Dentro e fuori, come in un utero fatto di mare. Dentro e fuori, come una rinascita. Un momento più ludico rispetto alle tecniche del rebirthing e forse più vicino al vero, considerata la preponderanza dell'elemento liquido.
Un dentro e fuori cominciato l'altro giorno alla "grotta del drago", che merita il nome grazie alla conformazione dell'imboccatura e soprattutto del fondo, con una grossa ugola calcarea a calare dall'alto proprio prima dell'ultimo anfratto, che verso il tramonto un raggio tinge di rosso. Dopo la sosta sulla minuscola spiaggetta nella gola del mostro, uscendo, gli occhialini permettevano di apprezzare come una prelibatezza il turchese delle acque retroilluminate dal giorno.
Ieri, dapprima mi sono tolto la soddisfazione di un tuffo da uno sperone di circa sei metri (un bel traguardo, considerate le mie vertigini), poi abbiamo preso a esplorare una serie di grotte comunicanti, godendo anche del brivido di un passaggio al buio il cui superamento ha fatto esultare d'euforia perfino la compassata Cajuina. Per gli standard d'entusiasmo miei e di Lorenzo, invece, praticamente a ogni bracciata sarebbe fuoriuscita l'esclamazione "Uau, cheffigata!" se la bocca non fosse stata quasi sempre in acqua. Un'acqua limpida e multicolore quasi quanto le pareti ornate di corallo viola e di rocce variopinte.
Ennesima meraviglia di questa vacanza che vorrei raccontare più diffusamente, se il wi-fi del Bambù Café fosse più vicino a casa e se il mare non mi richiamasse con tanta forza, troppa per resistervi a lungo.
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bello!
RispondiEliminastella*