27 gennaio 2017

Far inciampare le bufale

Per rilanciare una bufala ti basta un clic, così, senza verificare, senza pensare, talvolta senza nemmeno leggere quello che stai pubblicando. Sì, perché rilanciare significa pubblicare, pensaci: è come se controfirmassi quell'affermazione o quell'accostamento arbitrario di immagini e parole buttate lì a caso. A caso per noi, naturalmente, perché chi invece le ha inizialmente approntate lo ha fatto e continua a farlo per un qualche scopo, sia esso dettato dall'avidità di un tot per clic o da un malato calcolo politico-ideologico.

A caso tu rilanci, con un clic, e per quel singolo clic a me ne occorrerano almeno una decina anche solo per segnalarti l'infortunio di aver diffuso una bufala. Dovrò copia-incollare i termini chiave e inserirli nella casella di ricerca di google insieme alla parola "bufala" (oppure hoax, in inglese), trovare il link che la smaschera, copia-incollare suddetto link e piazzartelo a mo' di commento sotto il tuo improvvido intervento pubblico.
Uno sbattimento sproporzionato, se dovesse moltiplicarsi per gli innumerevoli episodi che si moltiplicano in rete, e segnatamente su facebook, grazie a te e alle persone che come te non verificano alcunché e paiono staccare il cervello quando hanno a portata di mano una tastiera e un mouse oppure uno smartphone.

Una sproporzione di sforzi comunque minima rispetto a quella necessaria a smontare personalmente una bufala o un'affermazione assurda che, tentando di promuoversi come verità, ignora qualsiasi ragionamento articolato e i lunghi studi e le ricerche condotte e gli approfondimenti operati da tante persone che prima di te, prima di quel tuo stupido clic, si sono date da fare con serietà e applicazione per chissà quante ore, giorni, mesi, anni.

Ad ogni modo, quel piccolo sforzo di provare a farti riflettere voglio continuare a farlo. Voglio essere la tua pietra d'inciampo, un monito e un ostacolo all'obnubilamento, alla negazione, alla piattezza della pigrizia lobotomizzatrice.

Una pietra d'inciampo voglio esserlo soprattutto oggi, ventisette gennaio.
Gli stolperstein sono lì, non li si può ignorare, si può evitare di leggerli ma si sa bene che ci sono incisi sopra un nome, una data di nascita, una data di morte e un campo di concentramento, perciò inducono all’attribuzione del dolore dell’Olocausto a dei singoli individui e non al numero sei milioni di, che è sempre impressionante ma mai quanto un solo nome e cognome. (dal blog di Totentanz)
Ricordiamoci di essere individui, ricordiamoci di essere umani.

Giorno ventisette: giorno della memoria.

1 commento:

  1. Soprattutto per gli ignorantoni delle nuove generazioni che non sanno niente :)

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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