30 novembre 2015

Librandosi

Tra i privilegi per i quali bisognerebbe esser sempre grati c'è quello di sapere che ci sta aspettando un libro che non vediamo l'ora di continuare a leggere. È un mondo che si apre e ci rapisce, è un premio e un volano, è il passepartout che ci permette di permetterci del tempo in più, della vita extra. Come una fisarmonica o un ventaglio o una rosa dai mille e più petali, aprendosi svela un bel po' di mondo che altrimenti avremmo trascurato. Può essere una fuga temporanea, ma è un perdersi per ritrovarsi.

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bonus: Frankie Hi-nrg Mc, Libri di sangue

2 commenti:

  1. Spontaneamente mi affiora alla mente la famosa scena "I want more life, father...".
    Nonostante le emozioni indimenticate, le dipendenze forti e la profondità di sentimenti che i libri mi hanno portato, rimango a tutt'oggi nel dilemma del lettore/scrittore. Penso a Madame Bovary, penso a Pirandello ("La vita o si vive o si scrive, io non l'ho mai vissuta, se non scrivendola."). Leggo (/scrivo) per codardia? Leggendo (/scrivendo), cosa mi perdo?

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    1. Si può anche rimanere immersi e nel vivere e nel leggere.
      Quanto allo scrivere: se non si vivesse, quel che si scrive non sarebbe davvero vivo, non credi?
      Grazie per la condivisione.

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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