30 settembre 2012

29 settembre 2012

Saluti e costumi

In precedenza l'avevo sentita in diversi aneddoti (v. Mitì e Raffa) e apprezzata in una vignetta, oggi invece questa frase l'ho pronunciata davvero: "È che vestita non ti riconoscevo."
Mi è successo dopo il momento di perplessità verificatosi allorquando, mentre gustavo un gelato ai fichi neri e yogurt da Pallini in quel di Seregno, venivo salutato da una vetrina del negozio di fronte. L'agnizione mi è riuscita solo grazie alla prontezza di Roberta nel mimare una nuotata, ricordandomi così le estive delizie sull'isola magica.

28 settembre 2012

Sì come l’onda che fugge e s’appressa

Tra pochissimi giorni, il primo ottobre, chiuderà il sistema di commenti Echo (JS-Kit), che senza chiederci il permesso aveva sostituito Haloscan, ereditando l'intero archivio di alcune migliaia di commenti al blog, dal 2003 in avanti. Ho salvato il file completo in formato XML, ma non so come importarlo in Blogger, né se ciò sia possibile. Quindi esiste la probabilità che tutti quei momenti se ne vadano come pixel nella pioggia, anzi, come bimbi nel limbo, e non nel senso della danza. Sarà un promemoria del fatto che bisogna abituarsi al transeunte.

27 settembre 2012

Oh oh

Volare: nei sogni l'ho fatto parecchie volte, mica volontariamente, anzi, e per fortuna mi svegliavo sempre prima di schiantarmi. Magari una volta o l'altra lo farò anche da sveglio. Per "volare" non intendo volare su un aereo, ma a contatto dell'aria, sia pure con l'ausilio di qualche aggeggio, tipo un parapendio, sempre che non sia una bestemmia.

Volare: nella realtà emotiva l'ho fatto qualche volta, e per fortuna non mi sono schiantato, anzi. Per "volare" non intendo fluttuare su una nuvoletta, ma trovarsi in solitaria, mica volontariamente, a contatto con gli strati più gelidi dell'atmosfera. Là dove il pensiero soffia flussi malinconici troppo struggenti, è d'aiuto vedere tutto come dall'alto, con il sorriso della distanza spaziotemporale. Con il sorriso, perché quando si mettono le cose in prospettiva, sul lungo percorso anche i picchi diventano collinette: non perdono il valore, ma si ridimensionano sull'intera esperienza del vivere.

26 settembre 2012

Pronto?

Ciao, aquilone.
Perché aquilone?
Perché anche se voli in alto, non voglio perdere il filo con te.
:-)
Come stai?
Bene, io sto bene. Tu?
Sì, sì, bene.
...
Non puoi parlare ora?
Insomma...
Allora ci chiacchieriamo un'altra volta.
Sì.
Ciao, ti voglio tanto bene.

25 settembre 2012

Quattro facciate in un clic

Le prime volte che ascoltavo Electric Ladyland ero un quasi sedicenne nella biblioteca civica di Cavalese durante le pause pomeridiane del mio lavoro estivo come lavapiatti. Non ero in grado di capirlo appieno e dunque di apprezzarlo come meritava, questo doppio vinile e doppio capolavoro, ma sentivo che era qualcosa di speciale.
Tornato a Seregno, sotto la puntina Shure del mio Pioneer acquistato in offerta da Buscemi, quei vinili ci finirono tante e tante volte, ma raro era l'ascolto completo del doppio ellepì. Per i più giovani è quasi inconcepibile, ma allora ci si doveva alzare a ogni facciata per girare il disco sul piatto e posizionare il braccio sui solchi iniziali, prima di tornare alla scrivania a studiare con il sottofondo preferito o, molto meglio, rimettersi la cuffia per ascoltare a volume adeguato e riuscire a captare tutti gli effetti stereo, compresi i passaggi da un canale all'altro cui Jimi ci aveva abituati, rendendoci quasi dipendenti anche in questo.
Come dicevo altrove, con la musica a portata di clic si ha inevitabilmente la frammentazione per singole canzoni. Qualche volta però torna la voglia di ascoltare un album per intero, per esempio Electric Ladyland di Jimi Hendrix. Alza le casse e buon clic.

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scritto per SEGNALE ORARIO [Gli Orologi di Everton]

24 settembre 2012

Maddalena

"Tu hai un sorriso che quando si accende pare che splenda il sole."
"Uei, che gentile, ma hai bisogno di qualcosa?"
"Sì: di abbronzarmi."

23 settembre 2012

22 settembre 2012

Una mezza per un attimo

Non è vero che non esistono più le mezze stagioni, è solo che si è troppo distratti per coglierle. Per esempio, da qualche minuto è ufficialmente autunno, ma sono giorni e giorni, e giorni e giorni saranno, che le temperature, i colori e le carezze dell'aria parlano di passaggio, equidistanti tra l'estate e la stagione che la segue. Anche la luce soggiace alla legge dell'equità, ma solo per un istante, tra il dì e la notte. Un "cogli l'attimo" che quasi quasi ricorda la burocratica perentorietà (Dalle otto alle otto) del vecchio sketch di Cinzia Leone.

21 settembre 2012

Sì, viaggiare

Ogni volta che guido su un percorso abituale, mentre viaggio viaggio anche nel tempo: la testa parte da una qualsiasi associazione mentale e va, parte e va, come una navigazione senza meta di link in link e non sono più lì, cioè, sono lì tant'è vero che gli occhi si lasciano dipingere dai colori che vedono, ma non sono più lì perché riempiono la tela di altre immagini e il sentire di sensazioni ricordate o proiettate. Il pianeta in quei momenti scorre sotto le ruote con abilità sufficiente a portarmi in automatico a destinazione, mentre il movimento relativo segue tutt'altri percorsi in uno scenario quadridimensionale che abbraccia e sintetizza uno spicchio di tutto quel che è stato o sarebbe o sarà, di quel che, occhio, frena, gira, ok, puoi ripartire, di nuovo vado e torno. Torno dove posso trovare di che ancorarmi al qui e ora, di che ancorare il qui al là e l'ora al sempre, dove posso perdermi per ritrovarmi. Torno a viaggiare, come fa la memoria emotiva o la fantascienza.

20 settembre 2012

Piace non piace piace non piace

Dice, ma a te piace tutto? No: per esempio, non sopporto l'odore dei cracker masticati, mi fa schifo la puzza di popcorn e ho una repulsione per le barbabietole rosse. L'avversione per i cracker non so da dove venga né quando sia iniziata; i popcorn forse iniziai a detestarli all'epoca in cui l'atrio del cinema Mexico era pervaso dal loro olezzo; quanto alle barbabietole rosse, provai a mangiarle nell'agosto 1983, in un paesino ai piedi dei Pirenei: non mi piacquero, ma riprovai il giorno seguente e fu allora che ritrovandomi alla soglia di un conato mi tolsi ogni dubbio e non ne mangiai mai più. Sarà anche vero che i gusti cambiano, ma non mi sento ancora pronto a riassaggiarle, o meglio non ne ho la voglia né, per fortuna, la necessità.

19 settembre 2012

Per una che va storta una dritta c'è

Oggi a un certo punto mi sono fermato, ho risposto a un sms con una telefonata e ho trovato il tono rassicurante che ci voleva: ho accarezzato di parole una piccola disperazione esagerata, contribuendo a ripristinare la tranquillità. Mi sono stupito della mia reazione pacata e scevra da qualsiasi rimprovero, ma sentivo che in quel momento andava bene così e so che è stata giusta perché ho fatto quel che sentivo. Ho detto di non dispiacersi troppo perché ci sono cose che vanno e vengono e quel che conta è altro, ma ho anche detto di non rassegnarsi e di porre rimedio (sistemando qualcos'altro che apparentemente non c'entrava). Alla fine, ho saputo, tutto è tornato a posto. Sì, mi compiaccio, e ora vado a recuperare qualche ora di sonno fino alle soglie dell'alba.

18 settembre 2012

Mozart, per esempio

Una frase di Andy Dufresne a proposito della musica mi trova concorde, facendomi inoltre pensare che nella vita tutto ciò che conta davvero, sempre, è quel che nessuno può portarti via.

17 settembre 2012

Avvitamenti

Quante vite ci sono in una vita? Tante: guardale come una mise en abîme nelle foto di un decennio fa, le tue e dei tuoi cari. Vite inafferrabili, sfuggenti come tutti gli istanti, prismi da attraversare con inevitabile struggimento, quello da mancanza di tutto tutto insieme. Eppure, intrecciata a quel senso di perdita generale, sta una ricchezza di densità inestimabile, quella di un vissuto fatto e disfatto da gioie più ampie della memoria che le contiene, fulgori diffusi che faticano a comprimersi, arcobaleni infusi nei vasi che li convogliano in circolo. Tutto svapora, è vero, ma in qualche modo ignoto si tatua come verità velata, vaga e indelebile, nell'anticamera dell'oblio: tutto svapora ma è pronto a riaffiorare, come inchiostro simpatico, nel personalissimo museo del sapercom'era e del sempresentire.

16 settembre 2012

Gardaland

Sono abbastanza allenato a prendere il meglio di quel che c'è, riuscendo così quasi sempre, in qualche modo, a godermela. Non ha fatto eccezione questo fine settimana passato in una bolgia esagerata, un luogo carico di promesse che si traducono però in assurde musichette assordanti, una meta che sfoggia attrazioni di prim'ordine per raggiungere le quali però tocca sacrificarsi in attese quasi interminabili, un'enorme macchina mangiasoldi travestita da paese dei balocchi, un'illusione truffaldina tritapazienza. Nonostante i però, comunque, le esperienze vissute tra sabato e domenica sono state degne di essere, anche grazie alla compagnia.

Il primo giorno ho iniziato a consumare una Adrenaline Express con Lorenzo (mentre la Caju ha scelto di aspettare con un gruppo di amici e amiche), sparandoci per due volte le montagne russe, che per me erano quasi un inedito: credo, e non ne sono nemmeno sicuro, di esserci salito in precedenza solo una volta, alle Varesine. Dunque, primo tabù infranto, con il doppio giro della morte replicato in due corse ravvicinate, e grande divertimento. Abbiamo continuato con il Blue Tornado, e in questo caso era la prima volta anche per il mio cucciolo, che nelle occasioni passate era troppo piccolo per salirci. Mentre ascendevamo ripetevo a voce alta: "Ma chi me l'ha fatto fare!", ma alla fine, malgrado le impressionanti evoluzioni, sulla paura ha prevalso la goduria, come testimonia tra l'altro una ridente foto che appena possibile scansionerò, e ne siamo usciti con un grasso senso di soddisfazione e la voglia di replicare, testé soddisfatta. Dopo una Fuga da Atlantide, una pausa rilassante (rifocillamento alimentare e Corsari in compagnia del resto della combriccola), quindi abbiamo ripreso la via dell'adrenalina con un doppio giro sul Raptor, anch'esso impressionante, soprattutto la prima volta.

Il secondo giorno, oltre a svariate gradite repliche e qualche giretto vario, c'è stata un'altra prima volta per entrambi, anzi stavolta per tutti e tre, dato che anche Francesca è stata della partita: ci siamo azzardati a osare e superando le paure interiori e quelle indotte siamo saliti sulla torre di Space Vertigo, dalla quale si precipita in caduta libera (o almeno questa è l'illusione, per qualche eterno istante fino al momento della frenata che riaccompagna al suolo). Una botta cardiocircolatoria che si fa sentire fino ai polsi e poi l'euforia di averlo fatto, ben raffigurata dalla chiassosa esultanza del gioioso dodicenne.

Il mantra nei momenti ansiogeni preludio a ogni prima discesa era "respira" e ha funzionato davvero, per tutti quanti. Su nessuna delle attrazioni si è sofferto, tranne che sulla giostra dei cavalli, dove per scherzo siamo saliti prima di andarcene: mentre le fanciulle giocavano sui cavallini come quelli del tempo che fu, mi stringevo con mio figlio e altri ragazzini nella "tazza", che i giovani manigoldi subito si adoperavano a far ruotare vorticosamente, togliendoci per un po' di minuti l'equilibrio e financo il ben dell'intelletto.

Alla fine, saluti affettuosi ai compagni di giochi (e di code) e un pensiero di attrazione-repulsione per Gardaland.

15 settembre 2012

Luogotenenti

Quando gli eventi più disparati mi riportano a uno stesso luogo, mi chiedo perché, come se il mondo dovesse mandarmi segnali. Magari è così, magari no, in ogni caso interrogarsi non fa mai male, anche se talvolta il frutto della riflessione non è questo granché.

Succede oggi con Rho, che per me ha sempre voluto dire una sola cosa: professor Fregni, quello che operò mio padre di polipi al naso tanti decenni fa (il prof non era ancora famoso e mio padre era un bel po' più giovane di me ora). Rho, che sembra un'onomatopea legata al russare, Rho, con quell'acca inutile e un tantino medica, non la conosco mica e anche oggi ci son stato di sfuggita e non l'ho certo compresa. In quelle lande mi smarrisco, mannaggia alla pigrizia che non mi fa attivare il navigatore che sta in quel sacchetto di carta sopra il mobile da qualche mese; però poi chiedo a qualche passante e in qualche modo, un po' all'antica, la strada la trovo. Comunque a mio padre i polipi li tolsero, ma quanto al russare, mi sa che non ci provarono neanche.

Un altro luogo insistente è la zona di viale Monza, ma proprio in modo esagerato. Tra amori e lavori, mangiate e ballate ci capito quasi sempre, quasi come succedeva qualche lustro fa. Ex fidanzate e voraci flirt, traduzioni e lezioni private, cene esotiche e allegre pizzate, passeggiate al parco Trotter o lungo la Martesana, chiacchiere, concerti e cocktail, e poi anche il ballo, seriamente e col sorriso: a lezioni di tango argentino sono andato lì e lì tornerò tra pochi giorni. A proposito, sappi che martedì 2 ottobre ci sarà la serata di presentazione dei nuovi corsi di Antonio e Anna alla quale potrai partecipare gratuitamente. Vieni a farti un giro e prova ad avvicinarti allo stile milonguero, magari ti piacerà un sacco.

14 settembre 2012

Rimedi

Contro l'orzaiolo, l'impacco di malva (insieme a un po' di pazienza) funziona!
Se dormi a cul scoèrto o tieni la finestra aperta una notte di troppo, invece, il raffreddore non te lo toglie nessuno per qualche giorno.
Così al divertimentificio insieme ai cuccioli (mi tocca, eh, faccio da sostituto accompagnatore) mi porterò un sacco di fazzoletti e fazzolettini.

13 settembre 2012

Il tempo in cui

Guarda che colori dopo la tempesta: l'aria è serena, come diceva la Canzone. Però questo è il tempo in cui un acquazzone basta a rinfrescar sul serio, il tempo in cui se sei in campeggio rimani un po' troppo umido dopo la doccia serale; arrivan le giornate in cui il bucato non s'asciuga più all'istante, la calura è ormai solo il ricordo di un ricordo e per strada cerchi il percorso assolato anziché l'ombra. Sembra cresca improvvisamente la sollecitudine con cui la luce cede il passo alla sera. Tutt'intorno e per tutto il giorno ogni colore scintilla e riluce, ma Settembre è un brillare non più carico di calde promesse.

11 settembre 2012

Ecco cosa significa fare un certo effetto

Le parole che funzionano sono quelle semplici, guarda per esempio il testo della canzone Lay and Love dei Pieces of Shit, dalla colonna sonora del film This Must Be The Place (una lacuna da colmare, mi dicono, ma prima o poi magari lo vedrò).
Dice più o meno così:
Da quanto ho visto, sei magnifica
combatti il male con tutto ciò che fai
ogni tuo atto è spettacolare
perciò mi stendo qui e ti amo

Da quanto sento, sei generosa
fai splendere un sole radioso
quando entri, le cose si illuminano
perciò mi stendo qui e ti amo

Da quel che so, sei terrorizzata
la diffidenza scorre in te
il tuo sorriso nasconde un che di doloroso
perciò mi stendo qui e ti amo

Perciò mi stendo qui e ti amo
sono pieno di viola e rosso e blu
ho la sensazione da quel che faccio
che anche tu potresti stenderti qui e amarmi


Lay and Love

From what I've seen, you're magnificent
You fight evil with all you do
Your every act is spectacular
It makes me lay here and love you

From what I hear, you are generous
You make sunshine and glory too
When you walk in things go luminous
It makes me lay here and love you

From what I know, you're terrified
You have mistrust running through you
Your smile is hiding something hurtful
It makes me lay here and love you

It makes me lay here and love you
I'm filled with violet and red and blue
I have a feeling from what I do
That you might lay there and love me too

10 settembre 2012

Dov'è il bello del ballo

La prima volta che vidi quel ballo di gruppo, anzi forse la prima volta che vidi un ballo di gruppo in assoluto, fu nel film Un'altra vita di Carlo Mazzacurati. La canzone faceva "Oggi qui / domani là / io vado e vivo così", in una versione opportunamente ritmata, e i personaggi la ballavano, o per meglio dire, la seguivano a tempo con una serie di mosse e passi preordinati, esibendo un'indolenza da stravaccamento post-abbuffata, oltre a un'insensatezza da zapping compulsivo nei confronti non già dello schermo televisivo, ma della vita tutta. Un imprinting per me decisamente pregiudizievole nei confronti dell'alligalli, hully gully de noantri.

In realtà, conoscere i passi di un ballo non è una cosa brutta, saperli eseguire è tutt'altro che disdicevole e non c'è niente di male a farlo in gruppo. Il senso di appartenenza, il rito, il divertimento condiviso, come pure la socialità, il superamento delle timidezze e financo l'esercizio fisico sono tutti fattori sufficienti. Mi delude però che si balli qualsiasi brano allo stesso identico modo e che siano tanto numerosi gli arrangiamenti orrendi.

Lontano dai passi preordinati sta invece il tango argentino, in cui l'imprevedibilità s'accompagna all'assoluta necessità di comunicazione continua tra i ballerini affinché la coppia danzante divenga entità unica che insieme crea. Comunicazione corporea fatta di muscoli e ascolto, di musicalità e passione, per quanto ci si riesca.

Riguardo all'hully gully, l'ho già ammesso, senz'altro sono influenzato dal pregiudizio originale, sicuramente non ho avuto davanti agli occhi gli esempi più apprezzabili, ma il punto di questa contrapposizione è un altro e comporta una scelta: da un lato, un adeguamento pedissequo e acritico che pur facilitando accesso e partecipazione, livella verso il basso aspettative e godimenti; dall'altro, un percorso difficile e inizialmente frustrante, che in seguito però presumibilmente permetterà un maggiore sviluppo creativo, una ricca ramificazione di varianti possibili, una nutriente vicinanza tra diverse sensibilità.

Se ti sembra che tale contrapposizione non riguardi solo il ballo, non posso darti torto.

09 settembre 2012

A testa in giù nella ipsilon

Bello il lago, bella l'acqua, bella una giornata al laghetto, meglio ancora se con una barchetta (grazie Marco e Simona), meglissimo ancora se ci sono entrambi i figli e si divertono molto più del previsto in compagnia dei cuginetti più giovani.
Bello il lago, bella l'acqua, bello tuffarcisi, ma sarà che manca il sale e soprattutto la trasparenza, a andar giù prevaleva una certa inquietudine e sembrava subito di essere nella sigla di quella trasmissione, come si chiama, quella con le immagini dell'Atalante e la musica di Bruce Springsteen cantata da Patti Smith.
Però anche poche bracciate sono state tonificanti, anche pochissime bracciate sono state sufficienti a farmi risalire contento per sdraiarmi a prua perché volevo godermi scientemente e appieno la sensazione di non fare un cazzo.

08 settembre 2012

Petite mort

Durante lo stretching dopo la corsetta al parco colavo copiosamente e sebbene non abbia visto sguardi preoccupati m'è venuto da ri-ridere ripensando a una certa sudata sui sedili posteriori.

07 settembre 2012

E ancora buon compleanno

Per la serie "gelaterie buone", non avevo ancora menzionato L'albero dei gelati di Seregno, dove la bontà è golosamente naturale, con ingredienti bio e a filiera corta e un ventaglio di gusti suggestivo, festa per le papille. Oggi me ne sono pappata una doppia razione, per la serie "sono goloso per motivi culturali".
La vera festa però è stata l'occasione che ha permesso di ritrovarci tutti quanti per far gli auguri alla nostra sorellina. Tutti e 4 i figli e 6 nipotini su 7 sono stati una bella festa anche per i due capostipite, lì nel piazzale di Santa Valeria. Basta poco, quando è molto.

06 settembre 2012

A domani

Della farfalla che mi è entrata in casa dirò un'altra volta. Ora vado allo Spazio A, ciao.

05 settembre 2012

Guardaroba

Un vestito è bello a seconda di quel che c'è sotto, di quel che ci metti o non ci metti, ma soprattutto a seconda di chi ce l'ha addosso. Ancora più bello se puoi permetterti di spiegazzarlo e perfino macchiarlo riuscendo a non preoccupartene troppo. Indossalo su una Topolino e fatti scarmigliare dal passaggio delle stagioni, poi fermati a collaudarlo come si deve, accostando lungo il tragitto o qualche sua deviazione. Cerca gli sbuffi compiaciuti delle ortiche, complici a sorpresa d'incontri sorprendenti, e saprai che lì potrai abbandonarti fintanto che il bello scaccerà la paura. Sotto il vestito, tutto.

04 settembre 2012

Almeno un momento

Di ogni giorno bisognerebbe, e lo si potrebbe fare, ti dico, selezionare almeno un momento speciale e in qualche modo onorarlo, nel dire o nel ricordare, per esempio.
Di questa giornata, lunga e varia e densa, scelgo un attraversamento pseudonebuloso: stavamo percorrendo la statale 48 in direzione di Ora (Auer) e per un bel tratto la visibilità si è quasi annullata; in realtà, ci siamo poi resi conto, non di nebbia si trattava, bensì di nuvole stazionanti a mezza montagna, che ci hanno avvolto per alcuni minuti del tragitto postvacanziero prima di partorirci all'ampia e sempre spettacolare val d'Adige e all'imbocco autostradale che ogni volta mi fa esitare, quando devo scegliere se tornare in giù o risalire verso Bolzano - Bozen / Brennero, sulla A22.

02 settembre 2012

Tanti così

Oggi i miei genitori fanno 50 anni di matrimonio. Mezzo secolo di scenette tragicomiche, con drammi tremendi per qualsiasi minuzia, ma ottima capacità di saper prendere per il verso giusto le questioni importanti. A vederli nel quotidiano sembrano assurdi e impossibili, ma come si fa a dire che non abbiano ragione loro? Figli, nipoti e risate, nonostante tutto, abbondano.

01 settembre 2012

Che tu ci creda o no

Una cosa bella o una cosa brutta, per sapere se davvero è così, devi immaginartela reiterata o prolungata. In genere è più facile che una cosa che ti sembra bella diventi brutta, per noia o deterioramento, tuttavia sarebbe stupido negare spazio alle evoluzioni favolose, che hanno, sì, ce l'hanno, possibilità d'esistere e ragione d'essere, per quanto raramente ciò succeda. Poi non è detto, però intanto avrai goduto pienamente della gioia di ciascun istante totale, come quello in cui uno più una uguale tutt'uno. E poi, comunque, non è detto neanche il contrario, che tu ci creda o no.


a cura di Giulio Pianese

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