E non so che giorno è, mi sconvolgo sempre un po'... così cantava Pino Daniele e così mi sento quando prendo la notte per il giorno e sovverto completamente i ritmi pur dovendo adempiere a obblighi e doveri in tempi predeterminati.
Si va avanti a fare, a brigare, a lavorare, ma avendo parzialmente perso la cognizione del calendario e trovandosi straniati o straniti dalla necessità di consultarlo, così come l'orologio, quasi da perfetti estranei. Quando poi il clima non aiuta, lo smarrimento investe addirittura le stagioni.
Un modo un po' scomodo per evocare l'altro lato della medaglia dei viaggi nel tempo, illustrato con diversi accenni anche nel romanzo La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo (The Time Traveler's Wife), quando Henry si ritrova nudo e ignaro della sua posizione spaziotemporale e nell'urgenza di procurarsi di che sopravvivere in ambiente sconosciuto e forse ostile.
Nessuna grande ostilità avvistabile da queste parti, per fortuna, ma presto sarà opportuno far girare nuovamente le sfere diurna e notturna in armonia con la rotazione planetaria, nell'impossibile intento di "mettersi in pari" con il sonno e col da farsi, per poi ricominciare a divertirsi con minori affanni... fino a non sapere più che giorno è.
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