07 febbraio 2007

Dove c'era un mago

Fu dolce quel bacio e per davvero; per una volta non c'entravano cioccolato e nocciole né la carta argentata e nemmeno le frasi di poeti o pensatori, trafugate e travisate per adattarsi alla saccenza confezionata. Non di bacio di marca si trattò, bensì di sorpresa enorme che la bocca inerme ghermì, con diletto e trasporto e stupore ridente. S'era di sera, ma il freddo non lo si sentiva lassù nel nord bilingue. Stranito e a mezzo metro da terra, un ragazzetto dalla chioma lunga e liscia, senza doppie punte, è ancora lì che cammina a fianco al compare, consultandolo per confermare con una testimonianza obiettiva la realtà di una scena. Perché se vista da fuori era vera, allora, vera era pure vissuta da dentro. Vere le labbra schiuse, vera l'umida e lenta vertigine del carezzevole muscolo, e autentica la radiosità scoccante scintille e fortuna. Chiome lunghe come comete, pensieri distanti trecento leghe, lettere d'inchiostro su carta, grafia tonda e piena come quei biondi baci, che tornarono ancora inattesi, per la strada e poi in sogno, anni e anni dopo quello, che per coincidenza, dicono, era bisestile.

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a cura di Giulio Pianese

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