Se mi chiedi qual è il mio sogno, non ti so rispondere.
Avere un sogno significa volere qualcosa di molto preciso al di sopra di tutto il resto e, auspicabilmente, essere disposti a fare di tutto per realizzarlo. Un sogno così non ce l'ho, un sogno unico e definito non rientra nel mio sguardo. Quel che riesco a vedere sono tanti piccoli sogni parcellizzati e che variano secondo le circostanze.
Forse avrò uno sguardo troppo corto e desideri troppo flessibili, ma fatto salvo il bene immenso per gli affetti cardine e i più stretti legami di sangue, fatto salvo il bene diffuso in andirivieni tra i palpitar di sorrisi e i pensieri di buone vibrazioni, quel che permane è l'impermanenza, un paesaggio di interessi e apprezzamenti e di fruizioni e godimenti fatto di bellezza imperitura ed effimera al tempo stesso.
Mentre lo dico, penso a un cielo mutevole e al suo ineffabile incanto, alla lontananza e alla vicinanza entrambe vertiginose e vorticanti, al perdersi per ritrovarsi, alla grandiosità di un puntino insignificante nel marasma e che pure, nella sua fragilità, trova nicchie di essere, ed è.
Non dimentico che per gran parte degli esseri umani tutte queste sensazioni sono un lusso e che per loro, purtroppo, avere un sogno significa anche solo poter sopravvivere.
Ciononostante, se mi chiedi di un sogno, non mi viene da pensare alle necessità immediate o a quelli che dovrebbero essere dei diritti per tutti i nostri simili, di questa stramba e troppo spesso molesta specie mortale. Per quelle e per quelli, si può parlare di auspicio, come per la salute propria e dei propri cari. Invece il sogno, una volta soddisfatte le esigenze primarie, sarebbe semmai la possibilità di raggiungere la soddisfazione interiore, o almeno percorrerne la via.
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L'ispirazione per il titolo è un anniversario, quello del famoso discorso di MLK.
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Bravo! Il primo passo (soddisfazione interiore) verso il salto (dalla terra al cielo ed Oltre). CERCALA e ne scoprirai l'origine.
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