Tu-tun tu-tun, tu-tun tu-tun. È un bel rumore, perché il treno lo ami. È il vero viaggio, lo sapevi già prima di leggere In Transiberiana, lo hai sempre saputo apprezzare.
Tu-tun tu-tun faceva il treno che ti portava in vacanza, in questo stesso tragitto ad angolo retto verso nord-est. Tutti quanti in uno scompartimento, con miliardi di valige borse borsette sacchetti, confezionati da mamma e nonna, trasportati con la colonna sonora delle bestemmie paterne, una ghirlanda pittoresca di interrogativi sulle finalità ultime di tutti quei bagagli.
Tu-tun tu-tun, quattro figli. Tu-tun tu-tun, niente auto. Tu-tun tu-tun, SS. Pietro e Paolo si parte, due mesi di vacanza. Tutto normale per noi. Un miracolo in realtà. Economico innanzitutto, visto che in sette si viveva con due modesti stipendi statali e una pensione minima.
Tu-tun tu-tun. Un miracolo anche per tutto il resto. Se oggi sembra dura anche solo preparare tre borse e un biberon e salire sull'auto sotto casa, cosa doveva essere affrontare una mini-epopea come quella?
Tu-tun tu-tun. Ho fame! Ho sete! Paf, come d'incanto saltavano fuori panini di tutti i tipi, frutta assortita e come bevanda il tè preparato a casa. Oggi capisco perché all'arrivo ci obbligavano a farci una dormitina pomeridiana: è vero che erano supereroi, ma perfino l'Uomo Ragno ogni tanto deve riposare.
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.