08 agosto 2014

Puglie

A guardarmi nudo nello specchio, sembra che sulla coscia sinistra abbia un'autoreggente. È il residuo colorato di una lieve scottatura, l'abbronzatura parziale e non cercata di un pezzetto di corpo rimasto esposto durante la guida sabato scorso, quando risalendo le Puglie in una tarda mattinata soleggiata indossavo un pantaloncino-costume e dal finestrino aperto il sole batteva sulla mia pelle con la complicità del vento autostradale, quello che soffia sempre in direzione C-B, cofano-baule, intrufolandosi nell'abitacolo laddove si decida di non ricorrere all'artifizio dell'aria condizionata.
Dire le Puglie, al plurale, come ci insegnavano un tempo alle elementari, è molto più rispondente alle molteplici realtà di questa regione e al di là dei fatti storici è una cosa che s'intuisce già a un fugace passaggio. Le Puglie, dicevo, me le sono godute, seppur per pochi giorni, anche quest'anno, spizzicando piaceri dalle acque e dalle terre e dai loro sapori.
Come già detto altrove, tra i segni visibili e invisibili, sono questi ultimi a rimanere più a lungo impressi e così sarà per le acquatiche accoglienze dello Ionio e dell'Adriatico; per le accoglienze conviviali sui terrazzi salentini (rigrazie, Viviana); per le golosità ammannite da una cucina ricca dal mattino (prova i pasticciotti di Chéri, dove trovi anche quelli tradizionali con crema e amarena) fino a notte inoltrata (vai a Novoli al baracchino di Simona se vuoi mangiare una deliziosa e freschissima frittura di mare anche all'una di notte dopo il tango).
Una minivacanza salentina breve ma intensa, felice nell'incontro con le sabbie di Torre Rinalda, scarsamente frequentate in quei giorni e perciò ancor più godibili; nel piacere di ritrovare quelle di Pescoluse a nord di Torre Vado e in quello ancor più grande di rituffarsi presso le grotte (e di nuotarci dentro) a sud di Torre Vado; una minivacanza curiosa di girare in bici per le campagne nei dintorni di Campi Salentina e a piedi nei centri storici di Lecce e Gallipoli, qui con il bonus di un bagno alla Purità, dove ti immagini con un sospiro cosa potrebbero essere le pause pranzo lavorando in quella cittadina.
Qualche malinconia, anche, ritrovando luoghi e persone e momenti che l'anno scorso avevo condiviso coi miei figli, stavolta impegnati piacevolmente altrove, ma confido che ci rifaremo.
Soprattutto Salento dunque, ma il resto, di passaggio, è stato ugualmente gradito da me e dalla mia compagna di viaggio: la sosta pranzo con giretto a Trani dell'andata ha confermato le impressioni positive di un decennio fa riguardo al centro storico con le sue architetture di merletto (curiosamente, il nome della città è anagramma di trina). Al ritorno, il trauma da distacco è stato addolcito con una pausa gastronomica e balneare a Marina di Lesina, proprio di fronte alle isole Tremiti, che non tocco dal 1987.

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a cura di Giulio Pianese

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