29 luglio 2017

Di grappa e altre bellezze

Ho usato due litri di Grappa Franciacorta Morbida per riempire i boccacci nei quali ora riposano alcoliche le ciorciole e i rametti di cembro che mi ha dato Walter della Baita Caserina perché potessi provare a farmi la grappa al cirmolo.
Non so quale sarà il risultato finale: intanto sto facendo il possibile, trasferendo ogni mattina i barattoli sul balcone perché si possano crogiolare al sole per tutto il giorno e riportandoli in casa la sera. Lo zucchero aggiunto si è già sciolto completamente, il colorito rosaceo è già stato acquisito, ma la pazienza è la virtù primaria per chi voglia sorbirsi dei bicchierini all'altezza delle aspettative.

Il colpo di fulmine gustativo era avvenuto quando, dopo una passeggiata in cresta sul Cornon, ero sceso col mio amico Franz a rifocillarmi alla Caserina. Qualche giorno più avanti, insieme a mio figlio Lorenzo avevamo ripetuto la camminata, allungandoci a percorrere il panoramicissimo monte Agnello prima di inoltrarci lungo il grazioso sentiero tra pini mughi e stelle alpine che dai "Cornacci" sovrasta da un lato la val di Fiemme e dall'altro l'ampio anfiteatro verde di Pampeago, incorniciato dalla magnificenza del Latemar, ma che offre alla vista, tra l'altro, anche l'intera catena del Lagorai, le Pale di San Martino, la Marmolada, il Piz Boè. In questa occasione, ripassando dalla Caserina per una fortaia di metà pomeriggio, insieme alla degustazione mi sono stati offerti gli onori boschivi atti alla produzione casereccia dell'ambita acquavite.

Mi rendo conto, scrivendone, che non si tratta solamente di voler ottenere una leccornia fine a sé stessa, ma di una sorta di tentativo di catturare la bellezza sensoriale promanante da un'intera area geografica che parla ai ricordi e alle voglie, comunicando quindi attraverso il tempo, dal passato al futuro, e che regala istanti sempre presenti grazie all'intensità della sua bellezza.

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a cura di Giulio Pianese

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