L'appuntamento era sabato mattina alla Bovisa in bici col fazzoletto rosso al collo. Ancora una volta è stato bello e confortante ritrovarsi a girare l'intero quartiere per portare le corone alle lapidi dei partigiani e fiori alla memoria dei partigiani rimasti senza lapide.
L'entusiasmo ha fatto da traino anche per la manifestazione pomeridiana, dopo di che ho assecondato la necessità fisica di una serata tranquilla, con cena in famiglia riunita per l'occasione e poi con l'abbandono alle arti affabulatorie di Marco Paolini in tivù col suo Album d'Aprile.
Il venticinque aprile per me ha da essere una festa inclusiva. A certe condizioni, ovvio. I presupposti base di un sentire che ritenga inaccettabile la cieca e stupida oppressione brutale sono e devono essere il discrimine tra chi può stare dentro e chi è meglio giri al largo. L'inclusione fa sì che lungo il percorso ci si trovino accanto persone e gruppi dalle posizioni contraddittorie o addirittura contrastanti, minoranze delle minoranze spesso improbabili, oltre che, naturalmente, atteggiamenti diversi per coinvolgimento e talvolta per concezione stessa della ricorrenza e del modo di onorarla. La manifestazione, lo dice la parola, è l'esternarsi di un significato, che nel nostro caso ha carattere prismatico: ne deriva una festa che porta in sé i tratti della commemorazione e della rinascita, del ricordo e del vivere presente, della rivendicazione e della gratitudine, della trasmissione e della condivisione, dei contrasti e della concordia, dell'ancoraggio al passato e dello slancio verso il futuro divenire. Una ricchezza composita da cogliere con gioiosa apertura, buona disposizione e divertito apprezzamento. Senza mai dimenticare che tutto quanto fu fatto e si patì, lo si fece e fu patito con l'obiettivo essenziale di tornare a vivere e di vivere in un mondo e in un modo più bello.
Ho letto e ascoltato musiche e parole che m'hanno confortato nella sensazione di tranquilla serenità quando a metà manifestazione mio figlio s'è sfilato per raggiungere gli amici sullo skateboard. È per il giocondo vivere che ci si gioca la vita, altrimenti che senso ha?
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bonus: MCR, Oltre il ponte
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.