Sono io quello lì? Sono sempre lo stesso di quelle foto? Più facile rispondere considerando immagini di un periodo remoto che farlo con quelle dell'altro ieri o di due anni fa.
Uguale e diverso, chili in più, chili in meno, barba lunga o basette, ma è soprattutto il "resto" a cambiare. A cambiare è soprattutto quello che non si vede, quello che sta intorno, tra noi e la prossemica, quello che unisce i fili tra il detto e l'indicibile, il profumo di un'emanazione reciproca, lo sguardo capace di oltrepassare l'altrui pupilla, i sorrisi che raccolgono lo scintillio dell'inafferrabile.
E la raffigurazione mancata di un dipanarsi che sfugge. Sfugge alla riconversione razionale la rappresentazione del proprio flusso vitale nell'acronia tralfamadoriana, eppure la si coglie nella cocciuta e altrimenti inspiegabile convinzione che sì, sono io quello lì, sono sempre lo stesso e sono qui e lì contemporaneamente, se devo dar retta alla memoria e al mio sentire.
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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.