L'evoluzione personale non sempre ci accompagna, è umano e normale che si attraversino periodi anche lunghi di stagnazione, dovuti essenzialmente a stanchezza e pigrizia. Tuttavia, restare umani è una necessità irrinunciabile per non sciupare la bellezza del vivere (tenendo presente che è già un lusso potersi accorgere di tale bellezza) e "restiamo umani" è il motto che specialmente di questi tempi ci si ripete e si propugna come invito alle autorità nei confronti dei profughi e dei migranti.
Proprio su questo concetto giocava il titolo del manifesto dell'altro giorno ("Arrestiamo umani"), a proposito delle reazioni ai drammi che stanno bussando fisicamente alle porte dell'Europa. Drammi, problemi, situazioni... tutti modi un po' asettici di riferirsi a emergenze che in realtà vengono vissute da persone, persone come noi ma probabilmente meno fortunate alla lotteria di Babilonia.
In rete è stata diffusa la bella immagine di un poliziotto danese che gioca con una bimba profuga. Dà una certa carica di speranza, restaurando un po' di fiducia nelle immense potenzialità del "bene" anche laddove pare che la realtà fattuale non lasci spiragli all'ottimismo.
Chiave di lettura straordinaria per questa foto è la frase stramba che ha utilizzato per commentarla Federica Bellagamba:
"Quando le persone si personano poi non si torna indietro".
A corredo delle riflessioni che tale considerazione può innescare, segnalo due interventi da parte di altrettanti blogger della vecchia guardia (ossia attivi su blog fin da inizio millennio).
Uno è un resoconto estemporaneo di Rillo, che inizia così:
Esterno notte, area residenziale a sud di Milano, piovechediolamanda.L'altro è un post di Gaspar Torriero, Rifugiati, che in modo diretto e sintetico e a partire dalla propria storia familiare, illumina sull'universalità dell'esperienza umana.
Rientrando a casa scorgo la figura di un uomo vestito molto dignitosamente.
Sta fermo. In piedi, sul marciapiede sotto la pioggia torrenziale, la testa china, sembra che aspetti qualcosa.
[continua a leggere]
In entrambi i casi, la parola chiave, esplicita o implicita, è: "persone".
Ricordiamoci che anche loro, i reietti, lo sono; ricordiamoci che noi lo siamo, si spera.
--
bonus: Manu Chao, Clandestino
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.