Questo post inizia dal bonus. Una canzone intensa, intensa soprattutto se hai provato l'emozione di ballarla, lasciandoti coinvolgere ma non trascinare, ché devi essere in grado in ogni momento di dominare movenze e intenzioni, coordinandole e possibilmente armonizzandole. Dici tango e senti in sottofondo qualche sbuffo o qualche uffa, comprendi perché sai che se non ci sei dentro è piuttosto difficile apprezzare appieno; eppure continui a dire tango, un po' perché dopotutto sei tu a decidere di cosa parlare, un po' perché se una sensazione tende a traboccare va esternata e non compressa. Come per le lingue o per la musica, o più probabilmente per ogni cosa che conti, il percorso è praticamente infinito: più studi, più scopri le tue lacune e la necessità di colmarle, più impari e più preme l'esigenza di affinare il risultato, sempre troppo scarso. Tuttavia, è consolante rendersi conto di padroneggiare quel minimo che ti permette di poter giostrare un po' sull'interpretazione, incrementando l'intensità e il godimento condiviso di tanda in tanda. È uno dei più bei modi di sudare.
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bonus: Que te importa que te llore, orchestra di Miguel Caló, canta Raul Berón
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.