27 settembre 2010
Una passeggiata
Percorrere a piedi le strade in cui solitamente transiti in auto, camminando di buona lena come se dovessi andare da qualche parte. Percorrerle con una curiosità estranea e tranquilla, cambiando marciapiede per non perdere gli ultimi raggi lunghi, lasciando lo sguardo libero di cogliere particolari insignificanti e di memorizzarli a breve nell'archivio delle cose belle impreviste. Adottare una diversa forma di meditazione, quella ambulante, in cui l'ozio si ribalta in dinamismo da pilota automatico, in cui distacco e vigilanza si scambiano i ruoli nell'accompagnare sentimenti e sensi. Allora trovi l'immagine e la sua verbalizzazione, allora speri anzi confidi che una scintilla di brace stia covando sotto le ceneri ancora quasi calde. Non hai bisogno di chiederti se avrai abbastanza fiato per soffiarvi su, ma se saprai pazientare per non soffocare il rinfocolarsi. Se saprai accompagnare con tranquilla curiosità il sorriso di sentimenti e sensi per non perdere i rinnovati raggi. Percorrere i tempi e gli spazi in cui solitamente transitano i sogni, percorrerli con lo sguardo libero e il cuore aperto alle cose belle impreviste.
06 settembre 2010
Chissà
Magari t'avrei raccontato di cose che orecchie innocenti non devono sentire, magari te ne avrei parlato con dovizia di particolari, magari t'avrebbe fatto piacere, magari stuzzicato fino a sospendere il respiro. Respiro quasi afasico perché il fiato trova un tunnel senza ostacoli e dunque non riesce a risuonare, un bisbiglio sottile è tutto ciò che resta, per ora. Per un'ora forse ti saresti chiusa nella tua stanza, forse ti saresti ascoltata impronta per impronta, blandita nei sensi e nel senso del sé. Se una sorta di connessione, qualsiasi sorta di connessione, si attiva è perché emittente e ricevente funzionano nei medesimi istanti. Distanti, eppure per un momento il gorgoglio degli apparati erogeni avrebbe ammantato tutto quanto, giungendo a zittire l'irritante frustrazione dei tempi lunghi. Per un tempo più prolungato, probabilmente, sarebbero poi stati dei lampeggiamenti di visualizzazioni magiche, quelle nel mio sguardo lontano, a rivelarti nuove e antiche bellezze. Bellezze permanenti di luce anche al buio, come quando guardi la lampada accesa, distogli lo sguardo e si spegne il resto del mondo, per la cecità scintillante. Scintillano gli occhi, stanchi o chissà. Chi sa sorridere saprà farlo anche domani, magari.
26 agosto 2010
Zonker's (pan)Zone
Commemorare significa ricordare insieme: nella mailing list della Zonker's Zone lo si fa il 26 agosto, perché in quel giorno sei anni fa si ebbe notizia della morte di Enzo.
Per ventiquattr'ore la list riapre i battenti (quella per gli scambi quotidiani è migrata, si chiama G_Zone) e ciascuno scrive quel che gli viene.
A me ieri notte è venuto questo:
Per ventiquattr'ore la list riapre i battenti (quella per gli scambi quotidiani è migrata, si chiama G_Zone) e ciascuno scrive quel che gli viene.
A me ieri notte è venuto questo:
La morte la si sfiora comunque vivendo, l'importante è non rischiare di sfiorare la vita anziché viverla.
Preziosa vita, come il tempo e gli spazi nei quali si inscrive. Preziosa vita, quella dell'istante presente di chi è presente a sé stesso.
Presente da vivere anche quando si vorrebbe sgusciarne via verso qualche illusione. Da vivere perché è il qui e ora che c'è ed è sul qui e ora che cresce il foraggio più nutriente per l'altrove spaziotemporale.
Come se fosse facile. Non lo è, coi tempi e lo spazio che annichiliscono. Tempi in disorganica sovrapposizione, tra memoria, visioni, speranze. Spazio grande, fin troppo, a pensarci sull'orlo dell'abisso blu scuro, troppo poco invece quando si cerca là quello che va trovato qui.
Non è facile, ma è bello. Vivere, rievocare, sperare. Tenere vivo lo sguardo della memoria, fino a moltiplicarne il luccichio blu nella condivisione di ricordi e sensazioni.
Ho detto a una persona: "Ti penso tanto, nel tempo e nello spazio."
Come a volerne abbracciare la vita intera.
Come se fosse facile. Non lo è, perché l'energia infraumana che scalda e scotta, elettrizza e carbonizza, rinfresca e gela, esalta e abbatte, è capacissima di far dimenticare il presente, di annientare il qui e ora, di mutare lo sguardo sul mondo offuscandone il luccichio bambino.
Non è facile, ma è bello. Esserci, sporgersi. Riaccendere quel luccichio, e lo sguardo, fino a moltiplicarlo nel riflesso di un altro sguardo, dal cuore dei sogni.
E magari, un giorno, posarlo insieme sul mondo, che mondo non è senza la nostra purezza.
ciao
Zu
17 agosto 2010
Solo un po' di batticroma
Il cuore ha una mielina, come i nervi, che a momenti si assottiglia o si dirada lasciandolo scoperto, esposto in nudità. Allora qualsiasi intemperie sembra infinita e impossibile da sopportare, come se il futuro fosse irrimediabilmente bloccato dietro una porta chiusa dalla parte sbagliata. Sono i momenti in cui occorre fare molta attenzione a quali pezzi ascoltare e quali evitare, ché la musica sa scardinare e può devastare, già sai. Sst, senti il respiro del sangue, accarezzalo finché non si scalda di nuovo e. Soffia. Pulsa. Vivi. Dammi miele lieve in gola, dammi rock a fior di pelle, dammi ritmo ritmo in vena, dammi un bacio di promesse. Non voglio conoscer lo spartito, ma ho voglia di suonarlo insieme.
15 agosto 2010
Ogni giorno dopo ogni giorno
Citando DFW:
"It is unimaginably hard to do this, to stay conscious and alive, day in and day out."
(È inconcepibilmente difficile riuscire, giorno dopo giorno, a rimanere consapevoli e vivi.)
Elena (quella di Londra) chiede:
Rispondo:
Suicidarsi è comunque un segno d'impazienza.
Per il resto, dipende forse dalla capacità* di raggiungere e più o meno mantenere un equilibrio tra la lucidità della consapevolezza e l'ebbrezza del godimento**.
* Una capacità necessaria anche per leggere Le correzioni di Jonathan Franzen, mi pare (ho appena superato la metà, è un libro bello e terribile).
** "Ebbro lucido" lo cantavo in una canzone dei Fragole e Sangue due dozzine d'anni fa.
"It is unimaginably hard to do this, to stay conscious and alive, day in and day out."
(È inconcepibilmente difficile riuscire, giorno dopo giorno, a rimanere consapevoli e vivi.)
Elena (quella di Londra) chiede:
Voi ci riuscite, ogni giorno?
Voi ci provate ogni giorno?
David Foster Wallace si è suicidato.
Rispondo:
Suicidarsi è comunque un segno d'impazienza.
Per il resto, dipende forse dalla capacità* di raggiungere e più o meno mantenere un equilibrio tra la lucidità della consapevolezza e l'ebbrezza del godimento**.
* Una capacità necessaria anche per leggere Le correzioni di Jonathan Franzen, mi pare (ho appena superato la metà, è un libro bello e terribile).
** "Ebbro lucido" lo cantavo in una canzone dei Fragole e Sangue due dozzine d'anni fa.
10 agosto 2010
Sentiero 541
A stare a ridosso del Catinaccio e sotto le Torri del Vajolet le vertigini mi funzionano al contrario. Guardando in su. Forse perché m'inebrio di tanta bellezza. Quelle rocce mi sono piaciute quanto... o quasi. Tanto, comunque.
05 agosto 2010
Rifulgenti Nuove Albe
Avevo il laringoscopio su per il naso e giù fino in gola (e ogni volta l'effetto mi fa ripensare con ammirato stupore a certe prestazioni graziosamente elargitemi), una dottoressa con mascherina (poi se l'è tolta, che carina) e un dottore (uno serio, anche se alla prima visita ridemmo un sacco), ero occupato a non tossire e mentre li sentivo discorrere sulla detersione del glottide capto alcune parole lasciate scivolare con nonchalance: la neoplasia non c'è più. Così, quasi fossero scontate. Estraggono la fibra ottica dalle mie cavità, appena il tempo di riprendermi e chiedo se ho capito bene. Alla fine, chiedo di nuovo conferma e se posso divulgare la notizia.
Poi esco nel corridoio e la prima persona alla quale lo comunico è una sconosciuta con cui avevo chiacchierato in sala d'aspetto, incoraggiandola sulla risoluzione del suo problema. Ci abbracciamo. È vero che sono affettuoso ed espansivo, sprimacciatore mi chiamarono e strafugno, però in quell'istante capisco che al di là delle considerazioni razionali che mi facevano attendere l'esito del controllo come si attende il responso del meccanico al momento della revisione biennale, c'era in me un carico emotivo stivato sottocoperta, lo stesso che all'uscita, mentre iniziavo a comunicare la rassicurante notizia ad alcune persone care, mi faceva avvertire un nodo di commozione tendente a sciogliersi proprio lì, in gola, dove deve tornare a vorticare per bene il chakra blu, quello dei 16 petali.
E quello sarà il prossimo passo, per tornare a parlare senza fatica e, auspicabilmente, a cantare* (questo l'ho promesso e in qualche modo, non so ancora come e quando, lo farò).
Intanto, grazie per i bei pensieri e i sorrisi, per le dita incrociate e i sogni portafortuna, per le onde positive e il bene diffuso, per gli abbracci e per i baci, per la felicità.
E naturalmente, grazie ai medici del San Pio X che a marzo scoprirono il carcinoma alla corda vocale destra e ai radioterapisti di Niguarda che, a quanto pare, l'hanno debellato.
* in più, conterò sullo speciale incoraggiamento ricevuto giorni fa poco dopo l'alba a Col Margherita (2560 m slm) da Moni Ovadia.
Poi esco nel corridoio e la prima persona alla quale lo comunico è una sconosciuta con cui avevo chiacchierato in sala d'aspetto, incoraggiandola sulla risoluzione del suo problema. Ci abbracciamo. È vero che sono affettuoso ed espansivo, sprimacciatore mi chiamarono e strafugno, però in quell'istante capisco che al di là delle considerazioni razionali che mi facevano attendere l'esito del controllo come si attende il responso del meccanico al momento della revisione biennale, c'era in me un carico emotivo stivato sottocoperta, lo stesso che all'uscita, mentre iniziavo a comunicare la rassicurante notizia ad alcune persone care, mi faceva avvertire un nodo di commozione tendente a sciogliersi proprio lì, in gola, dove deve tornare a vorticare per bene il chakra blu, quello dei 16 petali.
E quello sarà il prossimo passo, per tornare a parlare senza fatica e, auspicabilmente, a cantare* (questo l'ho promesso e in qualche modo, non so ancora come e quando, lo farò).
Intanto, grazie per i bei pensieri e i sorrisi, per le dita incrociate e i sogni portafortuna, per le onde positive e il bene diffuso, per gli abbracci e per i baci, per la felicità.
E naturalmente, grazie ai medici del San Pio X che a marzo scoprirono il carcinoma alla corda vocale destra e ai radioterapisti di Niguarda che, a quanto pare, l'hanno debellato.
* in più, conterò sullo speciale incoraggiamento ricevuto giorni fa poco dopo l'alba a Col Margherita (2560 m slm) da Moni Ovadia.
18 luglio 2010
Una smorfia e via
Traguardi lungo il percorso: farne quarantasette senza fare 47, continuando ad affrontare la vita con poca 90 e con lo sguardo pieno di 72.
*
*
16 luglio 2010
My Own Private Milano
Milano, fotografata dai non milanesi, e raccontata dagli indigeni: è questo il soggetto e l'oggetto dell'ennesima iniziativa di Squonk, capace ogni volta di innescare la voglia di partecipazione anche quando il pensiero tenderebbe altrove.
Mi sento lieto e onorato di essere tra quei venti "milanesi per nascita o per adozione, che un giorno hanno ricevuto una fotografia, e la richiesta di scriverci sopra qualcosa, qualsiasi cosa".
Il risultato al momento è un pdf scaricabile qui, pregevolmente confezionato da Nemo.
--
Se vuoi, dai un'occhiata alla bella foto scattata da Stefigno e al mio testo che la accompagna.
Mi sento lieto e onorato di essere tra quei venti "milanesi per nascita o per adozione, che un giorno hanno ricevuto una fotografia, e la richiesta di scriverci sopra qualcosa, qualsiasi cosa".
Il risultato al momento è un pdf scaricabile qui, pregevolmente confezionato da Nemo.
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Se vuoi, dai un'occhiata alla bella foto scattata da Stefigno e al mio testo che la accompagna.
05 luglio 2010
Chimere
A perdere il filo non è Teseo, ma il Minotauro, che un'idea del perché e per come delle cose la può derivare solo e direttamente dagli ampi spazi celesti, da quel che gli passa sopra la testa, molto al di sopra. Se solo potesse rispecchiarsi in quelle perle che seppur di rado cadono a rinfrescargli i pensieri, riconoscere la grandezza della propria doppia natura, quell'anima-lità che lo rende completo e che ad Arianna piacerebbe, se solo sapesse osare.
27 giugno 2010
Dalla terra alla luna (e ritorno)
Ho iniziato il viaggio senza pensare a portarmi un foglio e una matita. Ora che vorrei scrivere, non so come fare. Vorrei farlo per tener fede a una promessa, ma anche per me. Potendo, scriverei sulla tua pelle, lo sai, e invece la distanza materiale è molta, moltissima, troppa, la traiettoria è lunga quanto uno sguardo che si perde. Il mio però stasera non si perde, no, ché il plenilunio ha sempre la capacità d'attrarlo e attirarlo, dunque guardo dritto e anche dove vedo vuoto so che non cadrò.
Vado e vado e vado, sto andando non evado, procedo senza perdere il mio su e giù e qua e là, stavolta son io a dir non ho paura e lo dico perch'è vero, non è una fuga, è un viaggio senz'altra valigia che i ricordi futuri, quelli che si specchiano sul vetro quando fuori il blu scuro e l'azzurro chiaro si ribaltano, quando ringrazi la capsula e la buona stella per non esser già cenere e lapilli e sorridi al respiro che galleggia davanti al tuo stupore.
Lassù si troveranno tutti i folli descritti dagli affabulatori notturni e chiederanno tu vieni dalla Terra, io risponderò terra minuscolo, leggi bene, vengo dalla terra e alla terra tornerò, ma non senza un giro un respiro un sospiro e un altro, bonus, giro. Il bonus è importante, forse è il segreto di tutto: come quando una vacanza sta inesorabilmente terminando e t'inventi una deviazione, una sosta, un'ultima cena, qualsiasi gradevole iniziativa per sapere che non è mai finita, o che se finisce sarà un poco più in là, dopo quell'ennesimo godimento.
Le vertigini che potevano far capolino o addirittura esplodere paralizzanti sembrano un ricordo lontano, ma se ci penso capisco esattamente dove e quando si rifaranno vive. Tra stomaco e pancia, al momento del rientro. Al ritorno, quando si torna giù (per quanto siano il giù e il su, come pure il qua e il là, effimeri), c'è quello stacco, quell'inversione come sulla giostra più alta dalla quale non puoi più scegliere di scendere e da cui non avrebbe senso buttarsi per evitare la paura di cadere, è lì che il vuoto e il suo senso faranno sudare le mani e atrofizzare i gesti, ma forse questa volta ci sarà un antidoto, forse questa volta basterà ricordarsi che a destinazione c'è la vita, tutta. E che la vuoi riassaggiare e ancora respirare e di nuovo celebrare, tutta.
*
Vado e vado e vado, sto andando non evado, procedo senza perdere il mio su e giù e qua e là, stavolta son io a dir non ho paura e lo dico perch'è vero, non è una fuga, è un viaggio senz'altra valigia che i ricordi futuri, quelli che si specchiano sul vetro quando fuori il blu scuro e l'azzurro chiaro si ribaltano, quando ringrazi la capsula e la buona stella per non esser già cenere e lapilli e sorridi al respiro che galleggia davanti al tuo stupore.
Lassù si troveranno tutti i folli descritti dagli affabulatori notturni e chiederanno tu vieni dalla Terra, io risponderò terra minuscolo, leggi bene, vengo dalla terra e alla terra tornerò, ma non senza un giro un respiro un sospiro e un altro, bonus, giro. Il bonus è importante, forse è il segreto di tutto: come quando una vacanza sta inesorabilmente terminando e t'inventi una deviazione, una sosta, un'ultima cena, qualsiasi gradevole iniziativa per sapere che non è mai finita, o che se finisce sarà un poco più in là, dopo quell'ennesimo godimento.
Le vertigini che potevano far capolino o addirittura esplodere paralizzanti sembrano un ricordo lontano, ma se ci penso capisco esattamente dove e quando si rifaranno vive. Tra stomaco e pancia, al momento del rientro. Al ritorno, quando si torna giù (per quanto siano il giù e il su, come pure il qua e il là, effimeri), c'è quello stacco, quell'inversione come sulla giostra più alta dalla quale non puoi più scegliere di scendere e da cui non avrebbe senso buttarsi per evitare la paura di cadere, è lì che il vuoto e il suo senso faranno sudare le mani e atrofizzare i gesti, ma forse questa volta ci sarà un antidoto, forse questa volta basterà ricordarsi che a destinazione c'è la vita, tutta. E che la vuoi riassaggiare e ancora respirare e di nuovo celebrare, tutta.
*
15 giugno 2010
Come si fa a scegliere le 10 canzoni preferite?
Non è indolore, ma se Mistro chiama, si risponde.
Così ho fatto e il risultato è pubblicato su M&B MUSIC (lo si commenta anche su friendfeed).
--
* Wooden Ships – Jefferson Airplane
* Electric Aunt Jemima – Frank Zappa
* Allison – Pixies
* There Is A Light That Never Goes Out – Smiths
* Tumbling Dice – Rolling Stones
* I’ll Be Your Mirror – Velvet Underground
* Blister In The Sun – Violent Femmes
* Bartali – Paolo Conte
* Is This Love – Bob Marley
* Laughing – David Crosby
Così ho fatto e il risultato è pubblicato su M&B MUSIC (lo si commenta anche su friendfeed).
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* Wooden Ships – Jefferson Airplane
* Electric Aunt Jemima – Frank Zappa
* Allison – Pixies
* There Is A Light That Never Goes Out – Smiths
* Tumbling Dice – Rolling Stones
* I’ll Be Your Mirror – Velvet Underground
* Blister In The Sun – Violent Femmes
* Bartali – Paolo Conte
* Is This Love – Bob Marley
* Laughing – David Crosby
04 giugno 2010
I debutti non finiscono mai
Stasera il Black Drop di Viale Monza 185 a Milano ospiterà il primo concerto assoluto degli Accauno, che alle ore 21.30 presenteranno i cinque brani del loro EP autoprodotto.
Alla batteria suona mio fratello Beppe, che torna a esprimersi in pubblico nel ruolo che già ricoprì con i Fragole e Sangue e i Pontebragas.
Alla batteria suona mio fratello Beppe, che torna a esprimersi in pubblico nel ruolo che già ricoprì con i Fragole e Sangue e i Pontebragas.
01 giugno 2010
Non sappiamo più quando stiamo andando
Dovessi dar retta alla percezione, dimenticando il foglio appeso al muro coi numeri e i nomi dei giorni e dei mesi, non troverei una collocazione spaziale al tempo, non saprei dire in quale anno e in quale periodo di quell'anno mi trovi. I ponti che riallacciano i giorni ai giorni saltano settimane, decadi o quindicine con la massima agevolezza, fulminei e rilucenti ammiccano e sorridono mentre falcidiano a mazzi intere piantagioni di momenti smarriti. L'incostanza climatica non è una ragione, non sufficiente quantomeno, per siffatta vaghezza. Forse è più un senso di sospensione, di cose da sistemare, di conti da riassestare, di fuoco in gola da spegnere, di corporeità da accudire, di voce perduta da ritrovare. Sapendo che essere vivi è già cosa bella, ma certe volte non basta.
20 maggio 2010
Seme di mela
Raccoglilo e prova ad accarezzarlo prima di gettarlo nell'umido. Non t'aspettare chissà cosa, turbinio d'artificio o che, ma sentilo, guardalo, ascoltalo.
Quel che conta è spesso fatto di sfumature, da cogliere tra le righe, da captare nelle cromie di passaggio tra le vibrofrequenze, da percepire sui polpastrelli tra una carezza e l'altra.
In un seme, quel che conta è fatto soprattutto di futuro. Una presenza timida e minuta che si fa potenza come sospensione di senso. Un'attesa muta e tranquilla.
In teoria: perché in verità, un seme è anche il ricordo della mela appena mangiata. Della fisicità organica, della meraviglia di esserci materialmente.
E nel contempo, il simbolo della volontà di rimanere nell'Eden, o di tornarci. Di tornarci a buon diritto, ritrovando un proprio personale paradiso, una volta imparata la capacità di perdonarsi comprendersi amarsi, cellula per cellula per cellula, dove risplenda parcellizzata la luce d'una divina umanità.
Semino di mela, le portavi scritte talmente in piccolo queste cose che per leggerle mi son dovuto affidare al sussurro di un cricetino, che ora però ti vuole mangiare: non te ne avere a male, né tu né il potenziale albero.
Quel che conta è spesso fatto di sfumature, da cogliere tra le righe, da captare nelle cromie di passaggio tra le vibrofrequenze, da percepire sui polpastrelli tra una carezza e l'altra.
In un seme, quel che conta è fatto soprattutto di futuro. Una presenza timida e minuta che si fa potenza come sospensione di senso. Un'attesa muta e tranquilla.
In teoria: perché in verità, un seme è anche il ricordo della mela appena mangiata. Della fisicità organica, della meraviglia di esserci materialmente.
E nel contempo, il simbolo della volontà di rimanere nell'Eden, o di tornarci. Di tornarci a buon diritto, ritrovando un proprio personale paradiso, una volta imparata la capacità di perdonarsi comprendersi amarsi, cellula per cellula per cellula, dove risplenda parcellizzata la luce d'una divina umanità.
Semino di mela, le portavi scritte talmente in piccolo queste cose che per leggerle mi son dovuto affidare al sussurro di un cricetino, che ora però ti vuole mangiare: non te ne avere a male, né tu né il potenziale albero.
26 aprile 2010
Dichiarazione
Ho firmato: 8 per mille ai Valdesi (vedi i loro criteri) e 5 per mille a Emergency (codice 97147110155, firma nel primo riquadro in alto a sinistra, quello sul sostegno al volontariato eccetera).
Per altre possibili ispirazioni dai un'occhiata oppure scrivi il tuo suggerimento nei commenti qui sotto.
--
Ecco:
- Caporale: il 5 all'ail (80102390582), l'8 alla chiesa evangelica luterana (sulla simpatia, diciamo).
- laPitta: l'otto per mille alla Chiesa cattolica (sono cattolica che ce volete fa', nessuno è perfetto!) e il 5 per mille alla Vidas (Assistenza ai malati terminali) codice 970 193 501 52. :-)
- Froggy: OPM ai Valdesi (sono contenta di aver letto il link... ne avevo sentito parlare e l'avevo devoluto sulla fiducia... davo comunque più fiducia a loro che alla Chiesa Cattolica...), CPM alla Fondazione Aiutiamoli a Vivere a sostegno dei progetti di accoglienza dei bambini bielorussi vittime del disastro di Chernobyl (C.F. 91017220558)
- Federica: il 5x1000 lo do a Pangea, associazione che eroga microcredito alle donne in paesi disagiati e, aggiungo io, di solide tradizioni maschiliste. Perché le donne? perché a differenza degli uomini che sono molto meno affidabili da questo punto di vista, i soldi prestati li investono creando piccole imprese (sartoria come esempio) che si autosostengono e contribuiscono già in pochi mesi al sostentamento della famiglia. Restituiscono tutto il prestito in percentuale molto più alta degli uomini, e il fatto di diventare autosufficienti le aiuta ad uscire da situazioni di oppressione familiare spesso legata alla loro condizione di "mangiapane a ufo". Anche io l'8x1000 lo do ai valdesi :-)
...
Per altre possibili ispirazioni dai un'occhiata oppure scrivi il tuo suggerimento nei commenti qui sotto.
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Ecco:
- Caporale: il 5 all'ail (80102390582), l'8 alla chiesa evangelica luterana (sulla simpatia, diciamo).
- laPitta: l'otto per mille alla Chiesa cattolica (sono cattolica che ce volete fa', nessuno è perfetto!) e il 5 per mille alla Vidas (Assistenza ai malati terminali) codice 970 193 501 52. :-)
- Froggy: OPM ai Valdesi (sono contenta di aver letto il link... ne avevo sentito parlare e l'avevo devoluto sulla fiducia... davo comunque più fiducia a loro che alla Chiesa Cattolica...), CPM alla Fondazione Aiutiamoli a Vivere a sostegno dei progetti di accoglienza dei bambini bielorussi vittime del disastro di Chernobyl (C.F. 91017220558)
- Federica: il 5x1000 lo do a Pangea, associazione che eroga microcredito alle donne in paesi disagiati e, aggiungo io, di solide tradizioni maschiliste. Perché le donne? perché a differenza degli uomini che sono molto meno affidabili da questo punto di vista, i soldi prestati li investono creando piccole imprese (sartoria come esempio) che si autosostengono e contribuiscono già in pochi mesi al sostentamento della famiglia. Restituiscono tutto il prestito in percentuale molto più alta degli uomini, e il fatto di diventare autosufficienti le aiuta ad uscire da situazioni di oppressione familiare spesso legata alla loro condizione di "mangiapane a ufo". Anche io l'8x1000 lo do ai valdesi :-)
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24 aprile 2010
Ri-generazioni
25 aprile in Bovisa

Domani sarò lì, saremo lì coi cuccioli: prendiamo il testimone dalla generazione che per motivi anagrafici sta scomparendo e lo passiamo alla prossima, insieme alla memoria di come sono andate le cose, anche per arginare il danno di quanti tra leghisti e neofascisti vorrebbero riscrivere la storia a modo loro.
[la foto del manifesto è stata ricavata da questa, onorato, grazie]
Inoltre, domani sera a Milano in Via dei Missaglia (fermata M2 Abbiategrasso), per la 4a edizione di Partigiani in ogni quartiere, dalle ore 19 alle 24 si esibiranno: Domenico Pugliares, Mago Barnaba, Fiore Meraviglioso, Sunigal, Arm on stage, Muzicanti, Erremoscia, Renato Sarti, Er Piotta, Flavio Oreglio, Vallanzaska, Rita Pelusio, Punkreas.
Domani sarò lì, saremo lì coi cuccioli: prendiamo il testimone dalla generazione che per motivi anagrafici sta scomparendo e lo passiamo alla prossima, insieme alla memoria di come sono andate le cose, anche per arginare il danno di quanti tra leghisti e neofascisti vorrebbero riscrivere la storia a modo loro.
[la foto del manifesto è stata ricavata da questa, onorato, grazie]
Inoltre, domani sera a Milano in Via dei Missaglia (fermata M2 Abbiategrasso), per la 4a edizione di Partigiani in ogni quartiere, dalle ore 19 alle 24 si esibiranno: Domenico Pugliares, Mago Barnaba, Fiore Meraviglioso, Sunigal, Arm on stage, Muzicanti, Erremoscia, Renato Sarti, Er Piotta, Flavio Oreglio, Vallanzaska, Rita Pelusio, Punkreas.
12 aprile 2010
Centratura
"Una cosa così l'avevo provata solo alla nascita, quando mi stavo strozzando col cordone ombelicale."
Colpa della maschera, che una volta irrigidita mi stringeva il collo. Ho alzato le mani chiedendo di essere liberato, mi è uscita quella frase e ci sono voluti diversi cicli di respirazione prima di acquietarmi. Poi si è capito che dipendeva dalla mia posizione, dato che era stato modellato non solo il profilo, ma anche l'inclinazione che mi avevano fatto assumere per facilitare l'opera preparatoria del programma terapeutico.
La potenza della mente funziona anche in negativo: a nuotare un po' sott'acqua non si va certo in panico, mentre un senso di costrizione prolungato per pochi secondi è sufficiente a scatenare reazioni incontrollabili nei processi vitali più evidenti e immediati. Battito, respiro, accelerazione e mancanza, il pulsare del vivere che si sente minacciato.
Poi uno pensa ai poverini che hanno patito il waterboarding, la tortura dell'annegamento controllato, e ridimensiona di brutto.
E infine, sorridendo su onde d'arcobaleno, rammenta la fortuna di poter contare su ogni tipo di aiuto: dalla scienza, dalla tecnica, dalla buona stella, dalle azioni, dai pensieri, dai sogni.
Colpa della maschera, che una volta irrigidita mi stringeva il collo. Ho alzato le mani chiedendo di essere liberato, mi è uscita quella frase e ci sono voluti diversi cicli di respirazione prima di acquietarmi. Poi si è capito che dipendeva dalla mia posizione, dato che era stato modellato non solo il profilo, ma anche l'inclinazione che mi avevano fatto assumere per facilitare l'opera preparatoria del programma terapeutico.
La potenza della mente funziona anche in negativo: a nuotare un po' sott'acqua non si va certo in panico, mentre un senso di costrizione prolungato per pochi secondi è sufficiente a scatenare reazioni incontrollabili nei processi vitali più evidenti e immediati. Battito, respiro, accelerazione e mancanza, il pulsare del vivere che si sente minacciato.
Poi uno pensa ai poverini che hanno patito il waterboarding, la tortura dell'annegamento controllato, e ridimensiona di brutto.
E infine, sorridendo su onde d'arcobaleno, rammenta la fortuna di poter contare su ogni tipo di aiuto: dalla scienza, dalla tecnica, dalla buona stella, dalle azioni, dai pensieri, dai sogni.
07 aprile 2010
Tic TAC
Tic, m'hanno ripristinato la linea sul cellulare.
TAC, l'ho fatta e son sopravvissuto.
Tic, alla fine le cose non sono mai gravi come ti sembrano, ma mentre ci sei in mezzo non innervosirsi non è facile.
TAC, Se doveva morire sarebbe già morto, Ma tanto avevo firmato che erano cazzi miei, Eh già, ma qua anche se scherziamo e ridiamo, le cose le facciamo bene.
Tic, una rubrica da ricostruire piano piano, tra messaggi cui rispondere, chiamate per tranquillizzare e contatti imprescindibili.
TAC, Lei m'ha fatto da anestetico estetico! Alla fine non ho potuto fare a meno di dirlo all'addetta che chinandosi mi aveva chiesto se sentissi il liquido di contrasto.
Tic, i contatti si possono mantenere in tanti modi, ma il primo è ricordarsene, anche a distanza di tempo e di spazio.
TAC, il fatto è che m'ero distratto ad ammirare il bellissimo disegno delle sue labbra, sia benedetta la sua fattrice.
Tic, TAC: quali labbra? M'ha chiesto un blogger vecchio porco quando gli ho raccontato l'episodio al telefono.
TAC, l'ho fatta e son sopravvissuto.
Tic, alla fine le cose non sono mai gravi come ti sembrano, ma mentre ci sei in mezzo non innervosirsi non è facile.
TAC, Se doveva morire sarebbe già morto, Ma tanto avevo firmato che erano cazzi miei, Eh già, ma qua anche se scherziamo e ridiamo, le cose le facciamo bene.
Tic, una rubrica da ricostruire piano piano, tra messaggi cui rispondere, chiamate per tranquillizzare e contatti imprescindibili.
TAC, Lei m'ha fatto da anestetico estetico! Alla fine non ho potuto fare a meno di dirlo all'addetta che chinandosi mi aveva chiesto se sentissi il liquido di contrasto.
Tic, i contatti si possono mantenere in tanti modi, ma il primo è ricordarsene, anche a distanza di tempo e di spazio.
TAC, il fatto è che m'ero distratto ad ammirare il bellissimo disegno delle sue labbra, sia benedetta la sua fattrice.
Tic, TAC: quali labbra? M'ha chiesto un blogger vecchio porco quando gli ho raccontato l'episodio al telefono.
06 aprile 2010
Come un canapo nella cruna della portabilità telefonica
Ma quanto sono zen con l'interlocutrice del call center, quanto, dopo tutti questi giorni nel limbo della porcabilità, sospeso nel passaggio da un operatore all'altro (tim-fastweb) senza possibilità di usare il cellulare, quanto, quando mi dice che mi apre un intervento tecnico perché la scheda "non riconosce il credito e per questo non mi permette di effettuare o ricevere chiamate"? Quanto sono zen standomene zitto e rispondendo, solo alla terza volta che lei mi ripete la tiritera tecnica: Sì, sì, ho capito. Sto zitto solo per evitare di esprimere il mio profondo disappunto. Ma soprattutto, mi è per forza necessario passare attraverso le fasi di scocciatura, malsopportazione, scontentezza, frustrazione, incazzatura, filadiporchi fino a valicare la soglia della rabbia oltre la rabbia prima di riuscire a essere zen? Non solo per i telefonini, dico.
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