27 ottobre 2003

È l'ora

E scrivi, scrivi, che ti fa bene all'ora del crepuscolo. Perché i malinconici come te devono trovare sfogo da qualche parte. Nell'euforia o nell'introspezione. Un guardarsi dentro che parte un po' alla larga, dallo spettro visivo del mondo, dall'apprezzamento dei cromatismi e di quegli spazi che saranno più che mai irraggiungibili fintanto che dureranno le tue vertigini.
Vertigini da altezza o da profondità. Vibrazioni che risuonano ai timpani del sé superiore o come lo vuoi chiamare, tanto il risultato non cambia. Sempre di intangibilità si colorano. Per un essere che si dà pienezza ma si vorrebbe ubiquo. Per un pulsare che sa di altrove.
L'altrove: il mito degli stupidi e degli ingenui, ma anche il piacere di chi non si rassegna all'angustia del preordinato e del prevedibile, del banale e del preconfezionato. L'altrove non è solo nei passi mossi dalle gambe, è nelle righe percorse dagli occhi, nelle lettere battute dai polpastrelli, nelle melodie udite dal cuore, negli odori che afferrano l'anima. Negli spazi invisibili di cui vediamo scurita fotocopia nel diletto riquadro preserale, qui e ora dal terzo piano alla Bovisa, un qui e ora come tanti altri.

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

scrivimi