23 marzo 2011

Di lei ci vivrei

Ieri era la giornata dell'acqua, ma voglio parlare dell'aria.
Di nuovo è il tempo in cui stendere il bucato fuori è non solo efficace, ma gradevole: affidi i panni all'aria e l'apertura sua te li profuma. La brezza soffia lieve, ma scompiglia e pare ebbrezza, strafatta di cromie che adescano la pelle. Seppure spalancato, l'occhio coglie l'invisibile e con respiro grato dice "vivo", ché è bene ricordarselo di quando in quando.
Di quando in quando è bene ricordarsi di quel che c'è e si dà per scontato. L'aria te lo insegna: magari non la calcoli, poi annaspi alla prima apnea. In verità, da queste parti, geopoliticamente parlando, s'annaspa tutto l'anno: la città e il suo hinterland sono fatti per la venerazione delle automobili, mai messe in discussione a favore dei portatori di polmoni.
Polmoni cercansi: polmoni rosa per scambi aerei senza bombardamenti, polmoni verdi per cittadini verdi di bile al semaforo rosso, polmoni d'acciaio per spasimanti dispnoici, polmoni pulsanti d'alacrità, polmoni allargati per chi agli spasmi caotici del quotidiano andirivieni fa ciao con la manina, almeno ogni tanto, per abbracciare il vento fino a scarmigliarsi il vivere.

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Bonus musicale: Strade parallele (Aria siciliana) - Giuni Russo e Franco Battiato

P.S.: dell'acqua ha parlato ieri in tutti i sensi Mitì, cui oggi vanno gli auguri di buon compleblog.

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a cura di Giulio Pianese

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