L'inizio e la fine, le partenze e i ritorni, gli addii e i nuovi saluti: tutto questo, condito da una dolce malinconia, c'è nella canzone che fu l'ultimo singolo dei R.E.M., come un sogno fatto nell'omonima fase del sonno, poco prima del risveglio decisivo.
S'intitola We All Go Back to Where We Belong, "Torniamo tutti dove ci sentiamo a casa" (a scuola si insegna sempre la formula "belong to" = appartenere, ma il verbo "belong" significa innanzitutto "sentirsi a proprio agio", "essere nel posto giusto"; che poi, volendo, è una sorta di appartenenza).
Ritorni e passi all'indietro ne ho fatti tanti in vita mia: non nel senso dell'arretramento, semmai del recupero, quasi una piccola ricerca (del tempo perduto) per ritrovare e ritrovarsi. Negli ultimi due mesi, però, due volte in particolare mi è risuonata questa frase, proprio musicalmente, così com'è cantata: per i miei genitori. Quel giorno in cui ho mollato per qualche ora le scadenze incombenti e sono corso a far gli auguri alla mamma per l'omonima festa, pur sapendo che l'unico modo per farsela contare valida sarebbe stato fermarsi a pranzo. Quella sera in cui mi sono imposto perché festeggiassimo il compleanno di papà il giorno giusto, il sei di giugno, a costo di avere una tavolata incompleta: eravamo meno di una decina, ma lui è stato contento.
A breve li accompagnerò in montagna e mi fermerò con loro: una sorta di ribaltamento dei ruoli, se penso che ci fu un tempo in cui il 29 giugno (SS. Pietro e Paolo, all'epoca giorno festivo) era la data canonica per l'epopea delle partenze vacanziere familiari.
Per l'ennesima volta, la meta sarà Castello di Fiemme, uno dei luoghi che possiamo chiamare "casa". Confido che il senso di appartenenza nutra adeguatamente in me la necessaria pazienza.
Intanto, godiamoci la canzone:
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