred Vargas da lettore goloso (Vargas si pronuncia VaRgàs, te lo confermo, bibliotecario scettico), in attesa che la cuoca provetta termini di riposare e si ritrasformi in tanguera, prima della milonga di stasera.
E nel frattempo, una sorpresa: non ricordavo che il 2016 fosse bisestile. Che bello, un giorno in più per godersela!
31 dicembre 2015
Buon 2016
Stavolta, niente tango per l'ultima notte dell'anno. Meglio una cenetta come si deve e senza obblighi.
A ballare ci andrò domani sera, a quanto pare in ottima compagnia.
Buon divertimento, buon passaggio, buona musica, sorrisi. Ciao.
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bonus: Postmodern Jukebox, All About That Bass
A ballare ci andrò domani sera, a quanto pare in ottima compagnia.
Buon divertimento, buon passaggio, buona musica, sorrisi. Ciao.
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bonus: Postmodern Jukebox, All About That Bass
30 dicembre 2015
Nidiata e involo
Se hai figli piccoli e li trovi impegnativi, hai ragione. La stanchezza è comprensibile perché le cose da fare per loro o in funzione loro in aggiunta al tuo vivere sono tante e incalzanti. Però tu sai quanto sia bello che loro esistano, sai che non ricordi più com'era prima che ci fossero, sai che non potresti mai farne a meno. Tutto questo basta e avanza a compensare stanchezza e dedizione, però sappi che all'elenco puoi aggiungere almeno un altro elemento: non saranno piccoli per sempre.
L'altro giorno ho letto (con l'aiuto di un traduttore automatico e di un po' d'intuizione) un post della cara Esther Gons che parla di un passaggio importante: quello in cui i figli cominciano a fare da sé, lasciandoti i tuoi spazi e i tuoi momenti e una serie di sensazioni contrastanti.
Vivo anch'io un periodo analogo, con i miei adolescenti (femmina e maschio, rispettivamente classe 1996 e 2000) alle prese con uno dei periodi cruciali per la loro evoluzione. Da un lato, il distacco suscita varie striature melanconiche, ma dall'altro scoppietta di bollicine di gioia per loro, belle e agili frecce del nostro arco genitoriale. Inoltre adesso ogni momento condiviso, ogni cosa fatta insieme sembra avere ancora più valore perché sappiamo che non è scontata, ma frutto di decisioni concordate quasi alla pari.
Riguardo ai tuoi spazi e ai tuoi momenti, ricordati di non annullarti mai, nemmeno quando ti senti alle strette per le innumerevoli incombenze improrogabili e le ululanti urgenze, affinché allorquando ti verrà restituito il tuo tempo tu non debba temere il vuoto estremo della ritrovata libertà di autodeterminazione.
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bonus: Jefferson Airplane, Good Shepherd
L'altro giorno ho letto (con l'aiuto di un traduttore automatico e di un po' d'intuizione) un post della cara Esther Gons che parla di un passaggio importante: quello in cui i figli cominciano a fare da sé, lasciandoti i tuoi spazi e i tuoi momenti e una serie di sensazioni contrastanti.
Vivo anch'io un periodo analogo, con i miei adolescenti (femmina e maschio, rispettivamente classe 1996 e 2000) alle prese con uno dei periodi cruciali per la loro evoluzione. Da un lato, il distacco suscita varie striature melanconiche, ma dall'altro scoppietta di bollicine di gioia per loro, belle e agili frecce del nostro arco genitoriale. Inoltre adesso ogni momento condiviso, ogni cosa fatta insieme sembra avere ancora più valore perché sappiamo che non è scontata, ma frutto di decisioni concordate quasi alla pari.
Riguardo ai tuoi spazi e ai tuoi momenti, ricordati di non annullarti mai, nemmeno quando ti senti alle strette per le innumerevoli incombenze improrogabili e le ululanti urgenze, affinché allorquando ti verrà restituito il tuo tempo tu non debba temere il vuoto estremo della ritrovata libertà di autodeterminazione.
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bonus: Jefferson Airplane, Good Shepherd
29 dicembre 2015
Traffici illeciti
La passeggiatina di oggi tra mezzogiorno e l'una è stata doppiamente piacevole. M'ero dimenticato del blocco delle auto e così, dirigendomi verso la biblioteca dopo aver fatto la spesa, è stata una piccola sorpresa poter constatare ancora una volta che l'assenza pressoché totale delle quattroruote dalle vie cittadine regala ai viandanti una maggiore, sia pur prudente, rilassatezza. Prudente per diffidenza, giacché al pedone non par vero di disporre dello spazio urbano, solitamente usurpato dai mezzi inquinanti e pericolosamente ingombranti. Dico usurpato a ragion veduta, perché non è bene dare per scontato che lo spazio in città debba essere occupato dalle automobili in via prioritaria, sebbene io stesso mi ponga troppo spesso come usurpatore, al volante di un veicolo.
Nell'hinterland milanese, un ostacolo all'idea di fare a meno dell'auto è la carenza di collegamenti tra le periferie. Eppure un mio ex vicino di casa (Antonio) osservava che basterebbero pochi e mirati investimenti per chiudere l'anello ferroviario che circonda per tre quarti la metropoli, permettendo così di raggiungere rapidamente tutti i punti tangenziali alla circonvallazione esterna senza dover passare necessariamente dal centro.
Al momento, come si sa, ci troviamo per l'ennesima volta nell'emergenza riguardo all'inquinamento dell'aria e i tentativi fatti per porvi rimedio vengono criticati per svariati e spesso opposti motivi.
Il primo punto da tenere presente è l'assurdità del chiedere opinioni su fatti accertati: l'inquinamento dell'aria è misurabile, quindi non ci interessa se un pincopallo qualsiasi tende a minimizzarlo (lo stesso discorso vale più in generale per il cambiamento climatico*).
Di conseguenza, è incontestabile la necessità di fare qualcosa e di farlo subito. In tal senso, qualsiasi provvedimento immediato va salutato con favore e pazienza, in attesa di interventi strutturali che lascino meno potere all'improvvisazione e dunque alle ricorrenti emergenze (discorso che dovrebbe valere in senso più ampio per la cura del territorio).
Sappiamo per esperienza che un blocco del traffico breve o parziale non risolve la situazione, ma almeno un po' di respiro ce lo concede. Mi chiedo allora perché - in verità, me lo chiedevo pubblicamente già nel 2002, su un blog collettivo ormai scomparso dal web - mi chiedo perché non si adotti sistematicamente tale misura, e in modo drastico.
Per esempio, un blocco totale del traffico privato inquinante di 12 ore ogni otto giorni, per tutto l'anno, indipendentemente dalle condizioni meteo e dai livelli di inquinamento. In tal modo, si conoscerebbe in anticipo il calendario dei giorni "proibiti" (il giorno della settimana varierebbe ogni volta) e ci si potrebbe organizzare di conseguenza. Come? Rimandando o anticipando quel che si può, trovando soluzioni alternative di trasporto o di soggiorno per gli impegni inderogabili.
Sarebbero ammessi tutti i mezzi pubblici e quelli privati non inquinanti a livello locale (come i veicoli ad alimentazione elettrica) o poco inquinanti (come quelli alimentati a metano), oltre ovviamente ai mezzi a locomozione umana. Con l'andare del tempo, le soluzioni alternative si moltiplicherebbero e concorrerebbero ad arricchire il parco degli interventi strutturali che nel frattempo andrebbero sviluppati (potenziamento del trasporto pubblico, adeguamento degli impianti di riscaldamento e delle classi energetiche edilizie, incentivazione del trasporto privato non inquinante, del telelavoro, dell'economia locale...).
Intanto mi contenterò d'un'altra passeggiatina in tranquillità, domani.
(*) se capisci l'inglese, segui questo video divertente riguardo alle discussioni sul cambiamento climatico (climate change debate), in particolare dal minuto 3:30.
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bonus: Jimi Hendrix, Crosstown Traffic
Nell'hinterland milanese, un ostacolo all'idea di fare a meno dell'auto è la carenza di collegamenti tra le periferie. Eppure un mio ex vicino di casa (Antonio) osservava che basterebbero pochi e mirati investimenti per chiudere l'anello ferroviario che circonda per tre quarti la metropoli, permettendo così di raggiungere rapidamente tutti i punti tangenziali alla circonvallazione esterna senza dover passare necessariamente dal centro.
Al momento, come si sa, ci troviamo per l'ennesima volta nell'emergenza riguardo all'inquinamento dell'aria e i tentativi fatti per porvi rimedio vengono criticati per svariati e spesso opposti motivi.
Il primo punto da tenere presente è l'assurdità del chiedere opinioni su fatti accertati: l'inquinamento dell'aria è misurabile, quindi non ci interessa se un pincopallo qualsiasi tende a minimizzarlo (lo stesso discorso vale più in generale per il cambiamento climatico*).
Di conseguenza, è incontestabile la necessità di fare qualcosa e di farlo subito. In tal senso, qualsiasi provvedimento immediato va salutato con favore e pazienza, in attesa di interventi strutturali che lascino meno potere all'improvvisazione e dunque alle ricorrenti emergenze (discorso che dovrebbe valere in senso più ampio per la cura del territorio).
Sappiamo per esperienza che un blocco del traffico breve o parziale non risolve la situazione, ma almeno un po' di respiro ce lo concede. Mi chiedo allora perché - in verità, me lo chiedevo pubblicamente già nel 2002, su un blog collettivo ormai scomparso dal web - mi chiedo perché non si adotti sistematicamente tale misura, e in modo drastico.
Per esempio, un blocco totale del traffico privato inquinante di 12 ore ogni otto giorni, per tutto l'anno, indipendentemente dalle condizioni meteo e dai livelli di inquinamento. In tal modo, si conoscerebbe in anticipo il calendario dei giorni "proibiti" (il giorno della settimana varierebbe ogni volta) e ci si potrebbe organizzare di conseguenza. Come? Rimandando o anticipando quel che si può, trovando soluzioni alternative di trasporto o di soggiorno per gli impegni inderogabili.
Sarebbero ammessi tutti i mezzi pubblici e quelli privati non inquinanti a livello locale (come i veicoli ad alimentazione elettrica) o poco inquinanti (come quelli alimentati a metano), oltre ovviamente ai mezzi a locomozione umana. Con l'andare del tempo, le soluzioni alternative si moltiplicherebbero e concorrerebbero ad arricchire il parco degli interventi strutturali che nel frattempo andrebbero sviluppati (potenziamento del trasporto pubblico, adeguamento degli impianti di riscaldamento e delle classi energetiche edilizie, incentivazione del trasporto privato non inquinante, del telelavoro, dell'economia locale...).
Intanto mi contenterò d'un'altra passeggiatina in tranquillità, domani.
(*) se capisci l'inglese, segui questo video divertente riguardo alle discussioni sul cambiamento climatico (climate change debate), in particolare dal minuto 3:30.
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bonus: Jimi Hendrix, Crosstown Traffic
28 dicembre 2015
Il nuovo Nuovo Testamento
Dio esiste e vive a Bruxelles è un film divertentissimo. Partendo da un grottescamente plausibile ribaltamento sulla figura di Dio, ne fa conseguire una serie di trovate che suscitano grande ilarità e del pensiero, considerando vari aspetti della condizione umana.
Se guardi l'anteprima, scommetto ti verrà voglia di vederlo tutto. Sbrigati però, perché tende a sparire dalle sale, il che mi innesca indignazione (se penso alle scelte dei distributori) o scoramento (se penso alle preferenze del grande pubblico).
Per mia fortuna, me lo sono goduto appena è uscito. Già sapevo che mi sarebbe piaciuto: Jaco Van Dormael è il regista che all'inizio degli anni novanta aveva diretto uno dei miei film preferiti in assoluto (Toto le héros: un eroe di fine millennio).
Per mia doppia fortuna, l'ho visto in compagnia di mio figlio quindicenne, che a sua volta ha molto apprezzato e assai gradito.
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bonus: Charles Trenet, La Mer
Se guardi l'anteprima, scommetto ti verrà voglia di vederlo tutto. Sbrigati però, perché tende a sparire dalle sale, il che mi innesca indignazione (se penso alle scelte dei distributori) o scoramento (se penso alle preferenze del grande pubblico).
Per mia fortuna, me lo sono goduto appena è uscito. Già sapevo che mi sarebbe piaciuto: Jaco Van Dormael è il regista che all'inizio degli anni novanta aveva diretto uno dei miei film preferiti in assoluto (Toto le héros: un eroe di fine millennio).
Per mia doppia fortuna, l'ho visto in compagnia di mio figlio quindicenne, che a sua volta ha molto apprezzato e assai gradito.
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bonus: Charles Trenet, La Mer
23 dicembre 2015
Felici stordimenti
Ero lì che stavo parcheggiando e sebbene in ritardo me la stavo prendendo abbastanza comoda, quasi obnubilato dall'ascolto di un CD degli Stones sparato a palla. L'abitacolo era pieno dell'energia di Sympathy for the devil, le mie orecchie captavano tutti gli intrecci, mai abbastanza stranoti, cogliendo il prorompente equilibrio tra la potenza ritmica di tutto l'insieme, dal basso alle percussioni, dal piano ai cori in falsetto, e l'assolo della chitarra in acido.
Beandomi, d'un tratto resto sorpreso da uno strano inserto melodico in sottofondo: doppie voci mai sentite, com'è possibile?, in tanti anni di ascolti; roba da farmi dubitare della razionalità, a favore delle molteplici leggende diffuse su questo brano "maledetto". Pochi secondi, poi il lampo: era la suoneria del telefonino che urlava dalla tasca del cappotto.
"Dove sei?" "Sto parcheggiando." "Ah, bene." E sorridendo al mio stordimento, sono entrato alla festa dalla scuola di tango.
P.S.: dopo tanti giorni senza connessione, do libero sfogo ai bonus musicali qui sotto.
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bonus: The Rolling Stones, Sympathy For The Devil (il brano in questione)
secondo bonus: Ritchie Valens, Come On, Let's Go! (la suoneria del mio cellulare)
terzo bonus: Carlos Gardel, Volver (un tango)
Beandomi, d'un tratto resto sorpreso da uno strano inserto melodico in sottofondo: doppie voci mai sentite, com'è possibile?, in tanti anni di ascolti; roba da farmi dubitare della razionalità, a favore delle molteplici leggende diffuse su questo brano "maledetto". Pochi secondi, poi il lampo: era la suoneria del telefonino che urlava dalla tasca del cappotto.
"Dove sei?" "Sto parcheggiando." "Ah, bene." E sorridendo al mio stordimento, sono entrato alla festa dalla scuola di tango.
P.S.: dopo tanti giorni senza connessione, do libero sfogo ai bonus musicali qui sotto.
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bonus: The Rolling Stones, Sympathy For The Devil (il brano in questione)
secondo bonus: Ritchie Valens, Come On, Let's Go! (la suoneria del mio cellulare)
terzo bonus: Carlos Gardel, Volver (un tango)
30 novembre 2015
Librandosi
Tra i privilegi per i quali bisognerebbe esser sempre grati c'è quello di sapere che ci sta aspettando un libro che non vediamo l'ora di continuare a leggere. È un mondo che si apre e ci rapisce, è un premio e un volano, è il passepartout che ci permette di permetterci del tempo in più, della vita extra. Come una fisarmonica o un ventaglio o una rosa dai mille e più petali, aprendosi svela un bel po' di mondo che altrimenti avremmo trascurato. Può essere una fuga temporanea, ma è un perdersi per ritrovarsi.
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bonus: Frankie Hi-nrg Mc, Libri di sangue
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bonus: Frankie Hi-nrg Mc, Libri di sangue
29 novembre 2015
Una via
Una delle cose che mi ha divertito oggi alla festa della scuola giapponese di Milano è stato lo Shodō. Letteralmente significa "la via (o l'arte) della scrittura" ed è stato bello sedermi in un banco accanto a quello scelto da mia figlia e provare entrambi a tenere in mano il pennello da intingere nell'inchiostro di china per tracciare sul foglio segni orizzontali e verticali seguendo le istruzioni del maestro, che in seguito ci ha indotti a osare riprodurre un ideogramma. Lei ha scelto la forza, io l'albero, semplicemente perché mi sembrava il meno difficile.
Non importa il risultato ottenuto e nemmeno il fatto che l'azione non abbia un seguito, ma rimanga un'esperienza occasionale. Quel che conta è mantenere e coltivare la curiosità di provare, anche solo per capire la difficoltà reale di gesti che altrimenti parrebbero scontati. Ce ne siamo accorti poco dopo, non tanto ammirando in un'altra aula delle tele artistiche, bensì nel momento in cui, osservando i lavori degli scolaretti delle elementari e delle medie, ne comprendevamo la bravura.
Grazie a Martina che ci ha fatto da guida, anche tra le specialità alimentari che abbiamo gustato non appena arrivati lì. Contavamo di fare solo una scappata a questa festa e invece, complice l'incontro con alcuni amici, siamo rimasti fino al momento in cui una voce severa all'altoparlante informava tutti quanti che ce ne dovevamo andare, ripetendo con monotona decisione le parole: "l'evento di oggi è finito".
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bonus: Meiko Kaji, The Flower Of Carnage
Non importa il risultato ottenuto e nemmeno il fatto che l'azione non abbia un seguito, ma rimanga un'esperienza occasionale. Quel che conta è mantenere e coltivare la curiosità di provare, anche solo per capire la difficoltà reale di gesti che altrimenti parrebbero scontati. Ce ne siamo accorti poco dopo, non tanto ammirando in un'altra aula delle tele artistiche, bensì nel momento in cui, osservando i lavori degli scolaretti delle elementari e delle medie, ne comprendevamo la bravura.
Grazie a Martina che ci ha fatto da guida, anche tra le specialità alimentari che abbiamo gustato non appena arrivati lì. Contavamo di fare solo una scappata a questa festa e invece, complice l'incontro con alcuni amici, siamo rimasti fino al momento in cui una voce severa all'altoparlante informava tutti quanti che ce ne dovevamo andare, ripetendo con monotona decisione le parole: "l'evento di oggi è finito".
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bonus: Meiko Kaji, The Flower Of Carnage
25 novembre 2015
Pulviscolo di stelle
Luna bucaniera, luna iridescente, con questo freddo di' grazie al mio occhio che t'accarezza di sorrisi desideranti, al mio sguardo che più ti fa bella, adornando le tue sabbie inerti e le pietre di carezze sorridenti, grazie a questo inebetirsi volutamente ingenuo, al bearsi di un'illusione che su quella volta scura punteggiata dipinga un senso. Di' grazie perché anche tu, come me, come noi, sei frutto di interazioni. E ora lascia che vorticanti si traccino linee di luci e di suoni affinché sia plasmata bellezza dalla creta puntiforme che siamo.
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bonus: Pink Floyd, Astronomy Domine
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bonus: Pink Floyd, Astronomy Domine
14 novembre 2015
Lutti
Al bar non puoi sperare di convincere le persone, ma almeno di instillare in loro un piccolo dubbio e qualche interrogativo, sì.
Trovandosi ad ascoltare generalizzazioni superficiali e ignoranti, qualcosa da rispondere sarebbe meglio trovarla.
Altrimenti non stiamo facendo il nostro mestiere di esseri umani.
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bonus: niente bonus, oggi. Un pensiero preoccupato alle vittime di Parigi e ai loro cari.
Trovandosi ad ascoltare generalizzazioni superficiali e ignoranti, qualcosa da rispondere sarebbe meglio trovarla.
Altrimenti non stiamo facendo il nostro mestiere di esseri umani.
"Sono tutti uguali."
"Non è vero. I terroristi sono una piccolissima minoranza. Altrimenti, ogni strada sarebbe in fiamme, anche qui intorno."
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"Bisogna prenderli e farli fuori."
"Meglio il carcere a vita. Una persona disposta a farsi saltare in aria non avrà mai paura della pena di morte."
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"Bisogna rimandare ognuno a casa sua, come una volta."
"Quale volta? Quando mai è successo che gli esseri umani non si siano spostati per il mondo?"
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"Per me sono malati di mente."
"...sì, è vero."
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bonus: niente bonus, oggi. Un pensiero preoccupato alle vittime di Parigi e ai loro cari.
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