02 ottobre 2015

Un'altra zuccata

Ieri ho picchiato la testa, ma forte, contro il contatore del gas. Avevo poggiato un piede sulla sedia per prendere una cosa in cima al mobile della cucina e sono andato a incocciare con tutto lo slancio in quell'aggeggio che sarà sempre stato lì, non lo metto in dubbio, ma che ieri m'ha sorpreso affatto e violentemente sbarellato. Ho sentito un crac e pensavo di essermela spaccata, la testa, invece allo specchio ho constatato che ci era solo cresciuto un grosso bernoccolo, rosso e allungato tra cranio e fronte, sulla sinistra.

Rintronato, dolorante e un tantino preoccupato, prima ancora di procurarmi il ghiaccio da appoggiarci sopra, il pensiero è corso al mio amico Gilgamesh, perché il suo massaggio terapeutico mi sarebbe servito come e più di quella volta in Sardegna, quando andai a sbattere la zucca sull'architrave di un nuraghe a Barumini. Delle sue cure invece devo fare a meno e purtroppo in questo caso non si tratta solo di distanza chilometrica, ma siderale.

Distanze siderali, distanze temporali... Cosa siano i mesi o gli anni non sappiamo, se non frazioni disomogenee di una suddivisione arbitraria di casi o apparenze o eventi o coincidenze. Frazioni o frammenti di tempo. Frammenti, come il titolo di un raccontino che scrisse proprio il mio amico Fabrizio De Santis, “Gilgamesh”, ora presumibilmente fuori dal tempo. Dico bene, goppai?

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bonus: Ottavo Padiglione, Ho picchiato la testa

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a cura di Giulio Pianese

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