13 febbraio 2011

Quando gli occhi chiedono

Un film è davvero bello quando alla seconda visione risulta addirittura migliore. Il segreto dei suoi occhi di Juan José Campanella, opera di notevole levatura per temi e trattazione, lo è.

Il tentativo di scrittura con cui si apre raddoppia per un momento il velo del fittizio dinanzi agli occhi dello spettatore, che non sa se un secondo schermo si frapponga tra fruizione e narrazione. Quando poi il racconto retrospettivo si rivela reale, dispiega un secondo intreccio di eventi e di emozioni: come in un'ouverture operistica, i temi si propongono subito tutti quanti, in una ricchezza sospesa.

Un caso archiviato, la volontà di ripescarlo dalla memoria e di riesumarne protagonisti e vittime, anche collaterali; un fastello di ricordi misti al rimpianto di un mancato vivere; una doppia vicenda che alternando i piani temporali si dipana a nuovi sviluppi. Sullo sfondo, la percezione di un'Argentina alla vigilia di orrende prevaricazioni. Il golpe, viscidume stramaledetto, strisciava già da prima e teneva ghermito il senso del giusto e il respiro dei giusti: contraltare pubblico, politico, della bellezza brutalizzata.

Gli attori sono bravi e ben diretti, ruoli secondari compresi. Tra di essi, quello di Pablo Sandoval, sottoposto del viceispettore Benjamín Esposito, rappresenta il personaggio chiave per le dinamiche del film. Detta i tempi comici, ha le intuizioni giuste per smuovere le acque dell'indagine, dice come stanno le cose anche sul piano privato, pronuncia il fondamentale discorso sulle passioni. Alcolista pervicace, impenitente, disadattato, nella sua innocente consapevolezza regala spunti quasi farseschi, ma lo si immagina capace d'eroismo tragico.

Titolo del romanzo ispiratore è La pregunta de sus ojos, letteralmente: la domanda dei suoi occhi. A saperli leggere, gli occhi, insieme agli sguardi che convogliano, danno la risposta, che solo il timore impedisce al protagonista di cogliere anche per sé stesso, oltre che per il caso da risolvere. Risposta che per qualcuno chiude le porte alla vita, alla speranza, alla voglia di futuro.

Eppure, perfino decenni dopo, le porte, anche quelle del cielo, si possono riaprire: basta accorgersene, trovare la chiave giusta per convincersi che quanto sembra impossibile, di rado lo è di fatto. L'esitazione e la paura fanno perdere interi tranci di vita. E invece, quando gli occhi chiedono, la risposta dev'essere tremendamente appassionata.

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a cura di Giulio Pianese

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